Il 31 marzo 1923 a Richmond, nello stato dell'Indiana, Louis Armstrong mette piede per la prima volta in uno studio di registrazione in qualità di seconda cornetta ufficiale della Creole Jazz Band di King Oliver. Il locale di registrazione è vicino a una strada ferrata e i musicisti devono interrompersi spesso per lasciar passare i treni rumorosi. Per Louis è un grande giorno perché il re Oliver gli permette ventiquattro battute di assolo in un brano, Chimes Blues, che resta nella storia del jazz come la prima registrazione di Armstrong in qualità di solista. La sua fama è ormai consolidata per la potenza di attacco della sua cornetta e per la grande fantasia poetica che il suo straordinario fraseggio evidenzia. È soprattutto durante le prove, quando Oliver consente a quello che viene considerato il suo rivale una maggior libertà, il magistrale linguaggio di Armstrong emerge con una forza incredibile, incantando un gruppo di giovani musicisti bianchi di Chicago, fra i quali spiccano Bud Freeman, Muggsy Spanier, Pee Wee Russell e Bix Beiderbecke.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
31 marzo, 2023
30 marzo, 2023
30 marzo 1935 - John Charles Eaton, un pianista d’impostazione moderna
Il 30 marzo 1935 nasce a Philadelphia, in Pennsylvania, il pianista e arrangiatore John Charles Eaton. Inizia giovanissimo a studiare il pianoforte iniziando a nove anni a esibirsi in piccoli locali cittadini. Successivamente si esibisce come accompagnatore di cantanti. Tra il 1949 e il 1953 suonato con Clem Wiedenmeyer e dal 1954 al 1955 fa parte della formazione di Stan Robin anche se, a partire dal 1953, dà vita a un gruppo a proprio nome formato da studenti di Princeton. In seguito si trasferisce a Roma dove suona con il clarinettista Bill Smith e il trombettista e trombonista John Gilmore formando anche un gruppo che ottiene un buon successo. Di impostazione moderna lui stesso indica in Powell, Tristano e Hines gli strumentisti preferiti. Eaton ha un interesse pronunciato per ogni forma musicale, non esclusa quella cameristica europea, che lo porta a svolgere il suo lavoro in molte direzioni finendo per occuparsi di jazz in maniera episodica, anche se notevolmente interessante. Muore il 2 dicembre 2015 per emorragia cerebrale.
29 marzo, 2023
29 marzo 1964 - Si accende Radio Caroline
Il 29 marzo 1964, domenica di Pasqua, viene ufficialmente inaugurata Radio Caroline, la più popolare radio pirata della storia del pop anche se non è stata la prima. La prima trasmissione è condotta da Simon Dee, uno dei numerosi disc jockey pirati destinati a diventare stelle dell'etere. L'apertura di Caroline preceduta da un notevole battage pubblicitario suscita molto clamore e qualche segno di fastidio da parte del governo e dell'amministrazione postale britanniche, mentre la novità di una programmazione pop ventiquattro ore su ventiquattro assicura alla radio un pubblico di diversi milioni di ascoltatori in poche settimane. L'idea non è nuova. Sin dal 1960, infatti radio pirata imbarcate su navi trasmettono presso le coste olandesi, danesi e svedesi. La particolarità di Radio Caroline è il suo peso economico oltre che mediatico. Ne è artefice un ventitreenne irlandese di nome Ronan O'Rahilly. Come agente del cantante Georgie Fame, O'Rahilly aveva verificato quanto fosse difficile l'accesso a trasmissioni radiofoniche di un artista privo del sostegno di una grossa casa discografica. La BBC era orientata in senso conservatore nelle proprie scelte, mentre la programmazione pop di Radio Luxembourg era largamente dominata dalle quattro principali etichette britanniche che si spartivano le trasmissioni. O'Rahilly comprende che una stazione pirata può spezzare il monopolio della BBC e di Radio Luxembourg sulla programmazione musicale pop. Con 250.000 sterline, raccolte in vario modo, acquista e risistema una vecchia nave passeggeri danese, il "Frederika", e vi installa due trasmettitori da 10 kilowatt con un'antenna da cinquanta metri. Ancorata circa quattro miglia al largo di Harwich, la stazione viene presto raggiunta da una seconda nave pirata, Radio Atlanta, che getta l'ancora di fronte a Frinton-on-Sea nell'Essex. In luglio le due stazioni si fondono e la nave "Frederika" fa rotta verso l’isola di Man diventando Radio Caroline North, mentre Radio Atlanta muta il nome in Radio Caroline South. Immediatamente iniziano i tentativi di ridurre al silenzio le due stazioni. Il governo conservatore britannico minaccia di prendere provvedimenti legislativi per mettere fuorilegge le due stazioni, ma poi evita di passare dalle parole ai fatti per timore degli effetti negativi di una simile iniziativa sulla imminente consultazione elettorale. La popolarità delle due Caroline incoraggerà la nascita di altre nuove stazioni.
28 marzo, 2023
28 marzo 1982 – La pistola di David Crosby
Il 28 marzo 1982 a Los Angeles è in programma una grande manifestazione contro l'utilizzo dell'energia nucleare sia in campo militare che civile. L'appello, lanciato da varie associazioni, ha coinvolto un gran numero di artisti. Tra questi c'è David Crosby, già componente dei Byrds divenuto un personaggio leggendario nella storia del rock con la formazione dei Crosby, Stills, Nash & Young. Da tempo la sua stella musicale si è appannata costringendolo a vivere perennemente rinchiuso nella gabbia dorata del ricordo. Nonostante gli interessanti sforzi solistici si sente prigioniero di un mito. I critici e anche il pubblico sono più interessati alle periodiche "reunion" del gruppo storico che al valido e originale lavoro da solista. Con il passare degli anni l'iniziale passioncella per le magiche sostanze e per l'alcol ha finito per diventare, in alcuni periodi, quasi una soffocante ragione di vita. Il poderoso movimento antinucleare, che affonda le sue saldissime radici nella cultura pacifista degli anni Sessanta e Settanta sembra aver risvegliato la sua voglia di vivere. In esso ha ritrovato il clima dei giorni elettrizzanti delle battaglie per i diritti civili e progressivamente si è liberato dell'abulia in cui era caduto. Il suo rinnovato attivismo ha riportato su di lui l'attenzione del pubblico, ma anche quella, più insistente, della polizia e delle forze di sicurezza, in particolare dell'onnipotente e onnipresente FBI. Attorno alla città di Los Angeles, verso la quale sta convergendo un gran numero di manifestanti, la polizia ha rafforzato i controlli e i posti di blocco. In uno di questi incappa anche David Crosby. Gli agenti lo riconoscono, lo fanno scendere, lo sottopongono a un rapido test antidroga e gli perquisiscono l'automobile. Al termine degli accertamenti il musicista viene arrestato per probabile guida sotto l'effetto di stupefacenti, possesso di una modesta quantità di sostanze varie e, soprattutto, per detenzione di armi. Tra le sue cose è stata, infatti, rinvenuta una pistola. David rifiuta di rispondere a quasi tutte le domande che gli vengono poste. Il suo sguardo indifferente e ironico indispettisce gli agenti che cercano in tutti i modi di farlo parlare. Si degna di rispondere soltanto quando, soppesando tra le mani il suo revolver, un uomo in divisa sbotta: «Che cosa ci fa una pistola nel cruscotto di un pacifista?». David sbotta: «John Lennon, amico, ricordati come è finito John Lennon. Io non voglio finire così».
27 marzo, 2023
27 marzo 1981 – Il primo singolo dei Tenpole Tudor
Il 27 marzo 1981 in Gran Bretagna viene pubblicato Swords of a thousand men, che segna il debutto discografico in singolo dei Tenpole Tudor poco tempo dopo l'uscita del loro primo album Eddie, Old Bob, Dick & Gary. Il leader della band è una vecchia conoscenza, uno dei sopravvissuti del punk britannico. Si chiama Eddie Tudorpole ed è un eclettico personaggio con all'attivo una lunga collaborazione con i Sex Pistols evidenziata dalla sua partecipazione al film sulla band "The great rock 'n' roll swindle". Non è un tipo marginale visto che di quel film ha composto, insieme a Steve Jones e Paul Cook, il tema principale. In realtà è stato una sorta di membro aggiunto dei Sex Pistols. È sua, infatti, la voce che canta Who killed Bambi sul retro del singolo Silly thing. Grazie all'amicizia che lo lega agli alfieri del punk ha anche pubblicato due brani a suo nome senza grandi risultati. Quando cambiano i tempi la sua storia personale diventa un'attrazione. Diffusa ad arte dal marketing della casa discografica Stiff è considerata suficiente a creare attenzione e attesa intorno al debutto discografico della sua nuova band. La formazione dei Tenpole Tudor, comunque, è tutt'altro che improvvisata visto che oltre a Eddie ci sono anche il batterista Gary Long, il chitarrista "Old" Bob Kingston e il bassista Dick Crippen, tutta gente che se la cava egregiamente con i propri strumenti. Mentre l'album fatica a farsi largo nelle classifiche di vendita proprio il singolo The swords of a thousand men fa decollare i Tenpole Tudor che si ripetono qualche mese dopo con Wunderbar. Sulla vita della band pesa però la perenne insoddisfazione e l'irrequietezza di Eddie che dopo il modesto singolo Throwing my baby out with the bathwater aggiunge alla formazione il chitarrista e percussionista Munch Universe. Non sono tempi facili per il gruppo. Da un lato la critica li sollecita a "dare di più" e dall'altro le continue baruffe tra il leader e gli altri componenti rendono decisamente difficile la coesistenza interna. Nonostante la buona accoglienza riservata dal pubblico al secondo album Let the four winds blow Eddie finirà per sciogliere la formazione, intenzionato a percorrere strade diverse più vicine al jazz e allo swing, mentre Crippen, Kingston e Long continueranno per un po' con il nome di Tudors. Verso la metà degli anni Ottanta Eddie si dedicherà alla televisione, ai musicals e al cinema, partecipando a film come "Absolute beginners", "Walker" e "Straight to hell". Colto da nostalgia nel 1989 finirà per riformare, senza grandi risultati, i Tenpole Tudor.
26 marzo, 2023
26 marzo 1952 – Paolo Damiani, un contrabbasso con i fiocchi
Il 26 marzo 1952 nasce a Roma il contrabbassista Paolo Damiani. Laureatosi in architettura presso l'Università di Roma, approfondisce lo studio del contrabbasso, dell'armonia e della composizione con Bruno Tommaso. Dal 1974 con Martin Joseph, Eugenio Colombo e Michele Iannacone fonda il quartetto Strutture di Supporto. Considerato uno dei più promettenti strumentisti della sua generazione si fa notare durante un corso di perfezionamento tenuto da Giorgio Gaslini a Venezia nel 1976 e viene chiamato a far parte stabilmente del sestetto diretto da quest'ultimo. La collaborazione si protrarrà sino al 1979. Non rinuncia però ad altre avventure in jazz come quella con il trio di Gianluigi Trovesi o con i gruppi di Danilo Terenzi e di Giancarlo Schiaffini. Proprio Schiaffini lo vuole con lui nell’esecuzione della favola musicale “I 7 Corvi”. Nel 1978 è tra i componenti dell’orchestra UER (Unione Europea di Radiodiffusione) esibitasi a Perugia sotto la direzione di Giorgio Gaslini. Anche la musica contemporanea rientra tra i suoi interessi. In questo campo collabora con musicisti come Albert Mangelsdorff, Manfred Schooff, Giancarlo Schiaffini e Billy Higgins. Tra le sue innumerevoli imprese c’è anche la partecipazione alla fondazione della Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Nel 1979 viene chiamato a insegnare contrabbasso jazz al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Tra i personaggi più attivi del panorama musicale italiano non sempre ha ottenuto i riconoscimenti che la sua classe e la sua preparazione meritavano.
25 marzo, 2023
25 marzo 1981 – La Contiana di Sanremo
Il 25 marzo 1981 il Club Tenco organizza una sorta di 24 ore non-stop in onore di Paolo Conte dal curioso titolo di "Contiana". Si tratta del primo, importante, riconoscimento nei confronti del lavoro di questo cantautore nato ad Asti il 6 gennaio 1937. Dopo aver fatto parte di vari gruppi astigiani pubblica nel 1962 il suo primo album jazz, The italian way to swing, con il Paul Conte Quartet nel quale lui suona il vibrafono e suo fratello Giorgio la batteria. Negli anni successivi viene scritturato dal Clan Celentano cui presta la sua vena compositiva a partire dal 1967 quando scrive Chi era lui un brano dedicato a Gesù Cristo che passa quasi inosservato. Il rapporto con Celentano continua e decisamente meglio gli va con l'antidivorzista La coppia più bella del mondo e soprattutto con Azzurro, una marcetta destinata a restare nella storia della musica leggera italiana. Nello stesso periodo la sua genialità percorre anche altre strade con brani come Insieme a te non ci sto più per Caterina Caselli o Mexico e nuvole per Enzo Jannacci. Nel 1972 sembra aver ormai deciso di chiudere con la musica per dedicarsi a tempo pieno alla professione di avvocato, ma non è così. Un anno dopo è già alla ricerca di nuovi interpreti per una lunga serie di brani composti nel frattempo. Dopo un lungo peregrinare si fa convincere dal Lilli Greco della RCA a interpretare direttamente le sue canzoni. È l'inizio, per la verità poco convinto, del sorprendente e tardivo exploit del cantautore astigiano. Il suo secondo album, intitolato come il primo Paolo Conte vince il Premio nazionale della critica discografica. Nel 1976 canta per la prima volta dal vivo sul palcoscenico del teatro Ariston di Sanremo in occasione del premio Tenco. Non si fermerà più, anche perché il pubblico non farà mai mancare il suo sostegno a questo strano cantautore che narra di strani paesi esotici, con la voce roca da pianista di night e con musiche di chiara derivazione jazzistica. Il 25 marzo, quando il Club Tenco organizza la "Contiana", la sua popolarità sta per varcare i confini d'Italia e conquistare la Francia, paese nel quale, qualche tempo dopo, terrà due lunghe tournée culminate in una lunga serie di concerti all'Olympia di Parigi. Ormai considerato uno dei grandi della canzone d'autore, Paolo Conte continuerà a scrivere canzoni che, come i libri di Salgari, regaleranno sogni a poco prezzo dal sapore di poesia raccontando luoghi mai visti e avventure mai vissute.
24 marzo, 2023
24 marzo 1938 - Steve Kuhn, un pezzo di storia del jazz moderno
Il 24 marzo 1938 nasce a New York il pianista Stephen Lewis Kuhn, in arte Steve Kuhn. Inizia a studiare come pigiare nel miglior modo possibile i tasti del pianoforte a cinque anni, prendendo lezioni da una concertista classica. Dopo alcuni anni trascorsi a suonare in vari locali di Boston con gruppi semidilettantistici, debutta come professionista accanto a Coleman Hawkins, Chet Baker e Vic Dickenson. Diplomatosi ai corsi di musica dell'università di Harvard, frequenta le lezioni della celebre scuola di Lenox, dove ha modi di incontrare musicisti come Bill Evans, George Russell, John Lewis, Ornette Coleman e altri personaggi fondamentali nello sviluppo del jazz moderno. All'inizio degli anni Sessanta, dopo una breve collaborazione con John Coltrane, Steve Kuhn suona con i gruppi di Kenny Dorhan, Stan Getz, Art Farmer, poi con un trio a suo nome di cui fanno parte anche il batterista Pete La Rocca e il contrabbassista Steve Swallow. All'inizio degli anni Settanta, si trasferisce in Svezia dove suonato spesso con Palle Danielsson e John Christensen. In anni più recenti svolge un'intensa attività concertistica e discografica esibendosi sia negli Stati Uniti sia in Europa e partecipando tra l'altro ad alcune sedute di registrazione di notevole interesse.
23 marzo, 2023
23 marzo 1953 – Chaka Khan, l'attivista soul delle Black Panthers
Il 23 marzo 1953 a Great Lakes, una cittadina nei dintorni di Chicago, nell'Illinois, nasce Yvette Marie Stevens, la futura Chaka Khan. A dodici anni inizia a cantare nei locali della sua zona e successivamente canta con gruppi vocali come le Crystalettes o le Shades Of Black. A sedici anni incontra il Black Panthers Movement e ne resta affascinata. Al momento del suo inserimento nella struttura organizzativa del movimento le viene assegnato il nome di battaglia di Chaka Khan. Nel 1972 diviene la cantante dei Rufus, sostituendo Paulette McWilliams. Ben presto la sua personalità si impone anche all'interno del gruppo che nel 1978 inizia a chiamarsi Rufus and Chaka Khan. Nello stesso anno pubblica Chaka, il suo primo album da solista e l'esplosivo singolo I'm every woman che la trasforma in una star della Black Music. Il successo non le fa abbandonare la militanza nelle Pantere Nere. Non vede alcuna contraddizione tra l'esibirsi su un palcoscenico e la costruzione di una società diversa. Anzi, insieme al movimento di cui fa parte decide una strategia finalizzata a sfruttare la sua popolarità per diffondere le idee delle Black Panthers e per promuovere le campagne di aiuto e di assistenza agli emarginati dei quartieri neri. Nel 1979 lascia definitivamente i Rufus e l'anno dopo pubblica Naughty, un album dal quale vengono estratti altri due singoli di successo come Papillon e Clouds. Sempre nel 1980 il suo tour statunitense è costellato da numerosi episodi di isteria collettiva da parte di un pubblico che vede in lei, oltre che la cantante di successo, la donna impegnata per il riscatto della popolazione nera. Nel 1984 lo straordinario successo commerciale dell'album I feel for you viene premiato da ben due dischi di platino, mentre molti artisti bianchi fanno la fila per poter ottenere la sua collaborazione. Inizialmente restia a confondere le sue strade con altri progetti artistici, nel 1986 accetta, però di cantare con Robert Palmer in Addicted to love e Steve Winwood in Higher love. Due anni dopo realizza quello che da molti è considerato il suo insuperato capolavoro: CK, un album coprodotto da Prince, per il quale lavorano alcuni giganti della musica nera come Stevie Wonder, Bobby McFerrin e Dave Grusin. Le Black Panthers non ci sono più e sono ormai un ricordo del passato, ma l'impegno di Chaka Khan contro la discriminazione e l'emarginazione non cambia. A chi la interroga sull'argomento risponde: «Ci sono idee e speranze che porti nel cuore per tutta la vita, perché esistevano prima di te e continueranno a esistere anche dopo. È forse per questa ragione che vale la pena di vivere per un'ideale».
22 marzo, 2023
22 marzo 1978 – All you need is cash
Il 22 marzo 1978 sugli schermi televisivi degli Stati Uniti va in onda, a cura dell’NBC, uno show televisivo intitolato "All you need is cash" (Tutto ciò di cui hai bisogno è denaro contante), un'evidente presa in giro della beatlesiana All you need is love (Tutto ciò di cui hai bisogno è amore). Ne sono interpreti quattro strumentisti che fanno il verso ai Beatles oltre che sul piano musicale, nei gesti, negli atteggiamenti, nelle acconciature e nell'abbigliamento. Si chiamano Rutles e hanno pubblicato un album che nelle note di copertina non aggiunge alcuna notizia al loro nome. Prodotto dalla Warner è accompagnato da un'infinita serie di fotografie identiche, salvo che per i volti, a quelle che hanno sottolineato i momenti salienti della storia dei Beatles. Anche i nomi dei componenti sembrano nati dalla penna di un umorista: Ron Nasty, Stig O'Hara, Dirk McQuickly e Barry Wom. Lo show "All you need is cash" si rivela una feroce satira nei confronti di quelli che sono i luoghi comuni sulla band di Liverpool. Ne ripercorre le tracce e ne mette alla berlina le esagerazioni. La ricostruzione televisiva è resa ancor più verosimile dalla presenza di personaggi "veri" come Paul Simon e Mick Jagger nella parte di se stessi nonché di un divertito George Harrison che compare sotto mentite spoglie. L'elemento più stuzzicante è costituito, però, dalle canzoni ricalcate, anche nei titoli, su quelle di Lennon e McCartney, la cui esecuzione fa pensare che dietro agli pseudonimi dei quattro interpreti ci sia una band di veri professionisti. Per esigenze di produzione sulla vera identità dei finti Beatles viene tenuto per un po' il segreto, mentre circolano le ipotesi più azzardate e, qualche volta, strampalate. Alla fine i quattro burloni rivelano le loro vere identità. Ron Nasty è, in realtà Eric Idle, uno dei componenti dei "Monty Phyton", maestri britannici della comicità demenziale. Dietro ai panni di Stig O'Hara c'è Ricky Fataar, già componente dei Beach Boys, mentre il nome di Dirk McQuickly nasconde John Halsey, già batterista di Roy Harper e dei Patto. Barry Wom, infine, è Neil Innes, uno dei componenti storici della Bonzo Doo Dah Band. Svelato lo scherzo i quattro tornano alle loro precedenti occupazioni anche se la registrazione dello show "All you need is cash" finirà per fare il giro del mondo, unitamente all'album The Rutles e ai rifacimenti delle "foto storiche". Tutto diventerà merce pregiata per i collezionisti.
21 marzo, 2023
21 marzo – Il Nawroz, capodanno kurdo
Il 21 marzo i kurdi festeggiano il loro capodanno chiamato Nawroz (nuovo giorno). Esso ricorda la vittoria, avvenuta nel 612 a .C. dei Medi, come anticamente venivano chiamati i kurdi, guidati leggendario fabbro Kawa contro il tiranno sanguinario Dehok. Per l’occasione vengono accesi grandi fuochi sulle montagne. Gli storici fanno notare che il 612 a . C. è l’anno della distruzione di Ninive, che segna la fine dell’impero assiro da parte dei “popoli della montagna”, chiamati “popolazione che nessuno conosce”. Nonostante il capodanno coincida con il probabile ricordo di una vittoria con le armi, nella tradizione kurda la sapienza conta più delle armi e il valore in battaglia non è un attributo necessario per entrare nella leggenda. Una notazione storica curiosa è che Salahaddin, il leggendario Saladino eroe dell’Islam e dei romanzi di Walter Scott, era un kurdo della dinastia degli Ayubidi a cui viene rimproverato dai suoi connazionali oggi di aver combattuto e vinto per la causa dell’Islam e non per quella della sua terra. Le splendide montagne dell’Eden da cui, secondo la Bibbia , scendevano fiumi di latte e miele sono oggi lo scenario della tragedia di un popolo senza nazione e diviso tra vari stati, nessuno dei quali è disposto a riconoscerne l’indipendenza e la sovranità. Il petrolio, più del frutto dell’albero proibito, ha provocato la devastazione del Giardino dell’Eden
20 marzo, 2023
Marino Marini, tra canzone napoletana e jazz
Il 20 marzo 1997 muore Marino Marini. «Cerco giovani musicisti inesperti senza deformazioni professionali. Buoni cantanti. Se malinconici, astenersi». In questo annuncio fatto pubblicare da lui stesso per cercare i futuri componenti del suo gruppo è racchiusa la filosofia di un musicista come lui, che dopo essersi abbeverato ancor giovane alla fonte chiara, fresca e trasparente del jazz statunitense non ne vuol più sapere di tornare indietro. Se la canzone napoletana è la sua prima fonte d’ispirazione l’ascolto e l’amicizia di gente come Dizzy Gillespie, Stan Kenton e Charles Ventura gli aprono le porte di sonorità e ritmi nuovi da cui non si separerà mai più. Nella sua concezione la musica è piacere, divertimento, passione vera e continua capacità di migliorare. Fin da quando, giovanissimo, muove i primi passi nel mondo della musica è affascinato dalle innovazioni. All’inizio degli anni Quaranta, quando la tecnologia mette a disposizione della musica gli strumenti elettrificati d’amplificazione, i musicisti si dividono tra gli entusiasti e i conservatori che in nome della tradizione rifiutano le moderne “diavolerie” accusate di appiattire il talento. Marino Marini non si limita a prendere posizione a favore delle innovazioni ma si cimenta direttamente nella sperimentazione. Nel 1942 inventa il “moltiplicatore di suoni”, una strumentazione elettrica capace di moltiplicare artificialmente il suono di uno strumento o la voce di un cantante. L’invenzione non trova un’applicazione immediata ma alla fine degli anni Cinquanta caratterizzerà il suono degli MM, il gruppo che l’accompagna nelle tournée in giro per il mondo. Cantante, pianista, autore e grande intrattenitore Marino Marini per lungo tempo è considerato uno dei simboli dell’internazionalizzazione della canzone italiana, applaudito e amato in tutto il mondo e soprattutto in quella Francia che per qualche tempo diventa un po’ la sua seconda patria. Marino Marini nasce l’11 maggio 1924, a Seggiano, in provincia di Grosseto, e trascorre l’adolescenza a Bologna dove frequenta i corsi di violino e composizione al Conservatorio e contemporaneamente l’Istituto Industriale diplomandosi Perito Elettrotecnico. Successivamente si trasferisce a Napoli dove frequenta i corsi di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella. Alla fine degli anni Trenta suona la fisarmonica nelle balere con lo pseudonimo di Marino Mauri. Nel 1949 viene scritturato come musicista di bordo sulla nave polacca “Sobieski” e se ne va negli Stati Uniti dove si appassiona al jezz e in particolare al be-bop. Tornato in Italia forma un quartetto con il chitarrista Peppino Sergi, il batterista Toni Flavio e il bassista-cantante Ruggero Cori, con i quali propone un repertorio di brani arrangiati in modo estremamente originale che spazia dai grandi successi internazionali dell’epoca alle canzoni napoletane. Nel 1955 si trasferisce a Milano e pubblica i primi dischi con la Durium. Nel 1957 l'ex fotografo francese Jacques Wolpson lo scrittura per la più popolare trasmissione radiofonica di Radio Europa 1, "Musicorama", trasmessa ogni settimana dall'Olympia di Parigi. Dotato di grande senso ritmico e di un voce moderna, in breve tempo diventa uno dei cantanti italiani più popolari all’estero. Il successo è tale che i suoi dischi vengono pubblicati in vari paesi del Medio Oriente, in America Latina, in Giappone e in quasi tutti i paesi dell’Est europeo, Unione Sovietica compresa. Nel 1960 si piazza al secondo posto al Festival di Napoli con Uè uè che femmena in coppia con Aurelio Fierro. A partire dagli anni Settanta lascia le scene, sia pur non disdegnando qualche saltuario ritorno, e si dedica alla produzione fondando anche la casa discografica Tiffany. Muore a Milano il 20 marzo 1997.
19 marzo, 2023
Giuseppe Cattafesta, uno dei pionieri della musica sincopata
Il 19 marzo 1895 nasce a Sustinente, in provincia di Mantova, il sassofonista Giuseppe Cattafesta, considerato uno dei pionieri della musica sincopata in Italia. Come la stragrande maggioranza dei musicisti della sua epoca, ha iniziato a suonare in una banda, nel suo caso quella municipale di Milano studiando con il maestro Quaranta. Negli anni Venti ha fatto parte di quasi tutte le prime orchestre jazz del capoluogo lombardo. La Concert 13 Jazz Band nel 1924, la Milton Ferracioli Jazz Band nel 1925, passando poi, nel 1926, a far parte della celebre Mediolana. Dopo lo scioglimento di quest'ultima entra negli All Devils, insieme al suo collega Attilio Oltrabella, anch'egli sassofonista. Negli anni successivi fa parte delle maggiori orchestre di musica leggera del periodo (Angelini, Barzizza, Zeme, Rizza, ecc.) fino agli anni Sessanta quando si stanca della vita dello strumentista e lascia l’attività per dedicarsi all'insegnamento. La critica è unanime nel considerarlo uno dei migliori sassofonisti della sua epoca, anche se il pubblico pian piano si dimentica di lui. Muore a Grado nel 1976.
18 marzo, 2023
18 marzo 1896 - Jean Wiener, il pianista del Boeuf sur le Toit
Il 18 marzo 1896 nasce a Saint-Cloud, in Francia, il pianista e compositore Jean Wiener. Dopo aver brillantemente concluso gii studi di musica classica al conservatorio di Parigi, dal 1920 comincia suonare e a organizzare concerti nei quali introduce, insieme a pezzi classici, brani americani, interpretati in stile jazzistico. Il suo nome è però indissolubilmente legato a quello del Boeuf sur le Toit, un locale di Parigi che l'ha visto tra i primi protagonisti. Avviene quando il club Le Gaya, in via Duphot vicino alla Madeleine, nel quale suonava su un piano verticale i successi che venivano dall'America si rivela troppo piccolo. Così Louis Moyses, il proprietario, apre Le Boeuf sur le Toit in via Boissy d'Anglas, nello stesso quartiere, che diventa il luogo di ritrovo di tutto il mondo dell'arte e dello spettacolo parigino. Nel 1936 Jean Wiener forma con il pianista belga Clement Doucet un duo che fino al 1939 darà in tutto il mondo più di duemila concerti. Nella seconda parie della sua carriera Jean Wiener si dedica soprattutto alla composizione di musiche per film pur non rinunciando a qualche incisione da solo e in duo con il vecchio socio Doucet. Muore a Parigi l'8 giugno 1982.
17 marzo, 2023
17 marzo 1931 – Miriam Klein, nata a Basilea, vicino a Chicago
Il 17 marzo 1931 nasce a Basilea, in Svizzera, la cantante Miriam Klein. Come può una ragazza nata nella fredda e austera confederazione elvetica diventare una delle stelle europee del blues? Tutto comincia quando la ragazza, avviata dai genitori ai normali studi musicali, ascolta per la prima volta i suoni che provengono dai dischi di una collezione privata di un amico della sua famiglia. Sono brani che hanno le tinte del blues e la piccola Miriam resta colpita dalle voci di interpreti dai nomi per lei ancora sconosciuti: Bessie Smith, Billie Holiday, Lester Young e Frankie Newton. Sono dischi che i suoi coetanei italiani e tedeschi non possono ascoltare, perché vietati dai regimi fascista e nazista. La bufera della seconda guerra mondiale sfiora ma non colpisce la piccola repubblica dove vive e il dopoguerra le porta una lunga colonna sonora che lei già conosce. Ascolta alla radio i concerti jazz che arrivano da Parigi e decide che quella deve essere la sua vita. Nel 1947, a sedici anni, inizia a cantare con vari gruppi di musicisti svizzeri, ma ben presto i confini della Confederazione le appaiono stretti e soffocanti. Molla la famiglia, gli amici e il suo ambiente e se ne va a Parigi. Nella capitale francese la sua voce non fatica a farsi notare. In breve diventa una delle vedette del Mars Club e si trova a cantare al fianco di personaggi che fino a quel momento aveva conosciuto soltanto nei dischi, come Don Byas e Art Simmons. Quando ritorna nella sua terra la piccola Miriam, adolescente innamorata del blues e del jazz, ha lasciato il posto a un'affermata vocalist famosa in tutto il mondo. A dispetto della promessa fatta in gioventù di non voler tornare in quella Svizzera che le era parsa arida e noiosa, decide di considerare il paese natale come una sorta di rifugio in cui tornare tra una tournée e l'altra. La sua produzione discografica nel frattempo si fa imponente, con brani che finiranno per segnare come pietre miliari la sua costante evoluzione musicale e tecnica: da Gimme a pigfoot del 1964 a una strepitosa Fine and mellow del 1973, in cui la sua voce è accompagnata da un gruppo di jazzisti di primo piano come Roy Eldridge, Dexter Gordon e Slide Hampton, per arrivare alle sorprendenti interpretazioni nel 1979 di Mean to me e Lush life con Roland Hanna e George Mraz. Per quel che riguarda le sue origini c'è chi giura di aver colto al volo questa battuta: «Si, sono nata a Basilea, a pochi chilometri da Chicago…».
16 marzo, 2023
16 marzo 1966 – Una zanzara eversiva
Il 16 marzo 1966 mentre al vertice della classifica dei dischi più venduti in Italia c'è Nessuno mi può giudicare della quasi debuttante Caterina Caselli, gli studenti del Liceo "Parini" di Milano pubblicano un giornale autogestito intitolato "La zanzara". La rivista non è diversa da tanti altri giornali studenteschi che escono nello stesso periodo: cronaca, un po' di goliardia, qualche riflessione sui problemi della società, il tutto condito con alcune notizie di musica e cinema. C'è poi un servizio, una sorta di "inchiesta speciale", che affronta il tema del comportamento sessuale dei giovani realizzata da tre studenti dell'istituto con interviste ai loro compagni. L'argomento, un po' scabroso per l'italia dell'epoca, sembra non suscitare, all'interno della scuola, particolari reazioni. Non così la pensa un genitore che, dopo aver visto tra i libri della figlia il giornale, prende carta e penna e rivolge un dettagliato esposto alla magistratura. L'inchiesta è immediata e rapida. I responsabili dell’inchiesta, tre studenti minorenni, Marco Sassano, Marco De Poli e Claudia Beltrami Ceppi, vengono denunciati per il reato di "pubblicazione oscena". Additati come "esempio della corruzione dei costumi" all'opinione pubblica dai giornali scandalistici e anche da qualche grande quotidiano, sono destinati a diventare il simbolo di una grande battaglia di libertà delle giovani generazioni alla vigilia della grande fiammata del Sessantotto. Gran parte delle forze laiche e di sinistra si schiera al loro fianco quando, per ordine del pubblico ministero Pasquale Carcasi viene disposta ai sensi di una legge fascista del 1933, mai abrogata, una visita medica per accertare se i tre «sono in grado di intendere e di volere». La ragazza, Claudia Beltrami Ceppi, oppone un netto rifiuto alla richiesta di denudarsi di fronte alla commissione di "esperti". Mentre la protesta e la mobilitazione crescono, i tre studenti vengono rinviati a giudizio. Nel corso del processo il pubblico ministero Oscar Lanzi chiede al giudice di disporre una nuova “ispezione corporale" nei confronti dei ragazzi, ma il presidente della Corte, Luigi Bianchi d’Espinosa, respinge la richiesta. C'è chi rileva come nell'aula si confrontino due Italie: quella dei nuovi fermenti e della voglia di protagonismo delle giovani generazioni e quella bigotta e democristiana. Alla fine di un lungo dibattimento i tre ragazzi verranno assolti, ma la battaglia non è che all'inizio.
15 marzo, 2023
15 marzo 1932 – Arif Mardin, il soul di un immigrato turco
Il 15 marzo 1932 nasce a Istanbul in Turchia Arif Mardin considerato, insieme a Jerry Wexler, il maggior artefice dell'esplosione soul dell'Atlantic Records, l’etichetta che ha fatto conoscere al mondo artisti come Aretha Franklin, Otis Redding, Arthur Conley, Wilson Pickett, King Curtis, Percy Sledge e Sam & Dave. Emigrato negli Stati Uniti, Mardin, alla fine degli anni Cinquanta, trova un impiego fisso come insegnante di musica alla Berklee School. Nonostante gli sforzi per integrarsi, la società statunitense di quegli anni non accetta tanto facilmente l’intrusione di un ragazzo dalla pelle scura proveniente da un oscuro paese ai limiti dell’Europa. Il suo ambiente naturale diventano, quindi, i piccoli locali della comunità nera, dove si può ascoltare buona musica e trovare qualcuno disposto a fare quattro chiacchiere senza problemi. Nel 1963, senza lasciare l’impiego fisso, inizia a lavorare come produttore in una piccola casa discografica, l’Atlantic Record, specializzata nella produzione di dischi soul e rhythm and blues destinati ai negozi dei quartieri neri. Lui ha in mente un progetto diverso. Pensa, infatti, che quel tipo di musica, se opportunamente arrangiato, possa avere grandi potenzialità. In breve da produttore diventa vicepresidente e direttore musicale dell'etichetta. I suoi arrangiamenti, la sua creatività e la sua tecnica di studio ne fanno uno degli uomini chiave della musica statunitense. Molti sono gli artisti in debito con l'intuito e la genialità di Arif, a partire da Aretha Franklin fino ai Bee Gees che devono a lui l'evoluzione stilistica che li rilancia alla metà degli anni Settanta. Se le sue capacità in studio sono fuori dal comune anche il suo fiuto non scherza. Tra gli artisti da lui scoperti figurano l'Average White Band, Bette Midler e Roberta Flack. Negli anni Sessanta e Settanta cura la produzione di oltre cento album di successo e un numero incalcolabile di singoli che fanno conoscere al mondo o rilanciano personaggi come Herbie Mann, Laura Nyro, gli Young Rascals, Stephen Stills, Wilson Pickett, Cher, King Curtis, John Prine e Dough Sahm. Con l’arrivo degli anni Ottanta riduce molto la sua attività. Si sente un po’ spaesato di fronte alla crescita d’importanza delle tecnologie disgiunte dalle capacità artistiche degli interpreti. Non polemizza ma si tira da parte, pur senza rinunciare, di tanto in tanto, alla cura di qualche produzione. Tra i beneficiati dai suoi sporadici ritorni in veste di produttore ci sono i Culture Club, gli Scritti Politti, David Bowie e la sua antica scoperta Bette Midler. In tempi più recenti c’è la sua mano anche nell’improvviso successo di Norah Jones. Muore a New York il 25 giugno 2006.
14 marzo, 2023
14 marzo 1979 - Nicoletta Romanoff, la bionda discendente degli Zar
Il 14 marzo 1979 nasce a Roma Nicoletta Consolo, figlia di un uomo politico e destinata a fare carriera nel mondo del cinema. Quando decide di darsi un nome d’arte lo prende in prestito dalla madre, la Principessa Natalia Nikolaevna Romanova, la maggiore delle tre figlie nate dall’unione del Principe Nikolai Romanovich Romanov con la contessa Sveva della Gherardesca. È una discendenza nobiliare importante, la sua, visto che ha origine dalla famiglia degli ultimi Zar di Russia. Nasce così Nicoletta Romanoff. Con questo nome la bionda ragazza diplomatasi a pieni voti alla Marymount International School nel 1997 e trasferitasi a Parigi per studiare Storia dell’Arte inizia a lavorare come modella presso la prestigiosa agenzia Ford Models Paris. Sposatasi giovanissima quando nel 2003, a soli ventitrè anni, fa il suo esordio sul grande schermo nel film "Ricordati di me" di Gabriele Muccino è già madre di due marmocchi, Francesco e Gabriele. La sua interpretazione della bella Valentina, la provocante lolita decisa a tutto pur di diventare una valletta di successo, le vale numerosi consensi da pubblico e critica oltre ad alcuni prestigiosi premi e riconoscimenti. Nello stesso anno gira, sempre con Muccino, il cortometraggio pubblicitario "Affinità elettive" e nel 2004 è la complicata Angela nella miniserie tv "Un anno a primavera". Dopo un anno di pausa nel 2006 torna davanti alla macchina da presa per interpretare il ruolo di Stefania, la protagonista del film "Cardiofitness" diretto da Fabio Tagliavia e uscito nelle sale nel giugno del 2007. Nel mese di febbraio dello stesso anno appare in televisione nel film "Il pirata – Marco Pantani" diretto da Claudio Bonivento interpretando il difficile ruolo di Christine, la donna con la quale Marco Pantani vive una travagliata e intensa storia d’amore.
13 marzo, 2023
13 marzo 1971 - Gli Allman al Fillmore East
12 marzo, 2023
12 marzo 1896 - Jesse Fuller, The Lone Cat
Il 12 marzo 1896 nasce a Jonesboro, in Georgia Jesse Fuller, detto The Lone Cat, il gatto solitario, considerato uno deigli ultimi grandi interpreti vagabondi della musica nera. Canta accompagnandosi con la chitarra a dodici corde, l’armonica, il kazoo, la grancassa, i piatti e uno strumento di propria invenzione, il fotdella (una specie di basso a sei corde azionato da un piede). La sua carriera inizia intorno all'età di dieci anni quando, già a suo agio con l'armonica e la chitarra, si esibisce nelle feste contadine e nei balli dei fine settimana. Nel 1918 si trasferisce a Cincinnati e da lì inizia a girare per gli stati del nord e in Canada con lo spettacolo itinerante dell'Hagenbeck Wallace Circus. Nel 1922 si stabilisce a Los Angeles e due anni dopo partecipa a due film di Raoul Walsh: “Il ladro di Baghdad” con Douglas Fairbanks e “All'ombra delle pagode" con Pola Negri. Un po' stanco delle regole dello star system decide di mollare tutto e tornare sulla strada. Per sbarcare il lunario fa il venditore di hot dogs davanti l'uscita della United Artists a Hollywood, lavora in una piantagione di cotone a Bakersfield, per la Southern Pacific Railroad e presso alcuni cantieri navali in California. Per raggranellare qualche soldo in più accetta di partecipare a un paio di film. Cambia idea alla fine degli anni Quaranta quando incontra Leadbelly che lo convince a esibirsi nei club di Hollywood. Negli anni Cinquanta partecipa a varie trasmissioni televisive a San Francisco e a Los Angeles e registra i suoi primi dischi per la Cavalier , Arhoolie nel 1955 e Good Time Jazz nel 1958. Nel suo repertorio ci sono oltre ai blues, vecchie ballate e brani di boogie-woogie. Nel 1959 è l'invitato d'onore ai festival di Berkeley e di Monterey. Nel 1968 viene girato un film interamente su di lui intitolato “Jesse Lone Cat Fuller”. Muore a Oakland, in California, il 29 gennaio 1976.
11 marzo, 2023
11 marzo 1929 - Dusty Brown, dal taxi al blues
L'11 marzo 1929 nasce a Tralake, nel Mississippi il bluesman Dusty Brown. Fin da piccolo impara a cantare e suonare l'armonica. Per molto tempo la musica resta solo un'attività marginale nella sua vita visto che deve guadagnarsi da vivere con ogni tipo di lavoro. Nel 1946 si trasferisce a Chicago ma la sua vita non cambia visto. Fa il conducente di taxi e si esibisce dove può finché non riesce a ottenere una vera scrittura dalle orchestre di Muddy Waters e di Little Walter. Lascia i taxi e si dedica a tempo pieno alla musica. Nel 1953 forma una propria orchestra con la quale si esibisce in locali prestigiosi di Chicago come il Lover's Lounge e il Casbah Lounge Nel 1966 decide di chiudere con la musica ma non ci riesce. Più volte torna sul palco accettando di esibirsi nel 1966 al Curley's, nel 1968 allo Y'alls Club e nel 1969 al Kansas City Red's. Nel 1970 riprende a tempo pieno al fianco di Eddie Taylor e Carey Bell. Seguiranno nuovi annunci di ritiro e nuovi rientri.
10 marzo, 2023
10 marzo 1977 – Il giubileo dei Sex Pistols
Il 10 marzo 1977, quando mancano due mesi all’inizio dei festeggiamenti per il giubileo della regina Elisabetta II, i Sex Pistols scelgono di dare appuntamento ai giornalisti di fronte a Buckingham Palace per la firma di un nuovo contratto discografico con la A&M. Dopo essere stati cacciati in malo modo ma con una cospicua somma di buonuscita gli oltraggiosi alfieri del punk hanno finalmente trovato una nuova casa discografica. La formazione non è più quella originale perché il bassista Glen Matlock è stato allontanato dai compagni che l’hanno sostituito con Sid Vicious, un bassista “inventato” proveniente dai Flowers Of Romance con all’attivo anche un’esperienza come batterista dei Siouxsie & The Banshees. I ragazzi e il loro manager Malcom McLaren ricevono su un tavolo apparecchiato per l’occasione nella piazza che fronteggia il palazzo reale i complimenti dei loro nuovi discografici accompagnati da cinquantamila sterline d'acconto per la pubblicazione del loro primo singolo targato A&M. Si intitola God save the Queen e vuole essere un ironico e dissacrante contributo ai festeggiamenti per il giubileo della regina Elisabetta II. L’uscita del disco non va via liscia. La rivisitazione parodistica e apocalittica dell’inno nazionale viene accolta come un oltraggio grave all’immagine del paese. Iniziano così le pressioni perché esso venga ritirato. A dar fuoco alle polveri è un gruppo di musicisti guidato da Rick Wakeman, il tastierista leader degli Yes, che prende apertamente posizione contro il brano. L’iniziativa censoria arriva anche in parlamento dove il deputato conservatore Marcus Lipton, incurante del ridicolo, chiede addirittura lo scioglimento della band. La mobilitazione spaventa la A&M che a soli sei giorni dalla firma rescinde in tutta fretta il contratto con la band risarcendola con venticinquemila sterline. Il sasso è, però, lanciato. Incurante delle pressioni la Virgin pubblica, in tutta fretta, God save the Queen che ottiene uno straordinario successo di vendite. I Sex Pistols sono ormai divenuti, loro malgrado, un simbolo. Gli anatemi dei benpensanti apriranno la strada alla violenza dei gruppi di estrema destra. Poco tempo dopo, infatti, gli squadristi del National Front accoltelleranno Johnny Rotten e feriranno alla testa Paul Cook. Entrambi sopravviveranno, ma la band, incapace di reggere il ruolo di emblema, non durerà a lungo.
09 marzo, 2023
9 marzo 1945 – Robin Trower, la chitarra blues dei Procol Harum
Il 9 marzo 1945 nasce a Catford, in Gran Bretagna, il chitarrista Robin Trower. Non ha ancora diciassette anni quando, con il tastierista Gary Brooker, il batterista Barry J. Wilson e il bassista Chris Copping forma i Raiders, poi ribattezzati Paramounts, il gruppo definito dai Rolling Stones come «la miglior band inglese di rhythm and blues». Nonostante la stima dell'ambiente musicale britannico i Paramounts non riescono, però, a ottenere il successo commerciale sperato con vari singoli tra i quali Bad blood, censurata dalla BBC. Nonostante tutto la passione di Trower non basta a mantenere in vita l’esperienza dei Paramounts che, nel 1966, decidono di prendersi un anno di riflessione. L’anno successivo da una costola del gruppo nascono i Procol Harum, una band dal sound impostato principalmente sull'organo di Brooker, ma che si avvale della chitarra blues di Trower per dare corpo all’insieme. Quando nel 1971 lascia i Procol Harum perchè non condivide la svolta progressiva del gruppo Robin Trower forma i Jude insieme a Jim Dewar l'ex bassista degli Stone The Crows, al batterista Clive Bunker già dei Jethro Tull e al cantante Frankie Miller. L’esperienza ha però una vita breve tanto che i quattro si separano senza riuscire a pubblicare nemmeno un disco. Il fallimento dei Jude convince Trower a continuare come solista, facendosi accompagnare da Dewar e dal batterista Reg Isidore, con i quali pubblica gli album Twice removed from yesterday e Bridge of sighs, entrambi prodotti da Matthew Fisher, un altro ex Procol Harum . In questi dischi, Robin, ben sostenuto da un solido tappeto ritmico attira l'interesse del pubblico e della critica con il suo blues acido, frutto di una tecnica dichiaratamente ispirata al suo idolo Jimi Hendrix. Dopo aver sostituito nel 1974 Isidore con Bill Lordan, l'ex batterista degli Sly & The Family Stone, pubblica, sempre con la produzione di Fisher, l'album For earth below con il quale sfonda anche negli Stati Uniti. Il successo, però, sembra intorpidire la sua creatività e le incisioni successive peccano di eccessiva ripetitività negli schemi musicali che, se da una parte contribuiscono a consolidare il suo personaggio, dall'altra allontanano i fans della prima ora. Incurante delle critiche continuerà per la sua strada anche negli anni Ottanta. Nel 1991 accetterà di partecipare alla riunione dei Procol Harum promossa da Gary Brooker.
08 marzo, 2023
8 marzo 1989 – Una Squillo a San Vittore
L'8 marzo 1989 Jo Squillo, una delle interpreti più discusse e contraddittorie della scena musicale italiana degli anni Ottanta, si esibisce nella sezione femminile del carcere di S. Vittore di Milano. Sembra quasi un ritorno al passato per Giovanna Coletti (questo è il suo vero nome), l'ex leader delle Kandeggina Gang, il gruppo punk femminile nato all'interno del Centro Autogestito S. Marta di Milano che scandalizzava i benpensanti con i testi delle canzoni e con atteggiamenti provocatori. Memorabile resta il loro concerto in piazza del Duomo l'8 marzo 1980 nel corso del quale rivendicano la distribuzione di tampax gratis lanciandoli macchiati di rosso sugli spettatori. Il gruppo pubblica per l’etichetta Cramps il 45 giri su vinile colorato Sono cattiva/Orrore. Nel giugno 1980 Jo Squillo è capolista del Partito Rock nato sempre nel centro autogestito S. Marta che si presenta alle elezioni comunali e nello stesso anno partecipa in Germania al grande raduno di Francoforte Rock contro il Razzismo. Dopo lo scioglimento della band continua da sola. Il suo primo lavoro in proprio è il singolo Skizzo skizzo in cui è accompagnata dai Kaos Rock, un altro gruppo cult del punk milanese di quel periodo. La consacrazione definitiva come solista arriva con l'album Girl senza paura che le vale il premio come miglior rivelazione femminile dell'anno. L'anno dopo la sua popolarità s'allarga a vari paesi europei, soprattutto Francia e in Germania. Proprio in quest'ultimo paese la critica e il pubblico le tributano un trionfale successo tanto che un diffusissimo magazine come "Stern" le dedica addirittura la copertina. Nel maggio del 1982 realizza Africa, dedicato a Nelson Mandela. In molti pensano che il disco preluda a una svolta professionale in una direzione più impegnata e riflessiva, ma, smentendo tutti, la ragazza qualche mese dopo con la pubblicazione del singolo Avventurieri inizia a percorrere una strada più commerciale anticipando l'album Bizarre del 1984, fortunato dal punto di vista del successo di vendita, ma destinato a segnare una frattura con i suoi e soprattutto le sue fans della prima ora. Quella commerciale non è, però, una scelta definitiva. Tre anni dopo, infatti, pubblica a sorpresa un lavoro ispirato ai "Carmina Burana" che fa da preludio all'album Terra magica del 1988, esplicitamente dedicato al suo amico Demetrio Stratos, cantante degli Area e sperimentatore di azzardate tecniche vocali. Il concerto dell'8 marzo 1989 a San Vittore e una presenza alla manifestazione nazionale per la salvaguardia dell'Amazzonia sembrano confermare il recupero della parte più alternativa e originale della sua personalità. Sulla stessa linea è anche la pubblicazione dell'album Tracce 80/90 che raccoglie alcune tra le sue più importanti tappe musicali. Sarà soltanto una fiammata. Jo Squillo finirà per privilegiare la ricerca del successo commerciale nel mondo variegato dello spettacolo lasciando sempre più sullo sfondo l'immagine dell'alternativa e provocatoria ragazzaccia del centro autogestito S. Marta.
07 marzo, 2023
7 marzo 1967 – Il sax alto di Willie Smith
Il 7 marzo 1967 muore di cancro a Los Angeles, in California, il cinquantaseienne Willie Smith, all’anagrafe William McLeish Smith, considerato, insieme a Johnny Hodges e Benny Carter, uno dei tre grandi specialisti di sax alto degli anni Trenta. Nato a Charleston, nel South Carolina, inizia gli studi musicali suonando il clarinetto e a quattordici anni suona già in pubblico accompagnato al pianoforte dalla sorella. Non pensa che la musica possa diventare la sua professione per cui frequenta, con buon profitto, il Case Technical College e successivamente la Fisk University di Nashville dove completa gli studi di chimica. Nel tempo libero il suo unico hobby è il jazz e durante le vacanze estive del 1927 percorre il New Jersey con il quartetto di Beaty Conner. Il primo ad accorgersi delle sue qualità è Jimmy Lunceford che lo corteggia a lungo e nel 1929, quando finisce l'università, lo scrittura per la sua orchestra. Willie resterà con lui fino all'estate del 1942 quando passa alla band di Charlie Spivack. Chiusa la parentesi bellica, si unisce ad Harry James nella cui formazione suona fino al marzo del 1951, salvo una breve parentesi nella primavera del 1947. Richiesto da quasi tutti i protagonisti della scena jazz di quel periodo, si lascia tentare da sempre nuove esperienze. Nell'inverno del 1951 è con la grande orchestra di Ellington, poi passa alla formazione di Billy May. Agli inizi del 1953 viene scritturato da Norman Granz che lo inserisce nel Jazz At The Philarmonic portandolo in tournée in Europa. Varie esperienze con Benny Goodman, Gene Krupa e il solito Billy May, precedono il tentativo di mettersi in proprio con una formazione a suo nome che si esibisce all’Oasis Club di Los Angeles. Nella primavera del 1954 torna con Harry James. Questa volta ci rimane fino all’estate del 1963, pur non disprezzando estemporanee esibizioni con il suo amico Billy May e con varie band della West Coast. Quando sul suo fisico si fanno sentire i primi segnali del cancro sparisce dalla scena per circa un anno e ricompare a Los Angeles nell’orchestra di Johnny Catron nell’autunno del 1964. Nel 1965 è a Las Vegas con Johnny Rivers, anche se preferisce dedicarsi maggiormente al lavoro in studio, decisamente meno stancante delle tournée. Continuerà a suonare fino alla morte. L'ultimo suo concerto è del 1966 nella big band di Charlie Barnet. Pochi mesi dopo il cancro lo uccide.
06 marzo, 2023
6 marzo 1893 - Furry Lewis, il blues ai confini del folk
Il 6 marzo 1893 nasce a Greenwood, nel Mississippi Furry Lewis, all'anagrafe Walter Lewis, uno dei bluesman più popolari degli anni Venti e Trenta. Riscoperto da Samuel Charters nel 1959, Furry Lewis rappresenta nel filone del blues una componente pittoresca capace di una comunicazione viva e spontanea. Il repertorio molto vario spazia dal blues vero e proprio fino al folclore, sostenuto da una tecnica di accompagnamento alla chitarra singolare e molto espressiva. Nel 1899 si stabilisce a Memphis nel Tennessee dove ottiene i suoi primi successi. In seguito se ne va a Chicago per incontrare il suo amico Arthur Petties e nel 1913 è già alla testa di una piccola orchestra che si esibisce per le vie di Memphis, dnelle feste e nei club più aperti verso il blues come il Pee Wee's, il Big Grundy's o il Cham Fields. Nel 1916 a causa di un incidente subisce l'amputazione della gamba sinistra, l’infermità non gli impedisce di continuare a esibirsi in pubblico. Suona in un medicine show e poi con Gus Cannon e Jim Jackson, dei quali diviene amico e collaboratore. Negli anni Trenta registra molto materiale per la Vocalion e la Victor scomparendo poi dalla circolazione per molti anni. Recuperato nel 1959 da Samuel Charters, riprende l’attività ottenendo nuovi consensi. Muore a Memphis il 14 settembre 1981.
05 marzo, 2023
5 marzo 1886 - Carl Davis, il mezzadro della musica statunitense
Il 5 marzo 1886 nasce a Rison, in Arkansas Carl Davis, uno dei personaggi chiave della musica statunitense del Novecento. Figlio di mezzadri, Carl lavora la terra con la famiglia e si trastulla con una chitarra recuperata chissà dove. Il lavoro dei campi è duro e il ragazzo quando compie diciotto anni comincia a pensare di lasciare il paese natìo per cercare fortuna. Il suo stile non è eccezionale, visto che ha imparato da solo a tirar fuori suoni dalla chitarra, ma la voglia di cambiare vita è più forte delle preoccupazioni. Intorno al 1905, si stabilisce a Shreveport in Louisiana dove si dà da fare a sbarcare il lunario in vari gruppi locali. Alla fine fa coppia fissa con Charles Chicken Jackson, un suonatore di washboard e di jug molto popolare in quel periodo. Per aumentare le possibilità di trovare lavoro comincia anche a strimpellare il pianoforte perché nella vita non si sa mai… Dopo qualche anno passato a girare per locali più o meno accoglienti si trasferisce a New Orleans e trova un posto quasi fisso nell'orchestra di Oscar Papa Celestin, un'altra leggenda del periodo. L’idea di un posto fisso, però, non lo affascina per niente. Intorno alla metà degli anni Venti inizia a girovagare per gli States in compagnie di spettacoli viaggianti. Dopo essersi esibito a fianco del cantante Hattie Burleson, incontra Texas Alexander con il quale entra per la prima volta in sala di registrazione nel mese di novembre del 1929. Deciso a non dipendere più da nessuno forma la Dallas Jamboree Jug Band, un'orchestra destinata a ottenere un buon successo per tutti gli anni Trenta e della quale restano varie testimonianze grazie alle registrazioni effettuate a partire dal 1935 per la Vocalion. All'inizio degli anni Quaranta abbandona la baracca ed entra nella formazione di Fat Head Williams, con la quale si esibisce nel circuito dei club dell'Illinois. Non concepisce la musica come un elemento statico della vita e, d’altra parte, comincia a essere stanco di vagabondare. Detto e fatto. Nel 1949 chiude per sempre con l'attività musicale perché non si diverte più.
04 marzo, 2023
4 marzo 1937 – Freddy Fender, il messicano del rockabilly
Il 4 marzo 1937 nasce a San Benito, nel Texas, il piccolo Baldemar Huerta, figlio di una coppia di immigrati messicani e futuro interprete di rockabilly con il nome d'arte di Freddy Fender. Fin dai primi anni si accorge di non essere nato dalla parte giusta. I suoi genitori faticano a tirare avanti e la miseria è una compagnia abituale per tutta la comunità messicana. Più diventa grande e meno gli piace quella vita. Ai suoi coetanei che lo prendono in giro, lui risponde stizzito «Io non sono messicano, ma americano come voi» e per dimostrarlo si arruola in marina a soli sedici anni. La divisa lo fa sentire finalmente integrato e per tre anni le navi sono il suo piccolo e protetto mondo. Quando, nel 1956, viene congedato si ritrova alle prese con il solito problema: vivere. Trova un posto da operaio e s'impegna a mettere a frutto la sua passione per la musica. Di giorno lavora e la sera canta nei bar e nei club. Il genere? Rock and roll o, meglio, il rockabilly, la versione più bianca possibile di quella musica un po' troppo da neri. Piano piano la sua popolarità si diffonde, tanto che, con un po' di spirito d'adattamento, può lasciare il lavoro e dedicarsi alla musica a tempo pieno. Pubblica anche qualche disco con piccole etichette indipendenti alternando la lingua inglese all'idioma ispanico. In questo periodo comincia anche a utilizzare, per le versioni in inglese dei suoi brani, il nome d'arte di Freddy Fender, sicuramente più americano di quello che gli hanno dato i suoi genitori. Un po' ingenuo, si fa spesso abbindolare da personaggi senza scrupoli che approfittano della sua voglia di emergere. Nel 1959 finisce in carcere a Baton Rouge, in Louisiana, vittima sacrificale di una sporca storia di soldi e droga. Nel 1963, quando torna libero, il mondo è cambiato. C'è stata la rivoluzione del beat che ha travolto anche il suo genere. Lasciati sul tavolaccio della cella i sogni di gloria riprende a suonare nel circuito dei locali notturni. A sorpresa, però, il destino si ricorda di lui nel 1975, quando il suo singolo Before the next teardrop falls arriva addirittura al vertice della classifica dei dischi più venduti negli Stati Uniti. Sull'onda dell'improvvisa popolarità le sue vecchie incisioni vengono ripubblicate in tutta fretta. Questa volta però Freddy non si fa incantare dai lustrini e dagli applausi. Non è più tempo di sogni. Sa che il successo può finire per cui pubblica un disco ogni tanto e cerca di far durare più a lungo possibile la sua carriera. Muore il 15 ottobre 2006.
03 marzo, 2023
3 marzo 1973 – The dark side of the moon
Il 3 marzo 1973 i Pink Floyd convocano i giornalisti al Planetario di Londra. Le ragioni di questa improvvisa conferenza stampa non sono chiare. Da un anno la band è in silenzio, se si eccettua la pubblicazione di Obscured by clouds, la colonna sonora del film "La vallée". Non sono pochi quelli che pensano all'annuncio dello scioglimento del gruppo. L'ovattata sala del planetario diventa, invece, l'insolito teatro per la presentazione di un album autoprodotto destinato a restare nella storia: The dark side of the moon. Fin dalle prime note i giornalisti che hanno aderito all'invito del gruppo capiscono di trovarsi di fronte a un lavoro che unisce alla semplicità una sorprendente forza espressiva. I Pink Floyd hanno lavorato un anno per ottenere quel risultato, utilizzando in modo decisamente innovativo le più sofisticate tecnologie disponibili in sala d'incisione. È uno sfoggio di musicalità e sapienza tecnica che non ha precedenti nella storia del rock britannico. Il compito di illustrarne il senso spetta a Rick Wright. Il tastierista spiega che il disco è nato da un'idea di Roger Waters: «Ci siamo seduti in sala prove e Roger ci ha parlato della sua idea di dare un suono a tutto ciò che porta la gente alla pazzia. Su questa idea abbiamo lavorato per mesi e il risultato è quello che avete appena ascoltato…». Da sempre attratta dal rapporto tra musica e arti visive, la band prepara con cura anche il tour di presentazione dell'album. Per l'appuntamento all'Earls Court di Londra, nel maggio successivo, i Pink Floyd mettono a punto uno spettacolo ricco di fantasmagoriche allegorie con effetti speciali strabilianti tra i quali spiccano un gong fiammeggiante, una strana e inquietante creatura che lancia raggi laser dagli occhi e un aereo che, sbucato dal fondo della platea, va a schiantarsi sul palco in un'esplosione di suoni, luci e fumi. Lo straordinario baraccone che accompagna il tour rischia di far passare in secondo piano il valore dell'album che è davvero straordinario e destinato a non risentire del passare del tempo. The dark side of the moon si rivela un disco intergenerazionale che resterà nelle classifiche dei settimanali specializzati per oltre un decennio e finirà per diventare un imbarazzante precedente con il quale i Pink Floyd dovranno confrontarsi in tutti i lavori successivi. Da quel momento, infatti, la critica e il pubblico chiederanno alla band di mantenere un livello per molti versi insuperabile e non si accontenteranno facilmente di opere minori!
02 marzo, 2023
2 marzo 1974 – Il primo concerto dei Television di Tom Verlaine
Il piccolo Townhouse Theatre di New York il 2 marzo 1974 ospita il primo concerto di un gruppo sconosciuto. Sono i Television, una band formatasi attorno alla carismatica personalità di Tom Verlaine, all’anagrafe Thomas Miller. La loro storia inizia quando Verlaine, uno studente che frequenta senza grande profitto la scuola nel Delaware, forma, insieme al suo compagno di scuola Billy Ficca, batterista ancora acerbo, una band scolastica la cui carriera termina con la festa di fine anno. Nel 1968, non ancora diciannovenne, se ne va a New York insieme al suo amico Richard Myers, in arte Richard Hell. Qui inizia a frequentare gli ambienti degli artisti, lavorando per guadagnarsi da vivere. Nel 1971, con Hell e il ritrovato Ficca forma i Neon Boys, una band dalla vita breve che si scioglie alla fine dell'anno quando proprio Ficca se ne va a Boston per tentare la fortuna con un nuovo gruppo. Due anni dopo, però, le strade dei tre amici si incontrano di nuovo e li convincono a unire per l’ennesima volta le loro forze. Con l’aggiunta del chitarrista Richard Lloyd danno così vita ai Television. Mesi e mesi di prove precedono il concerto del 2 marzo 1974 nel piccolo Townhouse Theatre. L’esibizione vale loro una scrittura per una serie di concerti al CBGB's Club, il tempio del punk newyorkese, insieme ai Blondie e ad altri gruppi della new wave della città. Qui vengono notati da Richard Williams, un discografico della Island che procura loro un provino con Brian Eno conclusosi senza alcun risultato. Nell'aprile del 1975 Hell, accusato di non essere all'altezza degli altri, lascia la band e venne sostituito dal bassista Fred Smith. Con la nuova formazione i Television pubblicano il loro primo singolo Little Johnny jewel. Il successo arriva però nel febbraio 1977 quando realizzano, sotto le attente cure di Andy Johns, già produttore di Goat's head soup dei Rolling Stones, l’album Marquee moon. Verlaine, impaurito dall’idea di restare prigioniero di uno stereotipo, partecipa alla registrazione dell'album Horses di Patti Smith prima di riunirsi alla band per realizzare il secondo album Adventure. L’esperienza di gruppo gli va, però, ormai stretta e nel 1978 decide di chiudere la storia dei Television. Si sposa con Patti Smith, ma il matrimonio durerà lo spazio di un respiro. Dopo varie esperienze solistiche riunirà nel 1992 i suoi vecchi compagni per registrare Television senza ritrovare più lo smalto dei giorni del debutto.
01 marzo, 2023
1° marzo 1949 - Louis Armstrong, The King of Zulus
Il 1° marzo 1949 sulla testa di Louis Armstrong viene posta la corona d'argento di King of The Zulus. Fino a poche ore prima il riconoscimento non era scontato. Tutto inizia nell'inverno quando il grande Satchmo, che ormai suona senza problemi visto che ha uno stipendio fisso garantitogli da Joe Glaser, decide il grande ritorno a New Orleans. Vuole essere incoronato King of Zulus, un sogno che coltiva fin dalla sua fanciullezza passata nella città del delta. Il premio è nato nello Zulu Social Aid and Pleasure Club, un circolo fondato dalla popolazione nera di New Orleans con lo scopo esplicito di costruire solidarietà umana. Tutti i membri giurano di aiutarsi vicendevolmente ogni volta in cui le circostanze li facciano trovare in difficoltà. Tutta la povera gente della città del delta fa parte dell'Associazione umanitaria e l'investitura annuale del King è riservata a personalità ch si sono distinte nella realizzazione degli scopi societari e consiste nella posa sul capo di una corona d'argento, simbolo di generosità e senso dell'umanità verso il prossimo. Per Armstrong non tutto è scontato. La regola, infatti, prevede che quella corona non possa essere posta sul capo di una persona benestante e il buon Louis, malgrado un passato poverissimo, all'epoca non può non dirsi benestante. Nasce così una sorta di comitato di amici e sostenitori che, in virtù della storia del jazzista, ricorre chiedendo di derogare alla norma. Il Comitato Organizzatore accoglie il ricorso e in occasione del Carnevale della Città, il 1° marzo del 1949 Louis, l'antico fanciullo che vendeva carbone a Perdido Street si sente chiedere dal sindaco Chep Morrisson, secondo una formula quasi nuziale, se voglia accettare la corona di re degli Zulù e osservare fedelmente fino alla morte gli impegni di occuparsi dei "fratelli" bisognosi e più deboli. Satchmo, commosso, risponde si e a New Orleans inizia la festa.
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