
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
31 luglio, 2025
31 luglio 1990 – Fernando Sancho, il messicano dei western all’italiana

30 luglio, 2025
30 luglio 2004 - “Pace e male” dei Têtes de Bois

29 luglio, 2025
29 luglio 1938 – Enzo G. Castellari, un maestro del film di genere

28 luglio, 2025
28 luglio 1962 – Eddie Costa, il pianista con la passione del vibrafono

Il 28 luglio 1962 a New York muore in un incidente automobilistico il trentaduenne pianista e vibrafonista Eddie Costa. Si chiude così prematuramente la carriera di uno dei più promettenti strumentisti di quel periodo. Nato ad Atlas il 14 agosto 1930 Edwin James Costa, questo è il suo nome completo, inizia giovanissimo a studiare pianoforte. Ben presto, però scopre il vibrafono e, senza abbandonare gli studi pianistici, decide di dedicarsi anche al nuovo strumento, di cui impara l'uso da solo mettendo a frutto le tecniche apprese sulla tastiera del pianoforte. A diciassette anni esordisce con il trio di Frank Victor suonando un paio di anni nei club della Pennsylvania, ma ben presto decide che la vita di provincia non fa per lui. Sempre con il gruppo di Victor se ne va a New York dove incontra Joe Venuti con il quale sembra destinato a far coppia fissa quando arriva, in parte inaspettata, la chiamata di leva. Il servizio militare blocca la sua carriera per due anni, dal 1951 al 1952, ma non ne cancella la popolarità. Dopo il congedo suona in quasi tutti i migliori locali del circuito jazz con le formazioni di Sal Salvador, Johnny Smith, Tal Farlow, Kai Winding e Don Elliott. Parallelamente forma un suo trio con il quale partecipa al festival di Newport del 1957. Alla fine degli anni Cinquanta suona più volte nella grande orchestra di Woody Herman. Considerato da pubblico e critica come uno del giovani di maggior talento del nuovo jazz, nel 1957 vince anche il referendum indetto dalla rivista specializzata Down Beat come miglior "new star" dell'anno. Non sceglie tra i suoi due strumenti, ma cerca di assimilare il meglio di ciascuno per migliorare il proprio bagaglio tecnico. Suona il piano in uno stile originalissimo chiaramente derivato dallo studio del vibrafono, utilizzando, per esempio, la mano sinistra per creare suggestivi unisoni di ottave. La sua tecnica al vibrafono non è da meno e si caratterizza per l'originalità di un tappeto sonoro che non rinuncia alle tentazioni ritmiche. Non è un caso che un grande chitarrista come Tal Farlow quando può contare sul suo apporto rinuncia alla batteria. Il suo rapporto con i chitarristi in genere è però speciale tanto che nella sua brevissima carriera suona praticamente con tutti i più grandi: da Farlow a Smith, da Wayne a Salvador, a Joe Puma. L'incidente mortale lascia per sempre in sospeso l'interrogativo sulle sue possibili future evoluzioni.
27 luglio, 2025
27 luglio 1977 - Milt Buckner, l’inventore del locked-hands

26 luglio, 2025
26 luglio 1956 – L’Andrea Doria e la leggenda delle Lancia Aurelia affondate

25 luglio, 2025
25 luglio 1981 – Gli Orchestral Manoeuvres In The Dark

Il 25 luglio 1981, quasi un anno dopo la sua prima pubblicazione in Gran Bretagna, il brano Enola gay arriva al vertice della classifica dei singoli più venduti in Italia. Sia pur in ritardo il disco ha un successo commerciale più eclatante di quello ottenuto in patria, dove non è andato oltre l'ottavo posto in classifica. Gli interpreti del brano si fanno chiamare Orchestral Manoeuvres In The Dark. Dietro questa sigla si nascondono, in realtà, due ingegneri del suono di Liverpool, Paul Humphreys e Andy McCluskey, provenienti dall'esperienza della cool wave. Definiti, forse con un po' di precipitazione, "alfieri della tecno pop", con il loro sound, basato su un ampio uso di tutte le soluzioni tecnologiche più avanzate disponibili in campo musicale, tende a superare gli angusti limiti di una definizione schematica. Enola gay è uno dei brani del loro secondo album Organisation, realizzato con la collaborazione di un gruppo di strumentisti che comprende, tra gli altri, il percussionista Malcolm Holmes, il sassofonista Martin Cooper e il tastierista Michael Douglas, un trio che li supporta anche nelle esibizioni dal vivo. Quando Enola gay arriva al vertice della classifica italiana in patria la band ha già pubblicato il nuovo album, Architecture and morality, con i singoli Souvenir e Joan of Arc (Maid of Orleans). Chi pensa che gli Orchestral Manoeuvres In The Dark, il cui nome si è nel frattempo accorciato in O.M.D. siano destinati a ripetersi all'infinito si sbaglia. Nel 1983 con l'album Dazzle ship e il singolo Genetic engeneering, i due di Liverpool inizieranno a prendere le distanze dalle facili tentazioni del pop. Non sarà, però, una scelta definitiva. Per qualche anno alterneranno brani decisamente sperimentali e ostici a parentesi commerciali. Alla fine degli anni Ottanta Humphreys se ne andrà per formare i Listening Pool. Quella degli Orchestral Manoeuvres In The Dark diventerà così una sigla nelle mani del solo McCluskey.
24 luglio, 2025
24 luglio 1927 - Ronald Langinger alias Ronny Lane, un sax per tante orchestre

23 luglio, 2025
23 luglio 1992 – Arletty la collaborazionista

22 luglio, 2025
22 luglio 1954 – Al Di Meola, batterista mancato

21 luglio, 2025
21 luglio 1920 - Constance Dowling, verrà la morte e avrà i tuoi occhi

20 luglio, 2025
20 luglio 1963 – Con "Maria Elena" l'Italia scopre Los Indios Tabajaras

Il 20 luglio 1963 arriva al vertice della classifica dei dischi più venduti in Italia la canzone Maria Elena. Ci resterà per sei settimane diventando uno dei primi fenomeni del mercato discografico del nostro paese. Il duo che l'interpreta è indicato sulla copertina del disco con il nome di Los Indios Tabajaras. Più che un marchio di fabbrica la definizione è la pura e semplice verità. Nonostante nelle biografie addomesticate abbiano i nomi molto cristiani e civilizzati di Natalicio e Antenor i componenti del duo si chiamano Musaperi ed Herundy e sono davvero due indios della tribù Tabajaras, stanziata nel nord-est del Brasile. La loro storia inizia alla fine degli anni Cinquanta quando, chitarristi autodidatti e appassionati dei suoni caraibici, lasciano il loro villaggio per cercar fortuna nel mondo dello spettacolo. In quel periodo incidono alcuni classici della tradizione cubana e centro- americana compresa Maria Elena, una canzone degli anni Quaranta scritta da Barcelata. I sogni di gloria non si concretizzano e i dischi finiscono direttamente sulle bancarelle dei venditori ambulanti. Molto tempo dopo, nel 1963, per uno scherzo del destino il disk jockey di una radio newyorkese si ritrova Maria Elena tra le mani e decide di trasmetterla. Il risultato è inaspettato. La canzone piace al pubblico per cui la RCA decide di farla propria e distribuirla. In breve tempo Maria Elena ottiene un successo strepitoso, ma dei musicisti che l'hanno incisa si sono perse le tracce. Vengono rintracciati qualche tempo dopo in uno dei villaggi della loro tribù e convinti a tornare sulle scene. Questa volta sarà per sempre. Nel 1965 ottengono un nuovo successo mondiale con Siempre en mi corazon, un classico di Ernesto Lecuona, uno dei tanti della loro lunghissima carriera scandita dalla rielaborazioni di classici della canzone latina e nordamericana. Negli anni Settanta, sull'onda dell'interesse per il folk, si fanno trascinare in un'operazione commerciale di dubbio gusto che li porta a eseguire il consueto repertorio indossando però i costumi tipici della loro tribù con tanto di piume in testa. Recuperata una dimensione più dignitosa al loro lavoro riusciranno a sopravvivere ai margini del music business grazie al circuito del revival e dei grandi alberghi statunitensi. Negli anni Ottanta pubblicheranno, con risultati lusinghieri, una loro versione di Annie's Song di John Denver e di Woman in love dei Bee Gees.
19 luglio, 2025
19 luglio 2002 – L’ordinanza contro Franco Trincale

18 luglio, 2025
18 luglio 1975 – Nasce il mito di Marley

Il 18 luglio 1975 una folla impressionante si accalca davanti al Lyceum di Londra dove è in programma un concerto di Bob Marley & The Wailers. Il servizio d'ordine, sorpreso e impreparato a reggere un afflusso di queste proporzioni, fatica a contenere l'urto dei corpi che si spingono per entrare. Interviene anche la polizia che, faticosamente, forma un cordone protettivo. Sono migliaia le persone senza biglietto costrette a restare fuori. La confusione è tale che anche Tyrone Downie, il tastierista degli Wailers, rischia di non poter suonare perché imbottigliato nella ressa. Alla fine Bob Marley può iniziare. L’intero concerto viene registrato e fornirà il materiale per l’album Live, destinato a portare nelle classifiche di vendita la magia che Bob e la sua band sanno creare dal vivo. Il concerto del 18 luglio resta nella storia della musica del Novecento soprattutto per la versione, strepitosa, di No woman, no cry registrata in quell’occasione e pubblicata in singolo. Sarà proprio questo disco a segnare la definitiva conquista da parte di Marley del difficile mercato inglese. Quel 18 luglio nasce un mito destinato a durare oltre la morte del musicista. In breve tempo il Rasta Marley diventerà una sorta di portavoce ufficiale della vasta comunità giamaicana in Gran Bretagna e dalle rive del Tamigi la sua popolarità inizierà a estendersi anche nell’Europa continentale. In quella trionfale sera di luglio la rockstar immaginata da Blackwell, il discografico giamaicano bianco che per primo ha creduto nelle sue possibilità, si separa dalle mani del suo creatore. Il suo destino sarà diverso da quello dei dominatori delle classifiche. Non sarà prigioniero della ricerca spasmodica del risultato commerciale. A Bob il successo discografico interesserà sempre poco, perché, come avrà modo di dichiarare più volte, lui si sente investito da una missione più grande: testimoniare la potenza di Jah in tutto il mondo. Lo farà fino alla morte, oltre la morte.
17 luglio, 2025
17 luglio 1942 – Zoot Money, un irrequieto bluesman britannico

Il 17 luglio 1942 nasce a Bournemouth, in Gran Bretagna, Zoot Money, uno dei grandi pionieri del blues britannico. Registrato all’anagrafe con il nome di George Bruno, il giovane Zoot studia pianoforte ma agli autori classici preferisce decisamente i ritmi e le melodie dei discendenti degli schiavi neri d'America. Quando, nel 1961, dà vita alla prima formazione della Big Roll Band ha soltanto diciannove anni. Lo affianca nell'impresa un gruppo di giovani destinati a lasciare un segno importante: il chitarrista Roger Collins, il bassista Johnny King, il batterista Peter Brooks e il sassofonista Kevin Drake. La Big Roll Band diventerà una sorta di contenitore di cui Zoot costituirà l'unico elemento stabile, tanto che non si potrà mai parlare di una "formazione tipo", ma di tante formazioni, ciascuna riferita a un periodo specifico. Una delle più significative è quella del 1963, che schiera, oltre a Zoot, il chitarrista Andy Somers (il futuro Andy Summers dei Police), il sassofonista Nick Newall e il batterista Colin Allen. Tra le numerose testimonianze discografiche di questo periodo, alcune ufficiali, altre meno, la migliore resta l'album live Zoot! del 1966, registrato al Klook's Kleek con la partecipazione del sassofonista Johnny Almond. In quell'anno Zoot abbandona il progetto della Big Roll per formare una nuova band: i Dantallion's Chariot. Non si fermerà lì. Irrequieto e sempre disponibile a nuove avventure alternerà progetti solistici a esperienze con gruppi diversi. Alla fine degli anni Sessanta farà anche parte di una delle ultime formazioni storiche degli Animals, la leggendaria band di Eric Burdon, con i quali registrerà l'album Everyone of us. All'inizio degli anni Settanta darà vita agli Ellis insieme a Steve Ellis, l'ex componente dei Love Affair, ma anche questa non sarà una scelta definitiva. Recuperata, come ogni volta, la sua libertà continuerà a vivere da protagonista le ricche esperienze della scena blues britannica. Muore l'8 settembre 2024.
16 luglio, 2025
16 luglio 2004 - Chi vota per Bush non è punk

«Questa compilation non nasce per fare profitti: nasce per fare la differenza». La scritta in inglese campeggia bene in evidenza nel libretto che accompagna Rock Against Bush – vol. 1 l’album promosso e realizzato dall’eclettico Fat Mike a supporto del sito www.punkvoter.com. per convincere i giovani ad andare a votare contro Bush. La filosofia dell’album, presentato anche in Italia il 16 luglio, e del sito è, grosso modo, riassumibile così: chi vota per Bush non è punk e chi si astiene è un pisciasotto. E se il presidente dell’America imperialista che punta a farsi impero sceglie il mondo intero come scenario per la sua campagna elettorale, i punk decidono di fare lo stesso perché alla minaccia globale si risponde con la mobilitazione globale. L’album viene così distribuito ovunque e anche in un mercato provinciale come quello italiano si può acquistare per 14 Euri. Sono soldini spesi bene sia per la causa che per il contenuto musicale. In allegato c’è un dvd, forse un po’ ostico per chi non frequenta troppo l’inglese, con videoclip (di Bad Religion, Anti-Flag, NOFX e Strike Anywhere), documentari sulla guerra in Iraq, divertenti spot anti-Bush e un monologo del comico David Cross. La scaletta del Cd è ricca. Accanto ai nomi sempre presenti in iniziative di questo genere ci sono anche gruppi inaspettati. Balzano all’occhio Pennywise, Strike Anywhere, Anti-Flag, NOFX, New Found Glory, Sum 41, Less Than Jake, Soviettes, Ataris, Authority Zero, Strong Out e il quasi leggendario Jello Biafra supportato per l’occasione dai D.O.A. Tra i brani spiccano la bella versione elettrica di Sink, Florida, sink degli Against Me!, l'inedito Give it all dei Rise Against e una Baghdad degli Offspring che è in realtà la riscrittura della Tehran del loro primo album. L’elenco comprende altri nomi illustri come Social Distortion, Descendents o Billy Bragg che affianca i Less Than Jake. Gli amanti dei generi più di confine si possono deliziare con il crossover dei Frisk, il metallo industriale dei Ministry, l'indie-rock degli ormai disciolti Denali, la new wave degli Epoxies, lo ska-core degli RX Bandits, il folk-punk di The World/Inferno Friendship Society o l'emo-pop-rock degli Alkaline Trio e dei Get Up Kids. La campagna di Punkvoter.com sarà supportata anche da decine di concerti cui parteciperanno, oltre ai gruppi citati, Bad Religion, Blink, Good Charlotte, Foo Fighters, Green Day e Sonic Youth, destinati a finire nell’annunciata seconda compilation. Di fronte a quest’offensiva mediatica l’establishment non è stato fermo. In pochi giorni è nato un sito “di destra”, ConservativePunk.com, che ha arruolato l'ex cantante dei Misfits Michael Graves, l’ex Black Flag Henry Rollins e il leggendario Johnny Ramone, tutti favorevoli alla rielezione di Bush. Il tentativo, però, come scrive la stampa d’oltreoceano «…finora ha raccolto scarse adesioni e si è tolto poche soddisfazioni…». Sono timidi e un po’ patetici pannicelli messi a fermare l’onda. Nata sull’onda del movimento contro la guerra l’ondata musicale anti-Bush non sembra facilmente arrestabile. Chi vota per Bush non è punk, appunto.
15 luglio, 2025
15 luglio - Il Festival del Meréngue, vida amor y baile

14 luglio, 2025
14 luglio 1973 – L'ultima volta al vertice per i Camaleonti

13 luglio, 2025
13 luglio 1920 – Umberto Cesari, il pianista che amava Fats Waller

Il 13 luglio 1920 nasce a Chieti il pianista Umberto Cesari. All’inizio dell’attività, pur essendo in possesso di una formazione classica non disdegna incursioni sempre più frequenti nella musica leggera. La sua carriera sembra ormai incanalata sui binari di una tranquilla routine da strumentista d’accompagnamento quando l’ascolto casuale di un disco che contiene After you’ve gone nella versione di Fats Waller gli fa scoprire il jazz. È quasi un colpo di fulmine. Gli orizzonti del giovanotto chietino cambiano improvvisamente e anche la sua impostazione stilistica per un po’ appare fortemente condizionata da quella di Waller. Negli anni immediatamente successivi alla Liberazione dà vita a ben due formazioni: il Cristall Trio e un sestetto impostato sulla falsariga delle formazioni di Benny Goodman di cui si occupa persino Down Beat, la rivista per le forze armate statunitensi di stanza in Europa. La sua popolarità si allarga e alla fine degli anni Quaranta se ne va a New York per suonare in una grande orchestra radiofonica. Nel marzo del 1950 è, però di nuovo in Italia per registrare negli studi della Parlophon una leggendaria versione di Begin the Beguine con il Trio, un gruppo che oltre a lui comprende Carlo Pes alla chitarra e Carletto Loffredo al basso. In breve tempo diventa uno dei più apprezzati strumentisti jazz di studio. Tra le sue registrazioni più famose ci sono quelle con il quartetto di Aurelio Ciarallo per la Columbia nel 1954, quattro brani con la Roman New Orleans Jazz Band per la RCA nel 1958 e otto nel 1959 con la stessa band che può contare per l’occasione anche sull’apporto del clarinettista Peanuts Hucko e del trombettista Trummy Young. Il 24 ottobre 1960, con Sergio Biseo al basso e Roberto Podio alla batteria, registra negli studi della RCA la famosa Pino solitario. Nella sua carriera ha incontrato quasi tutti i protagonisti del jazz di quel periodo. Suona a lungo con Stéphane Grappelli e, in jam session, incrocia il suo strumento con quelli di personaggi straordinari come Django Reinhardt, Louis Armstrong, Trummy Young, Cozy Cole, Arvell Shaw, Jack Teagarden, Bill Coleman, Barney Bigard, Don Byas, Toots Thielemans, Chet Baker, Max Roach, Zoot Sims, oltre a moltissimi musicisti europei. Da sempre poco incline a mostrarsi in pubblico, negli anni Sessanta rende il suo isolamento quasi inaccessibile rifiutando quasi tutte le proposte di nuove registrazioni. Fanno eccezione un concerto in trio con Giovanni Tommaso al contrabbasso e Daniel Humair alla batteria tenuto il 28 marzo 1968 per Rai Radio e la registrazione nel 1975 dell'album Reminiscenze per la Carosello. Muore nel 1992.
12 luglio, 2025
12 luglio 1963 - Una pallottola nel cuore di Gino Paoli

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