Il 29 maggio 1989 un enfisema polmonare si porta via il chitarrista John Cipollina, uno dei più rappresentativi personaggi dell'underground californiano. Due mesi dopo avrebbe compiuto quarantasei anni. Il suo nome è legato a filo doppio alla breve, ma intensa, storia dei Quicksilver Messenger Service, una delle band tra le più rappresentative del movimento sviluppatosi nella seconda metà degli anni Sessanta in una San Francisco divenuta crogiolo di esperienze musicali diverse. John Cipollina è figlio d'arte. Sua madre, pianista classica di grande fama, gli insegna i segreti della tastiera fin da piccolo e, volendo fare di lui un grande musicista, lo affida alle cure del pianista spagnolo José Iturbi. Il ragazzo fa tesoro dell'esperienza, ma preferisce liberare la sua creatività attraverso un altro strumento: la chitarra. Musicista vero, sperimenta sulle corde del suo strumento preferito le differenti tecniche, dal flamenco al country blues. In breve tempo diventa uno dei chitarristi più innovativi del periodo. Nella burrascosa vicenda dei Quicksilver, falcidiati da droga, carcere e frequenti cambiamenti, è, forse, quello che maggiormente difende il progetto musicale iniziale, anche a dispetto della realtà dei fatti. Tra lui e la band c'è un rapporto di amore e odio che durerà ben oltre la fine del movimento hippie e della vita stessa del gruppo. È Cipollina a pensare per primo ai Quicksilver come gruppo aperto alle più varie collaborazioni, ma quando le contaminazioni ne mettono in dubbio l'ispirazione originale se ne va. Le sue non sono mai, però, rotture definitive. Nel 1970, già in polemica con il gruppo, ma senza lasciare i suoi compagni, dà vita all'esperienza dei Copperhead, una band parallela ai Quicksilver. Sono le prime avvisaglie di una crisi che finirà con lo scioglimento. Lui non si arrenderà. Tenterà di proseguire sulla stessa strada formando vari gruppi di breve durata tra i quali i più significativi saranno i Man.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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1 commento:
Bello avere ricordato un chitarrista perlopiù sconosciuto alle masse.
Bravi!
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