31 ottobre, 2017

31 ottobre 1937 - Nasce Tom Paxton, folksinger e studente modello

Il 31 ottobre 1937 nasce a Chicago, nell’Illinois, il folksinger Tom Paxton. A dieci anni si trasferisce con la famiglia in Oklahoma dove compie l'intero corso di studi mettendosi in evidenza come una sorta di "studente modello". Quando si laurea non ha ancora compiuto ventidue anni, ma ha il difetto di occuparsi troppo da vicino dei problemi politici e sociali. Appassionato di musica, compone e canta canzoni che si richiamano alla tradizione folk statunitense. I suoi modelli sono i folksinger impegnati sul fronte dei diritti civili e sindacali, come Woody Guthrie e Pete Seeger. Dopo la laurea delude i genitori che sognano per lui un impiego tranquillo e va al Greenwich Village di New York. Nei primi anni Sessanta il suo nome figura tra i collaboratori delle riviste "Sing Out!" e "Broadside", oltre che sui cartelloni dei locali, in particolare del Gaslight dove si esibisce come folk-singer. Qui incontra anche Margaret Ann Cummings, una delle più popolari attiviste del movimento degli studenti che nel 1963 diventa sua moglie e, dicono i maligni, da quel momento, lo condiziona verso scelte sempre più radicali. I discografici amano più le sue canzoni che lui tanto che solo nel 1965, a ventotto anni, riesce a pubblicare il suo primo album Ramblin' boy, seguito da molti altri. Il successo commerciale non è tra i suoi obiettivi e, puntualmente, non arriva, ma la nicchia dei suoi estimatori si allarga. Impegnato nella lotta contro la guerra del Vietnam e soggetto a pressioni notevoli nel 1971 decide di cambiare aria. Se ne va in Gran Bretagna dove pubblica album come How come the sun, Peace will come e New songs for old friends. Quando le acque si calmano torna negli Stati Uniti e se ne va a vivere nella comunità rurale di Long Island continuando a pubblicare di tanto in tanto qualche disco. Negli anni successivi la critica rivaluterà il suo lavoro inserendolo nel ristretto numero dei più prestigiosi autori folk degli anni Sessanta.

26 ottobre, 2017

27 ottobre 1999 – L'ultimo concerto di Lester Bowie

Il 27 ottobre 1999 al New Morning di Parigi è di scena il trombettista Lester Bowie, uno dei grandi protagonisti dell'epopea del free-jazz, con il suo gruppo Brass Fantasy. Il concerto è seguito con grande attenzione da un pubblico di appassionati. Bowie appare stanco e provato. Più d'una volta abbandona la scena per riposarsi ma i suoi interventi solistici sono di altissimo livello come sempre. Il pubblico lo capisce e lo sostiene con caldi applausi a scena aperta. Non è un mistero che il trombettista sia da tempo ammalato di cancro al fegato, anche se la lunga battaglia per la vita ne ha rallentato ma non fermato l'attività artistica. Gli spettatori del New Morning non lo sanno, ma stanno assistendo all'ultimo concerto del grande jazzista. Qualche giorno dopo la tappa londinese del suo tour europeo verrà infatti annullata a causa di un improvviso peggioramento delle sue condizioni di salute. Ricoverato in un ospedale di Londra chiederà di poter tornare a casa, negli Stati Uniti. Verrà accontentato e l'8 novembre morirà a New York. Si chiude così, a cinquantotto anni la storia di un personaggio determinante nel rinnovamento del linguaggio jazzistico del dopoguerra. Figlio di un trombettista a soli cinque anni inizia a studiare musica con lo strumento del padre. A dieci anni è già attivamente impegnato con orchestre scolastiche e con la banda della sua comunità religiosa. A vent'anni ha già suonato con quasi tutti i principali esponenti della scena musicale di Saint Louis e per un per un breve periodo ha anche diretto un quintetto hard bop. Negli anni seguenti accompagna in varie tournée del sud e del centro degli Stati Uniti molti musicisti di rhythm and blues, tra cui Oliver Sain, Little Minton, Albert King e Jerry Brown. Nella primavera del 1966 il suo orizzonte musicale si allarga dopo una breve esperienza nella Experimental Band di Muhal Richard Abrams. Qui conosce Roscoe Mitchell, che lo vuole con sé nell'Art Ensemble insieme a Malachi Favors e a Philip Wilson. Da quel momento diventa uno dei protagonisti di quella corrente che qualche anno più tardi verrà chiamata free-jazz. Nel 1968 contribuisce in modo determinante alla formazione del B.A.G. (Black Artists Group), una sorta di organizzazione degli strumentisti neri parallela alla potente Association of Advancement of Creative Music. Esponente di primo piano dell'Art Ensemble of Chicago caratterizza con la sua tromba l'esplosione del jazz negli anni Settanta.

26 ottobre 1991 – La quarta volta di Belinda Carlisle

Il 26 ottobre 1991 l’album Live your life to be free di Belinda Carlisle entra nella classifica dei dischi più venduti in Gran Bretagna. Quattro album pubblicati e quattro successi: questo è il bilancio della carriera solista dell’ex cantante e fondatrice delle Go-Go’s a otto anni di distanza dallo scioglimento della band. È una bella risposta a chi nel 1984, all’annuncio della sua intenzione di non abbandonare la scena musicale dopo il dissolvimento del gruppo le aveva pronosticato «una carriera fatta più di fotografie sui calendari e su riviste patinate che di canzoni…». Belinda può finalmente togliersi qualche soddisfazione nei confronti di chi ha sottovalutato il suo talento. D’altra parte che le sue qualità non consistono soltanto in un visino d’angelo su un fisico da pin up è chiaro fin dal 1978 quando a Los Angeles insieme alla chitarrista Jane Wiedlin dà vita a un gruppo rock di sole donne con l’altra chitarrista Charlotte Caffey, la bassista Kathy Valentine e la batterista Gina Shock. Gli inizi non sono facili e le loro prospettive non vanno oltre una lunga serie di contratti a gettone nei club della loro città. La fortuna però le aiuta. Una sera suonano nel “Whisky a Go-go” di Los Angeles e vengono notate dai Madness, impegnati in un breve tour statunitense, che le invitano a seguirli in Gran Bretagna. Quando sbarcano sul suolo britannico non hanno nemmeno un nome, visto che fino a quel momento si sono adattate a quelli coniati per loro dai proprietari dei locali. Scritturate dall’etichetta alternativa Stiff decidono di chiamarsi Go-Go’s in onore del luogo in cui hanno conosciuto i Madness. Il loro successo è rapidissimo. Nel 1981 il primo album, Beauty and the beat, arriva al vertice della classifica statunitense e il loro successo sembra inarrestabile. La favola finisce invece nel 1984 quando le ragazze si separano intenzionate a percorrere strade diverse. Belinda Carlisle sceglie di diventare cantante solista. In pochi pensano che possa farcela: è troppo carina per avere cervello! Non l’aiuta nessuno. L’unica che le dà davvero una mano è la sua compagna d’avventura nelle Go-Go’s Charlotte Caffey, che, pur impegnata con una nuova band, quando serve suona e canta con lei. Lo scetticismo non la scuote. S’impegna a fondo e ce la fa, alla faccia di chi diceva che non avesse talento.

25 ottobre, 2017

25 ottobre 1986 – Bello, impossibile e primo


Il 25 ottobre 1986 arriva al vertice della classifica dei singoli più venduti in Italia il brano Bello e impossibile, interpretato da Gianna Nannini che ne è anche l'autrice insieme a Pianigiani. Definito dalla critica del tempo come «il più elettrizzante singolo della storia artistica della cantautrice alla nitroglicerina» e compreso nel fortunato album Profumo rimarrà in testa alla hit parade italiana per cinque settimane e si rivelerà un successo dalle proporzioni inaspettate totalizzando ben ventitré settimane complessive di permanenza nella classifica dei dischi più venduti. L'exploit della cantante senese non si ferma all'interno dei confini italiani. Nell'inverno a cavallo tra il 1986 e il 1987 mezza Europa canta in italiano un ritornello che sembra fatto apposta per essere facilmente memorizzato e cantato in coro. Dal punto di vista musicale la canzone rappresenta la sintesi più alta raggiunta fino a quel momento tra la linea melodica tradizionale della canzone italiana e la struttura ritmica del rock. Il gioco è intelligente e decisamente fuori dalla norma. Il segreto del successo del brano è da ricercare proprio nel suo essere insieme innovativo e conservatore. Se gli si toglie il supporto di basso, batteria e chitarra rivela una trascinante costruzione "a stornello" in linea con la più classica tradizione melodico-popolare del nostro paese. Parlare di word music è forse troppo, ma il meccanismo è sicuramente quello: strutture ritmiche moderne innestate su una melodia in linea con lo sviluppo musicale del paese dove nasce. Non è la prima volta che la ragazzaccia di Siena tenta esperimenti simili, anzi c'è chi sostiene, non senza ragione, che quasi tutta la sua produzione abbia queste caratteristiche. A supportare la scalata al successo del brano c'è anche un geniale videoclip realizzato da una coppia di esperti nel genere come i Torpedo Twins che fanno dimenticare la precedente, negativa esperienza con Michelangelo Antonioni per la canzone Fotoromanza. Per il pubblico italiano Bello e impossibile ha poi un altro elemento di novità nel testo che capovolge la tradizionale costruzione della storia delle canzoni d'amore al femminile. Per la prima volta il maschio è visto come oggetto passivo di un desiderio irrazionale e quasi esclusivamente sensuale. La rottura con il passato è netta e senza alcuna spiegazione aggiuntiva. Le ragazze degli anni Ottanta la percepiscono, vi si riconoscono e decretano il successo del brano.


24 ottobre, 2017

24 ottobre 1978 – Keith Richards condannato a suonare per beneficenza

Un muro umano di fotografi, cameramen e cronisti presidia il 24 ottobre 1978 il Palazzo di Giustizia di Toronto in Canada, mentre la polizia fatica a contenere una folla di curiosi che continua a crescere di numero. Sono centinaia le persone che cercano di entrare nella sala dove si sta svolgendo l’udienza conclusiva di un processo che vede sul banco degli imputati il chitarrista Keith Richards dei Rolling Stones, accusato di detenzione di sostanze stupefacenti. I fatti contestati risalgono al 29 febbraio 1977, quando una squadra speciale della polizia canadese, allertata da una telefonata anonima, aveva fatto irruzione nella camera occupata dalla rockstar all’Harbour Castle Hotel di Toronto, rinvenendo ventidue grammi di eroina e cinque di cocaina. Arrestato immediatamente, il chitarrista era poi stato rilasciato dopo il pagamento di venticinquemila dollari di cauzione. L’accusa, vista la quantità di droga sequestrata è di detenzione a scopo di spaccio, ma fin dal primo momento Richards faceva capire che la sua linea di difesa sarebbe stata quella di chiedere la derubricazione del reato in detenzione per consumo personale. La vicenda, vista la popolarità del protagonista attira l’attenzione dei media che mettono in risalto come la legislazione contro la diffusione e il consumo di stupefacenti sia inadeguata e ingiusta. «Solo i poveri vanno in galera. I ricchi no», è il leit-motiv di una campagna che vede anche le associazioni antiproibizioniste prendere posizione contro gli effetti di una normativa che ritengono devastante sul piano sociale. Il reato contestato al chitarrista dei Rolling Stones prevede un pena che consiste in periodo di reclusione che può arrivare fino a diciotto mesi, convertibile in una sanzione monetaria o in lavori socialmente utili, e una multa salata, però tutti sanno che le sue pressoché illimitate possibilità economiche lo rendono, nei fatti, diverso dal piccolo spacciatore squattrinato. I ricchi possono pagarsi la libertà, i poveri possono scegliere tra la galera o un periodo lavorativo al servizio della collettività. Per queste ragioni quando il giudice Lloyd Graburn entra nell’aula del Palazzo di Giustizia per la lettura della sentenza, c’è un silenzio carico di tensione. «Io credo – dice il giudice – che i legislatori di questo stato abbiano in mente una giustizia capace di equità e in grado di costituire un punto di riferimento certo per tutti i cittadini. Questo impone a noi, che ci troviamo a dover giudicare i reati e a comminare le pene, di valutare bene le conseguenze che i nostri atti possono avere non solo per l’imputato, ma anche per la società. Guai se si pensasse che le legge non è uguale per tutti». In conclusione decide di accettare la tesi del “consumo personale” ma di trattare Keith Richards come tutti gli altri. Lo obbliga a sottoporsi a un trattamento disintossicante e gli impone di prestare la sua capacità lavorativa al servizio della collettività determinandone anche le modalità: entro sei mesi deve tenere un concerto di beneficenza in un luogo di sua scelta purché sul territorio canadese. Il ricavato dell’esibizione deve essere destinato a un istituto di assistenza ai ciechi, il Canadian National Institute for Blind. Non c’è, quindi, possibilità di convertire la pena in una sanzione monetaria. È una sentenza emblematica perché, pur non comportando pene particolarmente pesanti, equipara una persona dalle notevoli possibilità finanziarie al piccolo spacciatore squattrinato attribuendo un valore monetario al lavoro. Il chitarrista si sottoporrà di buon grado a quanto disposto dal giudice e il 22 aprile 1979 terrà il concerto previsto dalla sentenza nel Civic Auditorium di Ottawa accompagnato dai New Barbarians, un gruppo composto dall’altro chitarrista dei Rolling Stones Ron Wood, dal bassista Stanley Clarke, dall’ex tastierista dei Faces Ian McLagan e dall’ex batterista dei Meters Ziggy Modeliste.


23 ottobre, 2017

23 ottobre 1951 – Muore il cornettista Charlie Creath, un caposcuola dimenticato

Il 23 ottobre 1951 muore a Chicago nell’Illinois il leggendario cornettista Charlie Creath registrato all’anagrafe con il nome di Charles Cyril Creath. Ha sessantun anni e da tempo si è ritirato dalle scene musicali. La sua morte non fa notizia, eppure fino agli anni Quaranta la sua è stata una figura di primaria importanza del jazz statunitense. Nato nel 1890 a Ironton, nel Missouri, non ha ancora sedici anni quando ottiene il suo primo ingaggio professionale con la Pop Adam’s Circus Band. Dopo aver formato a Seattle un’orchestra con il suo nome, nel 1918 si trasferisce a St. Louis dove il suo stile diventa modello e fonte d’ispirazione per un nutrito gruppo di cornettisti che negli anni successivi verranno raggruppati dalla critica sotto il nome “scuola di St. Louis”: Dewey Jackson, Bob Shoffner, Shirley Clay, Leonard Davis, Ed Allen e Albert Snaer. Il suo lavoro ottiene sempre maggiori consensi e la sua orchestra è una delle poche, negli anni Venti, capace di confrontarsi da pari a pari con le migliori jazz bands di New Orleans. Tra il 1924 e il 1927 registra insieme al gruppo una serie di dischi per la Okeh destinati a far conoscere in tutto il mondo il jazz di St. Louis, considerato dalla critica più elaborato e raffinato di quello della scuola di New Orleans , senza nulla perdere in grinta e in calore. In questo senso il suo lavoro anticipa la futura evoluzione del jazz orchestrale attribuendo una importanza notevole all’arrangiamento. Nel 1926 il pianista Fate Marable lo chiama a far parte della prestigiosa Capitol SS (SteamShip) Orchestra con la quale resterà per lungo tempo fino a diventarne nel 1935 il co-leader insieme allo stesso Marable. Pur avendo da poco passato i cinquant’anni Creath si sente vecchio. L’ambiente del jazz è ormai molto diverso da quello pionieristico che ha conosciuto all’inizio della sua carriera. Più il tempo passa e meno riesce a capire i cambiamenti del suo mondo. «Il jazz era libertà. Le uniche regole le davano gli arrangiatori e i direttori d’orchestra. Adesso anche chi non capisce un accidente si sente in dovere di darti qualche consiglio e, se produce i tuoi dischi o ti fa da manager, qualche ordine». Scappa e se ne va a Chicago dove apre un locale notturno. Per qualche tempo continua a suonare per gli avventori, ma poi decide di ritirarsi definitivamente.


22 ottobre, 2017

22 ottobre 1976 – È dei Damned il primo disco punk!

Il 22 ottobre 1976 la neonata etichetta Stiff Records pubblica in Gran Bretagna il singolo a 45 giri New Rose dei Damned, universalmente considerato il primo disco ufficiale pubblicato da un gruppo punk. Sul retro c’è una sgangherata cover di Help dei Beatles. La band nasce da una costola dei London SS, un gruppo fantasma nato nella boutique di Malcom McLaren che pur non arrivando mai in sala di incisione, ha visto passare al suo interno un sacco di futuri protagonisti a partire da Mick Jones dei futuri Clash. Fra i tanti ci sono anche il batterista Rat Scabies e il chitarrista Brian James. Con l’arrivo del bassista hippie Ray Burns, in arte Captain Sensible, diventano Subterraneans e quando nel luglio del 1976 trovano il cantante in un ex becchino di nome Dave Vanian si ribattezzano definitivamente Damned. Il primo ad accorgersi di loro è Nick Lowe che produce proprio New Rose, l’esordio su vinile della civiltà punk inglese. Nei primi mesi del 1977 arriveranno Neat Neat Neat e l'album Damned Damned Damned che segneranno l’apparente consacrazione della band nell’empireo del rock. L’avventura continuerà nonostante la fine del punk e i progressivi abbandoni di vari componenti del nucleo storico. Ai primi Damned resteranno due indiscussi pregi: quello di essere stati il primo gruppo punk a registrare un disco vero e, soprattutto, quello di averla fin dall’inizio buttata sul ridere mostrando di non prendersi mai troppo sul serio.

21 ottobre, 2017

21 ottobre 1989 – Tornano Martha e le sue compagne

Un boato d’applausi con tanta commozione saluta la sera del 21 ottobre 1989 al Talk Of The Town di Manchester il ritorno sulle scene di Martha & The Vandellas sedici anni dopo lo scioglimento ufficiale del gruppo. Proprio mentre gli anni Ottanta si stanno chiudendo le tre “ragazze terribili” del soul, Martha Reeves, Rosalind Ashford e Annette Sterling a cinquant’anni suonati lanciano un guanto di sfida al pop mieloso e dolciastro di quel periodo riproponendo il ritmo e la grinta del Detroit-sound degli anni Sessanta. L’entusiasmo che accoglie il loro ritorno non è solo effetto della nostalgia, ma è un tributo meritato alla ritrovata voglia di cantare del trio. Si aggiunge così un nuovo capitolo alla loro storia, che inizia alla fine degli anni Cinquanta quando l’aspirante cantante Martha Reeves, fallito un provino alla Motown Records di Detroit, chiede e ottiene di poter lavorare nella stessa casa discografica come impiegata. La scelta le consente di restare nell’ambiente e di preparare la rivincita. Nel 1961 insieme alle sue amiche Rosalind Ashford e Annette Sterling registra un po’ per gioco le parti destinate al coro del brano Stubborn kind of fellows di Marvin Gaye. Il risultato è talmente buono da impressionare Berry Gordy Jr, il grande capo della Motown, che decide di scritturarle tutte e tre. Martha passa così da impiegata a cantante senza cambiare neppure luogo di lavoro. Il trio fa il suo debutto discografico con il nome di Martha & The Vandellas nel 1962 pubblicando il brano I'll have to let him go. Da quel momento la loro scalata al successo sembra inarrestabile. Non la fermano neppure i primi litigi che portano Annette a lasciare le compagne, sostituita da Betty Kelly. Memorabile resta la loro interpretazione di Dancing in the street un brano ispirato alla vita del poeta nero LeRoi Jones scritto da Marvin Gaye e William Stevenson destinato a divenire un classico e a essere riproposto in moltissime versioni (famose quelle dei Kinks e della coppia Mick Jagger & David Bowie). Alla fine degli anni Sessanta inizia il declino del trio che nel 1973 si scioglie. Sedici anni dopo, di fronte alla calorosa accoglienza del pubblico al Talk Of The Town di Manchester, un’emozionatissima Martha Reeves dichiara che la riunificazione non è un fatto episodico ma si ripeterà «ogni volta che ne avremo voglia».

19 ottobre, 2017

19 ottobre 1984 - L'arresto di Billy Bragg

Il 19 ottobre 1984 vari gruppi antirazzisti si danno appuntamento a Londra per protestare di fronte alla South Africa House, cioè la sede della rappresentanza diplomatica sudafricana, in Trafalgar Square a Londra. La manifestazione viene autorizzata a patto che non costituisca blocchi, né per il traffico, né per «il regolare funzionamento delle attività della South African House». Nonostante la scarsità dei mezzi per pubblicizzare l'iniziativa, l'afflusso di manifestanti si rivela superiore alle più rosee previsioni. Una folla di donne e uomini, in prevalenza giovani, preme sui cordoni di poliziotti che presidiano la sede sudafricana. Sotto la pressione qualche agente reagisce con nervosismo. Per evitare incidenti gli organizzatori invitano i manifestanti a sedersi. «Alle provocazioni reagiamo con la forza della non-violenza!» è il passaparola che vola di bocca in bocca. Nasce così un gigantesco sit-in che blocca di fatto ogni attività nei dintorni della South Africa House. Gli agenti di polizia presenti si armano di megafoni e invitano a sgomberare sostenendo che la protesta ha superato i limiti impostigli, poi chiamano rinforzi che vengono accolti da applausi e cori di scherno. Dal cordone dei poliziotti parte l'invito a sciogliere la manifestazione e a tornare a casa, ma nessuno si sposta di un millimetro. Alla fine gli agenti decidono di spostare di peso i manifestanti e di caricarli su un nutrito numero di cellulari. Quando i poliziotti si muovono il grosso dei partecipanti al sit in si alza. Un centinaio di ragazzi e ragazze però resta seduto e si fa arrestare. Tra loro c'è il cantante Billy Bragg, uno dei protagonisti più politicizzati della scena musicale britannica di quel periodo. L'arresto, inevitabile perché agli agenti che non lo conoscono fornisce le sue vere generalità (si chiama in realtà Steven Williams), finirà per trasformarsi in un boomerang contro chi ha ordinato di caricare e condurre via i pacifici dimostranti.

17 ottobre, 2017

18 ottobre 1925 - Boogie Woogie Red

Il 18 ottobre 1925 nasce a Rayville, in Louisiana, il cantante e pianista blues Boogie Woogie Red. Registrato all’anagrafe con il nome di Vernon Harrison è un nero albino. Questa particolarità rischia di farne un emarginato fin dai primi anni di vita nella stessa comunità nera, dove non pochi attribuiscono significati negativi alla sua strana colorazione. Più avanti, fortunatamente, il colore della sua pelle, caratterizzato da una dominante rossastra, diventerà parte del personaggio e gli varrà il nomignolo di Red. A due anni si trasferisce a Detroit con i genitori che seguono la grande migrazione nera del 1927. Qui il ragazzino cresce con tanta rabbia in corpo e tanta voglia di buttarla fuori. Il suo primo hobby è quello di accapigliarsi con i compagni di giochi che, fieri del nero senza sfumature della loro pelle, lo prendono di mira con quella terribile costanza di cui spesso i bambini sono maestri. Ben presto capisce che con i pugni non può andare lontano e scopre la musica. Lo affascinano i bluesmen che cantano agli angoli delle strade con la loro chitarra, le storie che raccontano, ma soprattutto il ritmo violento e disperato, così simile alla rabbia che si porta dentro. Un giorno recupera chissà dove un vecchio pianoforte e inizia a suonarlo. Non c'è nessuno a spiegargli niente. Impara tutto da solo e la sua tecnica ne risente. Per esempio la sua mano sinistra è troppo solida, poco scorrevole sulla tastiera. Con le sue canzoni sbarca il lunario dovunque siano disposti a pagarlo anche soltanto con un pasto e qualcosa da bere. Un giorno incontra Big Maceo che ne intuisce le qualità nascoste e gli regala qualche suggerimento. La sua mano sinistra troppo solida e ferma, diventa così un elemento costitutivo del suo stile caratterizzato da un linguaggio musicale sobrio, ma suggestivo, capace di esaltarsi nella ritmica incalzante del boogie woogie. Ormai divenuto per tutti Boogie Woogie Red se ne va a Chicago, dove diventa inseparabile compagno di John Lee Hooker, con il quale lavora in vari club della città, fra i quali il celebre Harlem Inn. Negli anni Sessanta quando il blues entrerà in crisi tornerà a Detroit dove resterà fino al 1972, quando il Blind Pig, un club di Ann Arbor nel Michigan, lo riporterà sulle scene. Muore il 2 luglio 1992.




17 ottobre 1920 – John Brunious suona pianoforte e tromba

Il 17 ottobre 1920 nasce a New Orleans in Louisiana John Brunious. Nipote del grande batterista Paul Barbarin, compie i suoi primi studi musicali sulla tastiera di un pianoforte. In parte condizionato e in parte agevolato dalla figura dell'ingombrante parente trova la sua prima importante scrittura proprio nell'orchestra dello zio, con la quale suona a lungo nei migliori locali di New Orleans. Nella formazione però ricopre il ruolo di… trombettista. Proprio con questo gruppo tra il 1954 e il 1956 registra vari dischi, tuttora considerati tra i migliori prodotti del New Orleans Revival di quel periodo. La formazione, del resto, è di prim'ordine potendo annoverare solisti del calibro di Willie Humphrey, Bob Thomas e Lester Santiago, oltre a una sezione ritmica basata sull'impressionante swing di Barbarin e su musicisti come Danny Barker e Milt Hilton. Le registrazioni rimandano un sorprendente apporto di John Brunious, la cui tromba calda e corposa sullo stile di Louis Armstrong contribuisce non poco a tenere alto lo standard di tutte le esecuzioni. Ancora più stupefacente è il fatto che nei periodi in cui non è direttamente impegnato con l'orchestra dello zio, il musicista continui ancora a esibirsi come pianista in uno stile completamente diverso da quello su cui si cimenta quando è alla tromba. In lui convivono due John Brunious, tra loro alternativi. Se con la tromba, infatti, sta progressivamente diventando uno dei musicisti di punta di quella corrente che ripercorre le vie più tradizionali del tipico jazz di New Orleans, quando è al pianoforte Brunious non disdegna di avventurarsi in nuove e più sperimentali avventure che fanno storcere il naso ai puristi. Insomma sembra quasi che il pianoforte venga vissuto come un momento di sfogo e di sperimentazione fuori dagli schemi imposti dallo zio. Non a caso quando chiude la parentesi con la band di Paul Barbarin sceglie definitivamente la tromba ed entra a far parte di varie "brass band". Tra queste spicca la leggendaria Young Tuxedo Brass Band, una fanfara fondata negli anni Trenta da John Casimir che rimarrà attiva sino agli anni Sessanta. Proprio con quest'ultima registra, verso la fine del 1958, un album destinato a restare un prezioso documento nella storia del jazz di New Orleans. Grazie all'apporto di Brunious e alle indicazioni degli storici, infatti, la Young Tuxedo Brass Band riproporrà su nastro magnetico le tecniche delle antiche "brass band" mai documentate su disco. Muore il 7 maggio 1976. Ai suoi funerali una brass band l'accompagna nell'ultimo viaggio.

15 ottobre, 2017

15 ottobre 1968 – Come uno Zeppelin di piombo

Il 15 ottobre 1968 due componenti degli Who, il batterista Keith Moon e il bassista John Entwistle, sono nell’aula magna della Surrey University. Anonimi e confusi tra il pubblico stanno assistendo a un concerto dei New Yardbirds, la band formata dopo lo scioglimento degli Yardbirds dal chitarrista Jimmy Page e dal bassista John Paul Jones con il cantante Robert Plant e il batterista John Henry “Bonzo” Bonham, entrambi provenienti dai Band of Joy. I due componenti degli Who, amici del manager del gruppo Peter Grant, non sembrano particolarmente convinti da quanto accade sul palco. L’esibizione nonostante abbia scatenato l’entusiasmo del pubblico li lascia perplessi. Fanno notare a Grant come il gruppo di Page, salito sul palco senza particolare entusiasmo, si sia poi progressivamente sgonfiato fino a dare l’impressione di aver fretta di chiudere. Quando vanno nei camerini a salutare i musicisti ne parlano con lo stesso Page che non ha alcuna difficoltà ad ammettere che l’impressione è quella giusta. Non cerca giustificazioni. Attribuisce la brutta esibizione soprattutto alla stanchezza per un repertorio, quello dei vecchi Yardbirds, che non soddisfa più le loro esigenze artistiche, ma che deve essere eseguito per esigenze contrattuali. «Abbiamo pronto un nuovo repertorio, un buon numero di nuovi pezzi e stiamo ancora cercando un nome per la band. Vogliamo cambiare, abbiamo bisogno di cambiare… cambieremo», dice il chitarrista. Il clima è disteso e rilassato perciò sia Moon che Entwistle iniziano a fare battute con i ragazzi del gruppo sul concerto. In particolare il batterista degli Who ridendo dice «Going down like a lead Zeppelin» (Siete andati giù come uno Zeppelin di piombo). Il riferimento al nome dei famosi dirigibili tedeschi colpisce Jimmy Page che ammicca alla battuta, ma si fissa bene in mente la frase. Qualche giorno dopo le ultime due parole ispireranno il nuovo nome del gruppo. Tolta la “a” di “Lead”, i New Yardbirds diventeranno così i Led Zeppelin, uno dei grandi gruppi di culto della storia del rock destinato a entrare nella leggenda. Gli storici musicali li indicheranno come gli artefici della vera svolta post-Beatles, originali creatori di una miscela di blues elettrico e rock ad altissimo volume capace di recuperare la carica eversiva di un genere che iniziava a spegnersi.

10 ottobre, 2017

11 ottobre 1939 – Coleman Hawkins registra "Body and soul"

L’11 ottobre 1939 il sassofonista Coleman Hawkins registra per la prima volta Body and soul, destinato a diventare uno dei brani più popolari e venduti della storia del jazz. L’ha scritto di getto nella notte precedente e probabilmente non immagina neppure che il brano sia destinato a sopravvivergli anche dopo la morte. Del resto non sta attraversando un buon periodo. È da poco tornato negli Stati Uniti dopo un lunghissimo esilio artistico in Europa. Incerto sul da farsi al suo ritorno in patria ha trovato una realtà completamente diversa da quella che si era lasciato alle spalle. La sua stella non è più splendente come un tempo. Gli impresari e discografici lo considerano vecchio. La sua leadership artistica è messa in discussione un gruppo di strumentisti che si considerano suoi seguaci come Chu Berry, Ben Webster, Don Byas, Buddy Tate e Illinois Jaquet, solo per citarne alcuni. All’orizzonte, poi, sta spuntando l’astro di un altro grande sassofonista come Lester Young, considerato portatore di valori musicali alternativi ai suoi. In più c’è una rivoluzione in atto che sta per spazzare via gran parte dei musicisti della tradizione. Si chiama Be–bop e ha i principali alfieri in ragazzotti di belle speranze che si chiamano Dizzy Gillespie e Charlie Parker. Per la verità i boppisti lo considerano un po’ un maestro, una sorta di anticipatore. Spesso lo chiamano a suonare con loro e riconoscono pubblicamente che le sue elaborazioni armoniche sono state determinanti nel preparare il terreno all’avvento del loro stile. Nonostante tutto, però, sente le differenze generazionali e comincia a pensare che il suo periodo migliore sia ormai alle spalle. Non sono soltanto i pensieri cattivi di un artista in cerca di ispirazione. In realtà quando Hawkins compone e registra Body and soul sono in molti a considerarlo una sorta di ingombrante residuo del passato. Gran parte dei brani di quel periodo risentono della necessità di far qualcosa che possa rilanciarne la popolarità e sembrano un po’ finti, stucchevoli. Body and soul no. Si sente che è buttato giù d’istinto. Coleman non può immaginare che negli anni successivi diventerà uno dei grandi successi mondiali di tutti i tempi. Sopravviverà al passare delle mode e finirà per essere considerato quasi un simbolo per tutti i sassofonisti che vorranno ispirarsi ad Hawkins.

06 ottobre, 2017

6 ottobre 1913 – C'è Carmen alla chitarra

Il 6 ottobre 1913 nasce a Cohoes, New York, il chitarrista Carmen Nicholas Mastren. I suoi fratelli Al, John, Frank ed Eddie sono musicisti e anche per lui si prospetta la strada degli studi musicali. Spinto più dalle esigenze dell'orchestra famigliare che da una vera e propria inclinazione per lo strumento inizia a studiare il violino, ma ben presto passa ad altri strumenti a corde che gli piacciono di più: il banjo e la chitarra. Nel 1935 quando ha ventidue anni decide che non può restare per sempre prigioniero delle scelte musicali dei fratelli. Affrontando l'inevitabile indignazione famigliare se ne va ed entra a far parte come chitarrista acustico del quartetto di Wingy Manone con cui resta fino al mese di gennaio del 1936. Di quel periodo resta testimonianza nelle famose registrazioni in studio effettuate dal gruppo per la casa discografica Vocalion. Passa poi con la big band di Tommy Dorsey, che sta attraversando un momento di grande popolarità. Con l'ensemble di Dorsey gira in lungo e in largo gli Stati Uniti suonando nei più importanti locali dell'epoca e divenendo famosissimo. Non estranee alla sua popolarità sono anche le numerose registrazioni effettuate con la big band per la Victor. All'apice del successo nell’estate del 1940 lascia Dorsey ed entra a far parte dei Delta Four di Joe Marsala. La sua perenne voglia di cambiare non gli dà tregua. Dopo poco meno di un anno se ne va e nell’autunno del 1941 suona per un breve periodo con l’orchestra di Ernie Holst, che lascia per entrare in quella dell'NBC. Qui sembra finalmente aver trovato terra ferma, ma il destino ha in serbo nuove sorprese. C'è la guerra. Nel 1943 viene richiamato sotto le armi e utilizzato da Glenn Miller nella sua Air Force Band. Alla fine del 1945 rientra a New York, ma la sua attenzione sembra essere più orientata alla direzione d'orchestra e alla composizione. Scopre anche che la musica leggera può dargli maggior soddisfazioni economiche e trascura progressivamente il jazz. A partire dal 1953 accetta l'incarico di compositore e arrangiatore al servizio dell’orchestra dell'NBC. Non si muoverà più di lì fino al 1970 quando, a cinquantasette anni, cambierà di nuovo impostazione alla sua vita mettendosi in proprio. Nella storia del jazz il suo apporto resta, soprattutto negli anni Trenta e Quaranta, quello di uno dei maggiori e più significativi chitarristi acustici, ideale continuatore della strada tracciata da Eddie Lang e Dick McDonough. Muore il 31 marzo 1981.

04 ottobre, 2017

5 ottobre 1968 - Il fox-trot di Mary Hopkin scalza i Beatles

Il 5 ottobre 1968 Those were the days, un fox-trot interpretato dalla sconosciuta Mary Hopkin arriva la primo posto della classifica britannica dei dischi più venduti detronizzando addirittura Hey Jude dei Beatles. La notizia fa sensazione ma lascia del tutto indifferenti quattro baronetti di Liverpool che guardano con interesse il successo della bionda diciottenne. Come mai? Tutto comincia qualche tempo prima quando i Beatles danno vita alla Apple, un’etichetta discografica di loro proprietà. Nello stesso periodo la timida Mary Hopkin partecipa al programma televisivo "Opportunity knocks". Qui viene notata dalla modella Twiggy, una delle protagoniste di quegli anni, che la presenta a Paul McCartney. L'aria fragile e romantica della ragazza e la sua voce esile colpiscono il Beatle che la scrittura per la Apple intenzionato a farne una sorta di icona del pop neoromantico. Nonostante gli sforzi però il team di autori della casa discografica fatica a comporre una canzone che abbia le caratteristiche richieste. Il debutto discografico di Mary viene rinviato finché lo stesso McCartney s’imbatte in Those were the days, un fox-trot scritto da Ruskin che sembra fatto apposta per la ragazza. Tutti e quattro i componenti del gruppo più significativo della rivoluzione del beat lavorano alla produzione del disco. I risultati vanno al di là di ogni previsione. La canzone scalza dal vertice della classifica britannica gli stessi Beatles e vende più di otto milioni di dischi in tutto il mondo. L'exploit non avrà seguito. Nonostante il buon successo di un paio di singoli successivi la ragazza finirà per allontanarsi dai clamori del pop. La sua voce suggestiva percorrerà strade nuove e originali come la realizzazione di un album interamente cantato in gallese nel 1979 e la formazione nel 1984 degli Oasis (nulla a che vedere con la pop band omonima dei fratelli Gallagher) con Peter Skellern e Julian Lloyd Webber, fratello del compositore Andrew Lloyd Webber.