30 giugno, 2018

30 giugno 1917 - Lena Horne, una delle grandi signore della musica

Il 30 giugno 1917 nasce a New York Lena Horne. Con Billie Holiday ed Ella Fitzgerald è considerata una delle grandi signore della musica statunitense. Inizia la sua carriera come ballerina nel 1934 nel celeberrimo Cotton Club e come cantante debuttò con l'orchestra di Noble Sissle, con la quale pubblica i primi dischi. Dopo aver fatto parte come vocalist delle orchestre di Charlie Barnet e di Teddy Wilson diventa popolarissima grazie alle sue esibizioni al Cafè Society. Trasferitasi a Hollywood nel 1942, senza abbandonare la musica, partecipa a film di successo come "Stormy weather" e "Due cuori in cielo". Nel 1981 Broadway le tributa un omaggio d'eccezione con "The lady and her music", uno spettacolo interamente dedicato a lei. Nel 1989 vince il Grammy alla carriera. Tra i suoi album più importanti ci sono At the Waldorf Astoria (1957), Give the lady what she want (1958), Porgy & Bess (con Harry Belafonte), Lena on the blue side (1962), Lena, lovely and alive (1963), Lena & Gabor (1970, con Gabor Szabo) e The lady and her music (1981). Muore il 9 maggio 2010 a New York.

29 giugno, 2018

29 giugno 1918 - Libero Tosoni, un jazzista che non disprezza la musica da ballo

Il 29 giugno 1918 nasce a Roma il chitarrista Libero Tosoni. A vent'anni inizia trasforma la passione della musica in una professione suonando all'EIAR con il chitarrista Saverio Seracini. Nel 1939 entra a far parte del grupp diretto da Enrico Pratt. Suona poi con Carlo Zeme e con un quintetto diretto da Bruno Martelli. Dopo la Liberazione di Roma  forma insieme ad Armando Trovajoli un gruppo swing con Cecconi, Ammonini, De Carolis e Beppe Carta, con cui prende parte alle trasmissioni radiofoniche intitolate "Il Club del Ritmo", nel corso delle quali ha occasione di suonare con molti solisti statunitensi. Nel 1945 suona all'Arlecchino con un trio formato da Bruno Martino e Beppe Carta, ai quali si aggiunge in seguito Tino Fornai al violino. Nel 1947 suona al Bel Sito, sempre di Roma, con Armando Trovajoli. Prende parte all'attività jazzistica romana suonando in molte jam session, soprattutto all'Arlecchino e alla Conchiglia, due locali dove nella seconda metà degli anni Quaranta vengono organizzate molte manifestazioni a carattere jazzistico. La sua carriera proseguirà alternando il jazz a fortunate incursioni nella musica da ballo.

28 giugno, 2018

28 giugno 1927 - Franco Morea, dal sax alla batteria

Il 28 giugno 1927 nasce a Roma il batterista Franco Morea. Figlio del sassofonista Vito Morea sembra inevitabilmente destinato a seguire le orme del padre quando nel 1947 inizia a studiare il sax baritono e il clarinetto sotto la guida del professor Gambacorta. Nel 1950 passa alla batteria come autodidatta. A sostenerlo nella decisione è la madre che non vede di buon occhio gli strumenti a fiato. L’anno seguente suona con Brugnolini musica commerciale e sul finire dell’anno entra a far parte della Junior Dixieland Gang con la quale resta fino allo scioglimento, nell’estate del 1955, partecipando all’incisione per la Voce del Padrone di Louisiana, Ballin’ The Jack, Lississippi, Mud, Margie, Canal Street Blues, Wabash Blues, Bixin The Blues, Indiana, Royal Garden Blues. Dlla fine degli anni Cinquanta riduce di molto l'attività pur partecipando a numerose jam session, concerti, esibizioni e incidendo anche un brano con la Modern Jazz Gang.


26 giugno, 2018

27 giugno 1980 - Le ultime registrazioni di David Knopfler con i Dire Straits

Il 27 giugno 1980 i Dire Straits iniziano a registrare i brani dell'album Making movies. Proprio nel bel mezzo delle sedute David Knopfler annuncia a sorpresa la sua decisione di lasciare il gruppo. Secondo la leggenda la scintilla sarebbe scoccata al momento di provare le parti di chitarra per Romeo and Juliet.
David, ai fronte alle critiche del fratello Mark, da lui ritenute ingiuste, avrebbe preteso scuse che non sarebbero mai arrivate. Questa tesi è stata successivamente confermata dallo stesso David: «Me ne andai dopo un litigio abbastanza duro su alcuni dettagli di studio, ma non era quella la cosa rilevante. Eravamo tutti troppo sotto pressione: era solo una questione di tempo e poi tutto sarebbe scoppiato. Eravamo troppo carichi di responsabilità e impegni: non c'era tempo di riflettere su niente».

25 giugno, 2018

26 giugno 2009 - Arriva la notizia della morte di Michael Jackson

Il 26 giugno 2009 nel mondo si diffonde la notizia che Michael Jackson è morto. La morte in realtà è avvenuta il giorno prima nella sua casa di Holmby Hills, vicino a Los Angeles. Il certificato medico stilato dopo il decesso attribuisce le cause della morte ad arresto cardiocircolatorio, ma le circostanze restano oscure. L’indagine avviata in seguito porterà al rinvio a giudizio per omicidio del suo medico personale, colpevole di avergli somministrato una dose eccessiva di farmaci. Jackson ha cinquant’anni. Star dello star dello showbusinnes è una delle più discusse figure della storia musicale degli ultimi anni del Novecento. Inizia la sua carriera come bambino prodigio nei Jackson Five il gruppo formato insieme ai suoi fratelli Jackson, figli della cantante di blues e country Katherine "Kate" e dell'ex chitarrista dei Falcons, Joe Jackson. Nel 1993 ha addirittura ottenuto un Grammy speciale "alla carriera" assurgendo ufficialmente al ruolo di mito, a soli trentacinque anni d'età, ma con venticinque anni di carriera all'attivo. La sua attività solistica inizia all’inizio degli anni Settanta quando la Motown decide di promuovere anche individualmente i componenti dei Jackson Five. Il primo è proprio Michael che nel 1971 pubblica il singolo Got to be there, seguito dall’album omonimo. Dopo vari dischi di buon successo nel 1979 Michael partecipa con Diana Ross al film "The wiz", un remake del "Mago di Oz" con un cast interamente composto da attori di colore, cantando You can't win con la supervisione di Quincy Jones, l'autore dell'intera colonna sonora. Proprio da questa esperienza nasce la sua intesa musicale con Jones che trova la sua prima concretizzazione nell’album Off the wall, alla cui realizzazione partecipano sessionmen come i Brothers Johnson e autori come Rod Temperton degli Heatwave. Michael nel 1981 vince il Grammy come miglior cantante per Don't stop 'til you get enough mentre  Off the wall conquistò il doppio disco di platino vendendo oltre 4 milioni di copie in tutto il mondo. Il 1 dicembre 1982 viene pubblicato Thriller, il maggio successo di vendite dell'industria discografica, con 40 milioni di copie vendute, che vince ben otto Grammy. Con la notorietà iniziano le leggende sul conto di Michael Jackson, ormai divenuto un mito astratto. Il suo silenzio e il suo ritirarsi nel privato suscitano l'interesse morboso dei giornali e l'invidia dei più. Di lui si scrive tutto e il contrario di tutto, investigando ogni più nascosto anfratto della sua vita, dalla sessualità, alla sua ipotizzata verginità con punte di sessuofobia, alle sue operazioni di chirurgia plastica, fino all'accusa di tingersi la pelle di bianco vergognandosi del suo colore. L'aver vissuto da star fino dall'età di dieci anni non aiuta Michael a reggere il suo ruolo di mito. La morte non cancella le polemiche.

24 giugno, 2018

25 giugno 1969 - Fabbrica e Cantagiro due facce della stessa medaglia

«Ritmi infernali in fabbrica, ritmi musicali al Cantagiro: due facce della stessa medaglia». La frase, riprodotta su migliaia di volantini, accompagna il 25 giugno 1969 a Cuneo la dura contestazione al Cantagiro. Nel 1969 la manifestazione è ormai arrivato all’ottava edizione schierando ai nastri di partenza personaggi adorati dal pubblico giovanile come Massimo Ranieri, Lucio Battisti e Mal. Mentre torna il girone riservato ai giovani, in ossequio ai gusti del periodo viene “inventato” un girone destinato al folk cui partecipano, tra gli altri, Cochi e Renato, Giorgio Gaber, Gabriella Ferri, Lino Toffolo, Bruno Lauzi e un giovane Pippo Franco. Nonostante il buon livello della proposta musicale i tempi stanno ormai cambiando. I giovani non s’accontentano delle canzoni, vogliono di più e qualche volta sognano addirittura di cambiare il mondo. Il Cantagiro finisce per far da catalizzatore delle proteste giovanili che il 25 giugno 1969 trovano un momento eclatante a Cuneo dove i giovani manifestanti bloccano l’ingresso della Stadio Comunale della cittadina piemontese con la parola d’ordine “Ritmi infernali in fabbrica, ritmi musicali al Cantagiro: due facce della stessa medaglia”. Invitati a sgomberare da parte dei responsabili dell’ordine pubblico decidono di resistere. Ne nascono tafferugli poi sedati. Il dado però è tratto.  È il primo segnale di un rapporto tra contestazione e concerti che negli anni successivi diventerà esplosivo.  Con la fine degli anni Sessanta l’epoca d’oro del Cantagiro finisce.

23 giugno, 2018

24 giugno 1964 – Ci sono i Rolling Stones, sotto con le risse!

Il 24 giugno 1964 a Blackpool, in Scozia, i Rolling Stones si esibiscono in un concerto devastante. Ragazzi ubriachi scalano il palco per sputare sui componenti del gruppo. Sono i cosiddetti “sputi d’amore” e fanno parte del folclore tra il cazzone e l’anticonformista che caratterizza l’ambiente del rock più robusto. Mentre gli altri gruppi abbozzano sopportando quei gesti come un prezzo da pagare alla popolarità, i Rolling Stones no. Indispettito, Keith Richards osserva i ragazzi e, individuato il più scalmanato lo punta e gli urla: «Fallo un’altra volta e ti spezzo quel fottuto osso del collo». Il ragazzo sghignazza e continua imperterrito a bersagliare di saliva i componenti del suo gruppo preferito. Non lo fa per molto. Fedele alla promessa, il chitarrista dei Rolling Stones parte di gran carriera, attraversa di corsa il palco e lo colpisce con un calcio in piena faccia. È l’inizio di una gigantesca rissa. Alla fine il bilancio degli incidenti è di trenta giovani e due poliziotti ricoverati in ospedale. Quando c’è da aizzare le folle e da menar le mani i Rolling Stones non si tirano mai indietro. Spesso i loro concerti sono occasioni d’oro per dare sfogo alla rabbia. Tra gli episodi più famosi c’è quello del 20 ottobre 1964 quando la band è di scena all'Olympia di Parigi. Il pubblico francese, che aveva accolto con freddezza i Beatles, impazzisce letteralmente per loro. L'arrivo degli Stones fa convergere verso il centro della città migliaia di ragazzi provenienti dalla periferia che, impossibilitati a entrare, si scatenano in una lunga guerriglia urbana con la polizia. I tabloid inglesi ne danno notizia senza enfasi, quasi con noia: «I Rolling Stones suonano all'Olympia di Parigi e scoppiano i soliti tumulti tra fans e polizia». Eppure quelli di Parigi non sono i “soliti tumulti”, ma la dimostrazione della capacità del gruppo di incendiare la rabbia e il senso di frustrazione di una generazione che pochi anni più tardi tenterà di dare la scalata al cielo. Non sono i “soliti tumulti” neppure per qualità. A iniziare la battaglia con la polizia sono, senza alcun dubbio, i giovani rimasti fuori dall'Olympia, ma ben presto essi ricevono manforte anche dai "privilegiati", quelli che sono riusciti a entrare. La battaglia dura molte ore e pian piano si allarga di fuori della zona del teatro. Nelle ore successive al concerto sono decine le bande di ragazzi e ragazze, spesso giovanissimi, che attraversano i boulevard lanciando tavoli, sedie, segnali stradali e ogni oggetto possibile contro le vetrine dei negozi. Alla fine il bilancio sarà di oltre centocinquanta persone arrestate. Uno dei pochi a tentare di capire il “fenomeno Stones” è Tom Wolfe, che li definisce “spauracchio della borghesia” e spiega il loro legame con gli strati più emarginati della società con il fatto che «i Rolling Stones provengono dai bassifondi della vita, un cono d’ombra che per anni è stato il regno degli outsider dell’arte e della fotografia, abitato da poveri ragazzi» che nella musica della band trovano la scintilla necessaria a incendiare la loro rabbia. Mick Jagger non è né un filosofo né un sociologo e dopo uno dei tanti incidenti a un loro concerto dirà: «...Normali episodi di esuberanza giovanile e ottusità della polizia. Sono successi episodi simili a Blackpool, a Belfast, a l'Aia, a Toronto, a Rochester, a Vienna, a Parigi e ad Halsinborg… Non c'è niente di nuovo. I giovani sono esuberanti in tutto il mondo e la polizia non brilla per comprensione in nessun paese del mondo…».

22 giugno, 2018

23 giugno 1969 - Nasce il Manifesto

Il 23 giugno 1969 attorno a Luigi Pintor e Rossana Rossanda nasce il Manifesto, una rivista di ricerca politica nata dalla componente più "a sinistra" della linea ufficiale del Partito Comunista Italiano e destinata a diventare successivamente un quotidiano. Il primo numero ha una tiratura di 75.000 copie e viene pubblicato dalle Edizioni Dedalo. Alla redazione partecipano Luigi Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Luciana Castellina e Ninetta Zandegiacomi.

21 giugno, 2018

21 giugno 2009 - Amiche per l’Abruzzo, musica e solidarietà al femminile

L’idea nasce da Laura Pausini. “Amiche per l’Abruzzo” è un concerto di sole donne con lo scopo di raccogliere fondi da destinare alle popolazioni colpite dal sisma che in aprile ha colpito l’Abruzzo. Sembra una boutade, forse un azzardo, invece è un’idea geniale. Il 21 giugno 2009 accorrono circa sessantamila persone allo stadio di San Siro per assistere all’evento. L’incasso totale della serata è di circa 1 milione e mezzo di euro, cui andranno poi sommati i proventi derivanti da Cd e DVD del concerto stesso. Non si tratta soltanto di un grande evento di solidarietà ma un eccezionale appuntamento musicale che vede unite sullo stesso palco stelle di prima grandezza come Giorgia, Elisa, Irene Grandi o Gianna Nannini. Il via alle canzoni viene dato dalla voce di Antonella Ruggero sulle note di Ave Maria di Fabrizio de Andrè. Nel lungo pomeriggio si alternano interpreti come Senit, Jo Squillo, Alexia, Paola e Chiara, Malika Ayane, Arisa, Simona Molinari, Dolcenera, Alessandra Amoroso, Karima, Noemi, Giusy Ferreri e molte altre. Non mancano inediti duetti come quelli tra Fiordaliso e Annalisa Minetti, Giorgia e Gianna Nannini o Laura Pausini e un Elisa in attesa di diventare mamma. Nel gran finale Elisa, Giorgia, Laura Pausini e Gianna Nannini cantano Donna d’Onna, scritta dalla stessa Nannini in ricordo di tutte le donne che hanno sofferto e continuano a soffrire in seguito al terremoto chiamando poi tutte le cantanti in un grande coro sulle note de Il mio canto libero di Mogol - Battisti.

19 giugno, 2018

20 giugno 1935 - Kid Thomas, la vita breve di un bluesman

Il 20 giugno 1935 a Sturgess, nel Mississippi, nasce il bluesman Kid Thomas, famoso per il suo modo caratteristico di suonare l'armonica traendone una voce simile a quella di un sassofono. Il suo vero nome è Louis Thomas Watts. E impara a suonare l'armonica all’inizio degli anni Cinquanta dopo essersi trasferito a Chicago. Curioso sperimentatore frequenta i virtuosi dello strumento Little Walter, Junior Wells e James Cotton "rubando" loro i segreti del mestiere. Le sue esibizioni non passano inosservate e suona con Muddy Waters, Eddie Boyd e Bo Diddley. Nel 1957 incide per la Federal e un anno dopo è al fianco di Otis Rush e di Magic Sam. Nei primi anni Sessanta si trasferisce sulla Costa Occidentale. Nel 1970 investe e uccide con l'automobile un ragazzo bianco. Rinviato a giudizio diventa oggetto di una vera e propria campagna di stampo razzista. Il 13 aprile 1970, nel giorno in cui deve svolgersi il processo viene assassinato a Beverly Hills dal padre della vittima.


18 giugno, 2018

19 giugno 1917 - Dave Lambert, la prima voce del bop su disco

Il 19 giugno 1917 nasce a Boston, nel Massachusetts, il cantante Dave Lambert, il cui nome completo è David Alden Lambert, il primo interprete vocale  dei capolavori del jazz in grado di muoversi in complessi arrangiamenti. A dieci anni inizia a studiare la batteria e proprio come batterista muove i primi passi sulla scena musicale alla fine degli anni Trenta nel trio di Hugh McGuinness. Solo nel 1943, terminato il servizio militare, dà inizio alla carriera di cantante nell'orchestra di Johnny Long. La svolta arriva il 22 gennaio 1945 quando Gene Krupa lo vuole come cantante della sua grande orchestra insieme a Buddy Stewart. In quell'anno Lambert incide per la Columbia What's This che viene ricordato come il primo brano cantato di bop. Nel 1946 e 1947 dirige un quartetto vocale in uno spettacolo a Broadway e incide in proprio per la Capitol e per la Columbia. In quel periodo si esibisce anche alla radio e alla televisione curando gli arrangiamenti per altri cantanti come Carmen McRae. Nel 1957 Lambert si unisce a John Hendricks dando inizio a un sodalizio che tocca vertici assoluti di qualità con l'arrivo della cantante Annie Ross. L'album d'esordio See Lambert, Hendricks & Ross ottiene un grande successo, La collaborazione tra i tre cantanti dura fino al 1963, quando la Ross, per motivi di salute, viene sostituita da Yolande Bavan. L'anno dopo anche Lambert se ne va per continuare da solo su nuovi progetti, ma il 6 ottobre 1966 muore in un incidente d'auto.


18 giugno 1949 - La prima volta della Roman New Orleans Jazz Band

Il 18 giugno 1949 in una street parade per le vie di Roma fa la sua prima apparizione il gruppo che di lì a poco tempo assumerà il nome di Roman New Orleans Jazz Band. Nel mese di settembre registra la colonna sonora del documentario "Il porto di Ancona" e in ottobre, con una formazione composta da Giovanni Borghi, Luciano Fineschi, Marcello Riccio, Ivan Vandor, Franco Nebbia, poi sostituito da Giorgio Zinzi, Bruno Perris, Pino Liberati e Peppino d'Intino, suona in jam session con Louis Armstrong, Jack Teagarden e Earl Hines. È proprio Armstrong a dare il nome al gruppo che nel marzo del 1950 incide cinque brani per Parlophon considerati i primi esempi di New Orleans revival italiano. Lo stesso mese si esibisce in una jam session con Bill Coleman e Big Boy Goodie di passaggio a Roma e il 3 giugno 1950 prende parte al 2° Festival Nazionale del Jazz a Milano. Nel dicembre, dopo essere stata diffidata dal continuare a provare in un garage del quartiere romano dei Parioli, inizia a suonare al Mario's Bar, un locale di via Porta Pinciana di proprietà di Mario Canetti. Il 20 dicembre 1951 il Mario's Bar chiude e l'orchestra passa alle Pleiadi di via Sistina. Nel gennaio del 1952 è la protagonista del documentario "Il Blues della domenica", di Valerio Zurlini. Nell'aprile, prende parte al Secondo Salone Internazionale del Jazz di Parigi. Nel gennaio e febbraio del 1953 incide undici brani per la Voce del Padrone con Carlo Loffredo al contrabbasso al posto di Pino Liberati. Nell'aprile del 1953 Riccio, Vandor e Zinzi abbandonano l'orchestra e vengono sostituiti dal clarinettista Euclide Zoffoli e dal pianista Tom Fornari. Qualche mese dopo rientrano Riccio, Vandor e Zinzi, ma se ne va Luciano Fineschi, sostituito da Carlo Capodieci. La seduta di registrazione del 17 novembre 1953 sembra l'ultima della storia del gruppo. Carlo Loffredo dà vita a una nuova Roman New Orleans Jazz Band con altri musicisti, salvo il batteri sta Peppino d'Intino, ma è costretto da una sentenza a ribattezzare il gruppo Seconda Roman New Orleans Jazz Band. La Roman, dopo un periodo di relativa stasi e con il rientro di d'Intino, con Marcello Rosa al trombone, Umberto Cesari al pianoforte al posto di Zinzi e con l'aggiunta di Sergio Battistelli al vibrafono, riprende l'attività suonando al Rugantino di Trastevere. La sigla è destinata a non morire mai...

17 marzo, 2018

17 marzo 2009 - Milano assedia i Killers

«Ciao Milano! Siamo i Killers! Al vostro servizio…». Così sul palco del Forum d’Assago di fronte a un pubblico straboccante il 17 marzo 2009 Brandon Flowers, leader e frontman dei Killers ha dato inizio al concerto della sua band. Non è la prima volta che il gruppo arriva a Milano (poco più di due anni prima si è esibito al Rolling Stone) ma questa volta, complice il successo planetario del loro brano Human, i quattro ragazzi di Las Vegas sono stati sottoposti a un vero e proprio assedio da parte di migliaia di fans impazziti mentre i biglietti del concerto, più di 12.000, si esauriscono in pochissimo tempo. Già al mattino una folla variopinta prima si accalca ai cancelli, e, dopo l’apertura sciama nell’impianto milanese occupando ogni spazio disponibile. L’attesa dell’inizio del concerto della band è rotta dall’esibizione dei californiani Louis XIV. Non è mai facile fare da spalla alle star ma la band fa fatica a mantenere la concentrazione di fronte al disinteresse e, in qualche caso, alla maleducazione degli spettatori. Per questa ragione verso la fine dell’esibizione, sale sul palco a dar loro una mano il batterista dei Killers Ronnie Vannucci che per l’occasione imbraccia la chitarra e canticchia nei cori di una delle loro canzoni. L’attesa termina poco prima delle 22.000 quando, con le note di Human, inizia la performance dei Killers.

27 gennaio, 2018

27 maggio 1940 - "Caccia al passante" e uno strano quartetto

Il 27 maggio del 1940 al teatro Valle di Roma va in scena “Caccia al passante”, uno spettacolo di varietà ideato e scritto da Agenore Incrocci, un autore che si firma con lo pseudonimo di Age ed è destinato a lasciare un segno profondo nella storia dello spettacolo italiano. Lo presenta Mario Riva e tra gli artisti che si alternano sul palcoscenico c’è un complesso vocale formato da quattro ragazzotti le cui età sommate non raggiungono gli ottant’anni. I quattro cantano una versione di Bambina innamorata decisamente innovativa e ritmata sulla falsariga di quello che dall’altra parte dell’oceano fanno i gruppi vocali americani d’ispirazione jazzistica come i Mills Brothers. Il pubblico applaude entusiasta. Si presentano come Quartetto Egie, prendendo in prestito la parola ottenuta assemblando le iniziali dei nomi di battesimo dei componenti: Enrico Gentile, Giovanni Giacobetti detto ‘Tata’, Iacopo Jacomelli ed Enrico De Angelis. Il gruppo può contare anche su una sorta di quinto componente aggiunto in Virgilio Savona, un geniale musicista appassionato di jazz che ne cura l’impostazione e mette mano agli arrangiamenti. La loro esibizione non passa inosservata. Convocati per un provino radiofonico sostituiscono Iacopo Jacomelli, intenzionato a continuare come solista, con Virgilio Savona e cambiano nome in Quartetto Ritmo. L’8 ottobre del 1941, accompagnati dall’Orchestra Zeme, si esibiscono per la prima volta ai microfoni della radio cantando Il Visconte di Castelfombrone tratto dal popolare sceneggiato radiofonico “I quattro moschettieri”, ma i problemi non sono finiti. Nello stesso periodo, infatti, anche Enrico Gentile, che fino a quel momento aveva avuto il ruolo della voce solista, è costretto a lasciare i compagni per adempiere agli obblighi militari. Al suo posto arriva un giovane che proviene da Fondi in provincia di Latina. Si chiama Felice Chiusano. Con il nuovo organico il gruppo cambia ancora nome in Quartetto Cetra, si dice in omaggio alla casa discografica che li ha scritturati.


18 novembre, 2017

19 novembre 2001 – Gli Zen dal web a "Pornstar"

Il 19 novembre 2001 la casa discografica High Tuned Records pubblica Pornstar, il primo album degli Zen, una band romana divenuta in poco tempo popolarissima senza avere ancora pubblicato un disco. La storia inizia nel 1998 quando quattro amici dell’hinterland di Roma formano un gruppo cui danno, appunto, il nome di Zen. Dopo un paio d’anni di gavetta fra Roma e dintorni, si iscrivono più per scherzo che per reale convinzione all’edizione di Emergenza Festival del 2000. Man mano che le esibizioni si susseguono gli Zen prendono sempre maggiore confidenza con il palco e attirano la simpatia del pubblico. L’avventura finisce la vittoria nella finale del festival a Roma. Ormai ci hanno preso gusto. Per questo nell’agosto dello stesso anno partecipano all’annuale Taubertal Open Air Festival, una rassegna che si svolge nella deliziosa città medioevale tedesca di Rothenburg. In quell’edizione condividono lo stage con band come No Fun At All, Oomph! e Guano Apes. Nel settembre del 2000 suonano a Parigi insieme ai tedeschi Emil Bulls. Sempre in quel periodo, gli Zen incidono alcuni provini che promuovono via web attraverso il proprio sito e altri specializzati. È proprio il web a trasformarli in una sorta di fenomeno mediatico. In poche settimane il loro brano (This’s) the end of the world viene scaricato da centinaia di ragazzi da tutta Europa e la loro popolarità cresce in maniera esponenziale. La stessa High Tuned Records, dopo aver ascoltato il brano in rete, decide di scritturarli per il loro album d’esordio. Pornstar segna l’inizio di una bella avventura. Pochi mesi dopo gli Zen vinceranno Sanremo Rock & Trend.



15 ottobre, 2017

15 ottobre 1968 – Come uno Zeppelin di piombo

Il 15 ottobre 1968 due componenti degli Who, il batterista Keith Moon e il bassista John Entwistle, sono nell’aula magna della Surrey University. Anonimi e confusi tra il pubblico stanno assistendo a un concerto dei New Yardbirds, la band formata dopo lo scioglimento degli Yardbirds dal chitarrista Jimmy Page e dal bassista John Paul Jones con il cantante Robert Plant e il batterista John Henry “Bonzo” Bonham, entrambi provenienti dai Band of Joy. I due componenti degli Who, amici del manager del gruppo Peter Grant, non sembrano particolarmente convinti da quanto accade sul palco. L’esibizione nonostante abbia scatenato l’entusiasmo del pubblico li lascia perplessi. Fanno notare a Grant come il gruppo di Page, salito sul palco senza particolare entusiasmo, si sia poi progressivamente sgonfiato fino a dare l’impressione di aver fretta di chiudere. Quando vanno nei camerini a salutare i musicisti ne parlano con lo stesso Page che non ha alcuna difficoltà ad ammettere che l’impressione è quella giusta. Non cerca giustificazioni. Attribuisce la brutta esibizione soprattutto alla stanchezza per un repertorio, quello dei vecchi Yardbirds, che non soddisfa più le loro esigenze artistiche, ma che deve essere eseguito per esigenze contrattuali. «Abbiamo pronto un nuovo repertorio, un buon numero di nuovi pezzi e stiamo ancora cercando un nome per la band. Vogliamo cambiare, abbiamo bisogno di cambiare… cambieremo», dice il chitarrista. Il clima è disteso e rilassato perciò sia Moon che Entwistle iniziano a fare battute con i ragazzi del gruppo sul concerto. In particolare il batterista degli Who ridendo dice «Going down like a lead Zeppelin» (Siete andati giù come uno Zeppelin di piombo). Il riferimento al nome dei famosi dirigibili tedeschi colpisce Jimmy Page che ammicca alla battuta, ma si fissa bene in mente la frase. Qualche giorno dopo le ultime due parole ispireranno il nuovo nome del gruppo. Tolta la “a” di “Lead”, i New Yardbirds diventeranno così i Led Zeppelin, uno dei grandi gruppi di culto della storia del rock destinato a entrare nella leggenda. Gli storici musicali li indicheranno come gli artefici della vera svolta post-Beatles, originali creatori di una miscela di blues elettrico e rock ad altissimo volume capace di recuperare la carica eversiva di un genere che iniziava a spegnersi.

01 agosto, 2017

1° agosto 1966 - Al concerto degli Who una serata di straordinaria follia

Nel 1966 il National Jazz and Blues Festival di Windsor, arrivato alla sua sesta edizione, è ormai considerato uno dei più importanti appuntamenti musicali dell’estate inglese. Articolato su una serie di concerti che si svolgono nel periodo compreso tra gli ultimi giorni di luglio e la metà d’agosto, si è evoluto nel tempo. Intelligentemente ha iniziato a dare spazio, oltre che al jazz tradizionale, anche ai nuovi gruppi emergenti della scena rock britannica, attirando così l’attenzione di un vasto pubblico giovanile. Il programma del 1966 prevede l’esibizione di band come gli Yardbirds, Chris Farlowe, i Move, gli esordienti Cream, ma soprattutto gli attesissimi Who. Questi ultimi, distruttori di strumenti e famosi per la loro musica violenta, sono divenuti in breve tempo l’emblema del movimento Mod. La loro My generation (Spero di morire prima di diventare vecchio/sto parlando della mia generazione) è quasi un inno per la gioventù inglese in cerca di emozioni forti e mette in evidenza la capacità del gruppo di essere, più di tutti gli altri, capace di fornire una colonna sonora alle prime bande giovanili. La loro musica è violenta, aggressiva e i loro fans sono parte di quella massa enorme di ragazzi che anni dopo verrà definita “proletariato giovanile”. Sono i giovani nati e cresciuti nelle periferie industriali delle grandi città britanniche che lasciano presto la scuola per lavorare in fabbrica. La loro voglia di cambiare è rabbia inespressa, primitiva. L’idea di cambiamento non si alimenta con ideali, non c’è tempo. C’è da lavorare per tirare avanti e resta solo il fine settimana per coltivare il sogno di una vita diversa. Ci sono gli amici, la musica e la possibilità di rompere, meglio se con la violenza, il quieto conformismo di una settimana lavorativa che al lunedì, tutti i lunedì, ricomincia sempre uguale a se stessa. Ce l’hanno con tutti, ma soprattutto con i loro genitori che non hanno fatto niente per cambiare la vita e l’ambiente in cui vivono. La loro è una ribellione senza particolari obiettivi e gli Who ne sono i profeti ideali. Il chitarrista Pete Townshend così definisce la filosofia mod: «I Mod sono il rifiuto di quello che c’era prima. Se ne fregano della tv, delle beghe dei politici e della guerra del Vietnam...». Con il tempo il gruppo cambierà registro, analizzerà a fondo le ragioni del suo successo e cercherà contenuti nuovi producendo capolavori come Tommy o Quadrophenia, ma nel 1966 è ancora un concentrato di rabbia e violenza pura. I suoi componenti, Roger Daltrey, Pete Townshend, John Entwistle e Keith Moon non sono differenti dai ragazzi che li amano. Litigano spesso, s’azzuffano, vivono senza regole e quasi quotidianamente annunciano l’intenzione di sciogliere la band. Il 1° agosto 1966, comunque, sono a Windsor, come prevede il programma del festival. Quando salgono sul palco l’immenso tendone che ospita i concerti fatica a contenere l’entusiasmo di centinaia di spettatori accaldati e stretti come sardine. Dopo un’ora e mezza di concerto gli Who danno il via al rito della violenta distruzione dei loro strumenti. Quando Pete Townshend spacca contro il pavimento del palco la sua chitarra, un giovane spettatore delle ultime file fa lo stesso con una sedia lanciando i pezzi in aria. Quasi fosse un segnale la maggioranza dei presenti inizia a rompere tutto quello che gli capita sotto mano. I pochi agenti di polizia presenti sul posto chiamano rinforzi, mentre gli organizzatori si affannano nel vano tentativo di convincere i ragazzi a desistere dalla loro opera di distruzione. Tutto è inutile. In preda a una sorta di follia collettiva, prima che le forze dell’ordine riescano a fermarli, i giovani, dopo aver scalato le strutture metalliche, completano la loro opera distruggendo anche il tendone che ospita i concerti.

20 giugno, 2017

20 giugno 1987 – Lisa l'ispanica

Il 20 giugno 1987 al vertice della classifica statunitense dei singoli più venduti svetta il brano Head to toe, la cui interpretazione è firmata dai Lisa Lisa & Cult Jam. Il brano, estratto dall'album Spanish Fly, porta per la quarta volta nelle classifiche di vendita la band nata nei quartieri ispanici di New York. Il risultato smentisce poi le previsioni di quei critici che avevano considerato Lisa Lisa & Cult Jam poco più di una meteora nata casualmente nel vorticoso mondo della dance. Il gruppo nasce nella prima metà degli anni Ottanta quando la sua leader indiscussa, Lisa Velez, incontra Mike Hughes e Alex "Spanador" Mosley, che fino a quel momento hanno raggranellato qualche soldo suonando come musicisti di studio. I tre si mettono insieme e iniziano a proporsi, senza risultato, a varie case discografiche. Rassegnati stanno per chiudere bottega quando incontrano i Full Force, una band formata dai fratelli Lou, Paul e Brian George con Gerry Charles, Junior Clarke e Curt Bedeau, di cui si dice un gran bene. I due gruppi uniscono gli sforzi e, proprio grazie alla relativa popolarità dei Full Force, nel 1985 pubblicano l'album Lisa Lisa & Cult Jam with Full Force con tre singoli dance di successo. Mentre per i Full Force la strada diventa facile, Lisa Lisa & Cult Jam vengono considerati un po' come dei miracolati cui è toccato in sorte il biglietto vincente della lotteria. Faticano a trovare qualcuno che creda nelle loro possibilità e soltanto nel 1987 riescono a pubblicare il loro primo album da soli: Spanish fly. Sostenuta dal tifo delle comunità ispaniche la band vola alta. Arriva al vertice delle classifiche con Head to one e si ripete con Lost in emotion. La band dell'orgogliosa Lisa Velez ce l'ha fatta. Nel 1990 dedicherà alla sua gente l'album Straight outta hell's kitchen prendendo in prestito il nomignolo sprezzante con cui i benpensanti newyorkesi chiamano il quartiere dove è nata: Hell's kitchen (cucina dell'inferno).

05 gennaio, 2017

7 gennaio 1970 – ... vi tocca pagare i danni!

Fin dall’inizio si era capito che non l’avrebbe passata liscia e Max Yasgur, il proprietario della fattoria di Bethel che aveva ospitato la “tre giorni di pace, amore e musica” entrata nella storia come il Festival di Woodstock si era preparato per tempo alla resa dei conti. Il 7 gennaio 1970, puntualmente, viene citato in tribunale dai proprietari dei terreni confinanti che chiedono trentacinquemila dollari di risarcimento per i danni provocati dal pubblico alle loro proprietà. Non è che l’ultimo strascico, in ordine di tempo, di un evento la cui portata epocale non ha impressionato né le autorità, né i grandi proprietari terrieri di una zona fondamentalmente conservatrice e che ha vissuto la pacifica invasione dei cinquecentomila giovani come un insopportabile fastidio. Spenti i fari dei palchi, rimesse in sesto le strade, rinata l’erba sui prati trasformati in pantano, rifatte le recinzioni travolte dalla massa umana, anche l’attenzione dei media si è spostata altrove. L’unico a non andarsene è stato Max Yasgur, cui la commozione aveva fatto pronunciare le parole rimaste a simbolo di un evento irripetibile: «Credo che tutti voi abbiate dimostrato qualcosa al mondo, e cioè che mezzo milione di giovani possano stare insieme e divertirsi ad ascoltare musica...» La sua casa è qui. Qui è nato, è cresciuto e qui ha vissuto uno dei momenti più straordinari della sua vita. Quando gli viene notificata la citazione non fa commenti. È un uomo semplice. A un cronista locale chiarisce soltanto la sua posizione: «Non ho tutti i soldi che mi chiedono. Andrò davanti ai giudici e glielo dirò...». Pratico più che rassegnato, per lui il mondo è più semplice di come vogliono farlo apparire gli altri. Nella battaglia legale che l’aspetta non può contare sul sostegno di nessuno. Anche i protagonisti del Festival di Woodstock, divenuti improvvisamente delle star, sono lontani, impegnati a far fruttare l’inaspettata popolarità. Lui non si lamenta, non si fa problemi. La causa si trascinerà per molto tempo, ma non approderà a niente, anche perché il buon Max con la sua semplicità troverà un modo originale per uscirne: l’8 febbraio 1973, a cinquantatré anni, morirà d’infarto lasciando tutti con un palmo di naso...