14 luglio, 2023

14 luglio 1970 - Aiuto! i Guevaristi!

Martedì 14 luglio 1970, la Brave New World Productions, società organizzatrice del Randall’s Island Rock Festival, convoca una conferenza stampa a New York nella quale denuncia che i “guevaristi” del White Panthers Party vogliono disturbare i concerti per protestare contro la mercificazione della musica. Da qualche giorno, per la verità, sull’area destinata a ospitare la manifestazione, sono accampati alcune centinaia di giovani, in gran parte membri di varie Comuni del “Movement”, il variegato arcipelago delle organizzazioni d’estrema sinistra nate dopo la grande fiammata del 1967 e del 1968. Di per sé non è, però, un fatto strano. Tutte le manifestazioni musicali di quel periodo vedono molti giovani affluire in zona con largo anticipo. Qualche giornalista sospetta che la denuncia sia una trovata pubblicitaria, ma le autorità, accusate di inerzia, intervengono. L’area del Festival viene sgomberata. I giovani si accampano fuori dal perimetro della manifestazione, mentre gli organizzatori rafforzano la recinzione. Lo sgombero si conclude rapidamente senza tensioni e non succede nulla nemmeno nei giorni successivi, quando i ragazzi delle Comuni ricevono la solidarietà di due gruppi in cartellone: gli Elephant’s Memory e gli Steppenwolf. Sembra tutto finito, ma la calma è apparente. La resa dei conti arriva il 18 luglio, giorno d’inizio della manifstazione. Fin dalle prime ore dell’alba piccoli gruppi di militanti del White Panthers Party fingono vari tentativi di sfondamento degli ingressi ufficiali per impegnare e distrarre il servizio d’ordine. Contemporaneamente il grosso dei giovani delle Comuni rimuove parti intere di recinzione in punti precisi e indicati su volantini passati di mano in mano nei giorni precedenti. Il Festival ha un grande successo di pubblico, ma è un fiasco sul piano economico: si calcola che solo uno spettatore su cinque abbia pagato regolarmente il biglietto. I cronisti riferiscono una frase colta al volo tra i giovani delle Comuni: «L’idea del piano per far fallire la manifestazione era una balla da paranoici. Noi siamo arrivati qui per divertirci e basta, ma dopo le accuse della conferenza stampa ci siamo detti: perché non farlo davvero?»


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