
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
31 luglio, 2018
1° agosto 1987 - Il ritorno al vertice di Bob Seger

31 luglio 1967 - Fuori gli Stones dalle galere!
Dopo una mobilitazione senza precedenti dei più popolari personaggi del beat britannico, il 31 luglio 1967 la Corte d'Appello di Londra libera dal carcere Mick Jagger e Keith Richards dei Rolling Stones. Cosa ci fanno in prigione due protagonisti di primo piano della musica pop di quel periodo? Facciamo un passo indietro fino al 29 giugno, quando il giudice Lesley Block condanna Jagger a tre mesi di reclusione e cinquecento sterline di multa e Richards a un anno di carcere più cento sterline di multa. L’imputazione è di detenzione e uso di marijuana. La sentenza è immediatamente operativa. Mick Jagger viene rinchiuso nel carcere di Brixton e Keith Richards in quello di Warmwood Scrubs. La notizia fa rapidamente il giro di Londra e immediata scatta la solidarietà. Alla faccia delle finte rivalità e nonostante gli inviti alla prudenza dei loro discografici, i primi a prendere pubblicamente posizione sono gli Who, che, convocata in fretta e furia una conferenza stampa, annunciano l’intenzione di pubblicare un disco con due brani degli Stones, Under my thumb e The last time per “mantenere desta l'attenzione del pubblico” sul lavoro del gruppo. Tre giorni dopo la sentenza il prestigioso Times in un editoriale firmato da William Rees-Moog parte dalla carcerazione dei due artisti per attaccare duramente il sistema giudiziario britannico. La mobilitazione raggiunge il culmine quando, cinque giorni prima del processo d’appello, lo stesso Times ospita in un’intera pagina a pagamento un appello per la legalizzazione della marijuana firmato da tutti e quattro i Beatles, dal loro manager Brian Epstein e da altri personaggi della scena musicale britannica. Questo è il clima nel quale il 31 luglio si svolge l’udienza conclusiva dell’appello. Tra il tripudio dei presenti, dopo la lettura della sentenza il giudice, Lord Parker, con motivazioni tecniche diverse, revoca la condanna al carcere e ordina l’immediata liberazione dei due musicisti.
30 luglio, 2018
30 luglio 2004 - “Pace e male” dei Têtes de Bois

29 luglio, 2018
29 luglio 1974 – Non chiamatemi Mama!

27 luglio, 2018
27 luglio 1992 – Gli Erasure? No che non si sciolgono

26 luglio, 2018
26 luglio 1943 – Mick Jagger, la pietra che rotola anche da sola

23 luglio, 2018
24 luglio 1987 - La Bamba di Ritchie Valens

23 luglio 1974 – Muore Gene Ammons

21 luglio, 2018
22 luglio 1954 – Al Di Meola, batterista mancato

20 luglio, 2018
20 luglio 1979 - La Tom Robinson Band si scioglie, ma non è la fine del mondo

18 luglio, 2018
19 luglio 1944 – Will Marion Cook, l'uomo che ha colorato di nero il varietà

17 luglio, 2018
18 luglio 1988 - L’ultima corsa di Nico

17 luglio 1925 - Carla Boni, una voce straordinariamente moderna

16 luglio, 2018
16 luglio 1966 – Ecco i Cream!

14 luglio, 2018
14 luglio 1993 - Ciao Leo

12 luglio, 2018
13 luglio 1985 - Bob Geldof, un'immaginetta

11 luglio, 2018
12 luglio 1969 – Il successo del 2.525

10 luglio, 2018
11 luglio 1980 – Mario Schisa, il maestro dimenticato

09 luglio, 2018
10 luglio 1909 - Casey Bill Weldon, il bluesman con la chitarra hawaiana
Il 10 luglio 1909 nasce a Pine Bluff, nell'Arkansas, il bluesman Casey Bill Weldon. Registrato all'anagrafe con il nome di William Weldon è uno dei pochissimi bluesmen che utilizzano la chitarra hawaiana per accompagnarsi. La scelta dello strumento condiziona anche i suoi brani i cui testi sono spesso costruiti per questo particolare tipo di sonorità. Dopo il buon successo ottenuto in Arkansas si trasferisce in California dove fatica a farsi comprendere dal pubblico degli appassionati. Gli va meglio a Memphis dove fino alla metà degli anni Trenta incide anche qualche disco. Questo è più o meno tutto quello che si sa di lui. C'è chi sostiene che sia morto in combattimento nella Seconda Guerra Mondiale intorno al 1941 e chi giura di averlo ascoltato a Chicago negli anni Sessanta. La verità non si saprà mai.
9 luglio 1929 - Alex Welsh, la tromba scozzese
Il 9 luglio 1929 nasce a Edimburgo, in Scozia il trombettista e direttore d'orchestra Alex Welsh, uno dei pochi musicisti britannici che, insieme a Humphrey Lyttelton, Freddy Randall, Bruce Turner e pochi altri, ha saputo conquistarsi una solida fama a livello internazionale. Trasferitosi a Londra nel 1954 con il clarinettista Archie Semple, dà vita a un proprio gruppo di chiara matrice dixieland di cui fanno parte anche il trombonista Roy Crimmins e il clarinettista Ian Christie. Nel 1957 suona al fianco di Jack Teagarden e di Earl Hines in tournée in Gran Bretagna. Verso la metà degli anni Sessanta il gruppo di Welsh si stabilizza con trombonista Roy Williams, il sassofonista John Barnes, il pianista Fred Hunt, il chitarrista Jim Douglas, il bassista Harvey Weston e il batterista Lennie Hastings. La formazione sceglie di dedicarsi più al mainstream jazz che al dixieland puro attingendo a piene mani dal repertorio di Buck Clayton. Il gruppo resta unito per oltre dieci anni e regala a Welsh una grandissima popolarità e la partecipazione a quasi tutti i più importanti festival internazionali. La crisi arriva nella seconda metà degli anni Settanta quando i solisti di maggior spicco lasciano uno dopo l'altroi l'orchestra per percorrere altre strade. Welsh non abbandona l'ambiente e continua a esibirsi sull'onda degli antichi successi. Muore a Londra il 25 giugno 1982.
08 luglio, 2018
8 luglio 1914 - Billy Eckstine, Mr. B: voglio un'orchestra leggendaria!
L'8 luglio 1914 nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, il cantante Billy Eckstine, detto Mr. B e registrato all'anagrafe con il nome di William Clarence Eckstein. Il canto è la sua specialità ma nella sua carriera non mancano esibizioni alla tromba, al trombone a pistoni e alla chitarra. Dopo aver studiato alla Howard University di Washington, ottiene vari ingaggi come cantante e direttore di sala in numerosi locali notturni di Buffalo, Detroit e Chicago. Il suo primo insegnante di musica è Maurice Grupp, un giornalista del “Metronome” che gli dà lezioni di tromba e molti preziosi consigli sulla tecnica di emissione del fiato. La svolta nella sua carriera avviene nel 1938 quando il sassofonista Budd Johnson, dopo averlo ascoltato in un locale, lo presenta a Earl. L'anno dopo Eckstine entra a far parte stabilmente della formazione di Hines ben preso ne diventa l'attrazione per il modo inconsueto di presentarsi sul palcoscenico e per uno stile di canto inusuale basato su una serie di note vibrate che si alternano ai fortissimo degli ottoni. Lo storico del jazz Barry Ulanov, a proposito della sua voce, scrive: «Quando urlava Jelly, Jelly, il titolo del suo più famoso blues, sembrava un grido nel vuoto di una caverna». Lasciato Hines nel 1943 inizia a darsi da fare come solista nei night ma già nella primavera de1 1944, sempre insieme a Budd Johnson, decide di dare vita a un'orchestra innovativa e chiede al suo manager Billy Shaw di reclutare gli orchestrali fra i boppers. Nasce così una formazione straordinaria che schiera personaggi come Dizzie Gillespie, Fats Navarro, Kenny Dorham, Miles Davis alle trombe, Gene Ammons, Dexter Gordon, Wardell Gray, Lucky Thompson al sassofono tenore, Charlie Parker, Sonny Stitt al contralto, Leo Parker al sassofono baritono, John Malachi e Clyde Hart al pianoforte, Tommy Potter al contrabbasso, Art Blakey alla batteria. Gli arrangiamenti vengono di volta in volta curati da Dizzy Gillespie, Tadd Dameron, Budd Johnson e Jerry Valentine. I cantanti sono Sarah Vaughan e lo stesso Eckstine. Il successo dell'orchestra spinge molti strumentisti a cercare fortuna da soli. La crisi delle grandi orchestre fa il resto. Nel 1947 Eckstine scioglie l'orchestra e si dedica esclusivamente all'attività di cantante solista. Dalla fine degli anni Cinquanta in avanti l'attività di Eckstine si è svolge prevalentemente nei Casinò del Nevada o in vari tour all'insegna della nostalgia. Muore a Pittsburgh, il Pennsylvania, l'8 marzo 1993
06 luglio, 2018
7 luglio 1901 - Vittorio De Sica, Il primo divo italiano del cinema sonoro
Il 7 luglio 1901 a Sora, una cittadina che all’epoca è in provincia di Caserta e oggi in quella di Frosinone nasce Vittorio De Sica. Per ragioni di studio si trasferisce a Napoli, città cui resterà per sempre legato da grande affetto. Il suo esordio nel cinema avviene nel 1918 quando interpreta una parte di secondo piano nel film “Il processo Clémenceau”. Nel 1924, conclusi gli studi, decide di dedicarsi a tempo pieno al teatro specializzandosi nel personaggio del giovanotto brillante e scanzonato. Parallelamente all’attività teatrale continua a frequentare i set cinematografici e dopo una serie di film minori arriva al successo nel 1932 con “Gli uomini, che mascalzoni...”, un film di Mario Camerini nel quale canta Parlami d'amore Mariù, il primo successo come cantante della sua carriera. In breve tempo diventa il primo vero divo italiano del cinema sonoro grazie a una fortunata serie di commedie sentimentali. Anche sul piano musicale centra una lunga serie di successi con brani come Ludovico, Tu solamente tu, Dicevo al cuore, Dammi un bacio e ti dico di sì e Allegro yankee. Nel 1943 dirige “I bambini ci guardano”, il film che segna l’inizio della sua collaborazione con lo sceneggiatore Cesare Zavattini. La storia anticipa le novità tecniche e tematiche della sua produzione successiva. Nel dopoguerra realizzando due capolavori del neorealismo: “Sciuscià” del 1946 e “Ladri di biciclette” del 1948, entrambi premiati con l’Oscar. Nonostante gli impegni cinematografici non abbandona mai del tutto la musica leggera. Tre anni prima della sua morte, avvenuta nel 1974 a Parigi realizza l’album De Sica anni Trenta in collaborazione con il figlio Manuel. Attore e regista di grande talento Vittorio De Sica ha lasciato un segno chiaro anche nella storia della canzone italiana. Il suo primo grande successo come cantante arriva all’inizio degli anni Trenta con Parlami d’amore Mariù. È proprio in quel periodo che una parte della critica italiana inizia a paragonarlo al grande Maurice Chevalier, uno dei grandi protagonisti dello spettacolo internazionale. Il giovane De Sica mostra però di non apprezzare particolarmente il paragone e nel 1936 approfitta di un’intervista per farlo sapere a tutti: «Mi si chiama in giro lo Chevalier italiano. Si tratta di un ingiusto battesimo al quale mi ribello per infinite ragioni…». Espone le differenze tra lui e lo chansonnier francese e alla fine spiega quale sia la canzone principale: lui non si ritiene un semplice cantante ma «…un autore drammatico che per proprio diletto, prima che per altrui, canta anche canzoni…». Nonostante l’atteggiamento personale un po’ scontroso nei confronti della canzone, negli anni Trenta Vittorio De Sica è uno dei protagonisti più importanti e di maggior successo della scena musicale italiana come dimostra il numero notevole di suoi dischi a 78 giri pubblicati dalla Columbia. Nel 1932 sono cinque, salgono a ventisei nel catalogo della stessa etichetta del 1934 e raddoppiano ancora in quello del 1942. La casa discografica non dà troppo retta alle sue prese di distanza dalla canzone e ne sfrutta fino in fondo la popolarità e il talento. L’unica concessione alla sua richiesta di non essere confuso con gli altri cantanti è nella presentazione sulle pagine dei cataloghi della casa discografica dove viene descritto con questa frase un po’ contorta: «L’aristocratico artista della scena di prosa che ha dimostrato brillantemente come si possa fare dell’arte anche fuori dalla ribalta».
05 luglio, 2018
6 luglio 1957 - John? Piacere, mi chiamo Paul McCartney
Il 6 luglio 1957 i Quarrymen di John Lennon suonano in una festa nel sobborgo di Woolton. Un amico comune presenta a Lennon un ragazzo di nome Paul McCartney, che fa subito un'ottima impressione: sa accordare la chitarra, conosce tutte le parole di canzoni come Be Bop A Lula di Gene Vincent e suona gli accordi di Long tall Sally e di altri brani di Little Richard. Figlio di Jim McCartney un jazzista che negli anni Trenta era stato leader della Jim Mac's jazz band. Paul ha sviluppato una sua personale tecnica da mancino. Dopo quell'incontro a Woolton, Paul entra ufficialmente nei Quarrymen. John e Paul trascorrono interi pomeriggi insieme a esercitarsi, a sperimentare e imparare nuovi accordi, iniziando a stabilire quella stretta collaborazione tra due opposte personalità che sarebbe diventata il cuore delle imprese musicali dei Beatles. Verso la fine del 1957, John Lennon e Paul McCartney sono ormai in grado di comporre canzoni. E la prima canzone di Paul, I lost my little girl, viene presentata da McCartney al gruppo come una sorta di riparazione a una serata disastrosa alla chitarra solista. Il brano è buono ed entra nel repertorio. Inizia qui una storia lunga, lunghissima...
04 luglio, 2018
5 luglio 1966 - Linciate i Beatles!

4 luglio 1971 - La leucemia uccide Donald McPherson dei Main Ingredient

02 luglio, 2018
3 luglio 1930 - Tommy Tedesco, dal jazz al pop
Il 3 luglio 1930 nasce a Niagara Falls, New York, il chitarrista Tommy Tedesco, all'anagrafe Thomas Tedesco. Debutta sulla scena jazz nel 1953 con la formazione di Ralph Marterie e quindi si trasferisce a Los Angeles. Suona per qualche tempo con il trio di Joe Burton, e subito dopo forma un proprio gruppo con il quale si esibisce al Lighthouse. Nella seconda metà degli anni Cinquanta suona con Dave Pell e quindi con Chico Hamilton, Buddy De Franco, Jack Montrose, Mat Mathews, Herb Geller e altri. Nel pop ottiene un grande successo soprattutto nelle colonne sonore. Muore il 10 novembre 1997 a Northridge, in California.
2 luglio 1928 - Line Renaud, la ragazza del music hall
Il 2 luglio 1928 a Pont de Nieppe nasce Line Renaud. «Dalle brume del Nord della Francia alle luci di Hollywood e di Las Vegas». Così è stata sintetizzata la straordinaria avventura di Line Renaud, l’applaudita vedette dei music-hall parigini che negli anni Cinquanta porta le atmosfere e le canzoni degli chansonniers francesi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Bionda “come un angelo” brucia le tappe e arriva presto al grande successo internazionale dopo aver precocemente conquistato il pubblico parigino del music-hall. Per la sua storia artistica Line Renaud ha finito per diventare un po’ l’elemento di contatto, il ponte attraverso il quale due mondi dello spettacolo apparentemente lontani come quella francese e quello angloamericano si incontrano. La sua voce regala al pubblico d’oltremanica e d’oltreoceano i brani migliori della canzone d’autore della sua terra e, in una sorta di ideale compensazione, porta in Francia le versioni nella lingua di casa dei grandi successi internazionali. Quando prima il cinema e poi la televisione la chiamano, lei non si tira indietro. Si impegna con la costanza e l’instancabile voglia di migliorarsi che da sempre l’hanno caratterizzata finendo per allargare la sua popolarità anche a un pubblico diverso da quello che l’ha scoperta attraverso le canzoni. Proprio il cinema e la televisione le consentono di superare indenne il passare del tempo e la morte del grande amore della sua vita affacciandosi al nuovo millennio con una ritrovata voglia di nuove avventure artistiche.Il 2 luglio 1928 a Pont de Nieppe, un borgo del Nord della Francia vicino alla città d’Armentières, nasce una bambina. Si chiama Jacqueline Enté e, come i personaggi delle favole, ha i capelli d’oro e le guance rosse e vellutate come i petali di rosa. La madre è una stenodattilografa, mentre suo padre fa il camionista e nel poco tempo che gli resta suona la tromba nella banda municipale. La musica incanta la piccola Jacqueline e i genitori la incoraggiano. A sette anni vince il suo primo concorso canoro. Sono anni difficili per tutti. Sull’Europa aleggiano nuove nubi di guerra e suo padre, come gran parte degli uomini in grado di portare un’arma, viene richiamato. Finirà prigioniero e la sua assenza da casa durerà cinque anni. A prendersi cura di Jacqueline restano tre donne: sua madre e le due nonne, una delle quali possiede un caffè ad Armentières nel quale la biondissima ragazzina spesso si esibisce cantando per gli avventori. Nelle intenzioni della famiglia la musica dovrebbe restare poco più di un hobby per la sempre meno piccola Jacqueline, ma come spesso succede il destino ha in serbo qualche sorpresa. Nel 1942 la ragazza legge su un giornale l’annuncio dell’apertura delle audizioni per entrare al Conservatorio di Lille. Nella sua beata ingenuità non fa caso al fatto che l’ammissione al Conservatorio è prevista soltanto per le interpreti di canto classico. Si presenta davanti alla commissione e canta Sainte-Madeleine e Mon âme au diable, due canzoni scritte da Loulou Gasté, uno dei più popolari compositori di quel periodo. Nonostante le premesse l’audizione sortisce comunque un effetto. Al termine dell’esibizione Jacqueline viene avvicinata dal direttore di Radio Lille che vorrebbe scritturarla. Superate le resistenze di mamma e nonne a quattordici anni firma un contratto biennale per interpretare sulle onde della radio le canzoni di Loulou Gasté. Sceglie anche un nome d’arte. Jacqueline Enté diventa così Jacqueline Ray. Come Dio vuole anche la guerra finisce e gli occupanti nazisti lasciano finalmente la Francia. Nell ’entusiasmo del dopoguerra Radio Lille finisce per essere un orizzonte troppo limitato per le ambizioni di Jacqueline che decide di tentare la fortuna a Parigi. Nel 1945 ottiene la sua prima scrittura alle Folies Belleville, uno dei più prestigiosi music-hall di quel periodo. Josette Daydé, la vedette dello spettacolo, la rende in simpatia e quasi per farle un regalo decide di presentarle quel Loulou Gasté che è da sempre il suo idolo e del quale interpreta ogni sera le canzoni. L’incontro è fatale per entrambi. Jacqueline ha sedici anni, il compositore ne ha trentasette, ventuno in più, ma tra i due è amore a prima vista. Gasté decide anche di seguirla sul piano artistico. Le impone un cambiamento radicale dell’impostazione scenica, uno stile nuovo, vestiti diversi e, ciliegina sulla torta, anche un nome d’arte più facile da ricordare. Jacqueline, troppo lungo, si accorcia in Line mentre il cognome della nonna materna, Renaud, sembra fatto apposta per restare nella memoria. Scritturata da Radio Luxembourg fa il suo debutto in un programma musicale della domenica che arriva in tutte le case di Francia. Dopo aver registrato qualche brano con la Pacific , in breve tempo si ritrova con un buon contratto discografico con la Pathé Marconi. Tutto scorre così veloce che la ragazza fatica a raccapezzarsi. La prima canzone pubblicata con la prestigiosa etichetta è Ma cabane au Canada, un brano scritto per lei da Loulou Gasté che vince il premio destinato al miglior debutto del 1949 al Gran Prix du Disque. Nello stesso anno canta al Théâtre de l’Etoile aprendo un concerto di Yves Montand e parte per la sua prima tournée fuori dai confini francesi. Il 1950 la vede collezionare un successo dopo l’altro con brani come Ma petite folie o Etoile de neiges, versioni francesi di grandi successi statunitensi di quegli anni. L’anno vede anche il suo trionfo come vedette all’ABC, uno dei music-hall più importanti di Parigi e il matrimonio con Loulou Gasté. Molto apprezzata anche dal pubblico britannico la ragazza comincia ad catturare anche le attenzioni del cinema. Nel 1951 gira il suo primo film. È “Ils sont dans les vignes” di Robert Vernay cui seguono, l’anno dopo, “Paris chante toujours” di Pierre Montazel e nel 1953 “La route du bonheur” di Maurice Labro. Nel 1954 Line Renaud viene scritturata dal Moulin Rouge. La sua popolarità è tale che il celebre locale si garantisce il tutto esaurito per tutti e quattro i mesi in cui il suo nome resta in cartellone. Proprio al Moulin Rouge la vede per la prima volta il comico e intrattenitore Bob Hope che l’invita a partecipare ben cinque puntate del suo show televisivo, forse il più popolare della televisione statunitense di quel periodo. Il successo è immediato. Line canta nei locali più prestigiosi d’oltreoceano e registra anche un brano in duo con Dean Martin intitolato Relaxed-vous. Per tutti gli anni Cinquanta farà la spola tra la Francia e gli Stati Uniti passando anche un lungo periodo a Las Vegas dove il suo nome in cartellone affianca quelli di personaggi come Frank Sinatra o Louis Armstrong. Continua a mietere successi anche nel cinema e, a partire dalla fine degli anni Sessanta, in televisione dove si fa apprezzare per la sua capacità di intrattenitrice e showgirl. Proprio alla televisione francese conduce nel 1973 il varietà “Line direct”. Gli anni passano ma Line sembra non accorgersene e nel 1980 festeggia i trent’anni di carriera al Casino con una serata cui partecipa tutta Parigi. La ventenne principessa del music-hall ha lasciato il posto a una matura e consapevole donna di spettacolo che non disdegna di spendere il suo nome e impegnarsi per cause come la battaglia contro la diffusione dell’AIDS in Africa e nei paesi poveri del mondo. Il lavoro e l’amore del pubblico sono due alleati preziosi che le consentono di superare anche la più brutta sorpresa che il destino potesse farle. L’8 gennaio 1995 alle otto del mattino nella loro casa di Rueil Malmaison, si porta via Loulou Gasté, l’uomo della sua vita. La scomparsa lascia un vuoto immenso e più di mille canzoni. Negli ultimi anni il cinema e la televisione tendono a prevalere sull’attività canora di Line Renaud anche se, di tanto in tanto non disdegna di tornare in sala di registrazione come accade nel 2002 quando, insieme a Charles Aznavour, Nana Mouskouri, Garou e tanti altri registra l’album Feelings, un dolcissimo omaggio al marito scomparso.
01 luglio, 2018
1° luglio 1977 - Baby Boy Warren, tra palco e fabbrica
Il 1° luglio 1977 a Detroit, nel Michigan, muore il bluesman Baby Boy Warren. Il suo vero nome è Robert Henry Warren ed è nato a Lake Providence, in Louisiana, il 13 agosto 1919. Dopo essersi trasferito a Memphis con la famiglia inizia a suonare la chitarra intorno al 1928, imitato dai fratelli Jack e Willie, e si perfeziona a fianco di Little Buddy Doyle. Ottiene il suo primo ingaggio nel 1931 a West Memphis, in Arkansas; in seguito si esibisce nel celebre Handy Park a Memphis con Willie 61 Blackwell e Black Bubble. Intorno al 1936 sembra spostare le coordinate dei propri vagabondaggi musicali verso l'Arkansas in particolare nella zona compresa tra Helena, Hughes, West Memphis e Marianna. In questo periodo incontra i bluesmen più celebri della regione, da Rice Miller, a Sonny Boy Williamson, a Peck Curtis, Johnny Shines e Howlin' Wolf. Nei primi anni Quaranta partecipa a una trasmissione radiofonica negli studi della KFFA radio e a partire dal 1944 si stabilisce a Detroit. In Michigan lavora intensamente. Di giorno fa l'operaio nella fabbrica della General Motors e di notte si esibisce nei locali notturni di Detroit: dalla Tavern Lounge alla Casbah, dal Mary's Bar al Prince Royal ecc. Negli anni 1960 le sue esibizioni diventano sporadiche, limitate generalmente a qualche esibizione com Calvin Frazier e Boogiewoogie Red. Riscoperto negli anni Settanta ritorna per qualche tempo sulle scene. La morte lo coglie alla vigilia di un breve tour statunitense.
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