Il 23 febbraio 1963 muore a New York il trombettista June Clark, all'anagrafe Algeria Junius Clark. Un mese dopo avrebbe compiuto sessantatré anni. Il primo strumento della sua vita è il pianoforte, che studia da ragazzo sotto la guida della madre. Successivamente passa al sax baritono e, infine, alla cornetta. Nato a Long Beach, nel New Jersey, fa le sue prime esperienze in campo musicale nella grande fucina di Philadelphia, città nella quale la sua famiglia si è trasferita nel 1908. La musica, però, non basta a garantire il denaro necessario a sopravvivere, perciò il ragazzo affianca all'attività di strumentista quella di autista di pullman. Questa sorta di doppia vita finisce quando ottiene il suo primo ingaggio professionale dai Black Sensations di Dudley, un gruppo di cui fa parte anche il suo grande amico James P. Johnson. Con il passare del tempo, però, finisce per sentirsi limitato dall'ambiente di Philadelphia e se ne va. Insieme a Johnson si trasferisce a Toledo, nell'Ohio, dove incontra il grande trombonista Jimmy Harrison con cui suonerà a più riprese negli anni successivi. Nel 1920 ritorna a Philadelphia per suonare nella band della cantante Josephine Stevens, ma l'anno dopo riprende a vagabondare per gli States con il gruppo di Willie "The Lion" Smith. Contemporaneamente non abbandona il suo amico James P. Johnson con il quale incide i suoi primi dischi nel corso del 1921. Come molti jazzisti di quel periodo detesta mettere radici e passa da una band all'altra. Decisamente interessanti risultano le sue esperienze con le orchestre di Fess Williams, della cantante Ethel Waters e soprattutto, nel 1925, l'intensa attività al fianco di Sara Martin, in cui incrocia il suo strumento con quelli di Clarence Williams e Jimmy Harrison. Proprio con quest'ultimo partecipa alla straordinaria avventura dei Gulf Coast Seven, una formazione stellare che comprende, oltre a lui e ad Harrison, Buster Bailey, Prince Robinson, Willie The Lion Smith, Buddy Christian e Bill Benford. Nel 1927 viene chiamato da Duke Ellington a sostituire per un breve periodo il grande trombettista Bubber Miley, lo specialista del "jungle". Negli anni Trenta alterna l’attività in proprio a quella di trombettista aggiunto in varie orchestre come quelle di Jimmy Reynolds, George Baquet e Charlie Skeets. Negli anni Quaranta inizia ad affiancare all'attività di strumentista anche quella di impresario che svolgerà fino alla morte.
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