23 aprile, 2018

24 aprile 1964 - Via la testa della Sirenetta di Copenaghen!

Il 24 aprile 1964 viene decapitata la famosissima statua della Sirenetta, collocata all'ingresso del porto di Copenaghen. La testa, segata e separata dal resto del corpo non verrà mai ritrovata e dovrà essere sostituita da una copia. Il gesto viene rivendicato da un gruppo di artisti appartenenti al movimento "situazionista". Qualche anno dopo uno dei leader del gruppo, Jorgen Nash dichiarerà di essere stato l'esecutore materiale della decapitazione. La statua realizzata dallo scultore Edward Eriksen utilizzando sua moglie Eline come modella e mostrata per la prima volta al pubblico il 23 agosto 1913 sarà periodicamente oggetto di provocazioni e atti vandalici.

21 aprile, 2018

22 aprile 1979 - Keith Richards in concerto per ordine del giudice

Il 22 aprile 1979 Keith Richards, il chitarrista dei Rolling Stones, tiene un singolare concerto nel Civic Auditorium di Ottawa, in Canada. Perché singolare? Tutto inizia il 24 ottobre dell’anno prima nel Palazzo di Giustizia di Toronto dove si svolge l’udienza conclusiva di un processo che vede il buon Keith imputato di detenzione di sostanze stupefacenti. I fatti contestati risalgono al 29 febbraio 1977, quando la polizia canadese, allertata da una soffiata, fa irruzione nella camera della rockstar all’Harbour Castle Hotel di Toronto rinvenendo ventidue grammi di eroina e cinque di cocaina. Arrestato, il chitarrista viene poi rilasciato dopo il pagamento di venticinquemila dollari di cauzione. L’accusa è di detenzione a scopo di spaccio, ma fin dal primo momento Richards fa capire che la sua linea di difesa è quella di chiedere la derubricazione del reato in detenzione per consumo personale. La vicenda, vista la popolarità del protagonista, attira l’attenzione dei media che mettono in risalto come la legislazione contro la diffusione e il consumo di stupefacenti sia inadeguata e ingiusta. «Solo i poveri vanno in galera. I ricchi no», è il leit-motiv di una campagna che vede anche le associazioni antiproibizioniste prendere posizione contro gli effetti di una normativa devastante sul piano sociale. Il reato contestato al chitarrista prevede la reclusione fino a diciotto mesi, convertibile in una sanzione monetaria o in lavori socialmente utili, e una multa salata. Tutti sanno però che le sue pressoché illimitate possibilità economiche lo rendono, nei fatti, diverso dal piccolo spacciatore squattrinato. I ricchi possono pagarsi la libertà, i poveri possono scegliere tra la galera o un periodo lavorativo al servizio della collettività. Per queste ragioni quando il giudice Lloyd Graburn entra nell’aula del Palazzo di Giustizia per la lettura della sentenza, c’è un silenzio carico di tensione. «Io credo – dice il giudice – che i legislatori di questo stato abbiano in mente una giustizia capace di equità e in grado di costituire un punto di riferimento certo per tutti i cittadini. Guai se si pensasse che le legge non è uguale per tutti». In conclusione decide di accettare la tesi del “consumo personale” ma di trattare Keith Richards come tutti gli altri. Lo obbliga a sottoporsi a un trattamento disintossicante e gli impone di prestare la sua capacità lavorativa al servizio della collettività stabilendo che entro sei mesi in un luogo di sua scelta purché sul territorio canadese deve tenere un concerto di beneficenza il cui ricavato è destinato a un istituto di assistenza ai ciechi, il Canadian National Institute for Blind. In più stabilisce la non convertibilità della pena in una sanzione monetaria. È una sentenza emblematica perché equipara nei fatti una persona dalle notevoli possibilità finanziarie al piccolo spacciatore squattrinato attribuendo un valore monetario al lavoro. È per chiudere il conto con la giustizia che il 22 aprile 1979 sale sul palco del Civic Auditorium di Ottawa. Per l’occasione è accompagnato dai New Barbarians, un gruppo composto dall’altro chitarrista dei Rolling Stones Ron Wood, dal bassista Stanley Clarke, dall’ex tastierista dei Faces Ian McLagan e dall’ex batterista dei Meters Ziggy Modeliste.

10 aprile, 2018

10 aprile 2003 - Se ne va Little Eva

Il 10 aprile 2003 muore a Kinston nel North Carolina Little Eva. La notizia viene data distrattamente dai media di tutto il mondo. Quel nome alle nuove generazioni non dice nulla e alle precedenti poco. Eppure per un brevissimo tempo quella di Little Eva è stata una stella luminosissima della scena pop internazionale. Nata a Belhaven, nel North Carolina, il 29 giugno 1945 viene registrata all'anagrafe con il nome di Eva Narcissus Boyd. La sua è una famiglia numerosa, costretta a muoversi continuamente inseguendo il lavoro. Anche la piccola Eva non può permettersi di vivere tranquillamente la sua infanzia. Tutti devono dare il loro contributo per tirare avanti e la ragazzina si adatta alle necessità. Il lungo peregrinare li porta nel 1960 a New York, dove Eva, ormai quindicenne, riesce a farsi assumere dalle famiglie dei quartieri ricchi come bambinaia. Tra i suoi affezionati clienti ci sono anche Gerry Goffin e Carole King, in quel periodo marito e moglie, oltre che autori di successo. Favorevolmente impressionati dalla sua voce la convincono a sottoporsi a un provino il cui esito è più convincente del previsto. La diciassettenne Eva si ritrova così con un contratto discografico e un frettoloso nome d'arte: Little Eva. La ditta Goffin & King decide di affidare alla sua voce Locomotion, un brano inizialmente scritto per Dee Dee Sharp. La canzone ottiene uno straordinario successo arrivando al vertice delle classifiche in vari paesi. Decisi a sfruttare fino in fondo l'inaspettata gallina dalle uova d'oro discografici e produttori decidono di utilizzare l'immagine della ragazza per lanciare anche un ballo di moda con lo stesso nome della canzone. Il risultato è quello di legare per sempre a "Locomotion" il personaggio di Little Eva. L'esplosione del beat e l'ondata di rinnovamento che attraversa la musica pop mondiale, fanno il resto. Dopo lo scarso successo di brani come Keep your hands off my baby, Let's turkey trot e Old smokey locomotion, nel 1964 si chiude la sua avventura discografica. La ragazza non ha ancora diciannove anni ed è ormai considerata un reperto d'epoca. Negli anni successivi si tornerà a parlare di lei ogni volta che Locomotion tornerà in classifica sull'onda della nostalgia. La morte se la porta via il 10 aprile 2003 dopo una lunga malattia.

05 aprile, 2018

6 aprile 2007 - Luigi Comencini, il regista impegnato dal linguaggio semplice

Nella mattinata di venerdì 6 aprile 2007 muore il regista Luigi Comencini, uno dei grandi del cinema italiano. La sua caratteristica particolare è quella di saper coniugare l'impegno e la denuncia sociale anche aspra con un linguaggio cinematografico semplice e accattivante. Nato a Salò, in provincia di Brescia, l'8 giugno 1916 nel 1938 quando è ancora studente universitario fa il critico cinematografico della rivista “Corrente” e, insieme ad Alberto Lattuada e a Mario Ferrari, si dedica alla ricerca e alla conservazione di vecchi film. Nel dopoguerra scrive ancora di cinema prima sull’“Avanti!” e poi sul settimanale “Tempo”. Il suo esordio dietro alla macchina da presa avviene nel 1946 con il documentario “Bambini in città”, sulle condizioni dell’infanzia nelle periferie urbane. Due anni dopo gira il suo primo film “Proibito rubare”, ambientato tra gli scugnizzi napoletani, cui seguono “L’imperatore di Capri” nel 1950 con Totò, e due film dedicati al delicato tema della prostituzione: “Persiane chiuse” del 1951 e “La tratta delle bianche” del 1952. La vera svolta nella sua carriera avviene, però, con “Pane, amore e fantasia” nel 1952. Il film ottiene un enorme successo di pubblico e segna la definitiva consacrazione di Comencini tra i grandi del cinema italiano. La capacità di mescolare l’osservazione e il racconto degli umori sociali in vicende apparentemente leggere e divertenti finiranno per essere i tratti caratteristici di quello che all’epoca si chiama ancora “neorealismo rosa” me che qualche anno dopo troverà dignità di genere nella Commedia all’italiana. I funerali si svolgono nel pomeriggio del 7 aprile a Roma in piazza Cavour nella chiesa di rito. Per onorare la sua scomparsa Rai2 modifica la programmazione della serata e manda in onda il suo film "Pane, amore e fantasia".

03 aprile, 2018

3 aprile 1946 - Giuseppe Parmigiani detto Beppe, il sax di Castel San Giovanni

Il 3 aprile 1946 nasce a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza il sassofonista Giuseppe Parmigiani detto Beppe, una delle numerose figure carismatiche della scena jazz italiana. Lui stesso non ha mai saputo dire quando gli sia nata la voglia di fare della musica la sua principale passione. L'unica cosa certa è che a undici anni suona già nella banda del paese. A quattordici si iscrive al corso di clarinetto del conservatorio di Piacenza e nel 1967 ottiene il diploma. Nel 1975 fa le prime esperienze jazz nel quintetto di Luciano Biasutti del quale scrive buona parte delle composizioni. Con questa formazione nel 1976 incide l'album Blue bone nel quale effettua alcune improvvisazioni col flauto dolce e fa una tournée in Bulgaria partecipando al festival di Sopot. Dal 1975 insegna clarinetto al conservatorio di Piacenza. Nel 1978 collabora con la big band del Capolinea diretta da Attilio Donadio e Tullio De Piscopo. Ancora nel 1978 e nel 1980 tiene seminari sul sassofono jazz a Rovereto, in provincia di Trento, dove ha pure l'opportunità di suonare con Franco D'Andrea. Negli anni Ottanta forma una big band di ragazzi, la Sugar Kitty Band dalla quale escono moltissimi talenti del jazz italiano.