
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
20 maggio, 2025
20 maggio 1937 – L'ultima registrazione di Robert Johnson

19 maggio, 2025
19 maggio 1971 – Il nuovo jazz dei C.C.C.

Il 19 maggio 1971 i C.C.C. (Creative Construction Company), un sorta di gruppo cooperativo di jazz formato dal violinista Leroy Jenkins, dal sassofonista Anthony Braxton, dal trombettista Leo Smith e dal batterista Steve McCall si esibiscono a New York. Nati l'anno prima in quella straordinaria fucina che è l'area di Chicago, sono considerati un'anomalia nella scena jazz di quel periodo. La loro musica fa storcere il naso ai puristi e ai tradizionalisti perché, pur essendo basata su una logica strutturale quasi geometrica che punta, però, la sua attenzione sui diversi piani del colore sonoro. Le assonanze e le dissonanze sono il gioco attorno al quale ruota la loro creatività che affonda le sue radici nel lavoro iniziato qualche anno prima dai singoli componenti. Non è un caso che nel 1968 Anthony Braxton abbia inciso un album intitolato Three composition of new jazz avvalendosi dell'apporto di Jenkins e Smith, gli stessi che condividono con lui l'esperienza dei C.C.C.. Il concerto newyorkese è un po' una sorta di esame di maturità per la band, il cui stile non è ancora stato classificato, ma di lì a poco verrà definito "musica creativa". Nei giorni precedenti le pagine dedicate al jazz dei giornali cittadini hanno "pompato" l'avvenimento con un dibattito i cui toni sono andati anche al di là degli aspetti banalmente musicali. Sostenitori e detrattori aspettano, dunque, al varco la band per riprendere ad accapigliarsi. I quattro musicisti sono un po' perplessi, ma abbozzano. Si presentano sul palco con un organico rinforzato dal pianista Muhal Richard Abrams e dal contrabbassista Richard Davis. Iniziano a suonare in sordina, un po' legati dalla strana atmosfera che aleggia in sala. Poi si scaldano e pian piano sciolgono anche il pubblico. Il concerto newyorkese del 19 maggio resterà nella storia della band come uno dei più significativi della band e con il materiale registrato verrà prodotto il miglior disco in assoluto targato C.C.C.
18 maggio, 2025
18 maggio 1928 - Rabbit entra nella band del Duca
Il 18 maggio 1928 Duke Ellington propone a Johnny Hodges di entrare nella sua orchestra per sostituire Otto Hardwicke al sassofono alto. Nasce così un sodalizio destinata a durare fino alla morte del sassofonista, con un intervallo di soli quattro anni, dal 1951 al 1955, quando Hodges tenta di mettersi in proprio senza risultati apprezzabili. Una volta inserito nel congegno ellingtoniano, Johnny Hodges si scatena al punto da guadagnare il nomignolo di "Rabbit”, coniglio per i suoi improvvisi guizzi. Ellington gli affida i compiti più suggestivi, cioè quelli in cui occorre dare anima all'insieme della musica. Rabbitt è quel che ci vuole. Il suo impiego della nota prolungata fino al momento esaustivo sui tempi lenti come su quelli più veloci diventa uno degli elementi caratteristici dell'ensemble ellingtoniano. Hodges ha una straordinaria sicurezza tecnica che gli consente ritardi e riprese, inflessioni e fulminei recuperi di alta classe. Tra i suoi assoli destinati a restare nella storia sono da ricordare quelli in The Mooche del 1928, Saratoga Swing, Cotton Club Stomp del 1929, Dear Old Southland del 1933, Moonglow e Saddest Tale del 1934, Merry-Go-Round dell'anno successivo, The Gal from Joe's e A Gipsy Without a Song del 1938, Warm Valley del 1940, Esquire Swank, Magenta Haze del 1946, The Jeep Is Jumpin' del 1956, Things Ain't What They Used To Be e All of Me del 1959. A questi andrebbero aggiunti i contributi di Hodges ai poemi sinfonici ellingtoniani.
17 maggio, 2025
17 maggio 1980 – Echo & The Bunnymen in classifica

Il 17 maggio 1980 gli Echo & The Bunnymen entrano per la prima volta nella classifica britannica dei dischi più venduti con il singolo Rescue. È il primo consistente risultato di una delle formazioni più attive della new wawe d'oltremanica. La band nasce attorno alla carismatica personalità del cantante Ian McCulloch, protagonista, nella seconda metà degli anni Settanta, della scena musicale della zona di Liverpool prima come solista e poi come componente dei Crucial Three, una band che comprende, oltre a lui, Pete Wyllie e Julian Cope. Dopo una brevissima esperienza con gli A Shallow Madness, nel 1978 dà vita agli Echo & The Bunnymen con il chitarrista Will Sergeant e il bassista Les Pattinson. Il nuovo gruppo fa il suo debutto su vinile con il singolo autoprodotto Pictures on my wall che attira l'attenzione dei talent scout della WEA Records. Il loro primo contratto discografico coincide con l'arrivo del batterista Pete de Freitas. Il buon successo del singolo Rescue fa da traino all'album Crocodiles e in breve tempo li impone tra i maggiori protagonisti della nuova avanguardia psichedelica britannica che, sia pur con varie differenze, si ritrova nella generica definizione di new wawe. Tra il 1983 e il 1984 toccano l'apice del successo con singoli come The cutter o The killing moon e album come Porcupine o Ocean rain. Parallelamente all'attività del gruppo ciascun componente sviluppa progetti personali. Nel 1983 il chitarrista Will Sergeant pubblica l'album Themes for grind e l'anno dopo McCulloch entusiasma la critica con una versione di The september song di Kurt Weill. Verso la metà degli anni Ottanta si avvertono i primi segni di stanchezza nella vita della band. All'inizio del 1986 Pete de Freitas se ne va sbattendo la porta e viene sostituito per qualche mese da Mark Fox, ex batterista degli Haircut One Hundred. Il ritorno di Freitas e la pubblicazione dell'album Echo and The Bunnymen non sciolgono gli interrogativi sul destino del gruppo che nel 1988 si produce in una versione di People are strange dei Doors, inserito nella colonna sonora del film "Ragazzi perduti". L'uscita di Ian McCulloch e la morte di Freitas in un incidente stradale chiudono, di fatto, la storia della band, anche se i componenti superstiti continueranno a tenerne in vita il nome.
16 maggio, 2025
16 maggio 1969 - Gli Who malmenano un poliziotto

Il 16 maggio 1969 gli Who si esibiscono al Fillmore East di
New York. Lo scenario è quello che da qualche tempo accompagna i concerti della
band, soprattutto nelle esibizioni statunitensi: una folla impressionante di
ragazze e ragazzi che si accalca urlante sotto il palco mentre il servizio
d'ordine è impegnato con molta fatica a contenere l'entusiasmo dei più agitati.
Ogni tanto qualcuno riesce a passare il primo cordone di sicurezza e ad
avvicinarsi pericolosamente al palco prima di essere riacciuffato e ributtato
indietro di peso dagli addetti al servizio d'ordine. È un gioco pericoloso, ma sembra
che i fans lo trovino divertente al punto che fa ormai parte del tradizionale
scenario dei concerti degli Who. In quel 16 maggio però avviene un evento
imprevedibile. Nel palazzo vicino al luogo del concerto scoppia un incendio. L'assordante
volume dell'amplificazione e la quasi completa insonorizzazione del locale
impediscono agli spettatori chiusi nel Fillmore East di accorgersi che
all'esterno c'è una situazione d'emergenza. In realtà non c'è alcun pericolo diretto
perché le fiamme sono a una distanza tale da non poter minacciare direttamente
né tantomeno raggiungere il locale che ospita il concerto degli Who. I
responsabili dell'ordine pubblico temono però che al termine dell'esibizione
della band l'uscita massiccia di centinaia di persone e l'inevitabile
confusione possano creare problemi ai vigili del fuoco impegnati nello
spegnimento. Dopo un breve consulto viene presa la decisione di avvertire gli
spettatori del concerto di quanto sta succedendo all'esterno, spiegando che non
ci sono rischi ma invitandoli a defluire con calma e attenzione. Via radio
vengono informati della decisione gli agenti in borghese all'interno del
Fillmore East con la raccomandazione di evitare panico inutile. L'ordine è
quello di avvertire al pubblico alla fine del concerto, chiedendo magari la
collaborazione dei musicisti del gruppo per ottenere l'attenzione necessaria. Uno
dei poliziotti in servizio però, a dispetto degli ordini ricevuti, decide di
fare da solo senza aspettare la conclusione del concerto. Mentre Roger Daltrey
il cantante degli Who sta presentando al pubblico un brano. L'agente, che è in
borghese, balza sul palco e tenta di impossessarsi del microfono. Il
chitarrista Pete Townshend, pensando di trovarsi di fronte a uno squilibrato
sfuggito al servizio d'ordine si lancia verso di lui e prima che l'uomo riesca a qualificarsi lo
colpisce con un tremendo calcio. Gli Who di quel periodo sono tipetti tosti e
abituati a menar le mani. E così mentre il malcapitato cade a terra il bassista
John Entwistle, prima ancora di verificare chi sia il disturbatore, gli
fracassa lo strumento sulla schiena. Vedendo il collega malmenato i poliziotti
presenti nel locale si muovono velocemente verso il palco tentando di
intervenire ma non ce la fanno a oltrepassare un servizio d'ordine allenato a
reggere l'urto dei fans esagitati e vengono respinti. Nel parapiglia che segue
anche il pubblico fa la sua parte e per alcuni minuti il concerto si trasforma
in una gigantesca rissa. Pian piano ci si rende conto della serie di equivoci
da cui tutto è nato e, sia pur con qualche difficoltà, torna la calma. Il
concerto però non può più riprendere perché il responsabile delle forze
dell'ordine interne al locale decide di arrestare Pete Townshend per
aggressione nei confronti di un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue
funzioni. Il chitarrista passerà la notte in carcere e soltanto il giorno dopo
riuscirà a dimostrare la sua buona fede.
15 maggio, 2025
15 maggio 1998 – L’ultimo viaggio di Frank Sinatra

Il 15 maggio 1998 si spegne a Los Angeles, all’età di ottantadue anni, per un attacco di cuore, Frank Sinatra, soprannominato “The voice”, la voce e considerato il più popolare cantante statunitense del secolo. Nella sua lunga e strepitosa carriera ha inciso oltre duemila canzoni raccolte in centosessantasei album, ha girato una sessantina di film e il suo patrimonio personale è valutato in circa trecentosessanta miliardi di lire. Ha avuto quattro mogli, tre figli e una mai smentita passione per l’alcool, il fumo, le belle donne. Alla cerimonia funebre, che si svolge nella Chiesa del Buon Pastore di Beverly Hills, partecipano mogli, figli e oltre quattrocento invitati. Francis Albert Sinatra, questo è il vero nome di Frank, nasce il 12 dicembre 1915 a Hoboken nel New Jersey in una famiglia di origine italiana. La sua carriera inizia nel 1933 quando forma il gruppo degli Hoboken Four. Nel 1939 entra a far parte, come vocalist, dell'orchestra di Harry James e l'anno successivo è il nuovo cantante dell'orchestra di Tommy Dorsey nella quale sostituisce Jack Leonard. Nel 1941 un referendum indetto dalla rivista Billboard lo indica come miglior cantante dell’anno e l’anno dopo decide di continuare come solista diventando in breve tempo l'idolo della gioventù americana che gli appiccica due soprannomi: 'The voice” e “Swoonatra” (per gli svenimenti delle ragazze alla fine dei concerti). In quel periodo si accorge di lui anche il cinema che inizialmente lo utilizza soltanto in qualche film musicale, ma successivamente ne fa un attore a tutto campo, bravo anche nei ruoli drammatici, tanto da vincere anche un Oscar per la sua interpretazione in "Da qui all'eternità". La sua popolarità ha un momento di crisi negli anni Cinquanta con l’esplodere del rock and roll, ma, dopo aver fondato una propria casa discografica, la Reprise Records, Frank inizia a recuperare posizioni fino a ottenere, nel 1966, uno straordinario successo mondiale con Stranger in the night. Pur avendo più volte annunciato il suo ritiro, non ha mai abbandonato la scena musicale fino all’ultimo, confermandosi uno degli interpreti più inossidabili e capace di attraversare da protagonista oltre sessant'anni della storia della musica leggera.
14 maggio, 2025
14 maggio 2004 - L’Art Ensemble of Chicago in tour ricordando Lester Bowie e Malachi Favors

13 maggio, 2025
13 maggio 1909 – Parte il primo Giro d’Italia

La prima edizione del Giro d’Italia prende il via da Milano quando la maggioranza degli abitanti della città sono immersi in un sonno profondo. Sono, infatti le 2 e 53 del mattino quando la carovana infreddolita dei corridori si mette in moto. E’ il 13 maggio 1909 e nessuno, probabilmente, si rende conto di essere protagonista di un fatto storico, che resterà per sempre nella memoria dello sport italiano e internazionale. Quella che è destinata a diventare la principale corsa a tappe italiana è stata inventata dai responsabili della “Gazzetta dello Sport”, gli stessi che oggi sarebbero a capo di un Ufficio Promozione e Pubbliche relazioni, come un’iniziativa efficace per avvicinare qualche lettore in più al giornale. La corsa a tappe si svolge nell’Italia di inizio secolo, quella stessa Italia che sta imparando ad andare in bicicletta per lavoro e per svago. La bicicletta è il mezzo che regala autonomia, possibilità di muoversi senza dipendere da nessuno e senza dover possedere un cavallo. Nascono così le prime scampagnate e i giovani sono i primi ad accorgersi delle potenzialità del nuovo mezzo. Non c’è un grande interesse per il Giro d’Italia e per le gare ciclistiche in generale. Quello del ciclismo è un mondo fatto di scommesse e che suscita ancora diffidenza. Al “Verziere”, a Milano, i ciclisti si rincorrono ancora su un anello improvvisato a beneficio più degli scommettitori che dei tifosi. E anche quello che gareggia per le strade del Paese è un ciclismo che passa quasi inosservato. Se non ci fossero le cronache della “Gazzetta dello Sport” nessuno ne saprebbe niente. Oggi si parla di ciclismo eroico: i giri sono vere e proprie gare di sopravvivenza, le tappe sono sfibranti, da notte a notte, i ciclisti sono abbandonati su strade in gran parte non asfaltate e senza segnaletica. Sono campioni, ma campioni di fatica nei quali ancora non s’identifica del tutto l’Italia contadina, ricca di braccianti, muratori, spazzacamini. Non sanno ancora che il loro nome, scritto nell’albo d’oro del Giro, alcuni decenni dopo, verrà accomunato a quello di atleti miliardari e oculati gestori di se stessi. Ma, soprattutto, loro, per i quali una tappa può durare anche diciotto - venti ore, non sanno che, alla vigilia del duemila, verranno chiamati “tapponi” delle corse di durata non superiore alle sette ore. Per la cronaca, il primo Giro d’Italia lo vince Luigi Ganna, un grande atleta destinato a entrare nella leggenda del ciclismo. Ma lui ancora non lo sa.
12 maggio, 2025
12 maggio 1940 - Xavier Chambon, una tromba parigina

11 maggio, 2025
11 maggio 1938 – Il talento e il genio di Carla Bley

10 maggio, 2025
10 maggio 1963 – La prima volta degli Stones alla Decca

09 maggio, 2025
9 maggio 1965 – L’Association for the Advancement of Creative Musicians

08 maggio, 2025
8 maggio 1982 – Addio Gilles!

07 maggio, 2025
7 maggio 1925 – Sergio Bernardini, il partigiano fondatore della Bussola

Il 7 maggio 1925 nasce a Parigi da una famiglia toscana emigrata in Francia per motivi di lavoro Sergio Bernardini il futuro fondatore della Bussola di Focette, uno dei locali simbolo degli ultimi anni Cinquanta e dei primi Sessanta. Quando i suoi genitori tornano in Italia per gestire una trattoria a Torino, lui si lega agli ambienti dell’antifascismo piemontese e nel 1944 entra a far parte della Resistenza a Cuneo. Dopo la Liberazione, nel 1947 attraversa a piedi l’Appennino, arriva in Versilia e si stabilisce a Viareggio dove si specializza nella gestione di vari locali da ballo e night: la Capannina, il Gatto Nero, L’Eden e il Caprice. Il primo gruppo scritturato per la Capannina è la Hot Jazz Band, un trio che schiera al pianoforte il futuro giornalista Piero Angela. Nel 1955 rileva la Bussola di Focette, destinata a diventare sotto la sua direzione uno dei locali più importanti d’Italia. Bernardini è stato uno dei personaggi più importanti della storia della musica leggera del dopoguerra. Manager attento e di grande fiuto è riuscito ad assumere nella canzone un ruolo che in molti ritengono sia equivalente a quello svolto da Remigio Paone o Garinei & Giovannini per il teatro. Muore a Baldichieri il 2 ottobre 1993.
06 maggio, 2025
6 maggio 1898 – Il feroce monarchico Bava

«Alle grida strazianti e dolenti/di una folla che pan domandava/il feroce monarchico Bava/gli affamati col piombo sfamò…» È il 6 maggio 1898, un venerdì, e nelle strade del capoluogo lombardo scendono migliaia di manifestanti. Si dice siano almeno quarantamila. Contro di loro vengono schierati ventimila soldati in assetto di guerra, sotto il comando di Fiorenzo Bava Beccaris, nominato regio commissario con pieni poteri. I primi morti restano sul terreno nel pomeriggio quando i soldati sparano contro gli operai che assediano la caserma del Trotter. Il giorno dopo, 7 maggio, di fronte alla proclamazione dello sciopero generale Bava Beccaris dichiara lo stato d’assedio e scatena le truppe. I militari avanzano sparando e la popolazione risponde lanciando tegole e mattoni dalle finestre e dai tetti. I tram vengono fatti deragliare per ostacolare le cariche della cavalleria e dei bersaglieri. Si erigono barricate a Porta Venezia, Porta Vittoria, Porta Romana, Porta Ticinese e Porta Garibaldi mentre la cavalleria imperversa sui Bastioni con le sciabole sguainate. Viene anche dato l'ordine di sparare alle postazioni di cannoni attestate a Porta Genova, a S. Eustorgio e al Castello. I manifestanti resistono come possono ancora per due giorni. La battaglia si conclude lunedì 9 quando i bersaglieri espugnano l'ultima barricata alla Foppa. Mentre Bava Beccaris, in Prefettura, sta telegrafando a Roma la notizia della sua "vittoria", i carri della Croce Rossa stanno ancora setacciando le strade e le piazze della città per raccogliere morti e feriti. A chi chiedeva pane si è risposto con il piombo. Pace è fatta. Un mese dopo Re Umberto concederà al Bava Beccaris la Croce di Grand’Ufficiale «per il grande servizio reso alle istituzioni e alla civiltà». Per lui non sarà l'ultimo atto della vicenda. Due anni dopo un anarchico, Gaetano Bresci, arriverà dagli Stati Uniti per vendicare con l'uccisione del re i morti di quel giorno. Bava Beccaris, invece, vivrà a lungo e morirà a novantatré anni nel 1924. La memoria della sua sanguinosa repressione sopravviverà anche grazie a un canto che ricorderà per sempre « De' non rider sabauda marmaglia/se il fucile à domato i ribelli/se i fratelli ànno ucciso i fratelli/sul tuo capo quel sangue cadrà».
05 maggio, 2025
5 maggio 1896 - Robert "Guitar" Welch, il bluesman ergastolano
Il 5 maggio 1896 nasce a Memphis, nel Tennessee il bluesman Robert “Guitar” Welch. Di lui non si sa molto. Intorno ai vent'anni si esibisce come chitarrista nei locali della zona di Memphis e nel 1938 con i Greenville Shakers inizia le prime tournée negli Stati del Sud ottenendo un notevole successo. Dopo la seconda guerra mondiale entra a far parte dei Texas Serenaders, una formazione diretta da suo fratello. Accusato di essere l’autore di un omicidio viene condannato all'ergastolo e imprigionato ad Angola. Qui nel 1959 viene riscoperto dall'etnofolklorista Harry Oster, per il quale registra qualche canzone. La sua impostazione stilistica appare più vicina a quella del Delta che a quella di Memphis e si rifà all’antica tradizione. Sembra sia stato liberato nel 1966. In ogni caso dagli anni Sessanta manca di lui qualsiasi notizia.
04 maggio, 2025
4 maggio 1979 – Tourists, una band di passaggio

Il 4 maggio 1979, tra l'indifferenza generale viene pubblicato in Gran Bretagna il singolo Blind among the flowers. Ne sono interpreti i Tourists, una band formata due anni prima, con il nome di Catch, dal chitarrista Dave Stewart, proveniente dai Longdancer, dalla cantante e flautista Annie Lennox e dall'altro chitarrista Pete Coombes. Il nome è stato cambiato su suggerimento dei produttori discografici e anche la formazione si è irrobustita. Proprio durante la registrazione del disco la formazione si è ampliata con l'arrivo del batterista Jim Toomey e del bassista malese Eddie Chin. Di loro si dice un gran bene, anche se i risultati non sono all'altezza delle premesse. Nonostante il discreto successo degli album Tourists, Reality effect e Luminous basement, soltanto il singolo I only want to be with you ottiene un buon risultato commerciale. Siccome in campo discografico la differenza tra "una promessa" e "un'occasione mancata" è sottilissima, un anno dopo Blind among the flowers la critica comincia a storcere il naso. La band finisce per essere citata come esempio del fatto che non sempre «ottime individualità fanno un ottimo gruppo». Nonostante tutto, però, l'esperienza è destinata a restare nella storia musicale degli anni Ottanta come una tappa di passaggio per la nascita degli Eurythmics, una delle più ricche esperienze di quel periodo. Quando alla fine del 1980, insoddisfatti dei risultati, i Tourists decideranno di chiudere definitivamente l'esperienza del gruppo, infatti, Annie Lennox e Dave Stewart si chiuderanno negli studi di Conny Plank a Colonia insieme a Robert Gorl e Gabi dei Daf e Holger Czukay e Jackie Liebezeit dei Can. Proprio in queste sedute di registrazione in terra tedesca nascerà l'avventura degli Eurythmics. Quasi a confermare la caratteristica dei Tourists come band di passaggio, Pete Coombes ed Eddie Chin daranno vita, con minor successo di Annie e Dave, ma con interessanti risultati, agli Acid Drop.
03 maggio, 2025
3 maggio 1919 – Pete Seeger, un anticapitalista made in USA

Il 3 maggio 1919 nasce a New York Pete Seeger, uno dei più grandi personaggi del folk statunitense. Dalla famiglia assorbe la passione per la musica popolare. Il padre, infatti, è l'etnomusicologo Charles Seeger, collaboratore del giornale comunista "Daily Worker" nonché attivista dell'associazione Composer Collectives For The Promotion Of American Music. Nel 1936 si iscrive alla facoltà di sociologia ad Harvard, ma due anni dopo lascia l'università per lavorare con Alan Lomax negli archivi della Biblioteca del Congresso a Washington, alla ricerca di canzoni popolari. Nel 1941 torna a New York dove forma gli Almanac Singers con Woody Guthrie, Lee Hays e Millard Lampbell. Nel 1948 con Hays, Ronnie Gilbert e Fred Hellerman dà vita agli Weavers con i quali pubblica anche Goodnight Irene, un brano che resta al primo posto della classifica per tredici settimane vendendo oltre due milioni di dischi. Quando l'attività degli Weavers viene interrotta dalla caccia alle streghe scatenata dal senatore McCarthy contro gli oppositori di sinistra nel 1952, Pete, condannato più volte dal Comitato contro le Attività Antiamericane, continua ad esibirsi da solo nei campus universitari, nelle fabbriche e nei circoli sindacali. Negli anni Sessanta si impegna attivamente nel movimento pacifista aiutando giovani artisti come Arlo Guthrie, figlio del suo vecchio amico Woody, e Joan Baez. Ribelle e poco disposto ad accettare le regole verrà "adottato" dai giovani protagonisti della rinascita del folk e del folk rock. Sono loro che, per aiutarlo a sopravvivere, incideranno i suoi brani. Alcuni di questi finiranno ai primi posti delle classifiche di vendita come, per esempio, If I had hammer, interpretato da Peter Paul & Mary, Where have all the flowers gone? nelle versioni dei Kingston Trio e di Joan Baez e Turn, turn, turn portata al successo dai Byrds. Nel corso della sua carriera registrerà centinaia di canzoni, pubblicate in oltre cinquanta album.
02 maggio, 2025
2 maggio 1950 – Edith Piaf registra “Hymne à l’amour”

«Andrei ai confini del mondo/mi lascerei tingere i capelli di biondo/se tu me lo domandassi/andrei a staccare la luna/andrei a rubare la fortuna/se tu me lo domandassi/Rinnegherei la mia patria/rinnegherei i miei amici/se tu me lo domandassi/ridano pure di me/io farei qualunque cosa se tu me lo domandassi …» con queste parole il 2 maggio 1950 Edith Piaf consegna per sempre a un disco il suo disperato amore per il pugile Marcel Cerdan, l’uomo che come lei è venuto dalla strada e s’è fatto largo a suon di pugni. Edith lo ama alla follia e quando l’aereo su cui sta volando verso di lei si schianta su una montagna delle Azzorre il mondo le crolla addosso. Non vuole cantare più, non vuole vivere più, dice a tutti che non sopravviverà al dolore. Nessuno riesce a scalfire il muro che ha eretto attorno a sé, chiuso e impenetrabile a tutti tranne a una persona. È Marguerite Monnot, la donna, la compositrice e l’amica che l’accompagna da sempre e di cui si fida, a convincerla a riprendere il cammino sulla strada della vita. La prende per mano con pazienza l’aiuta a riprendere il filo della vita che si era interrotta. Edith la segue ma le chiede di aiutarla a erigere un monumento musicale all’amato Marcel. In quei giorni infatti nasce L’hymne à l’amour, la canzone che fa uscire la cantante dal guscio della disperazione. Il testo lo scrive Edith e la musica, larga e imponente come una sinfonia o una cerimonia religiosa è di Marguerite. A chi non ne conosce la storia il testo di L’hymne à l’amour appare infantile, lontanissimo dalla geniale creatività e dalla maturità sofferta di un’artista come Edith Piaf. È come se il dolore avesse scavato fino in fondo nella donna capace di dominare il mondo dall’alto delle sue canzoni e della sua personalità, tanto in fondo da far riemergere la bambina impaurita che era diventata cieca per non vedere più il mondo. Le canzoni, però, non si leggono. Si ascoltano. Il pubblico dell’Olympia, che l’ascolta per la prima volta all’inizio del 1950 piange e gioisce insieme a quella figurina nera che sul palco sembra rubare la voce alla tempesta. Non è solo una canzone quella che Edith Piaf fa vivere sul palcoscenico, ma è l’insieme dei sogni e dei dolori che l’hanno accompagnata. Il 2 maggio 1950 lo registra per la prima volta su disco. Anche nei solchi del tondo 78 giri dell’epoca la sua voce accompagna il sentimento, lo accarezza e si fa accarezzare, lo graffia e si fa graffiare fino a esserne travolta. Quando scrive e interpreta L’hymne à l’amour si comporta come ha sempre fatto nella sua vita. Se sente di dover fare una cosa la fa. La fa e basta senza porsi mai troppe domande perché ha imparato presto che nella vita le domande sono relativamente facili da porre ma non sempre si sopportano facilmente le risposte.
01 maggio, 2025
1° maggio 1994 - Addio ad Ayrton Senna

Durante il Gran Premio automobilistico di Imola di Formula 1, che si svolge il 1° maggio 1994, perde la vita il pilota brasiliano pluricampione del mondo Ayrton Senna. La sua morte getta nel lutto il mondo della Formula 1 e suscita grandissima emozione nel suo paese dove il pilota è un simbolo dell’orgoglio nazionale. In Brasile vengono proclamati tre giorni di lutto nazionale. Trentaquattrenne, Ayrton Senna, ha partecipato a centosessanta Gran Premi di Formula 1 vincendone quarantuno ed è stato Campione del Mondo di Formula 1 nel 1988, 1990 e 1991.
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