31 maggio, 2018

1° giugno 2009 - L’Air France 447 scompare nell’oceano

Lunedì 1° giugno 2009 il volo Air France 447 scompare nel nulla. L’aereo, un vettore di linea internazionale in servizio dall'aeroporto Galeão di Rio de Janeiro all'aeroporto Charles de Gaulle di Parigi durante il volo si perde senza lasciare traccia sopra l'oceano Atlantico. È un Airbus A330-200 della compagnia aerea Air France, registrato con la sigla F-GZCP, con 216 passeggeri e 12 membri dell'equipaggio a bordo. Il 2 giugno i mezzi di comunicazione danno notizia che le squadre di ricerca avrebbero ritrovato di alcuni resti. In realtà il materiale rinvenuto non ha alcuna attinenza con l'aereo scomparso. Successivamente verranno recuperati 51 corpi e alcuni rottami galleggianti. Le ricerche si concludono ufficialmente il 27 giugno 2009.

30 maggio, 2018

30 maggio 1900 o 1901 – Frank Trumbauer, dalla musica all’aviazione

Il 30 maggio 1900, a Carbondale, nell’Illinois, anche se alcune biografie riportano l’anno 1901, il sassofonista, cantante, compositore e direttore d’orchestra Frank Trumbauer, chiamato anche Frankie. La sua è una famiglia musicale, sua madre è pianista e il fratello trombettista. Frank cresce a St. Louis e impara giovanissimo a suonare il pianoforte, il trombone, il flauto e il violino, prima di dedicarsi definitivamente al C-melody sax, di cui diventa uno dei rari specialisti. Nel 1917 forma una propria orchestra a St. Louis e, dopo un periodo trascorso sotto le armi, entra a far parte del gruppo di Max Goldberg. Successivamente suona nelle formazioni di Ted Jensen, Earl Fuller, Gene Rodemich e Joe Kayser. Trasferitosi a Chicago, tra il 1922 e il 1924 suona con la Benson Orchestra e con Ray Miller. Viene quindi scritturato dall'impresario Jean Goldkette che nel 1925 gli affida la direzione di una delle sue formazioni all'Arcadia Ballroom di St. Louis. Resta nelle formazioni di Jean Goldkette fino al 1927. In quel periodo inizia il suo sodalizio con Bix Beiderbecke. Scioltasi l'orchestra di Goldkette, entrambi passano prima in quella di Adrian Rollini e poi in quella di Paul Whiteman. Bix lascia Whiteman nel 1929 mentre Trumbauer ci resta fino al 1933, salvo un breve periodo in cui dirige una propria orchestra. Dal 1934 al 1936 continua a collaborare con Whiteman, per conto del quale dirige i Three T con Jack e Charlie Teagarden. Si trasferisce quindi sulla costa occidentale dove fno al 1938 è a capo, con il trombettista Manny Klein, di una grande formazione. Dopo una breve permanenza nell'orchestra di George Stoll, dà vita a una sua orchestra. Nel marzo del 1939 lascia l'attività musicale per assumere l'incarico di ispettore dell'Aeronautica Civile a Kansas City. Partecipa alla seconda guerra mondiale come pilota collaudatore e solo nel 1945 sceglie di nuovo la musica come sua principale attività lavorando prevalentemente in studio con i complessi di Russ Case e di Raymond Page. Nel 1947 se ne va a Santa Monica e sceglie poi di lavorare alle dipendenze dell'Aeronautica Civile di Kansas City. Negli anni successivi fa solo apparizioni occasionali sulle scene musicali. Muore per un collasso nell'atrio del St. Mary's Hospital di Kansas City, nel Missouri, l’11 giugno 1956.

29 maggio, 2018

29 maggio 1949 - Bruno Biriaco, una batteria al servizio della musica italiana

Il 29 maggio 1949 nasce a Roma il batterista, arrangiatore, compositore e capo orchestra Bruno Biriaco. A diciassette anni debutta in un concerto jazz alla Radio italiana accompagnando il pianista inglese John Kaufman e l'anno dopo si presenta al Folk Studio di Roma con il trio di Guido Saval. Da quel momento viene chiamato a collaborare con alcuni dei migliori gruppi italiani: come percussionista nella Swingin Dance Band, l'orchestra che il trombonista Marcello Rosa presentava ogni lunedì sera al Piper di Roma tra la fine del 1967 e i primi del 1968, e come batterista nelle formazioni di Mario Schiano, Giancarlo Schiaffini, Gianni Basso, Oscar Valdambrini, Cicci Santucci, Enzo Scoppa e Nunzio Rotondo (con il quale partecipa anche ai festival di Pescara e di Bergamo). Dal 1972 fa parte per cinque anni del Perigeo un gruppo formato da Claudio Fasoli ai sassofoni, Franco D'Andrea al piano, Giovanni Tommaso al basso e Tony Sidney alla chitarra. Con i Perigeo incide cinque dischi per la RCA, partecipa al Jazz Jamboree di Varsavia, nel 1973 e nel 1975, dopo aver suonato per due settimane al Ronnie Scott di Londra, partecipa alla tournée europea degli Wheater Report. Nello stesso anno si esibisce, sempre con il Perigeo, al festival di Montreux e nel 1976 effettua una tournée negli Stati Uniti e in Canada, dove registra l'edizione americana dell'ultimo album edito con il titolo di Fatamorgana. Più o meno contemporaneamente alla già intensa attività svolta con il gruppo del Perigeo, Biriaco viene spesso chiamato ad accompagnare i musicisti stranieri di passaggio in Italia, suona così con Chet Baker, George Coleman, Slide Hampton e con Frank Rosolino e Johnny Griffin incide anche dei dischi per la Horo. Sciolto il Perigeo nel 1977, approfondisce gli studi di composizione e prepara gli arrangiamenti per un proprio gruppo che fa leva su una intera sezione di sassofoni, i Saxes Machine. Questa formazione debutta nel gennaio del 1978 al St. Louis Club di Roma e poco dopo partecipa al festival del Jazz di Middelheim ad Anversa in Belgio in rappresentanza della 1a Rete radiofonica della Rai e l'anno successivo viene invitata al Jazz Jamboree di Varsavia. Sempre contemporaneamente all'attività di leader, arrangiatore e batterista dei Saxes Machine, Biriaco partecipa anche ad altri gruppi. Con il trio del pianista Franco D'Andrea incide anche un disco registrato dal vivo in occasione della partecipazione del gruppo al festival del jazz di Varsavia nel 1978 e svolge una intensa attività didattica; appare più volte in televisione e dà concerti radiofonici. Nel 1980 con la propria formazione, nell'ambito degli scambi intercorsi fra la 1a Rete radiofonica della Rai e la Radio danese, dà una serie di concerti a Copenaghen, e si esibisce successivamente al festival internazionale della musica di Cartagine in Tunisia. Bruno Biriaco è uno dei pochi batteristi italiani che riesce al tempo stesso a essere leader e arrangiatore, funzione che nasce da una buona formazione musicale.

28 maggio, 2018

28 maggio 1738 – L’inventore della ghigliottina

Il 28 maggio 1738 nasce a Saintes Joseph il medico francese Ignace Guillotin, artefice della ghigliottina. Negli anni dell’adolescenza sembrava destinato a seguire la vocazione sacerdotale, ma ben presto, dopo essere entrato come novizio nei gesuiti, si accorse che non era quella la strada per lui. Divenuto professore a Bordeaux, lasciò la Compagnia intenzionato a dedicarsi alla medicina. Nel 1789, allo scoppio della Rivoluzione Francese subì il fascino delle nuove idee di Libertà, Uguaglianza e Fraternità, e visse da protagonista il turbine della Rivoluzione tanto da essere eletto deputato del Terzo Stato per Parigi all’Assemblea degli Stati Generali. Fin dal primo momento la sua attività legislativa e i suoi interessi si indirizzarono quasi esclusivamente verso la riforma del sistema penale, che riteneva dovesse essere basata sull’uguaglianza e sull’umanità delle pene, con la contestuale abolizione di quelle più infamanti e offensive. Proprio nel quadro di questo impegno iniziò a formarsi in lui l’idea che anche la pena capitale fosse da rivedere. Non pensava alla sua abolizione, ma a metodi più ‘umani. Fino a quel momento, infatti, le condanne a morte in Francia venivano eseguite o con l’impiccagione o con la decapitazione manuale. Guillotin riteneva che entrambi i metodi fossero particolarmente crudeli per il rischio di provocare inutili sofferenze al condannato. Si interessò così a una sorta di macchina per esecuzioni citata in un libro anonimo dal titolo Voyage historique et politique de Suisse, d’Italie et d’Allemagne, in cui si parlava di un’esecuzione capitale avvenuta a Milano nel 1730 e si descriveva un marchingegno in grado di decapitare il condannato in modo rapido e senza rischio d’errore. Non era il primo esempio di un sistema per la decapitazione automatica. Macchine di diversa foggia e di alterna efficacia erano state usate in varie parti d’Europa anche nei secoli precedenti. Una di queste è descritta in una cronaca di Jean d’Auton che parla della decapitazione dell’agitatore Demetrio Giustiniani, avvenuta a Genova nel 1507. Nei secoli XVI e XVII macchine di questo tipo erano utilizzate in Scozia, dove il marchingegno veniva chiamato The maiden e in Germania dove erano diffusi sistemi meccanici per la decapitazione che andavano sotto il nome di Diole o di Hobel. Attingendo a queste fonti Guillotin propose per la prima volta all’Assemblea Costituente il 10 ottobre 1789 l’unificazione su tutto il territorio nazionale dei sistemi per eseguire le condanne capitali e la contemporanea introduzione dell’uso di una macchina per rendere istantanea e meno dolorosa la morte. Superati i primi ostacoli procedurali la proposta venne definitivamente precisata e accolta il 1° dicembre 1789. In essa era contenuta la definizione dettagliata di una macchina per decapitare consistente in due travi scanalate, unite in cima da una terza trasversale alla quale fosse assicurato un pesante coltello triangolare, in grado di scorrere rapidamente nelle scanalature e di troncare con rapidità e “senza ulteriori offese” il collo del condannato “preso tra due assi”. Prima della sua introduzione definitiva dovevano, però, passare altri tre anni. La prima delibera in merito venne adottata il 3 giugno 1791, la seconda il 20 marzo 1792, corredata da un parere dell’illustre chirurgo Antonine Louis, di Metz, segretario principale dell’Académie de Chirurgie. Proprio dal suo nome lo strumento verrà inizialmente chiamato “Louison” e poi femminilizzato in “Louisette”. Per costruire la macchina seguendo le indicazioni progettuali di Guillotin venne interessato il falegname Guédon, fornitore ufficiale delle forche utilizzate sino a quel momento. Il suo preventivo di 5660 livres per ciascun modello apparve eccessivo e si preferì bandire un asta pubblica. Dopo lunghe trattative l’offerta più conveniente fu quella del tedesco Tobias Schmidt, conosciuto per la sua rinomata fabbrica di clavicembali, che si disse disposto a fabbricare le macchine al prezzo di 329 franchi l’una. Il frutto di questa commistione tra progettazione francese e tecnologia tedesca debuttò in pubblico, dopo alcune prove su animali e cadaveri, per la prima volta il 25 aprile 1792. Le cronache narrano che il primo condannato a morte decapitato meccanicamente fu un grassatore di nome Nicolas-Jacques Pelletier. L’esperimento ebbe successo e la macchina iniziò a funzionare con regolarità. I primi condannati politici ghigliottinati furono L.D. Collonet d’Aigremont, decapitato il 21 agosto 1792, seguito il 24 agosto dall’intendente della lista civile La Porte e, il 25 agosto, dal redattore della Gazette de Paris Farmain de Rosoi. Il nome dello strumento divenne definitivamente “Ghigliottina” dopo la pubblicazione, da parte del foglio realista Les Actes des Apôtres di una canzonetta satirica che ironizzava sui meriti del “cittadino” Guillotin. Proprio quest’ultimo, divenuto segretario della Costituente, rischiò essere sottoposto a una personale esperienza della macchina da lui inventata. Arrestato come sospetto durante il periodo Terrore, venne poi salvato dallo scoppio della reazione termidoriana e morì di morte naturale a Parigi il 26 marzo 1814. In molti si sperimentarono nel miglioramento della funzionalità della ghigliottina, compresa la sua più illustre vittima, il re Luigi XVI, che si era occupato personalmente di perfezionarla e i cui disegni si conservano ancora all’Archivio Nazionale di Parigi.

27 maggio, 2018

27 maggio 1950 - Dee Dee Bridgewater, una voce per tutti i generi

Il 27 maggio 1950 nasce a Memphis, nel Tennessee, la cantante Dee Dee Bridgewater. All’anagrafe è registrata come Denise Eileen Garrett. Pur essendo figlia di un trombettista inizia a studiare musica relativamente tardi e i suoi primi ingaggi arrivano dalla band del padre e da vari gruppi scolastici. Nel 1968 entra alla Michigan State University. L'anno dopo ottiene un ingaggio con il sassofonista Andy Goodrich con il quale si esibisce nel 1969 al Festival dell’Università dell'Illinois. Proprio con la big band di quella università partecipa a una tournee in Unione Sovietica. Dell’orchestra fa parte il trombettista Cecil Vernon Bridgewater che più tardi diventerà suo marito. Trasferitasi a New York nel 1972 insieme al marito entra nell’organico della big band di Thad Jones e Mel Lewis con la quale resta fino al 1974. Nonostante l’intensa attività continua anche gli studi musicali con il pianista Roland Hanna. Nel 1975 partecipa al musical di Broadway “The Wiz”, vincendo un Tony Award per la sua brillante interpretazione. Passa poi con indifferenza dal jazz ad altri generi musicali senza alcun pregiudizio nemmeno nei confronti di quelli più commerciali ottenendo grandi successi. I critici di scuole jazzistica rilevano come nel suo canto si noti la profonda influenza di Nina Simone e Lena Horne.

26 maggio, 2018

26 maggio 2006 - Desmond Dekker, il profeta del reggae

Il 26 maggio 2006 muore Desmond Dekker, l'uomo che per primo ha fatto conoscere il reggae al mondo. Dekker, che si chiama in realtà Desmond Adolphus Dacres nasce a Kingston, in Giamaica, dove è popolarissimo più per essere stato tra i protagonisti della serie televisiva "Action" che per le sue qualità canore anche se i suoi primi passi come cantante risalgono ai primi anni di vita quando canta nel coro della chiesa del suo quartiere. Il destino lo fa incontrare con Bob Marley nel 1962, quando entrambi lavorano come saldatori con tanti sogni musicali in testa. Secondo la leggenda sarebbe stato proprio lui a incoraggiare Marley a scrivere le sue prime canzoni. A partire dal 1963 pubblica vari singoli di buon successo e soprattutto King of ska che ne fa un po’ un idolo dei Rude Boys, gli equivalenti giamaicani dei Teddy Boys statunitensi. Quando la sua isola comincia a stargli un po’ stretta se ne va in Gran Bretagna per cercare fortuna. Qui sbarca il lunario con gli Aces, il suo gruppo, suonando alle feste degli immigrati giamaicani e pubblicando qualche disco destinato ai suoi conterranei. Il successo di Israelites gli cambierà la vita. Poco tempo dopo essere arrivato al vertice delle classifiche britanniche il singolo farà lo stesso negli Stati Uniti facendo di Desmond Dekker il primo artista giamaicano al vertice della classifica dei dischi più venduti negli States. Il successo di questo brano finirà per diventare la sua maledizione. La carriera di Desmond Dekker, infatti, continuerà tra pochi alti e molti bassi. Pubblicherà vari brani, tra i quali lo splendido You can get it if you really want it, ma il suo nome resterà per sempre legato a Israelites che tornerà di nuovo a scalare le classifiche dei dischi più venduti nel 1975 e ancora nel 1980, quando il cantante dopo aver firmato un nuovo contratto per la Stiff ne realizzerà una nuova versione per l’album Black and Dekker. L'etichetta di "inventore del reggae" lo perseguiterà finendo per trasformarsi più in un peso che in un valore aggiunto. Desmond Dekker farà buon viso a cattivo gioco e alla fine si abituerà a questa sorta di condanna. Dopo l'esplosione del fenomeno Bob Marley, continuerà a spremere fino all’ultima goccia proprio il boom del reggae per galleggiare ancora un po’ nel cielo più alto della musica pop internazionale. Abbastanza impermeabile alle innovazioni e restìo a dare troppo spazio alle contaminazioni con nuove chiavi ritmiche resterà sulla breccia fino all’ultimo. Se ne va per sempre il 26 maggio 2006, ucciso da un infarto che lo coglie a casa sua, nel sobborgo di Surrey dove viveva. Ha sessantaquattro anni e soltanto un mese prima ha tenuto un concerto a Roma.

24 maggio, 2018

24 maggio 1969 - Tommy Page, una meteora più che una stella

Il 24 maggio 1969 a Glen Ridge, nel New Jersey, nasce Tommy Page, per quelche tempo considerato una delle stelle del pop degli anni Novanta. Fin da bambino impara a suonare il piano e a quattordici anni forma, con il fratello maggiore Bill alla batteria i Broken Promises, un gruppo destinato a sciogliersi poi per insanabili divergenze sull'impostazione musicale. Bill è più orientato al rock mentre Tommy si trova più a suo agio con le strutture canterecce del pop. Chiusa l'esperienza in gruppo Tommy si trasferisce a New York per frequentare l'Università e proprio nella città dei grattacieli trova l'ambiente favorevole per iniziare la carriera di cantante. Il suo primo singolo Turning me on passato quasi inosservato negli Stati Uniti, ottiene a sorpresa un buon successo in Asia. Questa situazione favorisce la realizzazione del suo primo album Tommy Page nel 1989, dal quale viene estratto il singolo Shoulder to cry on che riesce a piazzarsi nei primi trenta posti della classifica statunitense confermando le potenzialità del ragazzo. Tommy partecipa come supporter al tour di Tiffany e dei New Kids on the Block. Proprio due Kids, Danny Wood e Jordan Knight, lo affiancano nella composizione di I'll be your everything il brano con il quale nel 1990 centra il primo posto nelle classifiche dei dischi più venduti negli Stati Uniti e in gran parte del mondo. È il punto più alto del suo successo e anche l'inizio di un declino rapidissimo. A soli ventun anni si dice sia la stella più brillante del pop degli anni Novanta ma non è così. Dopo l'album Paintings in my mind nel 1991 la tiepida accoglienza riservata dal pubblico al successivo From the heart convince il music business a non investire più su di lui.

21 maggio, 2018

22 maggio 1987 - La prima di "Ishtar" dopo mille vicissitudini

Il 22 maggio 1987 arriva finalmente nelle sale Ishtar, un film dalla storia tormentata. È il 1985 quando Elaine May propone per la prima volta a Warren Beatty l’idea di un film d’azione ispirato ad Avventura al Marocco, (Road to Morocco), il terzo di sette lungometraggi comici d’avventura interpretati dalla coppia formata da Bob Hope e Bing Crosby. La May pensa che il film possa fare da traino a una lunga serie imperniata su una coppia di improbabili e poco dotati cantautori la cui principale caratteristica è quella di mettersi nei guai. L’ipotesi è quella di affidare a Beatty la parte che nella serie originale era di Bob Hope, quella del pasticcione, ingenuo e confusionario. L’idea entusiasma l’attore e conquista anche il suo agente Bert Fields presente al colloquio. Per vestire i panni dell’altro componente della coppia, quello più disincantato e donnaiolo in origine interpretato da Bing Crosby sia la May che Beatty decidono di coinvolgere Dustin Hoffman. Quando la sceneggiatura è pronta tocca a Bert Fields il compito di convincere la Columbia Pictures a produrre il film. Il compito non è semplice. L’idea di avere sullo stesso set tre maniaci perfezionisti come la May, Beatty e Hoffman suscita notevoli perplessità sulla riuscita dell’impresa. La più discussa è la regia di Elaine May, conosciuta nell’ambiente per la sua indifferenza nei confronti dei problemi finanziari, per non rispettare i tempi di lavorazione, per la volubilità nell’organizzazione del set e soprattutto per la caratteristica di “sforare” con una certa facilità i limiti di budget. Alla fine di una lunga ed estenuante trattativa la determinazione di Warren Beatty vince le resistenza della Columbia. Nel mese di ottobre del 1985 si inizia a girare e cominciano i guai. Elaine May, colta da un parziale ripensamento, decide di riscrivere alcune parti e sospende la lavorazione per tre mesi. Il ritardo provoca l’abbandono del set da parte del direttore della fotografia Giuseppe Rotunno, costretto a mantenere altri impegni. Al suo posto arriva Vittorio Storaro. Non mancano poi altre costose scelte di regia come quando la May rifà per una cinquantina di volte la scena in cui Beatty e Hoffman cantano Since we left ‘nam o fa spianare due chilometri quadrati di dune del deserto per ottenere l’orizzonte di ripresa che lei ritiene più adatto. Terminate le riprese anche la fase di post-produzione si rivela complicata e lunga. Il materiale girato è moltissimo, circa 108 ore di riprese, più del triplo di quanto normalmente accade per una commedia. Inizia così un lungo e controverso lavoro di montaggio complicato dai continui interventi, previsti dal contratto, dei due attori, oltre che della regista. Dopo vari rinvii Ishtar, la cui uscita era prevista per il periodo natalizio del 1986, arriva soltanto il 22 maggio 1987, cioè due anni dopo il primo ciak. È costato cinquanta milioni di dollari e si conquista il non invidiabile primato di “commedia più costosa della storia del cinema”. Trattato male dalla critica al momento della sua uscita nel corso degli anni si è trasformato in un cult amatissimo da registi come Quentin Trantino ed Edgar Wright.

21 maggio 1934 - Beppe Recchia, l'innovatore del varietà televisivo

Il 21 maggio 1934 nasce a Piacenza il regista Beppe Recchia, considerato uno dei grandi innovatori della televisione italiana. Dopo essersi diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma viene assunto in RAI nel 1960. Curioso sperimentatore e amante della moderna comicità televisiva nel 1976 tiene a battesimo Roberto Benigni nel discusso programma "Onda libera". Successivamente sceglie di prestare il suo contributo alla nascita dell'emittenza televisiva privata e commerciale debuttando su Telebiella e passando successivamente a TeleradioCity e poi a Telealtomilanese e Antenna 3. Nel 1984 viene assunto dalle reti Fininvest dove firma una lunga serie di successi a partire dalla leggendaria "Drive In" che inaugura un sodalizio con Antonio Ricci destinato a consolidarsi successivamente in varie edizioni di "Striscia la notizia". Nel 2006 cura la regia di "Colorado Café live". L'8 giugno 2007 muore a Milano dopo una lunga malattia e il giorno dopo la sua morte viene diffusa una puntata in replica di "Colorado Café live" a lui espressamente dedicata.

20 maggio, 2018

20 maggio 1927 - Lindbergh, il lungo volo dell’aquila solitaria

La mattina del 20 maggio 1927 inizia la più popolare avventura di quello che la stampa popolare statunitense chiama Lone Eagle, l’aquila solitaria. Per l'anagrafe è Charles Lindbergh. Nato il 4 febbraio 1902 a Detroit nel Michigan in una famiglia benestante di origine svedese il ragazzone abbandona gli studi di ingegneria per dedicarsi al volo. Si iscrive a un corso accelerato che gli garantisce di poter volare dopo soltanto otto ore di lezione per la tutt’altro che modica cifra di cinquecento dollari. Partecipa al corso ma non può volare perché quando arriva il momento del primo decollo non ha i soldi per pagarsi l’assicurazione. Allora spende gli ultimi dollari rimasti per comperarsi un paracadute e va nel Midwest a lanciarsi nel vuoto da aeroplani pilotati da altri nelle feste di paese. Il suo nome d’arte è Daredevil. Mette da parte un piccolo gruzzolo e, con l’aggiunta del denaro ricavato dalla vendita della motocicletta e qualche soldo recuperato dal padre compera un vecchio biplano Curtiss con il quale termina da autodidatta il corso di pilotaggio. Nel 1924 si arruola nell’aviazione statunitense per beneficiare, gratuitamente, di un addestramento professionale e termina il periodo di ferma nella Guardia Nazionale. Nel mese di marzo del 1925 inizia a pilotare gli aerei postali di medio raggio che operano su una distanza massima di cinquecento chilometri. Proprio in questo periodo legge l’annuncio di un premio di 25.000 dollari messo in palio dall’uomo d’affari Raymond Orteig per chi attraverserà l’Atlantico da solo tra New York e Parigi o viceversa. Non si tratta di un’impresa nuova, altri hanno attraversato l’Atlantico, ma nessuno con le regole stabilite da Orteig: da solo, senza scalo, con un aereo non idrovolante e sull’Atlantico del Nord. Lindbergh comincia a pensarci seriamente nel settembre del 1926 dopo il fallimento del tentativo del francese Réné Fonck. Pur avendo alle spalle meno di 2.000 ore di volo inizia a cercare i soldi necessari alla realizzazione di un aereo adatto. Investe i suoi risparmi (2.000 dollari) e ne ottiene altri 13.000 da amici e sostenitori. La cifra raccolta è insufficiente per un trimotore. Non gli resta pertanto che lavorare su un monorotore. Due aziende, la Bellanca e la Travel Air gli rispondono picche. L’unica disponibile a lavorare sulle sue idee è la Ryan che affida all’ing. Donald Hall il compito di trasformare il suo M-2 in quello lui ha già ribattezzato Spirit Of Saint Louis. Lindbergh ha fretta perché sa che, passata la primavera, concorrenti più facoltosi e attrezzati di lui, si stanno preparando a stabilire il record. Alla fine l’aereo è pronto. Non è proprio un gioiello. La visibilità è insufficiente e la strumentazione di bordo inesistente, ma ha un serbatoio capace di 1.700 litri di carburante, una quantità teoricamente eccessiva. Non c’è neppure la radio e gli unici strumenti di cui dispone sono un orologio, due bussole e quattro carte tematiche. Così combinato Lindbergh e il suo Spirit Of Saint Louis decollano da New York alle 7.25 del 20 maggio 1927. La rotta prevede il sorvolo della Nuova Scozia, dell’Irlanda e poi un lungo salto verso Sud in direzione Parigi. Alle 22.22 del 21 maggio lo Spirit of St. Louis atterra a Parigi-Le Bourget. Salutato come un eroe e osannato come un campione sportivo realizza così il suo sogno di lasciare un segno nella storia dell’aviazione mondiale. Lone Eagle, l’aquila solitaria, non smetterà più di volare, nonostante le alterne vicende della sua vita, compreso il drammatico rapimento del figlio.

19 maggio, 2018

19 maggio 1977 - Lafayette Thomas, blues e sentimento

Il 19 maggio 1977 muore a Brisbane, in California, il bluesman Lafayette Thomas. Nato a Shreveport, in Louisiana, il 13 giugno 1932 è nipote del celebre bluesman Jesse Thomas. Stabilitosi con la famiglia in California nel 1933 ottiene la prima istruzione musicale all'ombra del coro di una chiesa e, ancora adolescente, è già in grado di suonare piano e chitarra. Nel 1947 debutta nell'orchestra di Bobby Young e un anno più tardi entra in quella di Al Simmons. Fino alla fine degli anni Cinquanta si esibisce con Candyman McGuirt e Jimmy McCracklin e lavora in moltissime occasioni come musicista di studio nelle incisioni di Little Brother Montgomery, Juke Boy Bonner, Memphis Slim, Sammy Price, ecc. A suo nome incide qualche disco per la Peacock, la Jumping e la Star. Dopo un breve periodo a New York nal 1962 torna in California a Oakland e a S. Francisco. Negli anni Settanta suona nei localetti di Berkeley e Oakland. Chitarrista dotato di una tecnica impeccabile e di una spumeggiante vena melodica, risente molto dell'influenza dello zio, soprattutto nella tendenza al prolungamento delle frasi, vocali e musicali.

17 maggio, 2018

18 maggio 1928 - Rabbit entra nella band del Duca

Il 18 maggio 1928 Duke Ellington propone a Johnny Hodges di entrare nella sua orchestra per sostituire Otto Hardwicke al sassofono alto. Nasce così un sodalizio destinata a durare fino alla morte del sassofonista, con un intervallo di soli quattro anni, dal 1951 al 1955, quando Hodges tenta di mettersi in proprio senza risultati apprezzabili. Una volta inserito nel congegno ellingtoniano, Johnny Hodges si scatena al punto da guadagnare il nomignolo di "Rabbit”, coniglio per i suoi improvvisi guizzi. Ellington gli affida i compiti più suggestivi, cioè quelli in cui occorre dare anima all'insieme della musica. Rabbitt è quel che ci vuole. Il suo impiego della nota prolungata fino al momento esaustivo sui tempi lenti come su quelli più veloci diventa uno degli elementi caratteristici dell'ensemble ellingtoniano. Hodges ha una straordinaria sicurezza tecnica che gli consente ritardi e riprese, inflessioni e fulminei recuperi di alta classe. Tra i suoi assoli destinati a restare nella storia sono da ricordare quelli in The Mooche del 1928, Saratoga Swing, Cotton Club Stomp del 1929, Dear Old Southland del 1933, Moonglow e Saddest Tale del 1934, Merry-Go-Round dell'anno successivo, The Gal from Joe's e A Gipsy Without a Song del 1938, Warm Valley del 1940, Esquire Swank, Magenta Haze del 1946, The Jeep Is Jumpin' del 1956, Things Ain't What They Used To Be e All of Me del 1959. A questi andrebbero aggiunti i contributi di Hodges ai poemi sinfonici ellingtoniani.

17 maggio 1949 - Marc Fosset, la chitarra del Trois Mailletz

Il 17 maggio 1949 nasce a Parigi il chitarrista Marc Fosset. Il suo debutto sulla scena jazz parigina avviene all'inizio degli anni Settanta. Dal 1971 al 1976, infatti, accompagna quasi tutti i grandi musicisti che si esibiscono al Trois Mailletz: da Sonny Grey a Ted Curson, da Chris Woods a Memphis Slim, a Michel Roques  e tanti altri. Nel 1973 entra a far parte dei Magma e nel 1977 dà vita a un duo con il contrabbassista Caratini ottenendo ben presto un grande successo. Con l'aggiunta del percussionista Michel Delaporte e del pianista Maurice Vandair il duo diventa prima un trio, poi un quartetto e infine con l'aggiunta di altri musicisti un gruppo di undici elementi. Ha inciso parecchi dischi con altri e sotto proprio nome.


15 maggio, 2018

15 maggio 1926 - Bonnie Wetzel, dal violino al contrabbasso

Il 15 maggio 1926 nasce a Vancouver, nella contea di Washington Bonnie Jean Addleman, destinata a lasciare un segno importante nella storia del jazz con il nome di Bonnie Wetzel. Si avvicina alla musica studiando il violino per poi passare al contrabbasso, uno strumento considerato poco femminile che impara da autodidatta. Suona per un paio d'anni con Ada Leonard e poi con il trio di Marion Gange. Nel 1949 sposa Ray Wetzel e nel 1951, con il marito, entra a far parte dell'orchestra di Tommy Dorsey. Dopo la morte di Ray si trasferisce a New York dove suona con diversi gruppi e, tra questi, quelli dr Charlie Shavers e Roy Eldridge. In seguito forma con Lou Carter ed Herb Ellis il Soft Winds Trio. Nel 1953 entra nel trio di Beryl Booker e vi rimane anche l'anno seguente, partecipando ad una lunga tournée europea tra il gennaio ed il febbraio del 1954. Da quel momento lavora nell'area di New York come free-lance in piccole formazioni, diminuendo progressivamente l'attività ed abbandonandola del tutto qualche tempo prima della sua prematura morte per cancro avvenuta il 12 febbraio 1965.

12 maggio, 2018

13 maggio 1892 - Gina De Chamery, la milanese innamorata di Napoli

Il 13 maggio 1892 nasce a  Milano Luigia Pizzoni Negri, destinata a restare nella storia dello spettacolo italiano con il nome d'arte di Gina De Chamery. Cantante e fantasista innamorata di Napoli e delle sue musiche debutta come solista al teatro Apollo di Firenze il 9 dicembre 1909 con un repertorio che già comprende numerose canzoni napoletane. Nella città dei suoi sogni arriva solo due anni più tardi, nell'aprile del 1911, cantando al teatro La Fenice ‘A surrentina e Sora mia con uno strepitoso successo. In breve la sua popolarità si allarga a macchia d'olio. Si esibisce in tutti i principali teatri d'Italia ma torna regolarmente in quella Napoli che è diventata la sua città d'elezione. Nel 1918 porta al successo La leggenda del Piave, una canzone di E.A. Mario destinata a diventare uno degli inni semi-ufficiali del nostro paese. Tra le sue grandi interpretazioni si ricordano anche 'O surdato 'nnammurato, Mandulinata a mare, Santa Lucia luntana e Napule canta. Muore a Napoli il 26 settembre 1957.

07 maggio, 2018

7 maggio 1921 - Paul Quinichette, the kid from Denver

Il 7 maggio 1921 nasce a Denver, nel Colorado, il sassofonista Paul Quinichette. La sua passione per il jazz nasce nel 1933 quando ascolta per la prima volta Mezz Mezzrow in concerto in occasione della World's Fair di Chicago. Da quel momento decide di suonare clarinetto e sax alto nella band della sua scuola passando poi al sax tenore quando inizia a frequentare l'università. Ottiene le prime scritture da Nat Towles e da Lloyd Hunter agli inizi degli anni Quaranta per poi suonare con Shorty Sherock a Chicago e, nel 1942, con Jay McShann. Il suo stile è influenzato da Lester Young, al punto da essere ribattezzato Vice-Pres e ricercato da molti leader, come Johnny Otis, con il quale si esibisce in California, Louis Jordan, Lucky Millinder, Eddie Wilcox e J. C. Heard, con il quale suona al Café Society di New York. Nel 1951 è in sala di registrazione con Hot Ups Page e nello stesso anno viene scritturato da Count Basie con il quale rimane per due anni. Successivamente suona con piccoli gruppi a suo nome, concedendosi delle pause per brevi apparizioni in formazioni diverse, come quella di Benny Goodman e Nat Pierce, con il quale si esibisce al Savoy e al Birdland. Lavora anche con Woody Herman, in spettacoli televisivi. Segue una lunga sosta dell'attività musicale che si interrompe soltanto nel 1973 quando Quinichette suona con Brooks Kerr e l'anno dopo con il pianista Sammy Price e con Buddy Tate con il quale dà vita a un duo di tenori nel quale talvolta Tate è rimpiazzato da George Kelly o da Harold Ashby. Tra i suoi album i migliori sono The Kid From Denver e The Vice-Pres. Muore il 25 maggio 1983.

06 maggio, 2018

6 maggio 1921 - Ugo Calise, tra jazz e tradizione partenopea

Il 6 maggio 1921 a Oratino, in provincia di Campobasso nasce il cantante Ugo Calise, l'autore di canzoni famose come 'Na voce 'na chitarra e 'o poco 'e luna, Nun è peccato, bocciata al Festival di Napoli e portata poi al successo da Peppino Di Capri e Non so ballare il cha-cha-cha, il primo cha-cha-cha italiano, interpretato da Don Marino Barreto Jr. Appassionato di jazz riesce a fondere intelligentemente la sua passione per il jazz con la tradizione partenopea. Conosciuto più all’estero che in Italia, canta per molti personaggi celebri, dalla regina Elisabetta d’Inghilterra a Jacqueline Kennedy, a Giuliana d’Olanda, a Federica di Grecia. La sua canzone È lei ottiene un buon successo negli Stati Uniti nella versione di Perry Como intitolata To you. Compone anche molti brani jazz come quelli raccolti nell'album Ugo Plays Calise e nel 1984, con l’aiuto di vari musicisti, realizza Canzoniere napoletano, un'antologia di dieci album con centotré canzoni partenopee di tutti i tempi. Muore a Roma il 6 Agosto 1994.

04 maggio, 2018

5 maggio 1896 - Robert "Guitar" Welch, il bluesman ergastolano

Il 5 maggio 1896 nasce a Memphis, nel Tennessee il bluesman Robert “Guitar” Welch. Di lui non si sa molto. Intorno ai vent'anni si esibisce come chitarrista nei locali della zona di Memphis e nel 1938 con i Greenville Shakers inizia le prime tournée negli Stati del Sud ottenendo un notevole successo. Dopo la seconda guerra mondiale entra a far parte dei Texas Serenaders, una formazione diretta da suo fratello. Accusato di essere l’autore di un omicidio viene condannato all'ergastolo e imprigionato ad Angola. Qui nel 1959 viene riscoperto dall'etnofolklorista Harry Oster, per il quale registra qualche canzone. La sua impostazione stilistica appare più vicina a quella del Delta che a quella di Memphis e si rifà all’antica tradizione. Sembra sia stato liberato nel 1966. In ogni caso dagli anni Sessanta manca di lui qualsiasi notizia.

03 maggio, 2018

3 maggio 1910 - Mary Lou Williams l’innovatrice

Il 3 maggio 1910 nasce ad Atlanta, in Georgia la pianista, compositrice e arrangiatrice Mary Lou Williams, . Il suo vero nome è Mary Elfried Scruggs. All'età di quattro anni si trasferisce assieme alla madre e alla sorella a Pittsburgh, in Pennsylvania dove prende le prime lezioni di pianoforte. La sua educazione musicale è di impronta classica, ma l'ambiente la influenza precocemente. Nel 1926 esordisce a Chicago nell'orchestra del sassofonista John Williams, destinato a diventare il suo primo marito. Nel 1928 è la leader della stessa orchestra. L'anno seguente viene scritturata da Andy Kirk per sostituire il pianista della sua formazione momentaneamente indisposto e vi rimane fino al 1942 facendosi notare sia come solista di pianoforte che come autrice e arrangiatrice. In questo periodo evidenzia le caratteristiche migliori della sua personalità artistica, su tutte la capacità d'intuire e spesso di anticipare le mutazioni del jazz. Mentre è con la band di Andy Kirk scrive anche vari arrangiamenti per l'orchestra di Benny Goodman, contribuendo a darle un indirizzo più moderno. Lo stesso sodalizio con Kirk finisce per il rifiuto del leader diabbandonare il vecchio stile a favore di un jazz più progressivo. Chiusa quell’esperienza crea una piccola formazione con Harold Baker, suo secondo marito. Nel 1944 partecipa all’esperienza be bop registrando in trio con Bill Coleman e Al Hall. L'anno dopo ottiene un clamoroso successo con la Zodiac suite in dodici movimenti, ispirata ai dodici segni dello Zodiaco, registrata per trio ed eseguita poi da un'orchestra sinfonica. Nel 1946 fonda un gruppo formato interamente da donne e nel 1952 se ne va in Gran Bretagna dove scrive a puntate la sua autobiografia per la rivista Melody Maker. Dopo un breve periodo passato a Parigi, nel 1955 rientra negli Stati Uniti e decide di abbandonare quasi totalmente la musica per dedicarsi ad attività religiose e di beneficenza. Il lungo silenzio viene interrotto dalla registrazione, effettuata a New York nel 1963, di Black Christ of the Andes, un'opera per strumenti a fiato, cantanti e gruppo corale cui seguono l'esecuzione di una prima Messa, interamente scritta e orchestrata da lei. Una seconda messa, intitolata Mass for the Lenten Season, viene eseguita nel 1968, in una chiesa di New York, per sette domeniche consecutive, e successivamente a Roma. Qui la Williams riceve direttamente dal Vaticano la commissione di una terza messa, nota oggi col nome di Mary Lou's Mass. Eseguita in prima mondiale alla Columbia University nel 1970 in forma di concerto, la messa ha avuto in seguito altre importanti rappresentazioni, tra cui una rimasta celebre a New York. nel 1975, nella Cattedrale di St. Patrick, da un trio diretto dalla Williams e da un coro di quaranta bambini. Muore a Durham, in North Carolina, il 28 maggio 1981. Negli ultimi anni della sua vita, oltre a impegnarsi nell'insegnamento presso la Duke University del North Carolina, la Williams aveva ripreso grazie alle pressioni dell'impresario Norman Granz anche l'attività discografica.