30 novembre, 2019

30 novembre 1957 – Beniamino Gigli, il più grande tenore


Il 30 novembre 1957 muore a Roma Beniamino Gigli. Considerato uno dei più grandi tenori di tutti i tempi nasce il 20 marzo 1890 a Recanati e fin dalla più tenera età mette in mostra notevoli qualità vocali. Le umili condizioni della famiglia, però, sembrano costituire un ostacolo alla sua carriera. Nel 1911, insieme al fratello si trasferisce a Roma e, dopo varie peripezie, riesce a entrare al liceo musicale di Santa Cecilia. Nel 1914, dopo essersi diplomato a pieni voti, vince a Parma il concorso per cantanti lirici che segna l'inizio della sua straordinaria carriera di tenore. Il 15 ottobre 1914 debutta a Rovigo ne “La gioconda”, cui segue la “Manon” di Massenet al Teatro Carlo Felice di Genova. Da quel momento la sua popolarità cresce a dismisura. Nel numero di maggio del 1924, Musical America, la più autorevole rivista internazionale di musica di quegli anni, lo proclama “il più grande tenore del mondo”. Parallelamente alla carriera di tenore lirico sviluppa un’intensa attività nel campo della musica leggera e anche il cinema si accorge di lui e ne fa un divo di film musicali come “Non ti scordare di me” nel 1935 e “Mamma” nel 1940. Tra le sue interpretazioni più famose, nel campo della musica leggera, oltre a un vasto repertorio di canzoni napoletane ci sono brani come Mamma, Ave Maria, Non ti scordar di me e La canzone del cuore.

29 novembre, 2019

29 novembre 1917 - Nat Gershman, un violoncello prestato al jazz


Il 29 novembre 1917 nasce a Philadelphia il violoncellista Nathan Gershman detto Nat. Cresciuto in una famiglia di musicisti (suo fratello è un noto violinista) comincia a studiare musica da ragazzo, perfezionandosi al Curtis Institute of Music di Philadelphia. Prima di passare alla musica leggera e al jazz si dedica attivamente per molti anni alla musica classica, esibendosi dal 1940 al 1947 anche con la Cleveland Symphony Orchestra. Trasferitosi a New York all'inizio degli anni Cinquanta lavora intensamente come musicista di studio per varie stazioni radio-televisive e partecipando a varie sedute di registrazione con jazzisti di primo piano. La prima vera occasione per farsi conoscere dal pubblico arriva all'inizio del 1958 quando raggiunge Los Angeles per entrare a far parte del gruppo di Chico Hamilton, che con Fred Katz ha già sperimentato con successo l’utilizzo nel jazz del violoncello. Con il quintetto di Hamilton Nat Gershman lavora intensamente per diversi anni, partecipando ai maggiori festival e registrando una nutrita serie di dischi, tra i quali spiccano quelli pubblicati dalla Warner Brothers con la partecipazione di Eric Dolphy il cui flauto si integra magistralmente con le armonie ricamate dal violoncello di Gershman, contribuendo a creare un suono originale e suggestivo.

28 novembre, 2019

28 novembre 1969 – Le tute blu invadono Roma

Il 28 novembre 1969 la mobilitazione dei metalmeccanici, impegnati in una difficile trattativa per il contratto tocca il culmine quando centomila lavoratori e lavoratrici arrivati con cinque treni speciali e centinaia di pullman sfilano per la prima volta nella vie di Roma in una grande manifestazione nazionale. È la risposta delle organizzazioni sindacali alla rottura delle trattative voluta dalla Confindustria. Al centro delle manifestazioni non c’è soltanto la richiesta di un aumento dei salari che sono tra i più bassi d’Europa ma la stessa qualità del lavoro. In quel periodo, come denuncia l'allora segretario della CISL, Pierre Carniti, sui luoghi di lavoro «...in Italia c'è un morto ogni ora, un invalido ogni venti minuti, un infortunio ogni 4 secondi». Sono soprattutto le giovani generazioni a chiedere il rispetto dei diritti e della dignità umana. Dopo il 1968, l’anno che ha segnato l’inizio anche in Italia della contestazione studentesca con l’occupazione delle scuole e delle università, nel 1969 irrompono sulla scena gli operai. Ricorda Pio Galli che «...La manifestazione esplodeva in un crescendo di rumori – campanacci, tamburi, fischietti, megafoni – che turbava l’ordine di una città abituata a ignorare i sacrifici, l’emarginazione, il logoramento fisico e psichico della vita in fabbrica. Ma era anche una festa, un momento di liberazione dal vincolo e dalla disciplina del lavoro alla catena, un’espressione di sé negli slogan gridati e scritti sui cartelli, nei pupazzi portati in corteo. In piazza del Popolo, all’imbrunire, si accesero migliaia di fiaccole. Un elicottero della polizia ci sorvolava, provocando fischi e reazioni. Dal palco dissero che la televisione stava filmando la manifestazione. Quel giorno non cadde un vetro. Centomila metalmeccanici avevano preso possesso della città e sfilato per ore, senza che accadesse un incidente. Dal dopoguerra ad oggi non c’erano mai state manifestazioni a Roma…un corteo operaio possente, composto e determinato fece impressione. I metalmeccanici cominciavano a contare…»



27 novembre, 2019

27 novembre 1981 – Non registrate!


Il 27 novembre 1981 Elton John, Gary Numan, Cliff Richard, i 10CC e i Boomtown Rats sono i testimonial di una curiosa, quanto martellante campagna pubblicitaria lanciata dalla British Phonographic Industry, l’associazione che raggruppa quasi tutte le più importanti case discografiche britanniche, denominata “Home taping is killing music” (la riproduzione casalinga uccide la musica). L’obiettivo dichiarato della campagna è quello di contenere il fenomeno della riproduzione su cassette dei dischi, ritenuto uno dei principali motivi di un gravissimo calo delle vendite di materiale musicale che sta mettendo in crisi anche le grandi case discografiche. In realtà, come spesso accade, quella che viene individuata come causa non è che l’effetto di una grave crisi mondiale non solo economica dell’intero settore. All’inizio degli anni Ottanta le major discografiche, dopo aver contrastato ferocemente le iniziative indipendenti e autogestite che negli anni precedenti avevano guidato le innovazioni caricandosene i rischi, non sanno più che pesci pigliare. A questo va aggiunto che le sempre più ampie sacche di crisi economica rendono insostenibile il costante lievitare dei prezzi dei dischi. Non tutti pensano, però, che i nemici siano i registratori. In Italia, per esempio, nello stesso periodo le case discografiche, nel tentativo di rilanciare il mercato agiscono proprio sulla leva dei prezzi, ripubblicando antologie di vecchi successi in collane economiche e inventando soluzioni alternative come i Q-disc, un disco di grande formato a medio prezzo che contiene solo quattro brani: una sorta di via di mezzo tra il singolo e l’album. I risultati sono incoraggianti e dimostrano che più che la riproduzione casalinga sono i costi e la mancanza di idee a uccidere la musica. Anche in Gran Bretagna c’è chi si accorge di questo fatto e si dissocia dal fronte anti-registrazioni. È la piccola ma combattiva Island Records di Chris Blackwell che, incurante delle critiche, getta benzina sul fuoco lanciando le cassette “One plus One” che su un lato contengono un intero album di uno degli artisti della scuderia e sull’altro offrono la stessa durata di nastro vergine da registrare.


26 novembre, 2019

26 novembre 1936 – Leopoldo Fregoli, il trasformista


Il 26 novembre 1936 muore a Viareggio Leopoldo Fregoli, un personaggio leggendario del varietà italiano nato a Roma il 2 luglio 1867. Attore, cantante e soprattutto trasformista, dopo aver debuttato nel varietà come macchiettista e illusionista, nel 1893 forma la Compagnia di Varietà Internazionale e, successivamente, la Compagnia Fin di Secolo nelle quali canta, recita, interpreta personaggi maschili e femminili con un susseguirsi frenetico di trasformazioni, tanto che la parola "fregolismo" diventa un termine proverbiale. Il suo successo travalica i confini nazionali per arrivare a New York, Londra, Pietroburgo, Berlino, Vienna e, soprattutto, a Parigi dove nel 1910 manda in visibilio il pubblico esibendosi peraltro un francese perfetto. Nel 1922 travolto dai debiti dovuti a investimenti sbagliati vende tutto quello che gli rimane e nel 1924 parte per l'ultima tournée in Sudamerica. Nel 1925, ancora all'apice della popolarità da' l'addio alle scene e si ritira a Viareggio la città in cui morirà una decina d’anni dopo.



25 novembre, 2019

25 novembre 1921 - Matthew Gee jr, un trombone sofisticato


Il 25 novembre 1921 nasce a Houston, nel Texas Matthew Gee jr. considerato uno dei principali trombonisti di stile be bop del dopoguerra. Influenzato soprattutto agli inizi da Trummy Young, preferisce poi prendere la strada indicata da J. J. Johnson adottando uno stile molto sofisticato che gli consente di trasferire su uno strumento massiccio come il trombone le melodie complicate e sottili proprie del be bop. Gee questa sua caratteristica la conserva sia quando suona in piccoli gruppi sia quando si trova in formazioni più grosse. Da giovane affina la sua preparazione musicale all'Alabama State Teachers' College e quindi comincia a suonare professionalmente con musicisti come Joe Morris, Gene Ammons, Dizzy Gillespie e Count Basie. Nel 1952 collabora con il sassofonista Illinois Jacquet con cui compie una tournée in Europa nel 1954. Da allora continua a suonare sempre su buoni livelli. Nel dicembre del 1959 fa parte della formazione orchestrale di Duke Ellington che incide gli undici pezzi contenuti nell’album Blues in Orbit nel quale suona anche il flicorno in Swingers Get. Muore il 18 luglio 1979 a New York.



23 novembre, 2019

23 novembre 1985 – Joe Turner, grande non soltanto per la mole


Il 23 novembre 1985 un infarto chiude per sempre la carriera di Big Joe Turner una delle grandi voci del blues, considerato un “padre nobile” del rock and roll e del rhythm and blues. Ha settantaquattro anni e da almeno quaranta si muove a fatica a causa di un’acuta e dolorosa forma d’artrite, oltre che per la mole che gli è valsa il nomignolo di “Big Joe”. Canta quasi sempre da seduto appoggiandosi al suo bastone. Con la sua voce piena e dai toni baritonali è stato un esponente di primo piano del “blues di Kansas City”, quel genere in cui la vena triste e malinconica del blues rurale è stata soppiantata da un’atmosfera maliziosa e divertita che ha posto le basi per l’avvento del rhythm and blues. Negli anni Cinquanta, poi, è maestro e anticipatore del rock and roll. A lui si devono le prime versioni di brani entrati di prepotenza nella storia della musica di quel periodo come Corrine, Corrine, Flip flop and fly e Shake rattle and roll. Nato a Kansas City, nel Missouri, il 18 maggio 1911 come molti ragazzi neri arriva alla musica quasi per caso. Comincia, infatti, a cantare il blues con vari gruppi della sua città nei momenti liberi che gli lascia il lavoro. Verso la fine degli anni Venti coltiva qualche ambizione in più e inizia a collaborare con il pianista boogie Pete Johnson. La sua carriera prende decisamente il volo soltanto a partire dal 1938, quando si occupa di lui un grande talent scout come John Hammond che lo porta a New York e gli procura varie scritture. Ha molti amici tra i jazzisti con i quali coltiva saltuari rapporti di collaborazione che a volte sfociano in splendidi album come The bosses: Joe Turner – Count Basie, con l'orchestra di Count Basie, o The trumpet kings meet Joe Turner, con Dizzy Gillespie, Roy Eldridge, Harry Sweet Edison e Clark Terry. Alla fine degli anni Settanta, con l’avanzare dell’età e la sempre più ridotta capacità di movimento, riduce i suoi impegni, senza però rinunciare a coltivare nuovi progetti. Nell’estate del 1985 si torna a parlare di un suo possibile ritorno in sala di registrazione per una sorta di antologica carrellata sulla sua carriera insieme a molte star del rock. La morte improvvisa cancella il progetto.



21 novembre, 2019

21 novembre 1956 – Piero Fidelfatti, un mago del remix


Il 21 novembre 1956 nasce a Padova il disk jockey Piero Fidelfatti. Nel 1981, dopo aver lavorato in varie discoteche del Veneto, inizia a produrre mix di dance riscuotendo un notevole successo soprattutto in Germania, Spagna e Grecia. Nel 1983, Somebody, un suo disco pubblicato con il nome di Video e remissato da David Morales, ottiene un lusinghiero riscontro sul mercato statunitense e arriva al quinto posto della classifica olandese. Nel 1984 vince, con il nome di Time, "Un disco per l'estate", con Don't stop e quattro anni dopo pubblica Baila Chico, uno dei primi brani italiani di house. Nel 1989 inizia a firmare con il proprio nome i suoi dischi e con Just wanna touch entra nella classifica britannica dei singoli più venduti.