Un gioiellino dalla linea sportiva incredibilmente raffinata. Così viene definita il 15 gennaio 1955 al suo apparire al Salone di Bruxelles la Lancia Aurelia B 24 Spider, considerata uno dei capolavori del carrozziere torinese Battista Pinin Farina. La sua base meccanica è l’autotelaio della B 20 IV serie, ma le forme e le prestazioni sono da sogno per l’epoca. Anche il prezzo non scherza, visto che l’auto viene messa in vendita a tre milioni di lire, una cifra che, calcolata a spanne, corrisponde a circa 50.000 Euro di oggi. Questo giustifica in parte la limitata diffusione del modello. Ne vengono prodotte, infatti, soltanto 240 in poco più di un anno cui vanno aggiunte, per onor di verità, le 521 auto dell’Aurelia Convertibile, una sorta di modello più evoluto costruito a partire dal 1956 seguendo le indicazioni dei consumatori americani. Il numero limitato di vetture prodotto non dipende soltanto dal prezzo. In realtà la Lancia manca di una vera e propria rete di commercializzazione adeguata ai tempi e diffusa sia in Italia che all’estero. La struttura commerciale necessiterebbe di ulteriori investimenti, ma le fortune della famiglia Lancia sono alla vigilia del declino e la casa automobilistica sta per imboccare il lungo e periglioso cammino del cambiamento di assetto proprietario. L’Aurelia B 24 Spider è il lampo lucente della supernova, il più brillante guizzo della genialità e del gusto per la bellezza. Il gioiello diventa, prima di tutto, l’orgoglio di chi l’ha costruito. «È impossibile resistere alla tentazione. Quando vedi un’Aurelia B 24 lo sguardo non ti basta, ti viene un impulso irrefrenabile di toccarla». Non sono le parole di un fanatico lancista, ma quelle di Franco Martinengo, per cinquant’anni direttore del Centro Stile Pininfarina, uno che nella sua lunga carriera di auto belle ne ha viste a bizzeffe. Lo stesso Battista Pinin Farina per anni ne ha gelosamente custodita una per sé con il tettuccio rigido in plexiglas azzurro cielo. Quest’automobile che fa innamorare a prima vista nasce nel 1954 quando dai capannoni della Lancia esce un prototipo derivato dalla B 20. Ha dei grossi rostri sui paraurti e fa la sua prima uscita in una gara di regolarità a Cortemaggiore guidata dal famoso Gigi Villoresi. Poi non se ne sa più niente o, meglio, viene letteralmente sequestrata da Gianni Lancia, figlio di Vincenzo, il fondatore della casa, che la usa per muoversi sulle non ancora intasate strade della città di Torino. Per qualche tempo l’idea sembra destinata a finire così, ma in realtà i progettisti stanno lavorando all’Aurelia B24 Spider, un modello nato con un occhio alle possibilità el mercato statunitense. La presentazione ufficiale avviene al Salone di Bruxelles il 15 gennaio 1955. Il nuovo modello è ancora più elegante del prototipo. Gli aggressivi rostri sono sostituiti da quattro piccoli paraurti che guardano vezzosamente all’insù mentre il parabrezza panoramico ispirato ai modelli nautici sembra fatto apposta per conquistare il pubblico nordamericano. «Decappottabile e supercompressa», così Bruno Cortona, il protagonista del film “Il sorpasso” di Dino Risi definisce la sua Aurelia B 24. Cortona ha il volto di Vittorio Gasmann ed è l’emblema dell’euforia eccessiva che domina gli anni del boom. La vettura, insieme a Jean-Louis Trintignant, è una sorta di terza protagonista della vicenda destinata a finire distrutta nella tragica conclusione dell’avventura estiva in fondo al burrone di Calafuria a Castiglioncello. Quello che pochi sanno, però, è che l’auto che precipita nel burrone non è un’Aurelia B24, ma una Siata 1400 Cabriolet nell’inusuale veste di controfigura.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
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