A Manhattan il 31 maggio 2000 si spegne a settantasette anni Tito Puente, una delle leggende del mambo. Se lo chiamavano il "Re del Mambo", andava su tutte le furie. Non amava confusioni. Lui era "L'imperatore", mentre il Re era cubano e si chiamava Perez Prado. Figlio di emigrati portoricani, Tito Puente, all'anagrafe Ernesto Anthony Puente Jr., nasce il 20 aprile 1923 a New York in quel Barrio Latino di East Harlem, che negli anni Trenta è il crocevia di quasi tutti i fermenti sociali e culturali della gioventù latino-americana della città. Ragazzo prodigio di grande talento musicale e percussionista dagli evidenti colori africani, nella sua lunga carriera ha composto più di mezzo migliaio di brani vincendo quattro volte i prestigiosi Grammy Awards, gli Oscar della musica. «Rivendico il fatto di essere nato nel Barrio di New York dove si passava indifferentemente dal jazz alla musica latina. Per questo amo entrambi i generi senza distinzioni. Non è un caso che, quando me lo posso permettere, tengo i piedi in… due orchestre». Tutto il mondo oggi gli riconosce il merito di aver imposto le sue variazioni ritmiche al jazz orchestrale, anche se per molto tempo, nonostante le prestigiose collaborazioni con Dizzy Gillespie e tanti altri, l'impegno su questo fronte sembrava un po' la valvola di sfogo di un artista in declino. È avvenuto soprattutto nei primi anni Sessanta quando il mambo sembrava essere diventato un cimelio da museo, roba buona solo le nostalgie dei poveri latino-americani. Tito Puente con Celia Cruz, Xavier Cugat e Perez Prado è l'espressione più vera di una musicalità latina che non accetta di essere subalterna e che trova la sua sublimazione in un genere la cui componente africana è rivendicata già nel nome, Mambo, lo stesso del dio della guerra dei popoli caraibici. «Il Mambo è nato da una catena che si è spezzata, quella degli schiavi africani di Cuba, costretti a coltivare lo zucchero rimanendo legati per la caviglia con una grossa e fastidiosissima catena. Allora per far passare il tempo ballavano la rumba, muovendo molto le anche per limitare i movimenti dei piedi. Poi un giorno li slegarono e loro inventarono un ballo più sensuale, veloce ed agile: il Mambo» Così racconta la nascita di questa musica lo scrittore Oscar Hijuelos nel romanzo “I Mambo Kings suonano canzoni d’amore”. Chi può sapere quanto nella descrizione si mescolino realtà e fantasia? Un fatto è, però, certo: c’è qualcosa di magico e misterioso in questa danza che porta il nome di un dio e che fonde in modo armonioso ritmo e sensualità. Negli anni Quaranta Tito Puente assorbe la lezione del compositore e direttore d’orchestra cubano Arsenio Rodríguez, il primo che codifica le strutture ritmiche e armoniche del mambo e ne detta le regole sovrapponendo i ritmi sincopati del jazz orchestrale nordamericano e quelli afro-cubani della sua terra d’origine. Anticipando quanto avverrà in seguito anche con il rock and roll, in esso si incontrano tradizioni musicali molto diverse tra loro: quella nordamericana di derivazione anglosassone e quella caraibica, figlia dell’incontro tra la cultura africana degli schiavi, l’umore delle tradizioni locali e la struggente nostalgia delle melodie spagnole. In questa struttura vive, irrisolto e irrisolvibile, il fascino della contraddizione di una musica eseguita in tempo di 4/4, ma con una suddivisione talmente irregolare da essere ballata come se fosse un tempo di 3/4, ovvero con due movimenti semplici seguiti da un terzo molto marcato. La sua carica liberatoria di ritmo e sensualità non resta a lungo confinata nei quartieri dove si parla la lingua degli antichi conquistadores, ma, a partire dagli anni Cinquanta, si diffonde a macchia d’olio fino contagiare tutto il mondo. In quel periodo Tito Puente inizia a dividersi in due. Da un lato percorre fino in fondo la strada della celebrità commerciale con un'orchestra da sala che compete con quelle dei suoi amici e rivali Machito, Xavier Cugat o Perez Prado e dall'altro non perde occasione di ritrovarsi al Palladium di New York per suonare jazz fino a mattina con gruppi improvvisati. Gli sono compagni d'avventura, di volta in volta, personaggi come Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Woody Herman o Buddy Morrow, oltre a numerosissimi musicisti cubani e portoricani. E quando il mambo sembra declinare non si arrende. Continua a comporre brani e a suonare con piccole orchestre nelle feste di battesimo e nei matrimoni della comunità latina di New York. Si ritorna a parlare di lui quando Carlos Santana porta al successo due suoi brani, "Oye como va" e "Para los rumberos", realizzando una nuova sintesi tra il rock e le musiche del Caribe. È l'inizio della rinascita che, questa volta, sarà definitiva. Insignito di ben quattro lauree "ad honorem" da altrettante università, il 20 novembre 1997 vede il suo nome inserito nella Hall of Fame del Jazz accanto a quelli di Nat King Cole, Miles Davis, Ray Charles e Anita O'Day. La popolarità non lo sorprende più. «La mia è una generazione che ne ha viste tante da non stupirsi più di nulla». Probabilmente non la racconta giusta se è vero che, come raccontano, si commuove fino alle lacrime quando legge una dichiarazione di Lou Bega, alfiere dell'ennesima rinascita del mambo: «Le cose nel mondo non vanno bene e oggi c’è forse solo la musica latino-americana che riesce a far star meglio le persone. Sarà perché è moderna o perché ha dentro di sé una forza vera, che viene dalla realtà, ma quando l’ascolti non puoi impedirti di sentirti bene e iniziare a ballare!».
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
31 maggio, 2021
30 maggio, 2021
30 maggio 1962 - Calci, pugni e colpi di testa
I mondiali che si svolgono in Cile dal 30 maggio al 17 giugno 1962 restano nella storia del calcio, oltre che per la splendida vittoria del Brasile, per l’incontro tra i padroni di casa e l’Italia che, grazie all’arbitraggio incredibile dell’inglese Aston, diventa uno dei più violenti mai visti sui campi da gioco. Calci, pugni e provocazioni caratterizzano l’impostazione della partita da parte dei cileni, mentre l’arbitro tollera senza battere ciglio la spirale di violenza della squadra di casa e penalizza le reazioni degli azzurri con due espulsioni. L’italiano Maschio, insultato dall’inizio alla fine della partita come traditore per aver rinnegato le sue origini sudamericane, resta in campo per tutto l’incontro con il setto nasale fratturato.
29 maggio, 2021
29 maggio 1927 - Dick Hafer, un campione dell'ancia doppia
Il 29 maggio 1927 nasce a Wyomissing, in Pennsylvania, John Richard Hafer, più conosciuto come Dick Hafer sassofonista, flautista e gran suonatore di strumenti ad ancia Dopo aver studiato il clarinetto durante il liceo nel 1949 entra a far parte dell’orchestra di Charlie Barnet, con cui rimane fino al 1951, rientrandovi a più riprese per sedute d'incisione negli anni seguenti. Nel 1950 suona con Claude Thornhill. Dal 1951 al 1955 fa parte dell'orchestra di Woody Herman, con la quale viene in tournée in Europa nel 1954. Dalla metà degli anni Cinquanta lavora come session-man a New York, comparendo anche al fianco di Tex Beneke, Bobby Hackett, Nat Pierce, Larry Sonn per concerti e trasmissioni radio. Dal 1958 al 1960 lavora con Elliott Lawrence. Tra il 1962 e il 1963 fa parte dei gruppi di Charlie Mingus, con cui incide il famoso The Black Saint and the Sinner Lady. Negli anni Sessanta suona con Benny Goodman, Merv Griffin, Johnny Hartman. Particolarmente utilizzato nei contesti orchestrali, Hafer se la cava con sassofoni e clarinetti, flauto e soprattutto strumenti ad ancia doppia come l’oboe e il corno inglese. Muore il 15 dicembre 2012.
28 maggio, 2021
28 maggio 1939 - Wojciech Karolak dal sassofono all’organo
Il 28 maggio 1939 nasce a Varsavia il pianista e organista jazz Wojciech Karolak. Eclettico e versatile polistrumentista, dopo avere debuttato nel 1958 come sassofonista dedicarsi al pianoforte. Nel 1962 costituisce un trio col quale accompagna vari solisti di passaggio in Polonia e nel 1966 si trasferisce in Svezia dove soggiorna sino al 1972 dedicandosi alla musica leggera. In seguito visita vari paesi europei in qualità di organista e ha modo di suonare tra gli altri con Red Mitchell e Putte Wickman. Alla fine del 1972 si unisce ai Constellation di Michal Urbaniak e l'anno dopo riprende la via della Polonia per dare vita a un trio. Nel 1974 è di nuovo al fianco di Urbaniak, questa volta negli Stati Uniti e, tornato nuovamente in patria, diviene co-leader del gruppo Mainstream. Successivamente entra a far parte della Polish Radio Studio Jazz Orchestra.
27 maggio, 2021
27 maggio 1934 - Il primo mondiale di calcio in Italia
La seconda edizione dei mondiali di calcio si svolge in Italia dal 27 maggio al 10 giugno 1934. La squadra azzurra, padrona di casa, è allenata da Vittorio Pozzo. Per gli italiani, se si eccettua il 7 a 1 sugli Stati Uniti nella prima partita, il mondiale non è una passeggiata. La nuova formula dell’eliminazione diretta e la maggior qualità tecnica delle squadre partecipanti rende avvincente il torneo. La seconda partita dell’Italia, con la Spagna a Firenze, non si schioda dall’1 a 1 (gol di Ragueiro, pareggio di Orsi) neppure dopo i tempi supplementari. A norma di regolamento l’incontro viene ripetuto il giorno dopo. Questa volta un gol realizzato da Meazza nel primo tempo apre all’Italia le porte della semifinale con l’Austria. Un gol di Guaita nel primo tempo, difeso a fatica fino alla fine ci porta alla finale contro la Cecoslovacchia. La partita per il titolo sembra mettersi male al 71’ quando segna il cecoslovacco Puc. Ci pensa Orsi, a meno di dieci minuti dalla fine, a pareggiare i conti. Nel primo tempo supplementare Schiavio chiude la partita superando il portiere Planicka con un diagonale e crollando a terra svenuto dopo il gol.
26 maggio, 2021
26 maggio 2007 – Niente concerto a Roma per Barbra Streisand
Il 26 maggio 2007 Michael Cohl, promoter del tour mondiale di Barbra Streisand, annuncia che l’unica data italiana programmata a Roma il 15 giugno nello Stadio Flaminio, verrà cancellato dal calendario europeo a cause di ritardi nella produzione. «Abbiamo incontrato dei ritardi della produzione inaspettati, il che significa che non saremo in grado di partire il 15 giugno come originariamente pianificato» dichiarato Cohl. «Ci scusiamo profondamente con i fan di Roma e, ovviamente, daremo loro l’intero rimborso del biglietto, insieme all’opportunità di riservare un nuovo biglietto per un altro spettacolo, in un’altra città europea dello stesso tour di Barbra Streisand». Questa è la versione ufficiale ma non mancano voci sul fatto che il concerto sarebbe stato annullato a causa di una prevendita risultata molto al di sotto delle previsioni.
25 maggio, 2021
25 maggio 2002 – Quando i Sex Pistols tornarono per soldi
Per soldi, soltanto per un ricco gruzzolo di sonanti sterline, i Sex Pistols tornano sulle scene. All'inizio di febbraio, quando le prime voci della possibile reunion avevano cominciato a circolare con insistenza i fans avevano sperato sotto sotto in una boutade destinata a concludersi in nulla dopo il sonoro "no" di almeno uno dei componenti della band. Il 25 maggio 2002 la notizia viene invece confermata nel modo peggiore. L'occasione del "Giubileo della Regina", con la sua corte dei miracoli nutritissima di dinosauri del rock, ingloba così anche la storica punk band formata da John Lydon (alias Johnny Rotten), Steve Jones, Glen Matlok e Paul Cook. Alla riunione del gruppo, la seconda dopo quella, già per molti versi imbarazzante, del 1996, l'universo mediatico britannico, e non solo, assegna addirittura un ruolo di primo piano nella costruzione di un evento partito stancamente e proseguito con notevole fatica. Scandita da una pianificazione perfetta la macchina si mette in moto. Lunedì 27 maggio viene distribuito in tutti i negozi, per l'ennesima volta, il singolo della loro storica e devastante versione di God save the Queen, trasformata negli anni in un reperto patetico di una band incapace di interpretare con dignità il proprio mito. Attorno agli ex ragazzi terribili si sta muovendo, infatti, l'infernale macchina mediatica che cerca di costruire vari motivi destinati a caricare d'interesse il Giubileo della Regina britannica. Ripuliti dalla polvere i simboli di un'antica ribellione generazionale vengono così utilizzati come una sorta di contorno cromatico nelle celebrazioni ufficiali. Emblematico è il fatto che John Lydon, rimessosi l'antica maschera di Johnny Rotten, si trovi addirittura al primo posto delle classifiche britanniche delle celebrità, grazie alla percentuale di spazio dedicatogli dai media, in prima fila i fogli di un gruppo nazionalista come l'Express, e cioè il Daily Star, il Daily Express, il Sunday Express e OK!. C'erano una volta quattro ragazzi anarchici e irriverenti, capaci di ridicolizzare l'intera industria discografica britannica e di portare a termine "la più grande truffa del rock'n'roll", ma nel 2002 non ci sono più, anzi forse non sono mai esistiti.. Ogni dubbio sugli obiettivi dell'inutile reunion è stato dissolto dalle dichiarazioni dello stesso Rotten, rilanciate con grande enfasi dai giornali conservatori del Regno Unito. Noi anarchici, noi irriverenti? Tutto uno scherzo, anzi una "grande truffa". Erano altri tempi, eravamo giovani e spensierati… «È il nostro giubileo questo e io sono qui per ricordarvi cosa vuol dire essere britannici, questo é il nostro paese …», «Io mi occupo soltanto di incassare i soldi per i diritti d'autore, il resto non m'interessa…» e, come se non bastasse, «L'Union Jack è la nostra bandiera…». Parole pesanti, quelle di Rotten, vere e proprie pugnalate al cuore per chi ha creduto nella fiammata del punk, ma non finiscono qui. Alla sua sottile campagna demolitoria non poteva sfuggire la politica. Rinunciando anche all'uso intelligente dell'ironia e dello sberleffo lui, che vive stabilmente a Los Angeles si chiede cosa sia successo in Gran Bretagna e come mai la gente non abbia votato per i conservatori. Anzi, va più in là, dichiarando che «.. il socialismo é una barzelletta». Decisamente non poteva fare di più per conquistarsi la fiducia del grande circo mediatico del Giubileo. Il nostro, però, riesce a superare anche ogni più ottimistica previsione, abbracciando con convinzione, sia pur a modo suo, la causa della Regina. Sorprendendo anche i suoi interlocutori esprime un pubblico apprezzamento per la sovrana britannica («…lei va bene, é suo figlio Carlo che non mi piace e finché lo tengono lontano dal trono mi va benissimo»). Questo è ciò che resta dei Sex Pistols. Per chi ha amato, vissuto e sperato nell'impossibile fiammata musicale del punk cade un mito, ma non cambia la realtà.
24 maggio, 2021
24 maggio 2002 - Umberto Bindi, il capostipite
Il 24 maggio 2002 muore a Roma Umberto Bindi il capostipite universalmente riconosciuto della cosiddetta “Scuola genovese” dei cantautori. Nato nel 1933 a Genova, compie i suoi primi studi musicali presso il Conservatorio della città ligure. Nella seconda metà degli anni Cinquanta viene scoperto e scritturato da Alfredo Rossi della Ariston e nel 1958 partecipa per la prima volta come autore, al Festival di Sanremo con I trulli di Alberobello, un brano interpretato dal Duo Fasano e da Aurelio Fierro. Il successo arriva l’anno dopo quando Don Marino Barreto jr. interpreta Arrivederci, una canzone da lui scritta insieme a Giorgio Calabrese che scala rapidamente la classifica dei dischi più venduti. Tra le composizioni più significative della sua carriera ci sono brani come È vero, che segna il debutto di Mina al Festival di Sanremo e, soprattutto, Il mio mondo, il cui testo porta la firma di Gino Paoli e che viene direttamente interpretato dallo stesso Bindi. Proprio questa canzone arriva al primo posto della classifica britannica dei dischi più venduti nella versione di Cilla Black con il titolo di You're my world. Lo stesso brano riscuote poi un grande successo negli Stati Uniti anche nel 1977, quando torna fra i dischi più venduti d'America nell'interpretazione di Helen Reddy. Nel 1975 riceve il Premio Tenco come miglior artista italiano e nel 1985 Antonella Ruggiero, Loredana Berté, Sonia Braga, Celeste, Anna Identici, Fiorella Mannoia e Ornella Vanoni realizzano un album con le sue canzoni.
23 maggio, 2021
23 maggio 2008 - Dopo vent’anni torna Indiana Jones
Si intitola “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo” il film che segna il ritorno nelle sale cinematografiche dell’avventuroso archeologo interpretato da Harrison Ford. Diretto da Steven Spielberg, scritto e prodotto da George Lucas, esce nelle sale italiane il 23 maggio 2008. La storia, ambientata nel 1957 vede l’invecchiato Indiana Jones costretto a fronteggiare agenti dell'Unione Sovietica guidati dalla seducente Cate Blanchett alla ricerca di un teschio di cristallo. “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo” è il quarto capitolo cinematografico delle avventure del famoso archeologo, ma in realtà sarebbe il ventiseiesimo nel conteggio venissero presi in considerazione oltre ai film anche le produzioni televisive.
22 maggio, 2021
22 maggio 1950 - Bernie Taupin, l’alter ego di Elton John
Il 22 maggio 1950 ad Anwick, un villaggio vicino a Sleaford, nel Lincolnshire, in Inghilterra nasce Bernie Taupin. Figlio di una famiglia agiata, nel 1967 conosce Elton John e contribuisce in modo fondamentale al suo successo tra il 1970 ed il 1976 scrivendo i testi di quasi tutte le canzoni più importanti di quel periodo. Legati, oltre che sul piano artistico, anche sul piano sentimentale, i due artisti dopo aver iniziato a lavorare insieme, ottengono la loro prima scrittura dalla Dick James Music, una casa di edizioni musicali che li mette sotto contratto per sole dieci sterline alla settimana. Bernie, oltre a pubblicare come solista l'album Taupin nel 1971, l’anno dopo cura la produzione dell'album American gothic di David Ackles. La sua storia e il suo rapporto con Elton ispirano nel 1975 l'album Captain Fantastic dello stesso Elton John, da cui però si separa nella seconda metà degli anni Settanta. Dopo aver lavorato con vari artisti, tra i quali Alice Cooper, per il quale scrive i testi di From the inside, nel 1983 torna con Elton John, ricostruendo così una delle coppie più creative della storia del rock. Molti suoi testi sono stati raccolti e pubblicati in vari volumi nel corso degli anni. Nel 2004 scrive, con Courtney Love, la canzone Uncool, per l’album America's Sweetheart, che segna il debutto come solista della cantante. Nel 2006 vince un Golden Globe per i testi della canzone A Love That Will Never Grow Old inserita nel film “Brokeback Mountain”. Nel 2007 scrive dieci nuove canzoni autobiografiche per l’album di Elton John The Captain & the Kid in cui si parla della loro esperienza a partire dal trionfale sbarco in Usa nel 1970.
21 maggio, 2021
21 maggio 2004 - Nuova sede dell’Associazione Percento Musica
Il 21 maggio 2004 a Roma in Via dei Cessati Spiriti 89, a partire dalle 15,30 musicisti, pittori e vari artisti festeggiano l’inaugurazione della nuova sede dell’Associazione Percento Musica. Nata nel 2000 come un progetto didattico concepito, realizzato e gestito interamente da musicisti che si conoscono e suonano insieme da molti anni l’Associazione è divenuta una struttura di Promozione Sociale che opera nell’ambito della promozione di attività culturali, soprattutto nell’ambito della musica moderna. Con l’apertura della nuova sede, una struttura completamente autonoma, sita in una villa dei primi del Novecento immersa in un parco alberato. con aule ampie e insonorizzate, fa un ulteriore salto di qualità. Per la festa d'ianugurazione due aule con strumentazione vengono messe a disposizione di tutti coloro che vorranno cimentarsi in un’esibizione. Nell'arco della giornata poi si può assistere a brevi concerti degli insegnanti presenti: Vincenzo Mancuso, William Stravato, Nico Stufano, Claudia Arvati, Joy Garrison, Ramberto Ciammarughi, Massimo Carrano e tanti altri. Tra le altre iniziative ci sono anche due performance pittorico-musicali di Alexander Jakhnagiev e Pietro Mascetti.
20 maggio, 2021
20 maggio 1933 – Il sassofono baritono di Charles Davis
Il 20 maggio 1933 nasce a Goodman, nel Mississippi, Charles Davis, uno dei rari strumentisti di sassofono baritono della storia del jazz. Cresciuto a Chicago, nel 1952 suona musica da ballo e nel tempo libero è uno dei tanti musicisti che gravitano intorno ai progetti di Sun Ra. È proprio Pat Patrick, il sax baritono di quell'orchestra, ad avviarlo all'uso specifico del suo strumento. Nel 1954 debutta con il gruppo di Jack McDuff passando poi all'orchestra di Al Smith che schiera come cantante Billie Holiday. Negli anni seguenti torna con Sun Ra e poi lavora con la band di Dinah Washington. A partire dall'estate del 1959 fino a quasi tutto il 1960 suona col trombettista Kenny Dorham e successivamente si trasferisce a New York, dove lavora con musicisti di stili anche molto diversi, come Illinois Jacquet, Steve Lacy, Lionel Hampton, Hank Crawford, John Coltrane e John Tchicai. Tra il 1965 e il 1966 forma e dirige un proprio quintetto. Nello stesso periodo collabora anche con la Jazz Composers Guild che diventa poi Jazz Composers Orchestra.. Nella sua carriera suona con quasi tutti i grandi protagonisti della jazz della seconda metà del Novecento. Muore il 15 luglio 2016.
19 maggio, 2021
19 maggio 1956 - La prima pietra dell’Autostrada del Sole
Il 19 maggio 1956, nel cantiere aperto a San Donato Milanese, viene posta la prima pietra della costruzione dell’Autostrada del Sole. L’evento viene così raccontato dal Corriere della Sera: «L’atto di nascita dell’Autostrada del Sole ha avuto ieri nelle campagne di San Donato Milanese una consacrazione solenne. Quella che in meno di otto anni sarà l’arteria modernissima di grande e celere comunicazione fra Nord e Sud, attraverso l’Appennino, non era ieri, sul terreno, rappresentata soltanto dal cippo d’origine nel quale Giovanni Gronchi avrebbe murato la pergamena commemorativa, benedetta dall’arcivescovo e firmata da uno stuolo di alte personalità di Governo. A un allestimento tra scenografico e simbolico era affidato l’ufficio di rendere quasi tangibile in sintesi sul luogo della cerimonia la futura strada, o almeno l’idea di essa, la sua fisionomia, il percorso persino. Lungo un centinaio di metri di una doppia pista che davanti al cippo appariva prendere avvio in direzione del Mezzogiorno, non costruita, solo raffigurata con sabbia, bordi bianchi e spartitraffico erbosi, erano dislocati gran cartelli con le insegne di Bologna, Firenze, Roma, Napoli: le tappe, cioè, dei 738 chilometri che da Milano porteranno alla meta. Alto più di due metri, bianco, il cippo inaugurale con la sua iscrizione latina si erge all’altezza del chilometro 6,136 da Milano, fra la via Emilia e la ferrovia. L’abitato più vicino è la cascina Bagnola, in comune di San Donato. Su una tribuna presso il cippo, in attesa del Capo dello Stato erano convenute le autorità con l’arcivescovo mons. Montini. Giovanni Gronchi è giunto col ministro dei Trasporti on. Angelini alle 17.20. Un reparto del 27° Artiglieria ha reso gli onori militari, mentre l’inno di Mameli squillava dagli ottoni della banda dei carabinieri».
18 maggio, 2021
18 maggio 1957 – Celentano e Mina al Festival del Rock and roll di Milano
Il 18 maggio 1957 l’esibizione di Adriano Celentano al Festival del Rock and roll di Milano scatena il finimondo. Adriano sale sul palco in maglietta rossa e blue jeans insieme ai Rocky Boys, la sua band di fresca creazione. Bastano poche note per far esplodere gli oltre diecimila spettatori stipati come sardine nel Palazzo del Ghiaccio. Il risultato è sconvolgente con sedie divelte, ragazzine che urlano, mentre un centinaio di ragazzi rimasti fuori si scontra con la polizia. Nella stessa manifestazione trova la sua consacrazione anche Mina, soprannominata “La tigre di Cremona”. La ragazza fa letteralmente saltare il pubblico sulle sedie con una stralunata versione di Nessuno, un brano presentato poco tempo prima al Festival di Sanremo da Wilma De Angelis e Betty Curtis. È una canzone di stampo melodico che, nelle sue mani, viene letteralmente stravolta. Di fronte a un pubblico di giovani entusiasti, Mina spezza la melodia del brano, elimina i salti di tonalità, ne aumenta il ritmo disinteressandosi totalmente del testo le cui parole vengono sillabate in funzione ritmica raddoppiando le vocali e diminuendo le consonanti doppie a suo piacere.
17 maggio, 2021
17 maggio 1932 - Dave Izenzon, un cesellatore del contrabbasso
Il 17 maggio 1932 nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, il contrabbassista David Izenzon, detto Dave. Inizia a studiare il contrabbasso nel 1956, diplomandosi poi nel 1963, Più o meno nello stesso periodo suona in vari gruppi della sua zona. Nel 1958 ottiene la prima scrittura importante e si ritrova a suonare al fianco del noto pianista Dodo Marmarosa. Nel 1961 si trasferisce a New York. dove collabora con alcuni tra i migliori improvvisatori della nuova scena newyorkese come Bill Dixon, Archie Shepp, Paul Bley e Sonny Rollins. A partire dal 1962 inizia a collaborare con il sassofonista Ornette Coleman. Nel 1967 si mette in proprio dando vita a un quintetto che opera prevalentemente a New York. Nel 1968 viene chiamato a insegnare storia della musica al Bronx Community College, dove resta fino al 1971 pur non rinunciando a suonare con musicisti quali Jaki Byard e Perry Robinson. Nel 1972 riduce bruscamente la propria attività di musicista per dedicarsi al figlio, in condizioni precarie di salute dopo un grave incidente. Ritorna sulla scena musicale tra il 1977 e il 1978, collaborando e incidendo con il batterista Paul Motian, il vibrafonista Karl Berger e il sassofonista Charles Brackeen. Nel 1979 in seguito a vari problemi cardiaci decide, su consiglio dei medici, di ridurre l’attività e condurre una vita più riposata. L’8 ottobre, dalla finestra del proprio appartamento vede un malvivente asportare alcuni oggetti dalla sua macchina. Precipitatosi in strada all'inseguimento del ladro, crolla sul marciapiedi colto da infarto e muore in pochi istanti.
16 maggio, 2021
16 maggio 2007 - Nicolas Sarkozy è il nuovo presidente francese
Nicolas Sarkozy, il candidato gollista dell'UMP ("Union pour un Mouvement populaire") è il nuovo Presidente della Repubblica Francese. Favorito da tutti i sondaggi ottiene il 53,35% dei voti mentre la sua avversaria, la socialista Ségolène Royal si ferma al 46,65 % dei suffragi. Figlio di immigrati ungheresi il cinquantaduenne neopresidente è deputato dal 1977 e nel 1993 ha ottenuto per la prima volta l’incarico di ministro. Il 16 maggio 2007 si insedia nella carica che da dodici anni era stata ricoperta da Jacques Chirac.
15 maggio, 2021
15 maggio 1988 – Ligabue? Un giovane dj!
Il 15 maggio 1988 a Reggio Emilia si conclude la rassegna-concorso Terremoto Rock, riservata a cantanti e gruppi emergenti. La vittoria arride al ventottenne Luciano Ligabue, un dj radiofonico di Correggio abbastanza conosciuto in zona che si è presentato sul palco accompagnato dal gruppo degli Ora Zero. Il premio per il vincitore è costituito dalla possibilità di incidere un singolo. Per l’occasione Ligabue sceglie il suo brano Anime in plexiglass.
14 maggio, 2021
14 maggio 2004 - L’Art Ensemble of Chicago in tour ricordando Lester Bowie e Malachi Favors
Il 14 maggio 2004 parte da Roma un breve tour italiano del leggendario Art Ensemble of Chicago articolato su quattro concerti: il 14 maggio a Roma, il 15 e 16 a Milano e il 18 a Vicenza. Il tour era stato originariamente programmato per presentare al pubblico l'album Reunion e per un omaggio allo scomparso Lester Bowie. Dopo la scomparsa all’inizio del 2004 di Malachi Favors, lo storico bassista del gruppo, i compagni hanno cambiato il titolo del tour che ora porta il nome di “Tribute to Lester Bowie & Malachi Favors”. I concerti italiani diventano così l’occasione per gli appassionati di ascoltare dal vivo il giovane talento di Corey Wilkes, il trombettista che Roscoe Mitchell ha scelto per prendere il posto che fu di Lester Bowie nonché il nuovo bassista Jaribu Shahid, proveniente dai Note Factory, sostituto di Malachi. La formazione che si esibiace sui palchi italiani, oltre ai due citati e al leader Roscoe Mitchell, schiera il sassofonista Joseph Jarman e il percussionista Famoudou Don Moye, affiancato dagli strumenti percussivi africani di una guest star d’eccezione come Baba Sissoko.
13 maggio, 2021
13 maggio 1928 - Clara Jaione, la cantante dell’allegria
Il 13 maggio 1928 nasce a Roma la cantante Clara Jaione. Nel 1947 vince il concorso per voci nuove indetto dalla RAI. Vivace e spigliata, con la sua voce fresca e sbarazzina in breve tempo diventa una delle maggiori esponenti del cosiddetto “filone dell’allegria”. È il maestro Giulio Razzi il primo a intuire le sue qualità e a suggerire ad Armando Fragna, suo capo-orchestra, l’idea di affidarle canzoni orecchiabili, ricche di humor e doppi sensi al limite del surreale. Il suo primo successo è, nel 1948 I pompieri di Viggiù, cui seguono, tra gli altri I cadetti di Guascogna, Arrivano i nostri, Nanà del varietà e L’onorevole Bricolle. Tra il 1948 e il 1953 è una delle cantanti più amate e seguite dal pubblico radiofonico. Spesso ospite nelle trasmissioni di Paolo Limiti, è tornata in televisione il 17 ottobre 2008 partecipando alla trasmissione di Raiuno “I migliori anni”, condotta da Carlo Conti e il 26 febbraio 2009 per un'apparizione cantando I pompieri di Viggiù alla trasmissione di Raiuno "Affari tuoi". Muore a Roma il 6 ottobre 2011.
12 maggio, 2021
12 maggio 1935 – Nadia Liani, dal nuoto alla canzone
Il 12 maggio 1935, nasce a Parma la cantante Nadia Liani, registrata all’anagrafe con il nome di Nadia Aliani. Da giovanissima viene avviata allo sport dai genitori e partecipa a varie gare di nuoto affermandosi come una delle più promettenti nuotatrici della sua provincia. Parallelamente coltiva la passione per la musica studiando violino nel conservatorio della sua città e canticchiando in feste della zona. La svolta nella sua vita arriva nel 1959 quando Nadia, che lavora come modellista in una fabbrica di giocattoli, vince il concorso per voci nuove della RAI e partecipa con un buon successo al programma radiofonico “Giudicateli voi”, dedicato ai nuovi talenti. Con la sua voce calda e sensuale l'anno dopo continua a esibirsi ai microfoni della radio prima con l'orchestra di Carlo Esposito e poi con quella di Cinico Angelini. Nel 1961 partecipa al Festival di Sanremo in coppia con Jolanda Roaain cantando Una goccia di cielo, un brano che viene bocciato dalle giurie. Fra le sue interpretazioni sono da ricordare Mes mains, Febbre di musica e Parle-moi d'amour.
11 maggio, 2021
11 maggio 1926 - Beryl Bryden, la stella del jazz tradizionale britannico
L’11 maggio 1926 nasce a Norwich, in Inghilterra la cantante Beryl Bryden. Dopo aver cominciato giovanissima a cantare in vari gruppi jazz della sua zona nel 1945 si trasferisce a Londra. Qui diventa una delle interpreti più richieste e canta con una lunga serie di gruppi di jazz tradizionale compresi i celebrati Dixielanders di George Webb. Nei primi anni Cinquanta si esibisce a lungo a Parigi, dove ha partecipa anche a uno dei famosi concerti che Lionel Hampton tiene all'Olimpia. Canta poi in Germania, in Olanda e in altri paesi europei, con l'orchestra di Fatty George. Si esibisce in moltissimi rogrammi radiofonici e televisivi e dai primi anni Sessanta partecipa a numerosi festival di jazz, in Francia, Svizzera, Austria, Cecoslovacchia e in Polonia. Nel 1965 effettua una tournée in Africa e nei primi anni Settanta canta con Graeme Bell in Australia. Alla metà degli anni Settanta è in Olanda con Bud Freeman e Jimmy McPartland. Personaggio molto popolare, negli anni Cinquanta e Sessanta è considerata la stella più luminosa dell'ambiente del jazz tradizionale britannico. Muore il 14 luglio 1998.
10 maggio, 2021
10 maggio 1968 - "Les anarchistes", un inno per la notte delle barricate
Il 10 maggio 1968 alla Salle de la Mutualité, nel corso di uno spettacolo destinato a raccogliere fondi per la rivista anarchica “Le monde libertaire”, Léo Ferré interpreta per la prima volta la canzone Les anarchistes, (...Non son l’uno per cento, ma credetemi esistono/figli di troppo poco o di origine oscura/non li si vede che quando fan paura/sono gli anarchici...) un brano destinato a diventare una specie di inno degli “irregolari della rivoluzione” di tutto il mondo. Con quell’esibizione Leo Ferré lascia una sorta di firma su una notte particolare, ricordata ancora oggi come “la nuit des barricades”, la notte delle barricate. Proprio alla sera di quel 10 maggio 1968 più di ventimila manifestanti occupano il Quartiere Latino chiudendone le strade di accesso con barricate robuste che in qualche caso superano anche i tre metri d’altezza. Mentre la popolazione simpatizza con i giovani gli inviti a sgomberare non sortiscono alcun effetto. Dopo un lungo alternarsi di minacce e trattative, alle 2 e un quarto della notte le forze antisommossa della polizia francese muovono all’assalto della prima barricata. È quella di Rue Gay-Lussac. I manifestanti resistono accanitamente e solo alle prime luci dell’alba, cioè più di tre ore dopo l’inizio degli scontri, le forze dell’ordine completeranno lo sgombero dell’ultima barricata eretta dai rivoltosi. Il bilancio degli incidenti è di oltre trecentocinquanta feriti (duecentocinquanta tra i poliziotti e il resto tra i manifestanti). La notte delle barricate è considerata l’inizio del Maggio francese. Per una non troppo casuale coincidenza Les anarchistes di Leo Ferré ne è diventata la simbolica colonna sonora.
09 maggio, 2021
9 maggio 1946 - Addio al re senza rimpianti
Il 9 maggio 1946 tra le migliaia di emigrati costretti a lasciare il loro paese per cercare fortuna all’estero c’è, ovviamente in condizioni ben diverse, anche la famiglia Savoia, cui gli italiani non hanno perdonato l’acquiescenza verso il fascismo, le inique leggi razziali e, soprattutto, lo sbandamento e l’ingloriosa fuga dopo l’8 settembre, che aveva lasciato allo sbando gran parte del paese, caduto nelle mani degli occupanti tedeschi. Proprio il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele III si imbarca sull’incrociatore Duca degli Abruzzi per andarsene in volontario esilio, dopo aver firmato l’atto di abdicazione in favore del figlio Umberto II, nell’estremo tentativo di salvare il destino della monarchia. Morirà un anno dopo ad Alessandria d’Egitto. Per l’istituzione monarchica non c’è, però, più niente da fare. Il 2 giugno si svolge il referendum istituzionale e il 54% degli elettori si pronuncia a favore della Repubblica. Umberto di Savoia lascia definitivamente l’Italia il 13 giugno partendo dall’aeroporto di Ciampino con destinazione Cascais, in Portogallo. Il 28 giugno l’Assemblea Costituente, con un gesto simbolico di riconciliazione tra le due fazioni che si sono confrontate con toni molto aspri nella campagna referendaria appena conclusa, elegge a capo provvisorio dello Stato un monarchico napoletano moderato, Enrico De Nicola.
08 maggio, 2021
8 maggio 1899 - Jack Bland, il gelataio con l’hobby del banjo
L’8 maggio 1899 nasce a Sedalia, in Missouri, Jack Bland, uno dei personaggi più singolari del jazz del primo Novecento. Gelataio di professione e banjoista per diletto fa parte del nucleo originale dei Mound City Blue Blowers, il complesso novelty che Red McKenzie forma a St. Louis nel 1924. Con questo gruppo, nelle sue varie edizioni resta per parecchi anni. Cessata l’attività di gelataio, nel 1930 se ne va a New York dove ottiene scritture da vari gruppi. Nel 1932 partecipa alle sedute di registrazione dei Rhythm Makers. Nella Grande Mela dà vita anche a un proprio trio che tra il 1940 e il 1941 si esibisce al Billingsley Club. Nel 1942 passa con Marty Marsala e poi si unisce al gruppo di Art Hodes. Nel 1944 è di nuovo a capo di un proprio gruppo che suona al Club 51 di New York. Qualche anno dopo si stabilisce in California e, se si eccettua qualche occasionale apparizioni sulle scene di Los Angeles, si ritira a vita privata. Muore nel 1968.
07 maggio, 2021
7 maggio 1997 – L’Italia riconosce il diritto alla riservatezza
«Se non lede il diritto di altri la mia vita privata è un fatto personale e riservato». Sembra una frase ovvia, ma per lungo tempo in Italia non è stato così. Solo il 7 maggio 1997 infatti il nostro paese si dota di una legislazione sulla tutela della privacy, cioè della vita privata e del diritto alla riservatezza dei cittadini. La nuova legge istituisce la figura del Garante con il compito di controllare e coordinare la raccolta e la diffusione dei dati personali per rispettare i diritti, le libertà fondamentali e la dignità delle persone. Il cittadino che ha il sospetto di essere stato schedato da enti pubblici o privati può chiedere al Garante di verificare se tale schedatura violi il suo diritto alla riservatezza. Non possono essere divulgati i dati personali che rivelano origini razziali ed etniche, convinzioni religiose e idee politiche. È vietato anche rendere pubblici i dati personali sulla salute e sulla vita sessuale, se non per finalità di prevenzione e di accertamento. Ugualmente vietato è l’utilizzo di dati e notizie del casellario giudiziario, con l’eccezione di rilevanti finalità pubbliche e sempre con il permesso del Garante.
06 maggio, 2021
6 maggio 1880 - Jammo, jammo, 'ncoppa jammo, jà…
Il 6 maggio 1880 viene inaugurata la funicolare del Vesuvio, un mezzo di trasporto destinato a lasciare un segno anche nella storia della musica. Tutti conoscono l'aria e le parole di Funiculì funiculà, probabilmente la tarantella più famosa del mondo, ripresa anche da Richard Strauss nella sua Aus Italien. Pochi sanno però che si tratta di uno dei primi spot pubblicitari che la storia ricordi. La vicenda si svolge nel 1880 quando la "Thomas Albert Cook & Son" di Londra, che ha rilevato il pacchetto azionario dalla "Société anonyme du chemin del fer funiculaire du Vésuve", inaugura la funicolare vesuviana. L'inaugurazione avviene il 6 maggio, ma i napoletani non sembrano scomporsi più di tanto di fronte a questa meraviglia della tecnica. Un po' per il prezzo del biglietto, ma soprattutto per la diffidenza nei confronti della "carrozza 'e ferramenta", preferiscono continuare ad andare sul Vesuvio a cavallo del "ciuccio". In questa situazione il giornalista Peppino Turco scommette con gli amici che riuscirà a convincere i napoletani a usare la funicolare. Scrive di getto i versi destinati a restare immortali e li fa musicare dal compositore stabiese Luigi Denza. Presentata per la prima volta all’albergo Quisisana di Castellammare di Stabia, la canzone trionfa alla Piedigrotta del 1880. Il successo è incredibile. Nel giro di un anno lo spartito con il relativo testo viene venduto in milioni copie in tutto il mondo. La storia non racconta se i napoletani abbiano poi cominciato a utilizzare la funicolare, ma a Turco poco importava ormai della scommessa…
05 maggio, 2021
5 maggio 1968 – Tace il banjo di George Guesnon
Il 5 maggio 1968 muore a New Orleans, in Louisiana George Guesnon, uno dei più grandi banjoisti della storia del jazz. Nato nella stessa New Orleans il 25 maggio 1907 comincia a suonare il banjo sotto la guida di John Marrero, uno dei più rinomati maestri dello strumento, anche se si perfeziona da autodidatta. Ottiene il suo primo importante ingaggio professionale nel 1929 con gli Happy Pals di Kid Clayton che suonano all'Hummingbird Cabaret. A partire da quel momento lavora intensamente a fianco dei più prestigiosi leaders da Sam Morgan a Papa Celestin, da Chris Kelly a Buddy Petit. Tra il 1930 e il 1931 suona con la jazz band di Sam Morgan, in sostituzione del banjoista regolare Johnny Dave che avendo un lavoro fisso a New Orleans non può abbandonare la città. Nel corso degli anni Trenta si trasferisce a New York dove si esibisce alla testa di piccole formazioni da lui stesso organizzate e dirette eseguendo molte sue composizioni arrangiate da Jelly Roll Morton, con il quale per un certo periodo di tempo Guesnon si trova a coabitare. Nel 1935 si trasferisce a Jackson nel Mississippi dove si aggrega al gruppo del pianista Little Brother Montgomery. Sempre accompagnato da quest'ultimo si esibisce in veste di cantante l'anno successivo al St. Charles Hotel di New Orleans, registrando anche un disco dal vivo. Ancora in veste di blues-singer suona e incide a New York nel corso degli anni Quaranta alla testa di un suo gruppo nel quale si avvicendano buoni musicisti come Wingy Carpenter, Jimmy Shirley, Henry Goodwin, Art Hodes e Pops Foster. Nel dopoguerra torna alla ribalta nella sua città natale prima a fianco di Kid Thomas con il quale registra altri dischi per la American Music nel 1951 e quindi alla testa di una sua jazz band comprendente Kid Clayton, Joe Avery, Albert Burbank, Emma Barrett. Nel 1955 subentra a Lawrence Marrero nell'orchestra di George Lewis con la quale si esibisce prima in California e poi a New York, dove prende parte ad altre importanti sedute di incisione per la Blue Note. Nel biennio 1959-1960 realizza a New Orleans diversi dischi per la Icon, la Jazzology e la Jazz Crusade, in veste di cantante, chitarrista e banjoista solista, che lo consacrano definitivamente come uno dei più originali banjoisti che il jazz di New Orleans abbia avuto. Negli anni Sessanta effettua vari tour con i Livig Legends, esibendosi regolarmente alla Preservation Hall, sia alla testa di proprie formazioni sia come side-man di altri gruppi sino al 1965 anno in cui si ritira dalle scene attive.
04 maggio, 2021
4 maggio 1959 - Randy Travis, una stella del country
Il 4 maggio 1959 nasce a Marshville, nel North Carolina, Randy Bruce Traywick, destinato a lasciare un segno importante nel country con il nome di Randy Travis. Trasferitosi a Nashville nel 1981, dopo aver pubblicato, senza grandi risultati, alcuni dischi con gli pseudonimi di Randy Ray e Randy Traywick, nel 1986 centra il suo primo grande successo con l'album Storms of life arrivando al primo posto della classifica country statunitense ed entrando anche nei primi cento posti della classifica nazionale. Considerato uno dei personaggi più interessanti del nuovo country Randy pubblica poi vari album. Tra i più curiosi c’è Heroes and friends del 1990 che contiene duetti con Dolly Parton, Willie Nelson, Merle Haggard, B.B. King, Loretta Lynn, Kris Kristofferson, Tammy Wynette, Clint Eastwood, Conway Twitty, Roy Rogers e altri.
03 maggio, 2021
3 maggio 1934 - Moustaki, il meteco
Il 3 maggio 1934 ad Alessandria d’Egitto nasce Yusef Mustacchi, destinato a diventare uno dei grandi cantautori europei del Novecento con il nome d’arte di Georges Moustaki. Figlio di tante culture, preferisce considerarsi le métèque, il meteco, il forestiero come lui stesso si definisce nell’omonima canzone che gli italiani hanno conosciuto con il titolo de Lo straniero. Conosce otto lingue, francese, arabo, ebraico, italiano, spagnolo, portoghese, inglese e greco, ma sostiene che la più importante, quella che gli ha consentito di comunicare con il mondo è la nona, cioè la musica. In lui convivono tutte le culture del Mediterraneo. Greco perché figlio di greci, ebreo per religione, egiziano per nascita, francese per destino e cosmopolita per animo, Moustaki ha fatto delle commistioni la sua scelta musicale e artistica. Nella sua carriera ha collezionato una serie impressionante di collaborazioni iniziando a scambiare note e atmosfere con altri artisti molti anni prima che questa pratica diventasse quasi una normale abitudine artistica nel mondo globalizzato. Pioniere delle moderne “contaminazioni” ha collezionato progetti comuni con cantanti e musicisti di ogni parte del mondo da Astor Piazzola a Mikis Theodorakis, da Francesco Guccini ad Antonio Carlos Jobim, da Bruno Lauzi a Henry Salvador, a Chico Buarque de Hollanda, a Ennio Morricone e a tantissimi altri. La sua ispirazione non si nutre solo di armonie e melodie, ma spesso chiede nuove parole e nuove atmosfere alle arti figurative e alla letteratura, un territorio nel quale si muove accompagnato dal suo “fratello di sangue” Jorge Amado perché «una bella canzone… nasce dallo scambio e dalla vicinanza con gli altri». In lui la tensione artistica e la ricerca continua coincidono in un’evoluzione artistica che è cominciata negli anni Cinquanta e dopo mezzo secolo non si è ancora fermata. Yussef Mustacchi, figlio di Nessim e Sarah, due ebrei greci originari dell’Isola di Corfù, nasce il 3 maggio 1934 ad Alessandria d’Egitto dove i suoi genitori gestiscono una libreria. Come ha avuto modi di dire lui stesso, fin da piccolo capisce che il mondo è complesso. Quando gioca nelle strade con i coetanei parla arabo, in casa un po’ di greco e anche italiano visto che una zia un po’ originale si esprime solo in questo idioma e si rifiuta di parlare greco per scelta personale. Siccome poi frequenta le scuole della comunità francese la sua conoscenza linguistica si arricchisce ancora di più. La scuola però non si limita a regalargli una lingua in più ma lo fa entrare in un mondo nuovo che gli tocca il cuore. Affascinato dalla letteratura e dagli chansonnier francesi nel 1951, dopo essersi diplomato va a Parigi per una breve vacanza e scopre di non aver più voglia di tornare a casa. Nel capoluogo francese sbarca il lunario con lavori occasionali e impara a suonare la chitarra che gli ha mandato sua madre dall’Egitto. Strimpella e scrive qualche canzone cercando di fare il verso a Georges Brassens, che ha ascoltato per la prima volta al Trois Baudets. Proprio Brassens lo incoraggia a continuare, gli dà qualche consiglio e alcuni indirizzi utili. Il giovane Yussef decide che il suo nome d’arte sarà Georges in omaggio allo chansonnier che per primo gli ha dato una mano mentre il complicato Mustacchi diventa Moustaki, più semplice da pronunciare per un francese. Nel 1954 incontra anche Henri Salvador che per primo porta al successo una canzone con la sua firma: Il n’ya plus d’amandes. Nel 1958 Georges Moustaki incontra Henri Crolla, uno dei personaggi chiave della scena musicale parigina di quel periodo, compositore di brani portati al successo da Yves Montand, Colette Renard e Barbara. Proprio Crolla gli presenta Edith Piaf. Tra i due è amore a prima vista e non solo sul piano professionale. Proprio per la Piaf nello stesso anno scrive canzoni come Eden blues o Le gitan et la fille. Il rapporto tra i due è burrascoso e alterna momenti di grandi intensità emotiva con liti improvvise seguite da altrettanto impreviste riappacificazioni. Il giovane segue la cantante in tutte le sue tournée e vive a stretto contatto con il suo entourage. Proprio insieme a Marguerite Monnot, l’inseparabile pianista, compositrice, amica e confidente di Edith Piaf nel 1959 scrive Milord, una canzone destinata a trasformarsi in uno dei più grandi successi internazionali dell’Usignolo di Francia. Proprio il successo del brano rende Moustaki uno degli autori più richiesti della scena musicale francese degli anni Sessanta e le sue composizioni finiscono nel repertorio di cantanti come Yves Montand, Colette Renard, Henri Salvador, Tino Rossi e Barbara solo per citarne alcuni. Se come autore gode di grande considerazione, come interprete fatica a imporsi nonostante la Pathé Marconi abbia pubblicato un paio di suoi dischi a quarantacinque giri. Nel 1961 dopo che la storia d’amore con la Piaf è finita male si trasferisce sull’isola di Saint-Louis a Parigi e inizia a lavorare al suo primo album che contiene qualche brano già conosciuto per essere stato interpretato da altri, un paio di canzoni già pubblicate in singolo e un buon numero di inediti. Quando l’album arriva nei negozi viene accolto tiepidamente dal pubblico. Nel 1966 incontra l’attore Serge Reggiani, che è intenzionato a debuttare anche come cantante. Moustaki scrive per lui brani di successo come Sarah, Votre fille a vingt ans, Ma liberté e Ma solitude. Nello stesso anno propone alla sua casa discografica un brano a cui tiene molto. È intitolato Le métèque, ma gli “esperti” pensano che non valga granché e glielo restituiscono. Nel 1968 inizia a tirare un’aria diversa, più favorevole anche al Moustaki interprete. In quell’anno infatti scrive per Barbara La dame brune, uno dei più bei pezzi del repertorio della cantante, che lui stesso canta in duo con lei in un tour che tocca anche l’Olympia. Proprio nel corso di questa tournée accade un episodio decisivo. A Mulhouse Barbara viene colta da una improvvisa indisposizione pochi minuti prima di salire sul palco. Mentre il pubblico rumoreggia gli organizzatori chiedono Georges Moustaki di esibirsi al posto della cantante. L’accoglienza calorosa degli spettatori fa capire che i tempi sono davvero cambiati. Nel 1969 finalmente registra Le métèque il brano che gli regala la grande popolarità internazionale e, per sfruttare il buon momento, un album che contiene versioni personalissime di brani come Ma solitude o Joseph, destinati a restare per anni nella sua scaletta dal vivo. Il grande successo è arrivato. Nel 1970 vince il Grand Prix della Académie Charles-Cros. e sale sul palco del Bobino per uno spettacolo che verrà poi pubblicato nell’album Bobino ’70. Le métèque gli regala la fama ma non ne condiziona il successivo percorso musicale. Moustaki non accetta di restare prigioniero di un brano né di un periodo. Il suo personaggio da garbato anticonformista, la sua voce quasi colloquiale, la sua capacità di fondere esperienze artistiche molto diverse sono gli elementi principali di una longevità artistica segnata da più di venti album, migliaia di concerti in luoghi diversi, dalla Carnegie Hall di New York alle Università occupate, dalle grandi piazze delle capitali d’Europa agli angusti locali del Folkclub di Roma. Georges Moustaki è la dimostrazione di come si possa lasciare un segno importante sulla scena musicale senza mai alzare la voce. L’aveva capito bene Leo Ferré che gli diceva «tu sussurri le stesse cose che io grido», ironizzando su quell’aria precoce da profeta che gli era stata regalata anche dal precoce imbianchimento della barba e dei suoi capelli lunghi. Nel 1996 la Francia lo insignisce dell’onorificenza di Commandeur des Arts et Lettres e la televisione trasmette uno speciale sulla sua vita. Tra anni dopo l’Unesco lo inserisce nel prestigioso elenco degli Artisti per la Pace. Lui ringrazia ma non si esalta. I troppi consensi sembrano spaventarlo ancora dopo tanti anni e le folle osannanti non gli scaldano il cuore perché «…quando hai di fronte a un milione di persone provi un’emozione grande, ma cerebrale perché non le vedi. Quando ne hai poche decine, invece, li guardi tutti negli occhi e loro guardano te, non c’è paragone…» Muore a Nizza il 23 maggio 2013.
02 maggio, 2021
2 maggio 2006 - Lo scandalo di Calciopoli
Il 2 maggio 2006 una serie di intercettazioni operate dalla Magistratura di Torino e Napoli e diffuse per opera di ignoti sconvolgono il mondo del calcio italiano. Definita ironicamente dalla stampa “Calciopoli” (per assonanza con “Tangentopoli”, lo scandalo delle tangenti che più di un decennio prima aveva travolto la classe politica ), l’inchiesta coinvolge i gruppi dirigenti di alcuni tra i più importanti club italiani come Juventus, Fiorentina, Lazio e Milan. L'accusa principale è di illecito sportivo, verificato nel tentativo di aggiustare le designazioni arbitrali per determinati incontri di campionato o di intimidire o corrompere gli arbitri assegnati affinché favorissero le azioni conclusive di una squadra a danno di altre. La vicenda, oltre a una serie di rinvii a giudizio, determinerà una serie di gravi provvedimenti disciplinari sul piano sportivo, compresa la revoca di alcuni titoli sportivi.
01 maggio, 2021
1° maggio 1994 - Addio ad Ayrton Senna
Durante il Gran Premio automobilistico di Imola di Formula 1, che si svolge il 1° maggio 1994, perde la vita il pilota brasiliano pluricampione del mondo Ayrton Senna. La sua morte getta nel lutto il mondo della Formula 1 e suscita grandissima emozione nel suo paese dove il pilota è un simbolo dell’orgoglio nazionale. In Brasile vengono proclamati tre giorni di lutto nazionale. Trentaquattrenne, Ayrton Senna, ha partecipato a centosessanta Gran Premi di Formula 1 vincendone quarantuno ed è stato Campione del Mondo di Formula 1 nel 1988, 1990 e 1991.
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