23 luglio, 2019

23 luglio 1974 – Gene Ammons, un'esistenza complicata


Il 23 luglio 1974 il sassofonista Gene Ammons muore a Chicago, nell’Illinois, la città dove è nato il 14 aprile 1925. Figlio del celebre pianista di boogie-woogie Albert Ammons, ha vissuto una esistenza complicata dall'uso e soprattutto dall'abuso di stupefacenti che talvolta lo hanno costretto anche al silenzio. Cresciuto al fianco del padre in una Chicago che sta vivendo uno dei periodi musicalmente più interessanti della sua storia, Gene diventa uno dei protagonisti del rinnovamento della musica jazz. A diciassette anni è nell'orchestra di King Kolax e dal 1944 al 1947 fa parte integrante della Star Orchestra di Billy Eckstine, una delle formazioni più celebri d'America di quegli anni. Proprio in quel periodo il sassofono di Ammons inizia a innestarsi nel processo di rottura degli schemi tradizionali assimilando anche la lezione di Lester Young. Il suo stato di perenne tensione e d’irrequietezza, per molti versi non dissimile da quello che porta alla morte Parker, fa sì che nel 1948 Ammons lasci Eckstine e cominci a lavorare con piccoli gruppi indipendenti, più adatti al suo carattere volubile e all'insicurezza che la sua situazione psichica gli provoca. Nel 1949 sostituisce Stan Getz nel gruppo di Woody Herman, ma non resiste a lungo alla rigida disciplina dei quella band. L’anno dopo è con Sonny Stitt in una sorta tenor battle a due sassofoni. Le esibizioni dei due al Birdland di New York, una parte delle quali è stata registrata e pubblicata su disco, sono rimaste nell’immaginario dei cultori di jazz come emblematiche della componente più “folle” della stagione del bop. Per un tipo inquieto come Ammons, però, il linguaggio del be bop non è un punto d’arrivo, ma il passaggio verso nuove forme espressive che lo portano prima a sperimentare il cool jazz e poi nel territorio meno accidentato e più meticciato del rhythm & blues.



21 luglio, 2019

21 luglio 1981 – Snub Mosley, lo showman del trombone


Il 21 luglio 1981 muore a New York il trombonista Snub Mosley, all’anagrafe Lawrence Leo Mosely. Nato a Little Rock, nell'Arkansas, ha settantun anni. È adolescente e sta ancora studiando per migliorare la sua tecnica quando Alphonso Trent lo vuole nella sua orchestra. Il suo debutto professionale avviene proprio nella formazione di Trent a Dallas e prosegue con un'intera stagione all'Adolphus Hotel. Con la stessa band se ne va a Richmond dove, alla fine del 1928, registra i primi dischi. La sua presenza scenica e la capacità di divertire il pubblico ne fanno lievitare le azioni e, nel 1934, entra a far parte della formazione di Claude Hopkins. Non ci resta per molto perché non tardano a bussare alla sua porta personaggi leggendari del jazz di quel periodo come Fats Waller e Louis Armstrong. Snub non dice mai di no, ma non accetta contratti a lungo termine. Il suo sogno è quello di mettersi in proprio. Ci riesce nel 1936 quando dà finalmente vita a un'orchestra che porta il suo nome e che riesce a tenere unita per molti anni. Alla testa dei suoi strumentisti diventa l'attrazione di locali come il Woodmere Country Club e il Queen's Terrace di Long Island. Tra lui è il gruppo c'è amore vero, come emerge anche dalla cura con la quale prepara le numerose sedute di registrazione per la Decca nelle quali suona sia il suo trombone, stilisticamente influenzato da Tommy Dorsey, che come vocalist e anche come solista di slide-sax, un sassofono inventato da lui al quale è dedicato il brano The man with the funny little horn. Nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta la sua popolarità si allarga anche al di fuori dei confini degli Stati Uniti, in Oriente e in Europa dove colpisce l'immaginazione del pubblico più per le doti di showman che per le sue qualità artistiche. Con la crisi delle big band si dedica alle orchestre-spettacolo, capaci di esaltarne le doti di simpatia e d'intrattenimento sulle note del suo brano più famoso: Snub's blues.



15 luglio, 2019

15 luglio 1978 – L’album più bello di Chuck Mangione

Il 15 luglio 1978 il trombettista Chuck Mangione si esibisce all'Hollywood Bowl in un concerto destinato a entrare nella storia del jazz rock. La performance, infatti, verrà pubblicata l’anno dopo nel doppio album An evening of magic - Live at the Hollywood Bowl che segnerà il punto più alto del successo di uno dei protagonisti dell'ultimo periodo dell'epoca d'oro del jazz rock. Anche se i grandi successi di vendite e i concerti affollati non lo lasciano prevedere, Mangione alimenta le ultime fiammate di un genere che alla fine degli anni Settanta sta già evolvendosi verso la “new age music” dopo aver toccato vertici altissimi grazie all’impegno di musicisti come, tra gli altri, Miles Davis, Herbie Hancock, Wayne Shorter, Chick Corea, Tony Williams, John McLaughlin, Donald Byrd. Chuck Mangione, all’anagrafe Charles Frank Mangione, nasce a Rochester, New York, il 29 novembre 1940. Suo padre è amico di musicisti come Art Blackey, Horace Silver e, soprattutto, di Dizzy Gillespie che regala al piccolo Chuck la sua prima tromba quando ha soltanto otto anni. Il ragazzo si innamora della musica. Diplomatosi alla Eastman School of Music, nel 1960 forma con suo fratello Gap i Jazz Brothers della cui formazione fanno parte musicisti come Ron Carter, Sal Nistico, Roy McCurdy e Jimmy Garrison. Cinque anni dopo, trasferitosi a New York, si unisce ai Jazz Messenger del vecchio amico di famiglia Art Blackey e suona con musicisti come Maynard Ferguson, Keith Jarrett, Chick Corea. Lasciati i Jazz Messenger forma, nel 1968, il Chuck Mangione Quartet e nel 1970 durante uno show televisivo dirige la Rochester Filarmonic Orchestra nell'esecuzione di Friends and love, una sua composizione che ottiene un grande successo di pubblico e che, pubblicata in un doppio album, diventa il suo primo successo discografico. La buona accoglienza riservata a questo disco spinge i discografici a proporgli di registrare un nuovo album con la Rochester Filarmonic Orchestra. Nasce così Together, un disco meno originale del predente ma benedetto da un analogo, se non superiore, successo commerciale. Da quel momento i successi discografici non si contano. L’onda lunga del jazz rock sostiene la sua esperienza, accompagnata da una genialità istintiva. Nel 1980 si mobiliterà per i terremotati dell’Irpinia con un concerto insieme al fratello Gap, Chick Corea e Dizzy Gillespie che verrà pubblicato l’anno dopo nell’album Tarantella.



08 luglio, 2019

8 luglio 1904 – Bill Challis, l’autodidatta laureato


L’8 luglio 1904 nasce a Wilkes-Barre, in Pennsylvania il pianista e arrangiatore Bill Challis, uno dei più singolari personaggi del jazz degli anni Venti e Trenta. È ancora un bambino quando scopre il fascino della tastiera. Senza maestri si applica con costanza a quello che considera un hobby divertente e in pochi anni i tasti bianchi e neri del pianoforte non hanno più segreti per lui. Non pensa, però, di fare della musica la sua attività principale. Seguendo i consigli della sua famiglia si applica a fondo sui libri. I suoni restano un passatempo cui dedicare le ore libere e, quando si stanca del pianoforte, passa al sassofono. A volte ascolta con interesse i gruppi jazz che arrivano nella sua zona, ma il suo sogno è quello di laurearsi. Superati gli esami d’ammissione all’università frequenta con profitto i corsi delle facoltà di economia e filosofia. L’indecisione nella scelta tra sassofono e pianoforte, che caratterizza il suo rapporto con la musica sembra condizionare anche la scelta della materia in cui laurearsi: economia o filosofia? Alla fine si laurea in filosofia economica. Nel frattempo, però, ha iniziato a suonare il pianoforte in una band universitaria e, perfezionista come al solito, si sta applicando con assiduità anche agli studi musicali. Dopo la laurea si diploma in pianoforte e composizione. Il primo ad accorgersi di lui è il violinista e capo orchestra Dave Harmon che lo scrittura come pianista e arrangiatore. Da quel momento la laurea viene appesa a un muro. Nel 1926 entra a far parte dell’orchestra di Jean Goldkette e nel 1928 è con Paul Whiteman. In entrambe lascia un segno con le sue originali orchestrazioni. Pigro per natura e insofferente nei confronti delle esibizioni dal vivo a partire dal 1930 decide di ridurre l’attività come strumentista dedicandosi agli arrangiamenti. Tra le beneficiate dal suo lavoro di quel periodo ci sono le orchestre di Glen Gray, dei Dorsey Brothers e di Willard Robinson. Tra il 1935 e il 1936, all’apice della sua popolarità, può contare anche su un proprio programma radiofonico intitolato “Bill Challis and His Music”. Nel dopoguerra, con la fine dell’epopea delle grandi orchestre, la sua attività tenderà progressivamente a ridursi. Di lui restano nella storia del jazz gli arrangiamenti per le orchestre di Jean Goldkette e di Paul Whiteman fondamentali nella valorizzazione di grandi solisti come Bix Beiderbecke, Frankie Trumbauer e Joe Venuti.



07 luglio, 2019

7 luglio 1979 – Tu sei l'unica donna per me


Il 7 luglio 1979 arriva al vertice della classifica italiana dei dischi più venduti il brano Tu sei l'unica donna per me. Lo interpreta Alan Sorrenti, un cantautore considerato fino a un paio d'anni prima uno dei pochi solisti italiani in grado di cimentarsi senza sfigurare sul terreno del rock progressivo. Al suo attivo ci sono lavori sperimentali e un paio d'album di buon livello come Aria e Come un vecchio incensiere all'alba di un villaggio deserto. Da un anno, però, lo sperimentalismo non fa più per lui. Il successo di Tu sei l'unica donna per me ne consolida la svolta commerciale, iniziata nel 1978 prima con la rivisitazione di Dicitencello vuie e poi con un altro campione di vendite come Figli delle stelle. Gran parte della critica, che l'ha seguito con simpatia nella fase più impegnata e sperimentale della sua carriera, snobba la svolta dance di Alan Sorrenti, ironizzando sulla sua nuova immagine e sulla banalità di un'impronta musicale sostenuta da un largo uso di falsetti in stile Bee Gees. «Una gran voce sprecata» scrivono alcuni giornali specializzati. Lo stesso atteggiamento assumono i suoi ammiratori della prima ora che, delusi e traditi, gli voltano le spalle. Il cantautore viene invece scoperto dal grande pubblico, quello che affolla le discoteche ed è affascinato dalla "febbre del sabato sera". È questa sterminata platea che porta il suo brano al vertice delle classifiche di vendita dove resterà per ben tre mesi. Sull'onda del successo Alan Sorrenti e il suo produttore Corrado Bacchelli penseranno di poter conquistare anche il pubblico d'oltreoceano ripetendo, in piccolo, l'operazione riuscita all'australiano Robert Stigwood con i Bee Gees. Tra New York e Los Angeles verrà realizzata All day in love, la versione inglese di Tu sei l'unica donna per me, mentre l'immagine del cantante si americanizzerà al limite del ridicolo. L'operazione finirà per incepparsi tra eccessi di megalomania e qualche ingenuità.




05 luglio, 2019

6 luglio 1983 – Jean-Michel Jarre, un album in una sola copia


Il 6 luglio 1983 il francese Jean-Michel Jarre pubblica il suo nuovo album Music for supermarkets stampato in una sola copia. Battuto all’asta, il disco viene venduto per sessantanovemila franchi francesi. Non è la prima e non sarà l’ultima stravaganza del figlio del grande compositore francese di colonne sonore Maurice Jarre. Jean-Michel, nato il 24 agosto 1948 a Lione diventa alla fine degli anni Settanta, il simbolo della nuova musica francese. Diplomatosi al Conservatorio di Parigi, nel 1968 entra a far parte del Gruppo di Ricerca Musicale di Parigi, diretto da Pierre Shaffer. Nel 1972, appena ventiquattrenne, compone le musiche per "Aor", una coreografia di Norbert Schmuki e porta per la prima volta i suoni elettronici nel Teatro dell'Opera di Parigi, il tempio della classicità. Cinque anni dopo l’album Oxigene e il singolo omonimo scalano le classifiche di tutto il mondo. Jarre, musicista puro come Mike Oldfield, si caratterizza come un personaggio schivo con l'abitudine a lavorare da solo. La sua musica costituisce una sorta di sintesi cibernetica tra l'elegante e patinata creatività del padre e l'onirica immaginazione del rock sinfonico. Il successo di Oxigene gli vale il Grand Prix dell'accademia Charles Cross di Parigi e il titolo di “personaggio dell'anno” dalla rivista statunitense “People Magazine”. Pur continuando a pubblicare dischi di successo ritiene che la sua musica debba essere soprattutto eseguita dal vivo. Affascinato dall’idea di ambientare le sue composizioni in grandi ambienti aperti e di sperimentare nuove fusioni tra musica e immagine, il 14 luglio del 1979, a Parigi, in Place de la Concorde dirige di fronte a più di un milione di spettatori l'esecuzione all’aperto delle sue musiche corredata da giganteschi giochi di luce. Due anni dopo è il primo musicista moderno occidentale invitato a esibirsi nella Repubblica Popolare Cinese. La registrazione delle sue performances in Cina, pubblicata nel doppio live The Concert in China si trasforma in un nuovo successo mondiale. Compagno dell’attrice Charlotte Rampling, intelligente e colto, tornato dall'oriente dichiara di non sopportare le pressioni e i trucchi del music business, per il quale «contano soltanto i dischi venduti e non la musica». Per questa ragione realizza Music for supermarkets con la stessa cura di un album destinato al mercato, ma per contratto esso dovrà essere stampato in una sola, rarissima, copia.


5 luglio 1966 – I Beatles? Linciateli pure!


Il 5 luglio 1966 è l’ultimo giorno di permanenza dei Beatles a Manila, una tappa della loro tournée asiatica. Tutto è andato bene, nonostante il soliti eccessi d'entusiasmo del pubblico. Si sono rivelate infondate anche le preoccupazioni circa i rischi di contestazione in un paese cattolico come le Filippine dopo le dichiarazioni rilasciate da John Lennon un paio di mesi prima sui «Beatles più famosi di Gesù Cristo». Il clima nell'entourage del gruppo è eccellente. Un incidente, per la verità, c’è stato, ma appartiene più alla sfera diplomatica che al loro modo di concepire la vita. Nessuno dei quattro, infatti, se l’è sentita di partecipare a un ricevimento organizzato in loro onore dalla terribile Imelda, la moglie di Marcos, padre-padrone delle Filippine. Fino all’ultimo la rappresentanza diplomatica britannica a Manila ha fatto pressione perchè i quattro cambiassero idea, ma non c’è stato nulla da fare. «Siamo stanchi e poi ci annoieremmo a morte. Non ci va di essere ostentati come gioielli. Preferiamo starcene per conto nostro...». L’ufficio stampa della band ha ritenuto opportuno, comunque, inviare alla first lady una serie di fotografie autografate e vari regali di cortesia. Tutto a posto? Tutt’altro. Il presidente Marcos è furente con «quei quattro capelloni spocchiosi». Presto, però, sarà tutto finito. I Beatles e i loro collaboratori salgono sul piccolo corteo di auto che li deve condurre all’aeroporto. La folla che li attende è immensa. Un robusto cordone di polizia li protegge mentre entrano nella grande hall dell'aerostazione. Improvvisamente, però, gli agenti si ritirano e se ne vanno. Le migliaia di fans urlanti ci mettono un po’ a capire quello che sta succedendo, ma poi, aizzati da alcuni provocatori disposti in modo strategico, si accorgono che la band non più alcuna protezione. È un assalto. C’è chi tenta di strappare loro un pezzetto d’abito o una ciocca di capelli per ricordo, ma c’è anche chi lancia oggetti e brandisce bastoni con l’evidente scopo di colpire per far male. È la vendetta di Marcos che si materializza in questo modo. In tutta l’area dell’aeroporto non c’è più un solo agente in divisa. Protetti più dalla velocità delle gambe che dai loro collaboratori i quattro si riparano in un locale di difficile accesso. Potranno imbarcarsi sull’aereo soltanto dopo l’intervento della rappresentanza diplomatica britannica e grazie all'aiuto materiale e alla protezione di un nutrito gruppo di volontari scelti tra il personale dell’aeroporto.



04 luglio, 2019

4 luglio 1934 – Gegè Munari, un batterista jazz targato Napoli


Il 4 luglio 1934 nasce a Fratta Maggiore, in provincia di Napoli, il batterista Gegé Munari, all'anagrafe Eugenio Commonara, uno dei jazzisti più illustri della scuola napoletana. Lui è il secondo batterista di una famiglia di musicisti. Il primo è Pierino, mentre il padre suona il contrabbasso e il fratello Armando si alterna tra clarinetto, sassofono e violino. Quando nel 1944 arrivano gli alleati nella sua terra lui ha dieci anni ma è già inserito nella band famigliare nel ruolo di ballerino intrattenitore. La sua specialità è la "claquette", una sorta di tip tap veloce. All'inizio degli anni cinquanta diventa batterista. Per un po' sostituisce suo fratello Pierino poi si unisce a vari gruppi da ballo di Napoli, ma la sua passione non è la musica leggera. All'inizio degli anni Sessanta se ne va a Roma per dedicarsi quasi esclusivamente al jazz. Nell'inverno del 1964 suona al "Purgatorio" di Roma con una band di talenti che comprende, oltre a lui, Gato Barbieri, Enrico Rava, Franco D'Andrea e Gianni Foccià. La sua collaborazione con Barbieri continua l'anno successivo con la pubblicazione della colonna sonora del film "Una bella grinta", scritta da Piero Umiliani. Partecipa anche al festival di Bologna con Annie Ross e nella stagione invernale con Foccià e il pianista sudamericano Delgado Aparicio fa parte della struttura ritmica fissa che accompagna i grandi jazzisti ospiti del "Clubino" di Roma, come Sal Nistico, Dusko Gojkovic, Milt Jackson e altri del. Nel 1967 è tra i protagonisti dell'esperienza della Swingin' Dance Band di Marcello Rosa. La sua batteria accompagna anche i tout di Martial Solal e Lee Konitz. Quest'ultimo lo vuole con sé anche nella realizzazione dell'album Stereokonitz. Molto apprezzato nell'ambiente jazz accompagnerà alcuni tra i maggiori protagonisti della scena musicale internazionale, da Mary Lou Williams a Jon Hendriks, a Dizzy Reece, a Johnny Griffin, a Dexter Gordon, a Chet Baker, ad Art Farmer e molti altri.



02 luglio, 2019

3 luglio 1969 – Una data per gli Environs


Nel 1989, dopo la fine dell'esperienza dei Franti, il chitarrista, sassofonista e cantante Stefano Giaccone e la cantante Lalli formano a Torino un gruppo aperto che si muove sulla stessa strada del vecchio gruppo, amalgamando impegno politico e ricerca musicale. Dopo un singolo con le versioni di No man can find the war di Tim Buckley e di Todavia cantamos di Heredia Sosa, pubblicano un album che ha per titolo la data del 3 Luglio 1969. Nel disco vengono, tra l'altro, proposte versioni di Close Watch di John Cale e di My Funny Valentine di Rodgers e Hart. L’esperienza instabile degli Environs lascia un nuovo segno l’anno dopo, nel 1990 quando pubblicano l’album Cinque pezzi che raccoglie le musiche di Stefano Giaccone e Toni Ciavarra per l'"Antigone" messa in scena a Torino dalla compagnia teatrale Rote Fabrik.

2 luglio 1987 – Muore la mamma di Sting


Il 1987 è un anno di svolta nella carriera e nella vita di Sting. In primavera si ritira in isolamento per scrivere il materiale destinato al suo nuovo album. Quando, alla fine di giugno, sta ormai per entrare in sala di registrazione viene raggiunto dalla notizia che sua madre, da tempo malata di cancro, è in fin di vita. Il 2 luglio la donna, cui l’ex leader dei Police è molto legato, si spegne e questo fatto lo segna profondamente. Per non richiamare troppa folla intorno a un evento che considera strettamente personale è costretto a disertare i funerali. Nel frattempo la realizzazione del disco procede a rilento, un po’ per l’irrequietezza del cantante, un po’ per i numerosi impegni cui deve far fronte. Sempre in luglio tiene uno straordinario concerto con l’orchestra di Gil Evans allo stadio di Perugia dove si esibisce in occasione di “Umbria Jazz 1987”. A novembre vede finalmente la luce il nuovo album Nothing like the sun che arriva rapidamente al vertice delle classifiche dei dischi più venduti in quasi tutti i paesi d’Europa. Tra i brani più significativi dell’album c’è Fragile, una canzone di chiara ispirazione sudamericana la cui tristezza, più di altre, rispecchia lo stato d’animo del cantante. Qualche mese dopo il brano, insieme ad altri quattro tra cui la famosa They dance alone, dedicata alle madri dei desaparecidos argentini, verrà pubblicato anche in spagnolo, con il titolo di Fragilidad, nell’album Nada como el sol.