«Ritmi infernali in fabbrica, ritmi musicali al Cantagiro: due facce della stessa medaglia». La frase, riprodotta su migliaia di volantini, accompagna il 25 giugno 1969 a Cuneo la dura contestazione al Cantagiro. Nel 1969 la manifestazione è ormai arrivato all’ottava edizione schierando ai nastri di partenza personaggi adorati dal pubblico giovanile come Massimo Ranieri, Lucio Battisti e Mal. Mentre torna il girone riservato ai giovani, in ossequio ai gusti del periodo viene “inventato” un girone destinato al folk cui partecipano, tra gli altri, Cochi e Renato, Giorgio Gaber, Gabriella Ferri, Lino Toffolo, Bruno Lauzi e un giovane Pippo Franco. Nonostante il buon livello della proposta musicale i tempi stanno ormai cambiando. I giovani non s’accontentano delle canzoni, vogliono di più e qualche volta sognano addirittura di cambiare il mondo. Il Cantagiro finisce per far da catalizzatore delle proteste giovanili che il 25 giugno 1969 trovano un momento eclatante a Cuneo dove i giovani manifestanti bloccano l’ingresso della Stadio Comunale della cittadina piemontese con la parola d’ordine “Ritmi infernali in fabbrica, ritmi musicali al Cantagiro: due facce della stessa medaglia”. Invitati a sgomberare da parte dei responsabili dell’ordine pubblico decidono di resistere. Ne nascono tafferugli poi sedati. Il dado però è tratto. È il primo segnale di un rapporto tra contestazione e concerti che negli anni successivi diventerà esplosivo. Con la fine degli anni Sessanta l’epoca d’oro del Cantagiro finisce.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
24 giugno, 2018
23 giugno, 2018
24 giugno 1964 – Ci sono i Rolling Stones, sotto con le risse!
Il 24 giugno 1964 a Blackpool, in Scozia, i Rolling Stones si esibiscono in un concerto devastante. Ragazzi ubriachi scalano il palco per sputare sui componenti del gruppo. Sono i cosiddetti “sputi d’amore” e fanno parte del folclore tra il cazzone e l’anticonformista che caratterizza l’ambiente del rock più robusto. Mentre gli altri gruppi abbozzano sopportando quei gesti come un prezzo da pagare alla popolarità, i Rolling Stones no. Indispettito, Keith Richards osserva i ragazzi e, individuato il più scalmanato lo punta e gli urla: «Fallo un’altra volta e ti spezzo quel fottuto osso del collo». Il ragazzo sghignazza e continua imperterrito a bersagliare di saliva i componenti del suo gruppo preferito. Non lo fa per molto. Fedele alla promessa, il chitarrista dei Rolling Stones parte di gran carriera, attraversa di corsa il palco e lo colpisce con un calcio in piena faccia. È l’inizio di una gigantesca rissa. Alla fine il bilancio degli incidenti è di trenta giovani e due poliziotti ricoverati in ospedale. Quando c’è da aizzare le folle e da menar le mani i Rolling Stones non si tirano mai indietro. Spesso i loro concerti sono occasioni d’oro per dare sfogo alla rabbia. Tra gli episodi più famosi c’è quello del 20 ottobre 1964 quando la band è di scena all'Olympia di Parigi. Il pubblico francese, che aveva accolto con freddezza i Beatles, impazzisce letteralmente per loro. L'arrivo degli Stones fa convergere verso il centro della città migliaia di ragazzi provenienti dalla periferia che, impossibilitati a entrare, si scatenano in una lunga guerriglia urbana con la polizia. I tabloid inglesi ne danno notizia senza enfasi, quasi con noia: «I Rolling Stones suonano all'Olympia di Parigi e scoppiano i soliti tumulti tra fans e polizia». Eppure quelli di Parigi non sono i “soliti tumulti”, ma la dimostrazione della capacità del gruppo di incendiare la rabbia e il senso di frustrazione di una generazione che pochi anni più tardi tenterà di dare la scalata al cielo. Non sono i “soliti tumulti” neppure per qualità. A iniziare la battaglia con la polizia sono, senza alcun dubbio, i giovani rimasti fuori dall'Olympia, ma ben presto essi ricevono manforte anche dai "privilegiati", quelli che sono riusciti a entrare. La battaglia dura molte ore e pian piano si allarga di fuori della zona del teatro. Nelle ore successive al concerto sono decine le bande di ragazzi e ragazze, spesso giovanissimi, che attraversano i boulevard lanciando tavoli, sedie, segnali stradali e ogni oggetto possibile contro le vetrine dei negozi. Alla fine il bilancio sarà di oltre centocinquanta persone arrestate. Uno dei pochi a tentare di capire il “fenomeno Stones” è Tom Wolfe, che li definisce “spauracchio della borghesia” e spiega il loro legame con gli strati più emarginati della società con il fatto che «i Rolling Stones provengono dai bassifondi della vita, un cono d’ombra che per anni è stato il regno degli outsider dell’arte e della fotografia, abitato da poveri ragazzi» che nella musica della band trovano la scintilla necessaria a incendiare la loro rabbia. Mick Jagger non è né un filosofo né un sociologo e dopo uno dei tanti incidenti a un loro concerto dirà: «...Normali episodi di esuberanza giovanile e ottusità della polizia. Sono successi episodi simili a Blackpool, a Belfast, a l'Aia, a Toronto, a Rochester, a Vienna, a Parigi e ad Halsinborg… Non c'è niente di nuovo. I giovani sono esuberanti in tutto il mondo e la polizia non brilla per comprensione in nessun paese del mondo…».
22 giugno, 2018
23 giugno 1969 - Nasce il Manifesto
Il 23 giugno 1969 attorno a Luigi Pintor e Rossana Rossanda nasce il Manifesto, una rivista di ricerca politica nata dalla componente più "a sinistra" della linea ufficiale del Partito Comunista Italiano e destinata a diventare successivamente un quotidiano. Il primo numero ha una tiratura di 75.000 copie e viene pubblicato dalle Edizioni Dedalo. Alla redazione partecipano Luigi Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Luciana Castellina e Ninetta Zandegiacomi.
19 giugno, 2018
20 giugno 1935 - Kid Thomas, la vita breve di un bluesman
Il 20 giugno 1935 a Sturgess, nel Mississippi, nasce il bluesman Kid Thomas, famoso per il suo modo caratteristico di suonare l'armonica traendone una voce simile a quella di un sassofono. Il suo vero nome è Louis Thomas Watts. E impara a suonare l'armonica all’inizio degli anni Cinquanta dopo essersi trasferito a Chicago. Curioso sperimentatore frequenta i virtuosi dello strumento Little Walter, Junior Wells e James Cotton "rubando" loro i segreti del mestiere. Le sue esibizioni non passano inosservate e suona con Muddy Waters, Eddie Boyd e Bo Diddley. Nel 1957 incide per la Federal e un anno dopo è al fianco di Otis Rush e di Magic Sam. Nei primi anni Sessanta si trasferisce sulla Costa Occidentale. Nel 1970 investe e uccide con l'automobile un ragazzo bianco. Rinviato a giudizio diventa oggetto di una vera e propria campagna di stampo razzista. Il 13 aprile 1970, nel giorno in cui deve svolgersi il processo viene assassinato a Beverly Hills dal padre della vittima.
18 giugno, 2018
18 giugno 1949 - La prima volta della Roman New Orleans Jazz Band
Il 18 giugno 1949 in una street parade per le vie di Roma fa la sua prima apparizione il gruppo che di lì a poco tempo assumerà il nome di Roman New Orleans Jazz Band. Nel mese di settembre registra la colonna sonora del documentario "Il porto di Ancona" e in ottobre, con una formazione composta da Giovanni Borghi, Luciano Fineschi, Marcello Riccio, Ivan Vandor, Franco Nebbia, poi sostituito da Giorgio Zinzi, Bruno Perris, Pino Liberati e Peppino d'Intino, suona in jam session con Louis Armstrong, Jack Teagarden e Earl Hines. È proprio Armstrong a dare il nome al gruppo che nel marzo del 1950 incide cinque brani per Parlophon considerati i primi esempi di New Orleans revival italiano. Lo stesso mese si esibisce in una jam session con Bill Coleman e Big Boy Goodie di passaggio a Roma e il 3 giugno 1950 prende parte al 2° Festival Nazionale del Jazz a Milano. Nel dicembre, dopo essere stata diffidata dal continuare a provare in un garage del quartiere romano dei Parioli, inizia a suonare al Mario's Bar, un locale di via Porta Pinciana di proprietà di Mario Canetti. Il 20 dicembre 1951 il Mario's Bar chiude e l'orchestra passa alle Pleiadi di via Sistina. Nel gennaio del 1952 è la protagonista del documentario "Il Blues della domenica", di Valerio Zurlini. Nell'aprile, prende parte al Secondo Salone Internazionale del Jazz di Parigi. Nel gennaio e febbraio del 1953 incide undici brani per la Voce del Padrone con Carlo Loffredo al contrabbasso al posto di Pino Liberati. Nell'aprile del 1953 Riccio, Vandor e Zinzi abbandonano l'orchestra e vengono sostituiti dal clarinettista Euclide Zoffoli e dal pianista Tom Fornari. Qualche mese dopo rientrano Riccio, Vandor e Zinzi, ma se ne va Luciano Fineschi, sostituito da Carlo Capodieci. La seduta di registrazione del 17 novembre 1953 sembra l'ultima della storia del gruppo. Carlo Loffredo dà vita a una nuova Roman New Orleans Jazz Band con altri musicisti, salvo il batteri sta Peppino d'Intino, ma è costretto da una sentenza a ribattezzare il gruppo Seconda Roman New Orleans Jazz Band. La Roman , dopo un periodo di relativa stasi e con il rientro di d'Intino, con Marcello Rosa al trombone, Umberto Cesari al pianoforte al posto di Zinzi e con l'aggiunta di Sergio Battistelli al vibrafono, riprende l'attività suonando al Rugantino di Trastevere. La sigla è destinata a non morire mai...
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