30 novembre, 2025

30 novembre 1957 – Beniamino Gigli, il più grande tenore

Il 30 novembre 1957 muore a Roma Beniamino Gigli. Considerato uno dei più grandi tenori di tutti i tempi nasce il 20 marzo 1890 a Recanati e fin dalla più tenera età mette in mostra notevoli qualità vocali. Le umili condizioni della famiglia, però, sembrano costituire un ostacolo alla sua carriera. Nel 1911, insieme al fratello si trasferisce a Roma e, dopo varie peripezie, riesce a entrare al liceo musicale di Santa Cecilia. Nel 1914, dopo essersi diplomato a pieni voti, vince a Parma il concorso per cantanti lirici che segna l'inizio della sua straordinaria carriera di tenore. Il 15 ottobre 1914 debutta a Rovigo ne “La gioconda”, cui segue la “Manon” di Massenet al Teatro Carlo Felice di Genova. Da quel momento la sua popolarità cresce a dismisura. Nel numero di maggio del 1924, Musical America, la più autorevole rivista internazionale di musica di quegli anni, lo proclama “il più grande tenore del mondo”. Parallelamente alla carriera di tenore lirico sviluppa un’intensa attività nel campo della musica leggera e anche il cinema si accorge di lui e ne fa un divo di film musicali come “Non ti scordare di me” nel 1935 e “Mamma” nel 1940. Tra le sue interpretazioni più famose, nel campo della musica leggera, oltre a un vasto repertorio di canzoni napoletane ci sono brani come Mamma, Ave Maria, Non ti scordar di me e La canzone del cuore.

29 novembre, 2025

29 novembre 1917 - Nat Gershman, un violoncello prestato al jazz

Il 29 novembre 1917 nasce a Philadelphia il violoncellista Nathan Gershman detto Nat. Cresciuto in una famiglia di musicisti (suo fratello è un noto violinista) comincia a studiare musica da ragazzo, perfezionandosi al Curtis Institute of Music di Philadelphia. Prima di passare alla musica leggera e al jazz si dedica attivamente per molti anni alla musica classica, esibendosi dal 1940 al 1947 anche con la Cleveland Symphony Orchestra. Trasferitosi a New York all'inizio degli anni Cinquanta lavora intensamente come musicista di studio per varie stazioni radio-televisive e partecipando a varie sedute di registrazione con jazzisti di primo piano. La prima vera occasione per farsi conoscere dal pubblico arriva all'inizio del 1958 quando raggiunge Los Angeles per entrare a far parte del gruppo di Chico Hamilton, che con Fred Katz ha già sperimentato con successo l’utilizzo nel jazz del violoncello. Con il quintetto di Hamilton Nat Gershman lavora intensamente per diversi anni, partecipando ai maggiori festival e registrando una nutrita serie di dischi, tra i quali spiccano quelli pubblicati dalla Warner Brothers con la partecipazione di Eric Dolphy il cui flauto si integra magistralmente con le armonie ricamate dal violoncello di Gershman, contribuendo a creare un suono originale e suggestivo.ù

28 novembre, 2025

28 novembre 1969 – Le tute blu invadono Roma

Il 28 novembre 1969 la mobilitazione dei metalmeccanici, impegnati in una difficile trattativa per il contratto tocca il culmine quando centomila lavoratori e lavoratrici arrivati con cinque treni speciali e centinaia di pullman sfilano per la prima volta nella vie di Roma in una grande manifestazione nazionale. È la risposta delle organizzazioni sindacali alla rottura delle trattative voluta dalla Confindustria. Al centro delle manifestazioni non c’è soltanto la richiesta di un aumento dei salari che sono tra i più bassi d’Europa ma la stessa qualità del lavoro. In quel periodo, come denuncia l'allora segretario della CISL, Pierre Carniti, sui luoghi di lavoro «...in Italia c'è un morto ogni ora, un invalido ogni venti minuti, un infortunio ogni 4 secondi». Sono soprattutto le giovani generazioni a chiedere il rispetto dei diritti e della dignità umana. Dopo il 1968, l’anno che ha segnato l’inizio anche in Italia della contestazione studentesca con l’occupazione delle scuole e delle università, nel 1969 irrompono sulla scena gli operai. Ricorda Pio Galli che «...La manifestazione esplodeva in un crescendo di rumori – campanacci, tamburi, fischietti, megafoni – che turbava l’ordine di una città abituata a ignorare i sacrifici, l’emarginazione, il logoramento fisico e psichico della vita in fabbrica. Ma era anche una festa, un momento di liberazione dal vincolo e dalla disciplina del lavoro alla catena, un’espressione di sé negli slogan gridati e scritti sui cartelli, nei pupazzi portati in corteo. In piazza del Popolo, all’imbrunire, si accesero migliaia di fiaccole. Un elicottero della polizia ci sorvolava, provocando fischi e reazioni. Dal palco dissero che la televisione stava filmando la manifestazione. Quel giorno non cadde un vetro. Centomila metalmeccanici avevano preso possesso della città e sfilato per ore, senza che accadesse un incidente. Dal dopoguerra ad oggi non c’erano mai state manifestazioni a Roma…un corteo operaio possente, composto e determinato fece impressione. I metalmeccanici cominciavano a contare…»





27 novembre, 2025

27 novembre 1981 – Non registrate!


Il 27 novembre 1981 Elton John, Gary Numan, Cliff Richard, i 10CC e i Boomtown Rats sono i testimonial di una curiosa, quanto martellante campagna pubblicitaria lanciata dalla British Phonographic Industry, l’associazione che raggruppa quasi tutte le più importanti case discografiche britanniche, denominata “Home taping is killing music” (la riproduzione casalinga uccide la musica). L’obiettivo dichiarato della campagna è quello di contenere il fenomeno della riproduzione su cassette dei dischi, ritenuto uno dei principali motivi di un gravissimo calo delle vendite di materiale musicale che sta mettendo in crisi anche le grandi case discografiche. In realtà, come spesso accade, quella che viene individuata come causa non è che l’effetto di una grave crisi mondiale non solo economica dell’intero settore. All’inizio degli anni Ottanta le major discografiche, dopo aver contrastato ferocemente le iniziative indipendenti e autogestite che negli anni precedenti avevano guidato le innovazioni caricandosene i rischi, non sanno più che pesci pigliare. A questo va aggiunto che le sempre più ampie sacche di crisi economica rendono insostenibile il costante lievitare dei prezzi dei dischi. Non tutti pensano, però, che i nemici siano i registratori. In Italia, per esempio, nello stesso periodo le case discografiche, nel tentativo di rilanciare il mercato agiscono proprio sulla leva dei prezzi, ripubblicando antologie di vecchi successi in collane economiche e inventando soluzioni alternative come i Q-disc, un disco di grande formato a medio prezzo che contiene solo quattro brani: una sorta di via di mezzo tra il singolo e l’album. I risultati sono incoraggianti e dimostrano che più che la riproduzione casalinga sono i costi e la mancanza di idee a uccidere la musica. Anche in Gran Bretagna c’è chi si accorge di questo fatto e si dissocia dal fronte anti-registrazioni. È la piccola ma combattiva Island Records di Chris Blackwell che, incurante delle critiche, getta benzina sul fuoco lanciando le cassette “One plus One” che su un lato contengono un intero album di uno degli artisti della scuderia e sull’altro offrono la stessa durata di nastro vergine da registrare.


26 novembre, 2025

26 novembre 1936 – Leopoldo Fregoli, il trasformista

Il 26 novembre 1936 muore a Viareggio Leopoldo Fregoli, un personaggio leggendario del varietà italiano nato a Roma il 2 luglio 1867. Attore, cantante e soprattutto trasformista, dopo aver debuttato nel varietà come macchiettista e illusionista, nel 1893 forma la Compagnia di Varietà Internazionale e, successivamente, la Compagnia Fin di Secolo nelle quali canta, recita, interpreta personaggi maschili e femminili con un susseguirsi frenetico di trasformazioni, tanto che la parola "fregolismo" diventa un termine proverbiale. Il suo successo travalica i confini nazionali per arrivare a New York, Londra, Pietroburgo, Berlino, Vienna e, soprattutto, a Parigi dove nel 1910 manda in visibilio il pubblico esibendosi peraltro un francese perfetto. Nel 1922 travolto dai debiti dovuti a investimenti sbagliati vende tutto quello che gli rimane e nel 1924 parte per l'ultima tournée in Sudamerica. Nel 1925, ancora all'apice della popolarità da' l'addio alle scene e si ritira a Viareggio la città in cui morirà una decina d’anni dopo.



25 novembre, 2025

25 novembre 1921 - Matthew Gee jr, un trombone sofisticato

Il 25 novembre 1921 nasce a Houston, nel Texas Matthew Gee jr. considerato uno dei principali trombonisti di stile be bop del dopoguerra. Influenzato soprattutto agli inizi da Trummy Young, preferisce poi prendere la strada indicata da J. J. Johnson adottando uno stile molto sofisticato che gli consente di trasferire su uno strumento massiccio come il trombone le melodie complicate e sottili proprie del be bop. Gee questa sua caratteristica la conserva sia quando suona in piccoli gruppi sia quando si trova in formazioni più grosse. Da giovane affina la sua preparazione musicale all'Alabama State Teachers' College e quindi comincia a suonare professionalmente con musicisti come Joe Morris, Gene Ammons, Dizzy Gillespie e Count Basie. Nel 1952 collabora con il sassofonista Illinois Jacquet con cui compie una tournée in Europa nel 1954. Da allora continua a suonare sempre su buoni livelli. Nel dicembre del 1959 fa parte della formazione orchestrale di Duke Ellington che incide gli undici pezzi contenuti nell’album Blues in Orbit nel quale suona anche il flicorno in Swingers Get. Muore il 18 luglio 1979 a New York.


24 novembre, 2025

24 novembre 1945 - Lee Michaels, uno dei Sentinels

Il 24 novembre 1945 nasce a Los Angeles, in California, Lee Michaels destinato a diventare, intorno alla metà degli anni Sessanta, il cantante e pianista dei Sentinels, uno dei gruppi seminali del rock californiano. Sciolti i Sentinels, lui e il batterista John Barbata si uniscono più tardi ai Joel Scott Hill. Nel 1966 Lee forma una propria band mentre Barbata segue una strada diversa che lo porterà qualche anno dopo a suonare con i Jefferson Airplane. Nel 1968 Michaels viene scritturato dalla A&M di Herb Alpert per la quale pubblica nel 1968 con scarso successo gli album Carnival of life e Recital. L’anno dopo, inaspettatamente entra per la prima volta nella classifica dei dischi più venduti con Lee Michaels riuscendo poi a ripetersi nel 1970 con gli album Live e Barrel e nel 1971 con 5th. Nel 1972 piazza ancora in classifica i singoli Do you know what I mean? e Can I get a witness? estratti dal suo album Space and first takes, ma è l’ultimo sussulto. Da quel momento la sua carriera entra in una fase discendente sottolineata dagli album Nice day for something del 1973, Tailface del 1974 e Saturn rings del 1975.




23 novembre, 2025

23 novembre 1961 – Maurice Durand, un protagonista del jazz delle origini

Il 23 novembre 1961 muore in California il trombettista Maurice Durand, uno dei grandi trombettisti del jazz delle origini. Nato a New Orleans, in Louisiana, il 4 luglio 1893 comincia a suonare quando è ancora ragazzo con varie brass band mettendosi in evidenza per la notevole tecnica strumentale di cui è in possesso. All'inizio degli anni Venti entra a far parte della Onward Brass Band e della Tuxedo Brass Band, due delle più prestigiose bande di New Orleans, diventando in breve tempo molto popolare. Verso la metà degli anni Venti forma una sua orchestra da ballo, che ha tra i componenti il giovanissimo ma già validissimo clarinettista Willie Humphrey destinato a diventare uno dei protagonisti del New Orleans revival. Con questa formazione Maurice Durand suona per parecchio tempo al Pythian Temple Roof Garden, uno dei locali più in voge di quel periodo. Durante la crisi economica Durand decide di chiudere con la musica e si ritira in California, abbandonando la professione.

22 novembre, 2025

22 novembre 1963 - L’assassinio di Kennedy

Il 22 novembre 1963 John Fitzgerald Kennedy, Presidente degli Stati Uniti, è in visita ufficiale a Dallas, una città del Texas. Mentre sta percorrendo una via della città su una macchina scoperta con al suo fianco la moglie Jaqueline e il governatore Connaly, viene colpito mortalmente da tre proiettili d’arma da fuoco. Le prime indagini individuano in Lee Harvey Oswald l’assassino, ma la vicenda è solo all’inizio. Lo stesso Oswald verrà ucciso e tra verità, menzogne, coperture e supposizioni il responsabile della morte di Kennedy e gli eventuali mandanti resteranno per i più un mistero. Il gruppo britannico dei Renegades dedicherà allo scomparso presidente il brano John Fitzgerald Kennedy, cantato interamente in italiano.


21 novembre, 2025

21 novembre 1956 – Piero Fidelfatti, un mago del remix

Il 21 novembre 1956 nasce a Padova il disk jockey Piero Fidelfatti. Nel 1981, dopo aver lavorato in varie discoteche del Veneto, inizia a produrre mix di dance riscuotendo un notevole successo soprattutto in Germania, Spagna e Grecia. Nel 1983, Somebody, un suo disco pubblicato con il nome di Video e remissato da David Morales, ottiene un lusinghiero riscontro sul mercato statunitense e arriva al quinto posto della classifica olandese. Nel 1984 vince, con il nome di Time, "Un disco per l'estate", con Don't stop e quattro anni dopo pubblica Baila Chico, uno dei primi brani italiani di house. Nel 1989 inizia a firmare con il proprio nome i suoi dischi e con Just wanna touch entra nella classifica britannica dei singoli più venduti.


20 novembre, 2025

20 novembre 2004 - Hakim, il leone d’Egitto

Il 20 novembre 2004 arriva in Italia Hakim, “Il leone d’Egitto”, un mito per i giovani arabi e un personaggio di spicco della scena pop internazionale con più di otto milioni di dischi venduti. L’artista si esibisce al Palaghiaccio di Marino, in provincia di Roma nel primo di due concerti già esauriti da giorni (il secondo si svolge due giorni dopo al Palamazda di Milano). I concerti sono l’occasione per vedere e ascoltare dal vivo uno dei fenomeni dell’incontro tra pop e tradizione mediorientale. Nato a Maghnagha, un centro del meridione egiziano, Hakim ha fatto conoscere a tutto il mondo la sua mescola tra lo “sha’bi”, il suono della musica popolare da strada del nordafrica, e le nuove ritmiche del pop. Scoperto da Hamid El Shaeri arriva al successo nel 1991 con l’album Nazra, il primo di una lunga serie giunta nel 2004 all’ottava tappa con Lela, un disco in cui duetta con Stevie Wonder e James Brown. La sua popolarità è rafforzata anche da un costante impegno sociale a favore dei popoli dei paesi del nordafrica che negli anni gli è valso una lunga serie di riconoscimenti ufficiali.


19 novembre, 2025

19 novembre 1964 – Little Johnny Jones, dall'armonica al piano

Il 19 novembre 1964 a Chicago, nell’Illinois, muore il pianista e cantante Little Johnny Jones. Nato a Jackson nel Mississippi, il 1° novembre 1924 in una famiglia di musicisti muove ancor piccolo i primi passi nella musica. Il suo primo strumento è l’armonica a bocca, ma alla fine degli anni Trenta l’incontro con Otis Spann lo stimola a dedicarsi allo studio del pianoforte. Definito dalla critica come un «…pianista dalla vigorosa mano sinistra e dallo stile ricco di contrasti…» Jones debutta professionalmente intorno al 1943 e un anno più tardi si trasferisce a Chicago dove continua a studiare piano pur suonando come armonicista nel complesso di Eddie Boyd. Nel 1947 inizia a collaborare con Tampa Red con il quale rimane fino al 1951. Suona poi per qualche tempo con L. C. McKinley e nel 1952 entra a far parte del gruppo di Elmore Jones dove resta fino fino al 1960. In quel periodo lavora in concerti e in session discografiche con Muddy Waters, Jimmy Rogers, Dusty Brown, Homer Harris, Jyl Johnson, Magic Sam, Big Maceo, Tampa Red, Big Joe Turner, Albert King e J.B. Hutto. Nel 1961 dà vita a un proprio gruppo e nel 1963 suona con Billy Boy Arnold, continuando parallelamente la propria attività in studio di incisione. Lavora fino all’ultimo giorno quando, poco dopo il compimento del quarantesimo anno, un tumore ai polmoni se lo porta via per sempre.






18 novembre, 2025

18 novembre 1939 - Lia Scutari, cantante da Juke Box

Il 18 novembre 1939 nasce a Cavarzere, in provincia di Venezia, la cantante Lia Scutari. Terminate le scuole medie frequenta i corsi d’economia domestica a Padova. Tornata in famiglia lavora nel mulino paterno ma non rinuncia alla passione del canto, spinta anche dal padre che ogni sera al termine del duro lavoro si esibisce come basso in una corale. La ragazza a diciott’anni partecipa ai vari concorsi canori della sua zona e diventa in breve popolarissima. Nel mese di gennaio del 1959 si trasferisce a Milano per studiare canto con il maestro Federico Bergamini e pochi mesi dopo si fa notare al Festival del Juke Box di Rimini. Nel 1960 dopo aver partecipato al Festival di Villa Olmo e alla Sei Giorni della Canzone di Milano ottiene una sorprendente affermazione al Burlamacco d'oro di Viareggio con Briciole di baci. Vince poi il Festival di Pesaro con È ritornato il sole, in coppia con Flo Sandon's. Prosegue poi l’attività con alterna fortuna per qualche anno. Tra i brani di maggior successo si ricordano Tu sei simile a me, Notte mia, Il corsaro, Ruby Baby, Cerasella rock e Faro di Bahia. Muore ad Agliano Terme il 15 agosto 2011.


17 novembre, 2025

17 novembre 1978 – Il primo album della Polizia


Il 17 novembre 1978 i Police pubblicano il primo album della loro non lunghissima storia. È Outlandos d'amour, un disco accolto con meraviglia dalla critica. Le recensioni sono entusiastiche al limite dell’apologia e descrivono il lavoro di Sting e compagni come «una raccolta di canzoni prepotenti e sfacciate che racchiudono l’intero messaggio di una generazione in piena formazione». Niente male per un gruppo che solo qualche mese prima aveva subito la censura della BBC nei confronti del brano Roxanne, tolto dalla programmazione radiofonica e televisiva per il testo, ritenuto offensivo… Al di là delle esagerazioni dell’epoca, cui non sono estranei i responsabili dell’ufficio promozionale di una casa discografica potente come la A&M, il disco rappresenta davvero una ventata d’aria nuova nella statica situazione del rock britannico di quel periodo, compresso tra lo strappo del punk e la noiosa ripetitività di un pop leggero e danzereccio. A questo va aggiunto che il gruppo, pur essendo di recente costituzione, non è formato da giovani musicisti di primo pelo. Sting, il cui vero nome è Gordon Matthew Sumner, ha alle spalle qualche anno con la Newcastle Big Band e i Last Exit, il batterista Stewart Copeland proviene da un gruppo di culto come i Curved Air e il chitarrista Andy Summers (all’anagrafe Andrew James Somers) ha all'attivo esperienze in gruppi come la Zoot Money's Big Roll Band, Eric Burdon & The Animals, i Soft Machine, le band di Kevin Ayers e Kevin Coyne, oltre ad una lunga collaborazione con il musicista tedesco Eberhard Schoerner. I tre, quindi, nonostante la giovane età, sanno quel che fanno. Outlandos d’amour è un album ricco di tensione, velocità e ritmo. Con la tipica struttura a tre, chitarra – basso – batteria, i Police frullano generi diversi, dal pop al reggae, e ottengono un prodotto gradevolmente provocatorio che non rinuncia alla secca immediatezza del punk. Non è che l’inizio di un lungo lavoro di sperimentazione destinato a proseguire anche dopo lo scioglimento della band, soprattutto per opera di Sting, ma questo è sicuramente uno di quei casi in cui… il buongiorno si vede dal mattino.



16 novembre, 2025

16 novembre 1929 – Inizia la leggenda delle rosse

Le rosse. Tutto il mondo ormai le chiama così, anche se non sono più i tempi in cui i colori delle auto in corsa corrispondevano alle nazioni produttrici e il rosso era, appunto, il colore dell’Italia. Oggi che gli sponsor e la commercializzazione degli spazi hanno cancellato questa identificazione tra colore e il paese, la Ferrari resta per tutti la nazionale rossa. Non si può spiegare compiutamente una passione, se no che passione sarebbe? E la storia della Ferrari è interamente scritta con le tinte vivide della passione fin da quando, Enzo Ferrari, un appassionato e competente collaudatore oltre che pilota alla corte dell’Alfa Romeo, inizia a sognare di poter costruire bolidi a quattro ruote interamente suoi. Il primo passo è la costituzione, il 16 novembre 1929, di una scuderia che porta il suo nome e che all’apparenza ha il solo scopo di far correre i soci. La sua sede è in Viale Trento e Trieste a Modena e, di fatto, è una filiale tecnico-agonistica dell’Alfa Romeo. Il tentativo di affrancarsi dall’ingombrante partnership dell’azienda milanese subisce un’accelerazione nel 1938 quando la casa del biscione decide di non affidare più le sue vetture a piloti e scuderie diverse da quella ufficiale. Un po’ per forza e molto per passione la “Scuderia Ferrari” si tramuta così nella Auto Avio Costruzioni Ferrari che oltre a fornire prodotti meccanici alla Compagnia Nazionale Aeronautica di Roma, alla Piaggio e alla RIV, inizia a lavorare alacremente a un progetto di una vettura da competizione. Nasce così la 815, la prima vettura fabbricata da Ferrari, un modello con un motore da otto cilindri in linea da 1,5 litri che ha lo chassis e le sospensioni della Fiat. Ne vengono realizzati due modelli che partecipano alla Mille Miglia del 1940. Una delle due è guidata da un giovane pilota che risponde al nome di Alberto Ascari. Allo scoppio della seconda guerra mondiale la Auto Avio Costruzioni accantona le velleità automobilistiche e produce macchine rettificatrici oleodinamiche per cuscinetti a sfere. Gli stabilimenti, trasferiti a Maranello, vengono semidistrutti dai bombardamenti. Enzo Ferrari non s’arrende. Alla fine del conflitto ricomincia da capo e il suo sogno finisce per diventare emblematico del sentimento del popolo italiano impegnato nella ricostruzione. Nei primi mesi del 1946 è già pronta la 125 Sport, l’auto della rinascita della Ferrari, un bolide rosso che porta il marchio del cavallino rampante nero su un rettangolo giallo. È l’inizio di una leggenda costellata di successi sportivi e di auto da sogno destinate a un pubblico ristretto ma competente, costruite una per una con la stessa cura maniacale che ha caratterizzato il rapporto tra Enzo Ferrari e l’automobile. La morte dell’antico fondatore, avvenuta nel 1988, non fermerà la passione..


15 novembre, 2025

15 novembre 2005 - Il primo vero tour italiano di Scout Nibblet

Con la sua testa bionda, l’aria dissociata da adolescente imprigionata in un corpo adulto, la geniale e scostante presenza scenica e una voce capace di arrampicarsi in pericolose evoluzioni senza farsi male torna il 15 novembre 2005 torna in Italia Scout Nibblet. La cantante, batterista e chitarrista britannica con la sua disarmante follia e i suoi brani dalle atmosfere scarne e aggressive ha conquistato anche un personaggio difficile come lo scontroso Steve Albini, uno dei guru del rock indipendente statunitense. Proprio lui, già produttore di gruppi come i Pixies o i Nirvana, ha prodotto il suo terzo album Kidnapped by Neptune arrivato nei negozi nei primi mesi del 2005, due anni dopo il buon successo di I Am. L’irrequieta artista è attesa da un tour italiano che inizia il 15 novembre a Bologna e prosegue il 16 a Roma, il 17 a Napoli, il 19 a Cavriago e il 20 a Milano. Non è la prima volta che la ragazza arriva dalle nostre parti, visto che pochi mesi prima fa ha aperto le date del tour dei Kills ma quello era solo un assaggio, una specie di anteprima, una scusa per mettere in mostra la merce senza concedere troppo ai potenziali acquirenti. Questa volta arriva in proprio con una spalla d’eccezione come Todd Trainer, il batterista degli Shellac. Ogni concerto fa storia a sé, come un’opera unica, perché da sempre Scout Nibblet è abituata a seguire l’ispirazione del momento senza ripetersi mai. È il suo stile, una linea da cui non ha derogato mai, neppure nella produzione discografica dove dopo il successo di I Am invece di ripetersi ha preferito spostare più in là la sua ricerca camminando su nuove strade ricche di sensualità e di allusioni sonore attraversando territori inesplorati dove il lirismo del rock fa l’amore con la poesia. Come talvolta succede di fronte alla genialità la critica si è divisa di fronte a questa «…bambina isterica in un corpo di donna che… guarda fisso nel vuoto e urla, percuotendo un grosso tamburo oppure sussurra con un filo di voce delle minimali e molto poetiche ninne-nanne…» e, alla fine un po’ «…affascina, e un po’ fa paura». Chi guarda al di là delle apparenze scopre che sotto quella parrucca bionda c’è un’artista geniale che si inserisce a pieno titolo allo stesso filone cui appartengono Cat Power o le CocoRosie e non lascia mai indifferenti. Chi non l’ama ne è spaventato. Il suo stile e i suoi brani intimoriscono soltanto chi non sa accettare la follia creativa in un’epoca in cui la musica di plastica sembra obnubilare le coscienze. Chi non si ferma alla superficie si innamora perdutamente di questa giovane autrice dai mille talenti dotata di una voce che rapisce e di grandi performance strumentali. Batteria, pianoforte, chitarra, basso e altre diavolerie sonore non hanno segreti per questa ragazza capace di suonare ogni cosa ritenga indispensabile alla sua espressione artistica. C’è una band al completo nascosta in quella figura piccola, da fatina, che ammicca allusiva nascosta dalla sua inseparabile parrucca bionda. Ogni suo concerto è un’avventura sonora e sensoriale. La forza del suo stile nelle esibizioni dal vivo è in un’apparente semplicità che prima cattura l’attenzione e poi si snoda progressivamente passando dalla più nuda linearità alla distorsione più intricata, accarezzando, mordendo, graffiando l’anima di chi ascolta. Ogni concerto è un camaleontico mosaico di suoni ed emozioni in cui Scout Nibblet si muove come un serpentello nella stagione della muta, cambiando pelle, colore e atteggiamento. È anche un gioco di potere crudele e affascinante al tempo stesso in cui l’artista è la predatrice e lo spettatore la preda. Il viso angelico e la voce magnetica hanno la stessa funzione del canto delle sirene nella mitologia greca. Servono a disarmare l’anima di chi ascolta, sgretolarne le difese, ripulirla dal sedime dell’abitudine per consentire l’ingresso in universo artistico ricco di contraddizioni e distonie che si muove sull’onda di un rock graffiante, irrequieto, incapace di restare tranquillo nella sua definizione. È come specchiarsi in uno stagno apparentemente tranquillo e scoprire che l’immagine rimandata è confusa, alterata, quasi distorta e proprio nella sua diversità dal reale trova una nuova sublimazione.


14 novembre, 2025

14 novembre 1902 - Carlo Buti, l’ispiratore del “canto melodico all’italiana”

Il 14 novembre 1902 nasce a Firenze Carlo Buti, il cantante considerato uno degli artefici di quel genere che verrà più tardi definito come “canto melodico all’italiana”. Il suo stile innova profondamente le tecniche canore del tempo, contaminando l’impostazione lirico-tenorile dei cantanti da romanza con gli abbellimenti vocali e i gorgheggi degli stornellatori. Comincia a cantare fin da ragazzo nei locali della campagna fiorentina e nel 1931 si dedica a tempo pieno alla canzone napoletana cogliendo l’occasione offertagli dall’editore Francesco Feola, l’artefice delle edizioni “La canzonetta”, che lo presenta alla Piedigrotta di quell’anno. L’incontro con la melodia napoletana determina una svolta nella sua carriera: pubblica vari dischi di canzoni napoletane e comincia a farsi conoscere da un pubblico più vasto. Sul finire degli anni Trenta è protagonista del primo boom discografico della storia italiana con canzoni come Portami tante rose e Violino tzigano, grazie anche alla grande popolarità che gli deriva dal fatto di essere il primo cantante lanciato dalla radio. La sua voce diventa popolarissima e il suo successo attraversa anche i confini d’Italia. I suoi dischi ottengono, infatti, qualche anno dopo, un buon successo di vendite anche negli Stati Uniti. Eclettico e dinamico personaggio di spettacolo, interpreta anche film musicali di successo, come “Per uomini soli” del 1939 diretto da Guido Brignone. Tra i suoi successi, oltre alle già citate Portami tante rose e Violino tzigano, sono da ricordare Bombolo, Firenze, Stornelli toscani, Quel motivetto che mi piace tanto, Parlami d’amore Mariù, Reginella campagnola, Firenze sogna, Chitarra romana e Signorinella. Muore a Montelupo Fiorentino il 16 novembre 1963.




13 novembre, 2025

13 novembre 1921 – Eddie Calhoun, l'autodidatta


Il 13 novembre 1921 nasce a Clarksdale, in Mississippi, il contrabbassista
Eddie Calhoun. Completamente autodidatta, dice di aver imparato la musica nelle strade di Chicago. Fa le sue prime esperienze professionali con Prince Cooper dopo aver prestato servizio militare nell'esercito. Tra il 1947 e il 1954 fa parte dei gruppi di Dick Davis, Ahmad Jamal, Horace Henderson, Johnny Griffin e ha suonato saltuariamente anche con Roy Eldridge, Billie Holiday, Miles Davis. Ma la sua collaborazione più duratura, dal 1955 in avanti, è stata quella con Erroll Garner; con il trio del famoso pianista scomparso ha partecipato a numerosi concerti negli Stati Uniti e In Europa e ha inciso molti dischi tra i quali i 33 giri Concert by the Sea e Campus Concert. Contrabbassista di grande esperienza, ha i suoi punti di riferimento in Red Callender e Wilbur Ware.

12 novembre, 2025

12 novembre 1970 – Harold Eugene Gifford, in arte Gene Gifford

Il 12 novembre 1970 muore a Memphis, nel Tennessee il chitarrista Harold Eugene Gifford, conosciuto dagli appassionati di jazz come Gene Gifford. Nato ad Americus, in Georgia, il 31 maggio 1908 cresce musicalmente a Memphis, nel Tennessee. Dopo aver fatto le prime esperienze in complessi studenteschi, per qualche tempo suona come banjoista con l'orchestra di Bob Foster a El Dorado e successivamente con la formazione di Lloyd Williams e con i Watson's Bell Hops. Nel 1927 dà vita a un suo gruppo con cui si esibisce in vari locali e teatri del Texas. L’anno dopo è con Blue Steele e in questo periodo passa dal banjo alla chitarra. All’inizio degli anni Trenta è a Detroit dove il noto impresario Jean Goldkette lo scrittura come chitarrista nella Orange Blossom Band, primo nucleo della famosa Casaloma. È l'arrangiatore principale di quell’orchestra di cui determina lo stile e le caratteristiche. Alla fine degli anni Trenta se ne va per dedicarsi all’attività di orchestratore prima di diventare, nel 1943, il chitarrista-arrangiatore della formazione di Bob Strong. Nel 1948 torna per un paio d’anni con Glen Gray in una nuova formazione della celebre Casaloma. Negli anni Cinquanta lascia l’attività di strumnentista per lavorare come fonico e arrangiatore. Alla fine degli anni Sessanta si stabilisce a Memphis dove insegna musica. Brillante arrangiatore di orientamento jazzistico deve la sua fama a brani come Casaloma Stomp, White Jazz o Stompin' Around, considerati anticipatori dello swing.

11 novembre, 2025

11 novembre 1932 - We Are The Levitts

L’11 novembre 1932 nasce a New York il batterista Alan Levitt. Allievo di Irv Kluger ottiene il suo primo ingaggio da professionista nel 1951 quando suona nelle formazioni di Chuck Wayne e di Barbara Carroll. L’anno dopo è con Stan Getz che lo utilizza con Bob Brookmeyer, Tony Fruscella e John Williams non solo per un giro di concerti, ma anche per la registrazione dell’album The Steamer. Il suo apporto al disco non sfugge alla critica che parla esplicitamente di “avvento di un nuovo batterista moderno di gran talento”. Le qualità di Levitt non sfuggono nemmeno a Lennie Tristano, Lee Konitz e Teddy Charles che, in periodi diversi, si accaparrano le sue prestazioni. Nel 1954 Levitt suona con Paul Bley e più tardi decide di trasferirsi in Europa. Nel 1956 è in Olanda con Pia Beck e qualche tempo dopo sbarca a Parigi dove lavora e incide dischi con Sidney Bechet, Martial Solal, Rene Urtreger e moltissimi altri. Nel 1958 torna negli Stati Uniti dove suona con Akiyoshi Toshiko e con Jackie McLean prima di entrare nei gruppi dei cantanti Chris Connor e Dick Haymes. Nel 1966 Levitt suona nella grande orchestra di Lionel Hampton e l’anno dopo è a Los Angeles con George Auld, Joe Albany e Teddy Edwards. Nel 1968 dopo la pubblicazione del singolare brano We Are The Levitts inciso con la moglie, un figlio e altri parenti preferisce accompagnare vari cantanti di successo. Solo nel 1971 ricomincia a suonare con strumentisti famosi come Lee Konitz e Zoot Sims e l'anno seguente un tour con Charlie Mingus segna il suo ritorno a tempo pieno sulla scena del jazz internazionale. Muore il 28 novembre 1994.