10 settembre, 2025

10 settembre 1946 – Carmelo Pagano, uno dei molti talenti scoperti da Teddy Reno

Il 10 settembre 1946 nasce a Palermo il cantante Carmelo Pagano. Fin da giovanissimo coltiva una grande passione per la musica imparando a suonare da autodidatta prima la fisarmonica poi la chitarra e infine il pianoforte. È ancora studente alle superiori quando insieme a quattro amici forma un gruppo beat con il quale si esibisce in feste e spettacoli di piazza. L’occasione del salto di qualità arriva nel 1966 quando partecipa al "Festival degli Sconosciuti" di Ariccia, organizzato da Teddy Reno. Si piazza al secondo posto e ottiene la sua prima scrittura discografica con una delle etichette del gruppo RCA. Nel mese d’ottobre dello stesso anno con la canzone L’amore se ne va vince in coppia con Luisa Casali l’edizione il Festival delle Rose battendo, tra gli altri, la coppia formata da Gianni Morandi e Mauro Lusini, in gara con C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. Per Carmelo Pagano è il successo. La sua canzone ottiene un buon risultato commerciale e Dusty Springfield ne fa una versione inglese destinata ai mercati internazionali con il titolo Give me time. L’anno dopo approda al Festival di Sanremo interpretando la canzone Devi avere fiducia in me in coppia con Roberta Amadei, fresca vincitrice del Festival di Castrocaro. Eliminato dopo la prima serata si consola con il buon successo de Il giorno tutto giusto, un brano inserito nella colonna sonora del film "Spia Spione". Nell'estate del 1967 partecipa al Cantagiro con Va. Alla fine degli anni Sessanta lascia la RCA e passa alla Ariston pubblicando il singolo Mi hai dato un'anima, scritto da Umberto Bindi e l’album Melodie eterne. Successivamente all’attività di cantante affianca quella di compositore con buoni risultati. Verso la metà degli anni Settanta lascia progressivamente l’ambiente dello spettacolo pur continuando a coltivare l’hobby della musica.




09 settembre, 2025

9 settembre 1914 – Oscar Carboni, la voce della melodia tradizionale

Il 9 settembre 1914 nasce a Ferrara Oscar Carboni. Nel 1940 è nel gruppo dei vincitori della “Seconda gara della canzone” indetta dall’EIAR per cercare voci nuove per i microfoni della radio. Con lui ci sono nomi destinati a entrare nella storia della canzone italiana come quelli di Silvana Fioresi, Dea Garbaccio, Aldo Donò, Norma Bruni, Laura Barbieri, Fedora Mingarelli e Alberto Amato. Entrato a far parte dell’orchestra di Pippo Barzizza, Carboni si fa conoscere dal grande pubblico con brani come La mia canzone al vento e Chiesetta alpina, quest'ultima interpretata insieme a Silvana Fioresi. Passa poi all’orchestra Angelini, con la quale ottiene uno strepitoso successo con Tango del mare. Richiamato sotto le armi nel 1942 vive varie vicissitudini legate alle alterne vicende belliche. Nel 1946 riassapora il gusto del successo pubblicando per la Cetra i brani Com’era verde la nostra valle e Madonna amore. Restìo ad accettare le novità che si stanno imponendo nella canzone italiana, nel 1948 parte per il sudamerica dove resta fino al 1951 quando torna in patria richiamato dal maestro Angelini. Divenuto quasi un simbolo per il pubblico più tradizionalista prende parte a moltissime manifestazioni canore, senza mai abbandonare il gorgheggio “ricamato” della canzone all’italiana più tradizionale. Muore a Ferrara il 29 marzo 1993.








08 settembre, 2025

8 settembre 1962 - I Tokens e il leone addormentato

L'8 settembre 1962, dopo aver conquistato il pubblico di mezzo mondo, i Tokens arrivano anche in Italia al vertice anche della classifica discografica con The lion sleep tonight. Il gruppo vocale nato per accompagnare Neil Sedaka ottiene così l'ennesimo premio alla sua scelta di autonomia. Nel 1956, infatti, i Tokens si chiamano Linc-Tones, e sono un trio composto da Hank Medress, Eddie Rabkin e Cynthia Zoltin. C'è chi sostiene che gran parte del successo di Neil Sedaka alla fine degli anni Cinquanta dipenda dai loro giochi vocali, ma nessuno pensa che il gruppo possa avere un futuro in proprio. I primi timidi tentativi di autonomia con dischetti di poco conto danno ragione agli scettici. La svolta inizia nel 1958 dopo la sostituzione di Rabkin con Jay Siegel. In quell'anno, infatti anche Cynthia Zoltin se ne va. Medress e Siegel invece di mollare rilanciano aggregando alla formazione altri tre membri: Joseph Venneri più i fratelli Mitch e Phil Margo. Fanno di più. Cambiano repertorio allargando l'orizzonte anche al di fuori dalla tradizione bianca americana. È la loro fortuna. Un paio d'anni dopo arrivano al successo in tutto il mondo con The lion sleeps tonight, una versione di Wimoweh un brano della tradizione mbube degli zulù, arrangiato da George Weiss, Albert Stanton, Hugo Peretti e Luigi Creatore. La canzone entrerà nella storia della musica popolare e vivrà in decine di versioni successive alcune della quali, come quelle di Robert John o degli Stylistics, torneranno ai vertici delle classifiche di vendita in periodi successivi. Verso la metà degli anni Sessanta Venneri verrà sostituito da Stephen "Brute Force" Friedland. I Tokens non riusciranno più a ripetere il grande successo di The lion sleeps tonigh, ma non perderanno mai la loro caratteristica di originali "rilettori" delle tradizioni musicali del mondo. Il gruppo si scioglierà nei primi anni Settanta, anche se non mancheranno nostalgiche riunioni negli anni successivi.




07 settembre, 2025

7 settembre 2003 – Grazie Italia! Firmato Inti Illimani

Domenica 7 settembre 2003 gli Inti Illimani tengono a Roma nella spianata dei Fori Imperiali un concerto gratuito destinato a diventare un album live. Lo scopo è quello di ringraziare dell'ospitalità il pese che trent’anni prima li ha accolti con grande solidarietà dopo la fine sotto i colpi di un sanguinario colpo di stato militare dell'esperienza del governo di Unidad Popular di Salvador Allende in Cile. Mentre iniziava la feroce dittatura fascista guidata dal generale Augusto Pinochet, gli Inti Illimani si trovavano in Italia per una breve tournée. La permanenza si trasforma così in un lungo esilio. Trent'anni dopo il gruppo non ha dimenticato l’ospitalità del nostro paese e regala al pubblico romano una lunga cavalcata musicale che ne ripercorre le evoluzioni. Il suono e lo scenario musicale su cui si muovono si sono evoluti. In trent’anni l’evoluzione degli Inti-Illimani ha attinto a due elementi principali. Uno è il viaggio continuo intorno al mondo per ricercare e studiare nuovi suoni, colori, ritmi. Il gruppo non ha trascurato alcuna contaminazione: dalle tradizioni celtiche a quelle mediterranee, dalla “cantata” napoletana a una speciale rilettura di musicisti come Bela Bartòk o Stravinskij. L’altro elemento è la collaborazione con musicisti di diversa estrazione: dalla nordica Arja Sajionmaa, alla cantautrice femminista Holly Near, all’italiano Roberto De Simone, a Bruce Springsteen, a Sting, al chitarrista classico John Williams e a quello di flamenco Paco Peña. Importante è stato anche l’incontro con Peter Gabriel, con cui hanno registrato un brano, Wall flowers, destinato a una compilation in favore di Amnesty International. Il loro impegno nel secondo millennio, più sfumato dal punto di vista politico, è la continuazione, sul piano culturale, del lavoro svolto in passato. Per verificarlo basterebbe citare i testi dei grandi poeti sudamericani messi in musica dal gruppo, da Pablo Neruda a Guillén o gli autori cantati, da Violeta Parra a Victor Jara o a Patricio Manns. Il passato, con il suo carico di glorie, vive nel presente degli Inti Illimani, che dichiarano nel corso del concerto di Roma di essere ancora impegnati a progettare il futuro..

06 settembre, 2025

6 settembre 1974 – Peppino De Luca dal jazz alle colonne sonore

Il 6 settembre 1974 muore il trombonista e, qualche volta, cantante Peppino De Luca. Nato a Roma il 5 gennaio 1936 a soli quindici anni debutta nei Traditional Dixielanders con il trombettista Piero Saraceni, il clarinettista Gianni Sanjust, il pianista Gianni Marchetti, il contrabbassista Antonello Branca e il batterista Roberto Trillò. Nel 1954 e nel 1955 Peppino De Luca viene anche chiamato a sostituire in qualche occasione Luciano Fineschi nella Roman New Orleans Jazz Band. Nel 1956 entra stabilmente bel gruppo che, dopo l’arrivo di Carlo Loffredo assume il nome di Seconda Roman New Orleans Jazz Band. In quel periodo la band attraversa un momento di grande successo con festival, tournée in Italia e all'estero, ma Peppino De Luca non rinuncia a esperienze diverse con gruppi come i New Orleans Jazz Senators, il Quintetto Rosa-De Luca, gli Yama Yama Men e tanti altri. Nei primi anni Sessanta Peppino De Luca inizia a comporre musica per la TV e il cinema con registi come Antonello Branca, Carlo Tuzii, Sandro Bolchi, Liliana Cavani, Gianni Serra, Mario Monicelli (straordinaria quella per “La ragazza con la pistola”), Nelo Risi e molti altri. Da trombonista il suo stile viene inizialmente accostato a quello di Kid Ory, anche se successivamente il suo fraseggio si evolve in senso mainstream, avvicinandosi a quello di Vic Dickenson. Indimenticabili sono anche i suoi interventi di canto scat. Quando nel febbraio 1972 gli viene diagnosticato un tumore e asportato un rene non si arrende e continua a suonare fino alla fine.





05 settembre, 2025

5 settembre 1946 - Loudon Wainwright III, l’altra faccia del folk

Il 5 settembre 1946 a Chapel Hill, nel North Carolina, nasce Loudon Wainwright III, uno dei protagonisti più singolari del folk statunitense degli anni Sessanta. La caratteristica che gli consente di ritagliarsi uno spazio tutt’altro che piccolo in quello che all’epoca era uno dei generi più seguiti dai giovani di tutto il mondo è nel tono satirico e umoristico delle sue canzoni, anomalo rispetto al serio impegno sociale e politico dei folk singer di quel periodo. Eclettico personaggio di spettacolo, Loudon lavora anche come attore in film come "La moglie del campione” di Hal Ashby, "Jacknife" di David Jones o “Molto incinta” di Judd Apatow, nel musical "Pump boys and dinettes" e in televisione nel serial "M.A.S.H.". Nel 1973 sposa la cantante Kate McGarringle, da cui si separa quattro anni dopo per unirsi a Suzzy Roche dei Roches. Il suo brano di maggior successo è Dead skunk del 1969. Nel 2003 la Sanctuary ha pubblicato l’album dal vivo So damn happy.



04 settembre, 2025

4 settembre 1946 – Milena, l’interprete italiana di “Carlomagno”

Il 4 settembre 1946 nasce a Modena Milena Manni, destinata a godere di una discreta popolarità come cantante con il solo nome di Milena. Fin da bambina frequenta regolari corsi di canto e di pianoforte e più grandicella cerca di mettersi in mostra partecipando a vari concorsi di voci nuove. Per un certo periodo diventa anche la voce dei Solitari, il gruppo che prima di lei ha accompagnato anche Mina. Dopo aver ottenuto un contratto discografico con la Carosello fa il suo esordio nel 1964 con il singolo Amare non è più così facile, che passa quasi inosservato. Nei primi mesi dell’anno successivo interpreta Carlomagno, versione italiana di un tormentone con il quale France Gall sta mietendo successi in Francia. In Italia il brano non ottiene gli stessi risultati ma contribuisce ad allargare la popolarità di Milena cui vengono affidate le sigle di un programma sportivo. Nell’autunno del 1965 Mike Bongiorno la inserisce, con Anna Identici e Anna Marchetti, nel gruppo di cantanti fisse del quiz televisivo “La fiera dei sogni”. L'anno dopo partecipa a “Un disco per l'estate” con il brano Un debito di baci. Alla fine degli anni Sessanta, chiusa l’esperienza con la Carosello, Milena passa alla PDU, la casa discografica fondata da Mina, ma progressivamente riduce l’attività fino ad abbandonare definitivamente le scene.

03 settembre, 2025

3 settembre 1948 – Papa Mutt Carey, uno dei principali esponenti dello stile tradizionale di New Orleans.

Il 3 settembre 1948 muore il trombettista Thomas Carey, conosciuto dagli appassionati di jazz come Papa Mutt. Nato a Horneville, in Louisiana, nel 1891 è considerato uno dei principali esponenti dello stile tradizionale di New Orleans. Quando muove i primi passi in musica picchia sulla pelle del tamburo, ma quando si rende conto che quello strumento è troppo ingombrante per trasferirsi da un luogo all'altro nelle tournée negli stati del Sud, preferisce imparare a suonare la cornetta con l'aiuto del fratello Pete. Ha anche un altro fratello,m che si chiama Jack e suona il trombone. Proprio con il gruppo di quest'ultimo Papa Mutt fa i suoi esordi, suonando spesso anche con Sidney Bechet che agli inizi degli anni Venti è uno dei musicisti più richiesti dai gruppi che suonano nello stile polifonico della Louisiana. Dopo aver fatto parte dei gruppi di Johnny Dodds a Chicago, Papa Mutt si trasferisce in California, dove raggiunge il vecchio amico Kid Ory, con il quale ha già suonato nei Brown Skinned Babies. In quel periodo la musica non basta per vivere e il trombettista si adatta a fare i più svariati mestieri, dal postino al facchino. A cambiare la sua situazione contribuisce negli anni che seguono la seconda guerra mondiale, l’esplosione della cosiddetta “New Orleans Renaissance", cioè una corrente che rilancia il jazz delle origini. Sull’onda del revival la sua tromba conquista il pubblico di New York in un gruppo che comprende il clarinetto di Albert Nicholas, il trombone di James Archey, il pianoforte di Hank Duncan o di Cliff Jackson, e una sezione ritmica di ferro costituita da Baby Dodds alla batteria, da Pops Foster al basso e da Danny Barker alla chitarra. Il successo è grande ma poco tempo dopo viene interrotto dalla sua morte.

02 settembre, 2025

2 settembre 1913 - Frank Galbreath, più di una spalla

Il 2 settembre 1913 a Roberson County, nel North Carolina, nasce il trombettista e cantante Frank Galbreath. Talento precoce, nel 1929, a soli sedici anni, ottiene il suo primo ingaggio e se ne va a Washington per suonare con i Domino Five. Successivamente entra a far parte dei Kelly's Jazz Hounds e all'inizio degli anni Trenta lavora con varie formazioni tra cui quella di Billy Stewart con la quale si esibisce al Word's Fair di Chicago. Verso la metà degli anni Trenta si stabilisce a New York dove suona al fianco di alcuni dei maggiori leaders, quali Fletcher Henderson, Jelly Roll Morton, Willie Bryant, Edgar Hayes, pur senza prender parte a sedute di incisione. Nel 1939 lavora con le orchestre di Lucky Millinder e di Jimmy Mundy. Proprio con quest'ultima registra i suoi primi dischi per l'etichetta Varsity. Tra il 1940 e il 1943 è uno dei componenti stabili dell'orchestra di Louis Armstrong e poi passa a quella di Charlie Barnet. Nell'immediato dopoguerra suona e incide con le orchestre di Louis Russell, Willie Bryant, Tab Smith, Billy Eckstine, Sy Oliver e ancora Lucky Millinder, conquistandosi una buona reputazione più come “spalla” capace di sostenere le evoluzioni dei solisti che come solista in proprio. Negli anni Cinquanta suona per qualche tempo con una sua band al Savoy di New York prima di passare, nel 1959 con Benny Goodman. Nel 1960 è con Ray Charles, nel 1961 con Fats Domino, nel 1963 con Sammy Davis. Verso la metà degli anni Sessanta decide di ridurre l’attività ritirandosi ad Atlantic City dove suona con gruppi locali sino al 1969. Muore nel 1971.


01 settembre, 2025

1° settembre 1944 – Il primo successo di Garinei e Giovannini

Il 1° settembre 1944 viene messo in scena per la prima volta al Teatro Quattro Fontane di Roma “Cantachiaro”. Si tratta di uno spettacolo satirico d’attualità che porta le firme di Italo De Tuddo, Franco Monicelli e della coppia formata da Sandro Giovannini e Pietro Garinei. Il lavoro è destinato a ottenere un buon successo di pubblico e una soddisfacente accoglienza da parte della critica. Non ha i crismi dell’opera immortale ma resta ugualmente nella storia dello spettacolo italiano perché è il primo successo di un duo che è destinato a diventare un marchio di qualità per il teatro leggero italiano. Pietro Garinei e Sandro Giovannini, in quel periodo alle prime armi, cresciuti nell’ambiente del giornalismo umoristico, sono i primi a capire che l’epoca d’oro della rivista sta finendo. Per questa ragione iniziano a gettare le basi per una nuova forma di spettacolo destinata a diventare la nuova commedia musicale italiana.



31 agosto, 2025

31 agosto 1984 – Un film da Oscar per Prince


Il 31 agosto 1984, preceduto da una massiccia campagna pubblicitaria viene distribuito nelle sale di tutto il mondo il film “Purple rain”. Prodotto e interpretato da Prince, uno dei grandi miti neri del pop degli anni Ottanta è diretto dall'esordiente Albert Magnoli. Vista la popolarità dell'interprete c'è molta attesa per la performance cinematografica e i media sfoderano paragoni con Elvis Presley e con i Beatles. La pellicola è una sorta di lungo videoclip racconta la storia di Kid, il leader della band dei Revolution, un giovane musicista ambizioso ed egocentrico figlio di un jazzista fallito e violento. Il protagonista, interpretato da Prince, e i suoi compagni del gruppo sono in lotta perenne con un'altra band, i Time, il cui leader cerca di soffiargli anche la donna dei suoi sogni, l'amata Apollonia, interpretata da Patti Kotero, in quel periodo compagna del cantante anche nella vita. La storia, che la massiccia campagna promozionale sostiene contenga riferimenti autobiografici del cantante, si dipana tra musica, qualche colpo di scena, l'inevitabile lite nel gruppo dei Revolution e l'altrettanto inevitabile suicidio del padre di Kid. Non manca il lieto fine con il protagonista che dopo un bagno di umiltà riesce a ricostituire la band e a riconquistare l'amore della sua bella. La storia restituisce una inaspettata dignità ai "musicarelli" italiani degli anni Sessanta, con storie da fotoromanzo ispirate alle canzoni del momento. La storia di "Purple rain" è, però, davvero tutta qui, ma la risposta del pubblico è incredibile. Il film balza in testa alle classifiche dei botteghini negli Stati Uniti e in Gran Bretagna fa addirittura meglio. Qui Prince diventa il primo artista dopo i Beatles a piazzare al primo posto della relativa classifica il film, l'album della colonna sonora e il singolo della canzone d'apertura When doves cry. Non è finita qui perché proprio When doves cry vincerà anche l'Oscar per la miglior canzone da film.



30 agosto, 2025

30 agosto 1923 – Giacomo Rondinella, figlio d’arte

Il 30 agosto1923 nasce a Messina Giacomo Rondinella, figlio di un cantante famoso come Ciccillo Rondinella e dell’attrice-cantante Maria Sportelli, più conosciuta con il nome d’arte di Mary Mafalda. I genitori non vogliono che il ragazzo ripercorra le loro tracce. Per questa ragione lo fanno crescere lontano dalle scene e lo iscrivono alla scuola nautica per conseguire il diploma di capitano di lungo corso. Arruolato nel battaglione San Marco viene sorpreso dall’armistizio dell’8 settembre 1943 e costretto a rifugiarsi in casa di amici. Lasciata la divisa decide di entrare nel mondo dello spettacolo. All’inizio del 1944 debutta al circolo culturale Beato Angelico di Roma, accompagnato al pianoforte e alla chitarra da due giovani amici e subito dopo viene scritturato dalla compagnia Sportelli-Valori. Nel 1944 canta al cinema teatro Cola di Rienzo di Roma durante una festa di beneficenza e viene notato dal maestro Segurini che lo scrittura per cantare alla radio. Nel 1945 partecipa alla rivista “Imputato alzatevi”, di Michele Galdieri, con Totò, dove interpreta per la prima volta Munasterio ‘e Santa Chiara, destinata a diventare un successo mondiale. Lavora poi con le compagnie di Alberto Sordi, Rossano Brazzi, Anna Magnani, Macario, Carlo Dapporto e Renato Rascel. Tipico rappresentante della melodia partenopea, in breve tempo diventa popolarissimo vendendo migliaia di dischi. Nel 1954 presenta al Festival di Napoli Penzammoce con Achille Togliani e Pulecenella con Katyna Ranieri. Torna alla rassegna napoletana nel 1956 conquistando il secondo posto con Suspiranno 'na canzone in coppia con Aurelio Fierro e l'anno dopo è terzo insieme a Gloria Christian con 'Nnammurate dispettuse. Nel 1958 arriva ancora terzo con Giulietta e Romeo insieme a Nicla Di Bruno e nel 1961 è secondo con Palummella swing, in coppia con il duo Gino Latilla-Carla Boni. Nel 1960 è uno dei cantanti fissi di Canzonissima e nel 1962 partecipa al Festival di Sanremo con Il nostro amore insieme a Gesy Sebena. Nello stesso anno è ancora una volta secondo al Festival di Napoli con Serenata malandrina. Si trasferisce poi a Toronto dove gestisce un teatro di rivista, salvo tornare brevemente in Italia nel 1968 per partecipare al Festival di Napoli piazzandosi terzo con Guappetella. Tra le sue numerose pubblicazioni discografiche è da ricordare l'antologia di classici napoletani Napoli fonte perenne di melodia.

29 agosto, 2025

29 agosto 1911 - Marcel Bianchi, la miglior chitarra dopo Django Reinhardt

Il 29 agosto 1911 nasce a Marsiglia, in Francia, il chitarrista Marcel Bianchi. Fin da ragazzo si lascia affascinare dalla musica e studia il mandolino, il violino e la chitarra. Negli anni della gioventù non pensa che il mestiere dello strumentista possa diventare un modo per guadagnarsi da vivere. La svolta arriva nel 1934 quando, dopo aver avuto l'occasione di accompagnare Louis Armstrong in uno dei suoi concerti francesi decide di trasformare l’hobby in un lavoro. Due anni dopo, nel 1936, diventa musicista professionista. Nel 1937 si stabilisce a Parigi dove viene ingaggiato da Alix Combelle e suona con quasi tutti i protagonisti della scena jazz parigina di quel periodo, da Philippe Brun a Stéphane Grappelli, da Jerry Mengo a Bill Coleman, a Fletcher Allen a molti altri. Partecipa anche ai concerti dell'Hot Club di Francia. La sua attività viene interrotta dalla guerra. Imprigionato dai tedeschi riesce a fuggire dal campo di prigionia in cui è stato rinchiuso e si stabilisce in Svizzera. Al suo ritorno in Francia, ne1 1946, è tra i primi ad adottare la chitarra elettrica. Forma un sestetto con il quale si esibisce in numerosi club a Parigi, sulla Costa Azzurra, e in tournée all'estero. Dotato di una eccellente tecnica e di una buona sonorità, Marcel Bianchi appare influenzato da Charlie Christian e Les Paul. La critica lo considera il miglior chitarrista francese dopo Django Reinhardt. Muore nel 1998.

28 agosto, 2025

28 agosto 1979 - Il sequestro di Fabrizio e Dori

Alla fine degli anni Settanta Fabrizio De André è ormai considerato uno dei più importanti cantautori della storia della musica italiana. Il tempo delle discriminazioni, della censura delle sue composizioni e dell’ostracismo nei suoi confronti da parte della radio e della televisione sembra ormai alle spalle. Gli album La buona novella, Non al denaro, nè all’amore, nè al cielo, Storia di un impiegato, Canzoni e, nel 1978, Rimini vengono regolarmente salutati come capolavori anche da quei settori della critica che un tempo lo snobbavano. Reticente e timido non ama esibirsi dal vivo e quando lo fa si sente a disagio. Proprio nel 1978, stanco della monotonia della vita di città e del tran tran quotidiano decide insieme alla sua compagna, la cantante Dori Ghezzi, di abbandonare il “continente” e di acquistare un’azienda agricola a Lagnata, in Sardegna, una zona nelle vicinanze di Tempio Pausania. L’aria dell’isola e l’isolamento del posto ne fanno un luogo ideale per un artista che ha elevato la riservatezza e la discrezione a stile di vita. È un De Andrè diverso dal cantautore che per anni il suo pubblico ha imparato ad amare quello che si dedica, quasi a tempo pieno, all’allevamento e alla cura dei poderi. Questo paradiso terrestre cela una trappola. Il 28 agosto 1979 lui e la sua compagna vengono sequestrati da un gruppo di persone armate. Lo scopo del sequestro è evidente: chiedere un riscatto approfittando della popolarità del personaggio. La prigionia non sarà breve. Durerà quattro mesi. Per tutto quel periodo i due artisti verranno tenuti all’aria aperta sugli aspri contrafforti delle montagne sarde e passeranno le notti incatenati agli alberi. Il loro unico riparo sarà un telo di plastica. Dopo la liberazione il cantautore conserverà per sempre i segni della prigionìa e nel suo album del 1981, scritto insieme a Massimo Bubola, descriverà lo smarrimento e le incertezze di quelle notti in una canzone cruda e ricca di suggestione come Hotel Supramonte.



27 agosto, 2025

27 agosto 1975 – Jah live, il Leone non è scomparso

Il 27 agosto 1975 si diffonde in tutta la Giamaica la notizia che Sua Maestà Imperiale Hailé Selassié è morto. Quel giorno l’isola è percorsa da un insolito vento freddo. C’è incredulità e stupore all’idea che l’uomo in cui Jah si è reincarnato sia scomparso. Per la religione Rastafariana nell’uomo infatti convivono tre diversi livelli: il primo livello, quello animale, in cui l’uomo è dominato dalle passioni, il secondo nel quale con la volontà riesce a dominare le emozioni e le passioni e, il terzo, il livello più alto, nel quale l’uomo entra in profonda comunione con il proprio essere. L’origine di questa religione va ricercata nella Valle del Nilo, in quella vasta area geografica che va dall’Egitto all’Etiopia, centro e origine delle grandi religioni monoteiste. La sua filosofia raggruppa e unifica le basi delle varie fedi che si sono formate in questa zona. Dagli antichi egizi attinge il riconoscimento della forza vitale di Ra, il sole, e dall’ebraismo la convinzione che l’umanità sia stata creata a immagine e somiglianza di Dio, o Jah. Il cuore di questa religione affonda nei misteri dell’antico “Libro dei Morti Egiziano” appresi da Mosè nel periodo passato a corte perché adottato dalla figlia del Gran Sacerdote d’Egitto. Si racconta poi che quando Makeba, la regina di Saba che regnava su un impero comprendente l’Etiopia, l’Egitto e parte della Persia, andò in visita da Re Salomone, venne da lui convertita alla fede nel Dio di Abramo. Makeba ebbe anche un figlio da Salomone, Menelik, che, educato a Gerusalemme, garantì la sopravvivenza della religione d’Abramo in Etiopia in forma non contaminata. Con l’avvento del Cristianesimo fu l’apostolo Paolo ad assumersi l’incarico di aggiornare le credenze del popolo etiope. Convertì un rispettato rabbino ortodosso che, tornato nel suo paese, introdusse le novità portate da Cristo alla religione di Abramo. Nacque così la Chiesa Ortodossa d’Etiopia, la forma più pura di Cristianesimo che mantiene intatto il collegamento con le proprie radici ebraiche ed egizie. Il duecentoventesimo re d’Etiopia, Ras Tafari Makonnen, assurto al trono d’Imperatore con il nome di Hailé Selassié (Potenza della Trinità), diretto discendente da Davide e, tramite lui, da Mosè, nel secondo dopoguerra stabilisce ufficialmente in Giamaica la sede della Chiesa Ortodossa d’Etiopia, su richiesta dei Rasta giamaicani. Il Rastafarianesimo non è altro che un aggiornamento di questa antica religione, figlio della cultura nera della Giamaica e del sogno del ritorno degli schiavi alla Madre Africa. Riconosce in Hailè Selassiè la presenza della divinità e i suoi adepti rifiutano l’ipocrisia “Babilonese” della Chiesa moderna, soprattutto di quella di Roma, considerata la più Babilonese di tutti. Per i Rasta oggi si stanno vivendo gli ultimi giorni di questo ordine mondiale e solo i virtuosi, cioè coloro che si saranno battuti per salvare il mondo dall’avidità babilonese, riusciranno a sopravvivere all’Apocalisse e a vedere la nuova era di prosperità. Dopo la morte del Leone Hailé Selassié qualcuno perde la fede, ma la gran parte dei fedeli ha fiducia nelle esortazioni dei Rasta che citando la Bibbia invitano tutti a non spaventarsi perché «Lui ha il potere di scomparire quando vuole». Sharon, la figlia di Bob Marley, chiede al padre se sia vero che Jah è morto. Bob le risponde di no e qualche giorno dopo compone la canzone Jah live.


26 agosto, 2025

26 agosto 1972 - Armando Fragna, il rivale di Barzizza e Angelini

Il 26 agosto 1972 muore a Livorno Armando Fragna, direttore d’orchestra e compositore. Nel dopoguerra è uno dei protagonisti della Radio per l’impronta delle sue musiche e dei suoi arrangiamenti che più di altri, segnavano un punto di congiunzione tra la tradizione della canzone all’italiana e le moderne sonorità delle grandi orchestre statunitensi. Per molto tempo rappresenta il terzo incomodo tra i due grandi rivali Pippo Barzizza e Cinico Angelini. Nato a Napoli il 16 dicembre del 1898, esordisce giovanissimo nel mondo del teatro, dirigendo l’orchestra della Compagnia di Tecla Scarano. Diviene poi il più stretto collaboratore di Ettore Petrolini e si occupa della parte per altre prestigiose compagnie del varietà come quella di Isa Bluette, Totò, Anna Magnani e Renato Rascel. Negli anni Trenta inizia anche a scrivere colonne sonore e motivi musicali per il cinema riscuotendo grande successo con film come “Quei due”, del 1935 con Eduardo e Peppino de Filippo, “L’allegro cantante” del 1938 e, soprattutto, tre lungometraggi diretti da Mario Matteoli: “I pompieri di Viggiù” del 1949, “I cadetti di Guascogna” dell’anno dopo e "Arrivano i nostri" del 1951. Tra le sue canzoni più importanti si ricordano Signora fortuna, portata al successo da Carlo Buti, I pompieri di Viggiù, I cadetti di Guascogna e la popolarissima Qui sotto il cielo di Capri.


25 agosto, 2025

25 agosto 1975 - Junior Collins, il corno francese del Be Bop

Il 25 agosto 1975 muore a Dublin, nel New Hampshire, Junior Collins, suonatore di corno francese tra i protagonisti della scena del Be Bop. Registrato all'anagrafe con il nome di Addison S. Collins Jr., nasce a Shreveport, in Louisiana, nel 1922 compiendo regolari studi musicali. All'inizio della seconda guerra mondiale entra a far parte dell'orchestra di Glenn Miller a New Haven. Nel 1944, alla morte di Miller, continua a militare nella formazione sotto la guida di Tex Beneke. In seguito entra nell'orchestra di Benny Goodman ma non ci resta a lungo per l'incompatibilità che lo oppone al leader. Se ne va sbattendo la porta e dopo aver rimproverato a Goodman una serie di deficienze nell'intonazione). Nel 1948 entra a far parte della celebre Tuba Band guidata da Miles Davis con la quale si esibisce anche nel famoso concerto al Royal Roost di New York. Con la stessa formazione, il 4 settembre 1948, incide dal vivo i brani Why Do I Love You, Godchild, S'il Vous Plait, Moon Dreams e Hallucinations; il 18 settembre 1948, sempre dal vivo Darn That Dream, Move, Moon Dreams II, Hallucinations II, che vengono poi pubblicati nella collana intitolata Pre-Birth of the Cool. Fa parte anche del gruppo che incide parte del materiale poi pubblicato come Birth of the Cool. Il suo nome compare infatti nella formazione che il 21 gennaio 1949 registra Move, Jeru, Godchild e Budo mentre negli altri brani viene sostituito prima da Sandy Siegelstein e poi da Gunther Schuller. Collins fa anche parte della formazione che accompagna Charlie Parker e i Dave Lambert Singers il 22 maggio 1953 nella seduta di registrazione per la Verve di Old Folks, In The Still of the Night e If I Love Again. Inaspettatamente alla fine degli anni Cinquanta interrompe la carriera musicale per dedicarsi all'attività di assistente sociale che continuerà fino al giorno della morte. Interprete profondamente preparato e molto intelligente è uno dei pionieri dell'utilizzo del corno francese nell'ambito del linguaggio Be Bop.


24 agosto, 2025

24 agosto 1969 - Il Ristorante di Alice

Il 24 agosto 1969 a Los Angeles e a New York viene proiettato per la prima volta il film "Alice's Restaurant", ispirato all'omonimo e autobiografico talking-blues di Arlo Guthrie, il figlio del grande folksinger Woody. Diretto da Arthur Penn la pellicola, in cui Arlo interpreta il protagonista, cioè se stesso, è destinata a restare una preziosa testimonianza di un'epoca e un esempio di come un lungometraggio possa assumere i modi e i ritmi di una canzone senza necessariamente diventare lezioso o, peggio, banale. La mano felice del regista oscilla tra la narrazione e il documentario senza mai farsi trascinare oltre i limiti del racconto. Non è un caso che la generazione ribelle degli anni Sessanta si ritrovi più in questo film che nel pessimistico "Easy rider". La storia è quella di Arlo, un giovane cantante rock diciottenne che, pur di evitare l'arruolamento in un esercito impegnato nella guerra del Vietnam, decide di riprendere a studiare. La scuola cui si iscrive, il Rocky Mountain College, però, non può sopportare a lungo i suoi atteggiamenti anticonformistici e in breve tempo lo espelle. Si unisce allora a due amici appena conosciuti, Ray e Alice, che gestiscono un piccolo ristorante che serve a sostenere un gruppo di ragazzi che vivono in comunità in una chiesa sconsacrata. Dopo varie peripezie Arlo riesce a ottenere l’esonero e decide di restare nella comunità, ma scopre che, uno dopo l'altro, i giovani se ne sono andati lasciando soli Ray e Alice. Nel film si alternano momenti ironici a episodi di satira aperta (uno fra tutti è il colloquio di Arlo con lo psichiatra militare) a momenti altamente drammatici, ma non ci sono segnali di disillusione. Anche la fine dell'esperienza comunitaria è vista più come un elemento che nasce dalla dissoluzione dell'America giovanile che come un dato di fatto. Le musiche e le voci di Joni Mitchell, Pete Seeger, Garry Sherman e dello stesso Arlo Guthrie sottolineano una speranza: quella che la parte più libera dei giovani statunitensi possa contribuire a cambiare lo stato delle cose esistenti. In questo senso le battaglie per i diritti civili e contro la guerra vengono viste come l'altra faccia del "sogno americano", quasi a sancire la legittimità della speranza una generazione che sta scoprendo l'impegno politico dopo aver percorso un pezzo della strada tracciata da Kerouac e Ginsberg. Se ne accorgono i giovani che la sera del 24 agosto affollano le sale dove il film viene proiettato in prima visione e ne decretano l'imprevisto successo.

23 agosto, 2025

23 agosto 1963 - Glen Gray, il Presidente della leggendaria Casa Loma

Il 23 agosto 1963 muore a Plymouth, nel Massachusetts, il sassofonista Glen Gray, soprannominato Spike. Il musicista, che all'anagrafe è registrato come Glen Gray Knoblaugh nasce a Roanoke, nell'Illinois, il 7 giugno 1906 e inizia a studiare il sassofono quando ancora frequenta il Wesleyan College. Per qualche tempo la musica resta poco più di un hobby ma poi, dopo aver fatto vari mestieri, tra cui quello di cassiere di una compagnia ferroviaria, decide di mettere a frutto le sue qualità di sassofonista e raggranella numerose scritture in formazioni instabili e occasionali messe insieme per contratti brevi con locali e feste della sua zona. Intenzionato a far fortuna nel 1925 si trasferisce a Detroit, dove riesce a trovare spazio nella Orange Blossom Band in uno dei tanti gruppi che in quella città vengono organizzati e gestiti dall'impresario Jean Goldkette. Nel momento in cui l'orchestra si organizza in forma di cooperativa scegliendo come nome quello di un club canadese, Casa Loma, i musicisti che la compongono lo eleggono presidente. Nel lungo periodo di attività di questa orchestra, considerata la più nota e quotata tra le formazioni del periodo immediatamente precedente all'avvento dello swing continua a sedere tra i componenti della sezione fiati e solo nel 1937 inizia a porsi di fronte all'orchestra come fanno il leader delle grandi orchestre swing. Ritiratosi a vita privata negli anni Cinquanta, nel 1956 torna a suonare guidando un brillante complesso di studio con il quale riesce a ricreare il sound dell'orchestra Casa Loma. Nonostante il grande successo di quelle registrazioni Glen Gray considera il ritorno un evento eccezionale e si ritira definitivamente dalle scene.


22 agosto, 2025

22 agosto 1936 – Tony Kendall, l’agente segreto Jo Walker


Il 22 agosto 1936 nasce a Roma Luciano Stella, in arte Tony Kendall. Le sue esperienze nel mondo dello spettacolo cominciano sui set dei fotoromanzi dove il suo volto particolare viene notato da Steno che nel 1956 lo inserisce nel cast di “Femmina tre volte”. In quegli anni si chiama ancora Luciano Stella. È Vittorio De Sica che, dopo averlo conosciuto a un provino gli suggerisce di trovarsi un nome d’arte “americano”. Per la scelta lui racconta di essersi fatto ispirare da un’enorme insegna vista nei pressi di Torvajanica. Il suo primo film di successo è “La frusta e il corpo” di Mario Bava nel 1963 cui seguono notevoli esperienze nei vari filoni del “cinema di genere italiano” di quegli anni interpretando alcuni cult come “La jena di Londra” di Gino Mangini del 1963, “Delitto sull’autostrada” di Bruno Corbucci e soprattutto “La cavalcata dei resuscitati ciechi” di Amando de Ossorio. Non mancano prove anche nei film d’impegno come “Gli intoccabili” di Giuliano Montaldo nel 1968 o “Il muro di gomma” di Marco Risi nel 1991. Nel 1965 in “Operazione tre gatti gialli” diretto da Frank Kramer interpreta per la prima volta il personaggio di Jo Walker, un agente segreto ispirato alle fortune di 007. Il personaggio, che ottiene uno straordinario successo in tutto il mondo e, in particolare, in Germania finisce per condizionare la sua carriera. Interpreterà Jo Walker in ben sette film e la serie avrà termine non per un calo d'attenzione del pubblico ma soltanto perchè Tony Kendall deciderà di chiudere l'esperienza. Muore a Roma il 28 novembre 2009.