
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
27 settembre, 2025
27 settembre 1959 – Antonella Bianchi, alias Galvanica, alias Belen Thomas, alias Otero

26 settembre, 2025
26 settembre 1983 – Tino Rossi, lo chansonnier corso

25 settembre, 2025
25 settembre 1960 – Roberto Kunstler, il socio di Cammariere

24 settembre, 2025
24 settembre 2004 – Le scarpe appese al cielo

23 settembre, 2025
23 settembre 1962 – “Ave Maria” a sorpresa per Miranda Martino

22 settembre, 2025
22 settembre 1919 - Rio Gregory, il pianista jazz di Zurigo
Il 22 settembre 1919 nasce a Zurigo, in Svizzera, Rio De Gregori, che, con il nome d'arte di Rio Gregory viene considerato uno dei migliori pianisti jazz europei degli anni Trenta e Quaranta. Spinto dai genitori inizia lo studio del pianoforte in età scolare ma lo fa talmente di malavoglia che dopo tre anni gli stessi genitori accettano la sua decisione di smettere. Quelle ore passate sui tasti bianchi e neri gli tornano alla mente molto tempo dopo quando, sedici anni, ascoltando alcuni dischi di Duke Ellington, decide di ritornare a suonare. Nel 1936, appena diciassettenne, inizia la sua carriera di jazzista con un trio, formato da pianoforte, violino e batteria. Nel 1937 conosce il batterista statunitense Mac Allen, che aveva suonato dieci anni prima a Berlino con Bechet, e con lui forma un duo destinato a durare per ben due anni. In seguito suona e incide con la maggior parte delle orchestre attive in quell'epoca in Svizzera, da quella di Jo Grandjean a quella di René Weiss, da quella di Fred Bohler, a quella di Philippe Brun, agli Original Teddies. Nel 1942 inizia a registrare con il suo nome in trio e l’anno successivo con un settetto comprendente Flavio Ambrosetti al vibrafono e Stuff Combe alla batteria. Nel dopoguerra forma una grande orchestra che mantiene unita per circa quattro anni. Nel 1949 sostituisce il pianista Don Gais, nell'orchestra di Eddie Brunner. Negli anni successivi, alterna l'attività di musicista di jazz con quella di pianista in varie orchestre di musica leggera. Muore il 22 maggio 1987 a Monaco.
21 settembre, 2025
21 settembre 1920 – Bandiera rossa trionferà…

20 settembre, 2025
20 settembre 2003 – Lázaro Valdés, l’erede di Benny Moré

19 settembre, 2025
19 settembre 1912 - Miro Graziani, il batterista autodidatta

18 settembre, 2025
18 settembre 1929 - Rodolfo Bonetto il campione delle spazzole che mollò il jazz per il design

17 settembre, 2025
17 settembre 1952 - Leonard V. Bechet, dentista e trombonista
Il 17 settembre 1952 muore nella sua città natale, cioè a New Orleans, in Louisiana, il trombonista Leonard V. Bechet. Nato il 25 aprile 1877 è il fratello del clarinettista Sidney Bechet, più popolare di lui. Di lui non si sa molto. All’inizio del Novecento è il leader della Silver Bells Band, un ensemble che si esibisce a New Orleans dal 1903 al 1907. Poi divide la passione musicale con il mestiere di dentista. Negli anni Venti è il direttore e leader della Young Superior Brass Band, un’orchestra che oltre a lui comprende il trombettista Arthur Derbigny, il clarinettista Andrew Morgan, il banjoista Whitey Arcenaux, il bassista (contrabbasso e tuba) Tommy Hudson e il batterista Arthur Joseph.
16 settembre, 2025
16 settembre 1935 - Billy Boy, il bluesman che non lascia volentieri Chicago

15 settembre, 2025
15 settembre 1965 - Steve Brown, il campione dello slap

Il 15 settembre 1965 muore all'età di settantacinque anni il contrabbassista Steve Brown, all'anagrafe Theodore Brown, fratello minore del trombonista Tom Brown. Protagonista di primo piano del revival dixieland degli anni del dopoguerra, si fa notare per la prima volta nel 1923 quando sostituisce il contrabbassista Arnold Loyacano nell'orchestra dei New Orleans Rhythm Kings. Nello stesso periodo suona anche con il gruppo del cornettista Murphy Steinberg al "Midway Gardens" di New Orleans. All'inizio degli anni Trenta se ne va a Detroit dove ha modo di allargare la sua popolarità con vari gruppi, alcuni dei quali lo vedono nel ruolo del leader. Verso la metà degli anni Cinquanta si unisce alla band del fratello Tom senza però rinunciare a qualche esperienza autonoma. Legato agli schemi del jazz più morbido e tradizionale è uno dei campioni della tecnica contrabbassistica dello "slap" tanto che c'è chi lo definisce, a torto, «l'inventore dello slap». Che cos'è lo slap? La parola, che significa "schiaffo", indica una tecnica particolare per suonare il contrabbasso nata all'inizio del secolo e che consiste nello "schiaffeggiare" corde e cordiera dello strumento sui tempi pari della battuta in 4/4 dopo aver pizzicato la nota sui tempi dispari. Quando lo slap viene dato "in levare" fra tutti e quattro i tempi della battuta si crea una sorta di raddoppio del tempo iniziale. Brown, dunque, non l'ha inventata, visto che esiste già quando lui inizia a suonare, ma ne ha sviluppate le possibilità. Non si limita, infatti, a utilizzare lo slap in modo rigido, ma ne fa una componente sonora dell'esecuzione. Invece di pizzicare le corde trasversalmente, lo fa tirandole verso l'esterno in modo che la corda ribatta contro la cordiera producendo, oltre alla nota voluta, un rumore secco come una frustata. È ancora oggi possibile verificarne l'efficacia in brani divenuti leggendari come Dinah o My pretty girl da lui registrati con l'orchestra di Goldkette.
14 settembre, 2025
14 settembre 1968 – Un giocatore di flipper sordo, muto e cieco

«So che non mi crederà nessuno, ma io sto davvero pensando di scrivere un’opera rock che abbia per protagonista un giocatore di flipper sordo, muto e cieco. Non sto scherzando, anche se per ora è solo un’idea che ho in testa. Non c’è niente di definito». In questa dichiarazione, rilasciata il 14 settembre 1968 alla rivista Rolling Stone, Pete Townshend, chitarrista e leader degli Who annuncia in anteprima la sua intenzione di comporre “Tommy”, un affresco musicale destinato a entrare nella storia del rock. Come spesso accade la notizia passa inosservata perché nessuno se la sente di prenderla sul serio. Dopo la pubblicazione, da parte dei Beatles, di Sgt. Pepper’s lonely hearts club band molti gruppi hanno iniziato a considerare gli album non più come un contenitore per tante canzoni slegate tra loro, ma come uno spazio per brani diversi legati da un filo conduttore. Gli stessi Who con Sell out sembrano aver voluto raccogliere la sfida lanciata dai quattro baronetti di Liverpool. Proprio mentre sta parlando con i giornalisti dell’ultimo lavoro del gruppo Pete Townshend accenna alla sua intenzione di sfruttare meglio e in modo originale la dimensione del concept-album, ritenendo l’esperienza dell’album Sell out un punto di passaggio, non un approdo definitivo. I giornalisti che lo ascoltano si appuntano le considerazioni generali ma ritengono che la storia del giocatore di flipper muto, cieco e sordo sia una delle tante stramberie provocatorie tipiche degli Who e non gli danno peso. Hanno torto. Profondamente influenzato dalle filosofie orientali e dalla dottrina del guru indiano Meher Baba, il musicista sta vivendo un periodo di grandi cambiamenti e di ricerca artistica. L’indifferenza dei giornalisti lo ferisce. A parte qualche accenno generico evita di parlare ancora del progetto e lavora in silenzio a Tommy che vede la luce nel 1969. Proprio come anticipato l’opera rock narra la storia di un ragazzo divenuto sordo, cieco e muto in seguito a un trauma infantile che, inaspettatamente diventa un asso del flipper. La vicenda affascinerà anche il regista Ken Russell che cinque anni dopo la trasformerà in un geniale e visionario film.
13 settembre, 2025
13 settembre 1990 – L’ultimo album dei CCCP-Fedeli alla Linea
Il 13 settembre 1990 viene presentato ufficialmente l’album Epica Etica Etnica e Pathos dei CCCP-Fedeli alla Linea, destinato a restare nella storia come l’ultimo della band di Lindo Ferretti e Zamboni prima delle successive riunioni più o meno postume. La nascita dei CCCP-Fedeli alla linea risale all'inizio degli anni Ottanta quando a Kreuzberg, nell'hinterland berlinese, si incontrano in modo casuale le esperienze di un gruppo di giovani musicisti italiani. La prima formazione della band schiera, oltre al bassista Umberto Negri, tre componenti dei Mitropank: il cantante Giovanni Lindo Ferretti, il chitarrista Massimo Zamboni e il batterista Zeo. Fin dall'inizio la loro musica, ricca di contaminazioni tra i suoni rudi del punk e le atmosfere della dance, attira l'attenzione della critica più avveduta. Loro si definiscono una sorta di anello di collegamento tra "punk filosovietico" e la "musica melodica emiliana". Nel 1983, dopo la rinuncia a Zeo e alla batteria, sostituita da una drum machine, diventano uno dei gruppi più popolari nei circuiti alternativi europei. L'aggiunta alla formazione di Annarella Giudici e Danilo Fatur unite all'arrivo del chitarrista Carlo Chiapparini, già con i RAF Punk, e del batterista Ignazio Orlando preludono alla firma di un contratto discografico con la Virgin e all'improvviso successo commerciale, tra il 1987 e il 1988, dell'album Socialismo e barbarie e del singolo Tomorrow inciso insieme ad Amanda Lear. Nel 1989 dopo un mini-tour in Unione Sovietica con i Litfiba i rapporti interni alla band iniziano a scricchiolare. Quando nel 1990 il gruppo si accinge a registrare il terzo album previsto dal contratto con la Virgin, nei fatti non esiste già più. Ferretti e Zamboni suppliscono alle defezioni grazie all'aiuto di tre fuoriusciti dai Litfiba: Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli e Giorgio Canali. Nasce così Epica Etica Etnica e Pathos. Il disco viene presentato il 13 settembre 1990, cioè nel giorno della riunificazione della Germania e della scomparsa di Giancarlo Pajetta, con un eloquente comunicato che sancisce la definitiva scomparsa dei CCCP. Ferretti e Zamboni continuano insieme producendo e curando una serie di artisti come gli Ustmamò e i Disciplinatha. Nel 1992, in occasione di un concerto di questi due gruppi, il direttore del "Museo Pecci" di Prato propone ai due ex CCCP di esibirsi come contorno. Ferretti e Zamboni accettano e richiamano in servizio Canali, Magnelli e Maroccolo. La Virgin subodora l'affare e chiede di pubblicare il CD live dell'evento. Il 18 novembre 1992, quindi, per la prima volta la band suona con il nome di CSI. Due mesi dopo l'album Maciste Contro Tutti segna il debutto discografico della formazione. Nel mese di gennaio del 1994 esce Ko de Mondo, il primo vero album ufficiale dei CSI. Le non buone condizioni di salute di Lindo Ferretti suggeriscono l'inserimento provvisorio in formazione di una voce in più, quella di Ginevra di Marco, destinata a diventare poi una componente stabile della band. Seguono gli album In quiete, Linea Gotica, Tabula Rasa Elettrificata e La Terra, la Guerra, una questione privata, registrato ad Alba durante un concerto-omaggio a Fenoglio. Alla fine del 1998 la popolarità del gruppo è all'apice, con concerti esauriti e una folta schiera di fans club. I CSI, perplessi di fronte agli eventi, decidono di entrare in un lungo periodo di silenzio annunciando l'interruzione dell'attività artistica "fino al 2000". Mentre tutti componenti sono impegnati in iniziative personali, nell'estate del 1999 Zamboni e Ferretti vanno a Berlino, città simbolo dell'era CCCP, per realizzare un disco insieme. Il silenzio della band si rompe nell'ottobre del 1999 quando i CSI tengono un concerto in onore del Dalai Lama in visita a Milano. Sul palco non c'è Zamboni che, come dicono i compagni, «…pare che avesse di meglio da fare». Nel gennaio del 2000 i CSI si esibiscono a Firenze con Goran Bregovic in quello che loro stessi definiscono "il primo concerto del nuovo millennio". Di nuovo Zamboni non c'è. Quella che sembrava una crisi passeggera da risolvere tutt'al più con un assestamento della formazione (fuori Zamboni) diventa un lungo tunnel. Il resto è prevedibile. Giovanni Lindo Ferretti termina da solo il disco berlinese e anche la nuova band finisce lì.
12 settembre, 2025
12 settembre 1966 – L'inizio della storia dei Monkees

11 settembre, 2025
11 settembre 1958 - Il caso Fenaroli - Ghiani

10 settembre, 2025
10 settembre 1946 – Carmelo Pagano, uno dei molti talenti scoperti da Teddy Reno

09 settembre, 2025
9 settembre 1914 – Oscar Carboni, la voce della melodia tradizionale

08 settembre, 2025
8 settembre 1962 - I Tokens e il leone addormentato

L'8 settembre 1962, dopo aver conquistato il pubblico di mezzo mondo, i Tokens arrivano anche in Italia al vertice anche della classifica discografica con The lion sleep tonight. Il gruppo vocale nato per accompagnare Neil Sedaka ottiene così l'ennesimo premio alla sua scelta di autonomia. Nel 1956, infatti, i Tokens si chiamano Linc-Tones, e sono un trio composto da Hank Medress, Eddie Rabkin e Cynthia Zoltin. C'è chi sostiene che gran parte del successo di Neil Sedaka alla fine degli anni Cinquanta dipenda dai loro giochi vocali, ma nessuno pensa che il gruppo possa avere un futuro in proprio. I primi timidi tentativi di autonomia con dischetti di poco conto danno ragione agli scettici. La svolta inizia nel 1958 dopo la sostituzione di Rabkin con Jay Siegel. In quell'anno, infatti anche Cynthia Zoltin se ne va. Medress e Siegel invece di mollare rilanciano aggregando alla formazione altri tre membri: Joseph Venneri più i fratelli Mitch e Phil Margo. Fanno di più. Cambiano repertorio allargando l'orizzonte anche al di fuori dalla tradizione bianca americana. È la loro fortuna. Un paio d'anni dopo arrivano al successo in tutto il mondo con The lion sleeps tonight, una versione di Wimoweh un brano della tradizione mbube degli zulù, arrangiato da George Weiss, Albert Stanton, Hugo Peretti e Luigi Creatore. La canzone entrerà nella storia della musica popolare e vivrà in decine di versioni successive alcune della quali, come quelle di Robert John o degli Stylistics, torneranno ai vertici delle classifiche di vendita in periodi successivi. Verso la metà degli anni Sessanta Venneri verrà sostituito da Stephen "Brute Force" Friedland. I Tokens non riusciranno più a ripetere il grande successo di The lion sleeps tonigh, ma non perderanno mai la loro caratteristica di originali "rilettori" delle tradizioni musicali del mondo. Il gruppo si scioglierà nei primi anni Settanta, anche se non mancheranno nostalgiche riunioni negli anni successivi.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)