
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
05 agosto, 2018
5 agosto 1975 - Stevie Wonder, quel miliardario ragazzo del ghetto

30 luglio, 2018
30 luglio 2004 - “Pace e male” dei Têtes de Bois

21 luglio, 2018
22 luglio 1954 – Al Di Meola, batterista mancato

12 luglio, 2018
13 luglio 1985 - Bob Geldof, un'immaginetta

08 luglio, 2018
8 luglio 1914 - Billy Eckstine, Mr. B: voglio un'orchestra leggendaria!
L'8 luglio 1914 nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, il cantante Billy Eckstine, detto Mr. B e registrato all'anagrafe con il nome di William Clarence Eckstein. Il canto è la sua specialità ma nella sua carriera non mancano esibizioni alla tromba, al trombone a pistoni e alla chitarra. Dopo aver studiato alla Howard University di Washington, ottiene vari ingaggi come cantante e direttore di sala in numerosi locali notturni di Buffalo, Detroit e Chicago. Il suo primo insegnante di musica è Maurice Grupp, un giornalista del “Metronome” che gli dà lezioni di tromba e molti preziosi consigli sulla tecnica di emissione del fiato. La svolta nella sua carriera avviene nel 1938 quando il sassofonista Budd Johnson, dopo averlo ascoltato in un locale, lo presenta a Earl. L'anno dopo Eckstine entra a far parte stabilmente della formazione di Hines ben preso ne diventa l'attrazione per il modo inconsueto di presentarsi sul palcoscenico e per uno stile di canto inusuale basato su una serie di note vibrate che si alternano ai fortissimo degli ottoni. Lo storico del jazz Barry Ulanov, a proposito della sua voce, scrive: «Quando urlava Jelly, Jelly, il titolo del suo più famoso blues, sembrava un grido nel vuoto di una caverna». Lasciato Hines nel 1943 inizia a darsi da fare come solista nei night ma già nella primavera de1 1944, sempre insieme a Budd Johnson, decide di dare vita a un'orchestra innovativa e chiede al suo manager Billy Shaw di reclutare gli orchestrali fra i boppers. Nasce così una formazione straordinaria che schiera personaggi come Dizzie Gillespie, Fats Navarro, Kenny Dorham, Miles Davis alle trombe, Gene Ammons, Dexter Gordon, Wardell Gray, Lucky Thompson al sassofono tenore, Charlie Parker, Sonny Stitt al contralto, Leo Parker al sassofono baritono, John Malachi e Clyde Hart al pianoforte, Tommy Potter al contrabbasso, Art Blakey alla batteria. Gli arrangiamenti vengono di volta in volta curati da Dizzy Gillespie, Tadd Dameron, Budd Johnson e Jerry Valentine. I cantanti sono Sarah Vaughan e lo stesso Eckstine. Il successo dell'orchestra spinge molti strumentisti a cercare fortuna da soli. La crisi delle grandi orchestre fa il resto. Nel 1947 Eckstine scioglie l'orchestra e si dedica esclusivamente all'attività di cantante solista. Dalla fine degli anni Cinquanta in avanti l'attività di Eckstine si è svolge prevalentemente nei Casinò del Nevada o in vari tour all'insegna della nostalgia. Muore a Pittsburgh, il Pennsylvania, l'8 marzo 1993
06 luglio, 2018
7 luglio 1901 - Vittorio De Sica, Il primo divo italiano del cinema sonoro
Il 7 luglio 1901 a Sora, una cittadina che all’epoca è in provincia di Caserta e oggi in quella di Frosinone nasce Vittorio De Sica. Per ragioni di studio si trasferisce a Napoli, città cui resterà per sempre legato da grande affetto. Il suo esordio nel cinema avviene nel 1918 quando interpreta una parte di secondo piano nel film “Il processo Clémenceau”. Nel 1924, conclusi gli studi, decide di dedicarsi a tempo pieno al teatro specializzandosi nel personaggio del giovanotto brillante e scanzonato. Parallelamente all’attività teatrale continua a frequentare i set cinematografici e dopo una serie di film minori arriva al successo nel 1932 con “Gli uomini, che mascalzoni...”, un film di Mario Camerini nel quale canta Parlami d'amore Mariù, il primo successo come cantante della sua carriera. In breve tempo diventa il primo vero divo italiano del cinema sonoro grazie a una fortunata serie di commedie sentimentali. Anche sul piano musicale centra una lunga serie di successi con brani come Ludovico, Tu solamente tu, Dicevo al cuore, Dammi un bacio e ti dico di sì e Allegro yankee. Nel 1943 dirige “I bambini ci guardano”, il film che segna l’inizio della sua collaborazione con lo sceneggiatore Cesare Zavattini. La storia anticipa le novità tecniche e tematiche della sua produzione successiva. Nel dopoguerra realizzando due capolavori del neorealismo: “Sciuscià” del 1946 e “Ladri di biciclette” del 1948, entrambi premiati con l’Oscar. Nonostante gli impegni cinematografici non abbandona mai del tutto la musica leggera. Tre anni prima della sua morte, avvenuta nel 1974 a Parigi realizza l’album De Sica anni Trenta in collaborazione con il figlio Manuel. Attore e regista di grande talento Vittorio De Sica ha lasciato un segno chiaro anche nella storia della canzone italiana. Il suo primo grande successo come cantante arriva all’inizio degli anni Trenta con Parlami d’amore Mariù. È proprio in quel periodo che una parte della critica italiana inizia a paragonarlo al grande Maurice Chevalier, uno dei grandi protagonisti dello spettacolo internazionale. Il giovane De Sica mostra però di non apprezzare particolarmente il paragone e nel 1936 approfitta di un’intervista per farlo sapere a tutti: «Mi si chiama in giro lo Chevalier italiano. Si tratta di un ingiusto battesimo al quale mi ribello per infinite ragioni…». Espone le differenze tra lui e lo chansonnier francese e alla fine spiega quale sia la canzone principale: lui non si ritiene un semplice cantante ma «…un autore drammatico che per proprio diletto, prima che per altrui, canta anche canzoni…». Nonostante l’atteggiamento personale un po’ scontroso nei confronti della canzone, negli anni Trenta Vittorio De Sica è uno dei protagonisti più importanti e di maggior successo della scena musicale italiana come dimostra il numero notevole di suoi dischi a 78 giri pubblicati dalla Columbia. Nel 1932 sono cinque, salgono a ventisei nel catalogo della stessa etichetta del 1934 e raddoppiano ancora in quello del 1942. La casa discografica non dà troppo retta alle sue prese di distanza dalla canzone e ne sfrutta fino in fondo la popolarità e il talento. L’unica concessione alla sua richiesta di non essere confuso con gli altri cantanti è nella presentazione sulle pagine dei cataloghi della casa discografica dove viene descritto con questa frase un po’ contorta: «L’aristocratico artista della scena di prosa che ha dimostrato brillantemente come si possa fare dell’arte anche fuori dalla ribalta».
05 luglio, 2018
6 luglio 1957 - John? Piacere, mi chiamo Paul McCartney
Il 6 luglio 1957 i Quarrymen di John Lennon suonano in una festa nel sobborgo di Woolton. Un amico comune presenta a Lennon un ragazzo di nome Paul McCartney, che fa subito un'ottima impressione: sa accordare la chitarra, conosce tutte le parole di canzoni come Be Bop A Lula di Gene Vincent e suona gli accordi di Long tall Sally e di altri brani di Little Richard. Figlio di Jim McCartney un jazzista che negli anni Trenta era stato leader della Jim Mac's jazz band. Paul ha sviluppato una sua personale tecnica da mancino. Dopo quell'incontro a Woolton, Paul entra ufficialmente nei Quarrymen. John e Paul trascorrono interi pomeriggi insieme a esercitarsi, a sperimentare e imparare nuovi accordi, iniziando a stabilire quella stretta collaborazione tra due opposte personalità che sarebbe diventata il cuore delle imprese musicali dei Beatles. Verso la fine del 1957, John Lennon e Paul McCartney sono ormai in grado di comporre canzoni. E la prima canzone di Paul, I lost my little girl, viene presentata da McCartney al gruppo come una sorta di riparazione a una serata disastrosa alla chitarra solista. Il brano è buono ed entra nel repertorio. Inizia qui una storia lunga, lunghissima...
04 luglio, 2018
5 luglio 1966 - Linciate i Beatles!

4 luglio 1971 - La leucemia uccide Donald McPherson dei Main Ingredient

02 luglio, 2018
3 luglio 1930 - Tommy Tedesco, dal jazz al pop
Il 3 luglio 1930 nasce a Niagara Falls, New York, il chitarrista Tommy Tedesco, all'anagrafe Thomas Tedesco. Debutta sulla scena jazz nel 1953 con la formazione di Ralph Marterie e quindi si trasferisce a Los Angeles. Suona per qualche tempo con il trio di Joe Burton, e subito dopo forma un proprio gruppo con il quale si esibisce al Lighthouse. Nella seconda metà degli anni Cinquanta suona con Dave Pell e quindi con Chico Hamilton, Buddy De Franco, Jack Montrose, Mat Mathews, Herb Geller e altri. Nel pop ottiene un grande successo soprattutto nelle colonne sonore. Muore il 10 novembre 1997 a Northridge, in California.
2 luglio 1928 - Line Renaud, la ragazza del music hall
Il 2 luglio 1928 a Pont de Nieppe nasce Line Renaud. «Dalle brume del Nord della Francia alle luci di Hollywood e di Las Vegas». Così è stata sintetizzata la straordinaria avventura di Line Renaud, l’applaudita vedette dei music-hall parigini che negli anni Cinquanta porta le atmosfere e le canzoni degli chansonniers francesi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Bionda “come un angelo” brucia le tappe e arriva presto al grande successo internazionale dopo aver precocemente conquistato il pubblico parigino del music-hall. Per la sua storia artistica Line Renaud ha finito per diventare un po’ l’elemento di contatto, il ponte attraverso il quale due mondi dello spettacolo apparentemente lontani come quella francese e quello angloamericano si incontrano. La sua voce regala al pubblico d’oltremanica e d’oltreoceano i brani migliori della canzone d’autore della sua terra e, in una sorta di ideale compensazione, porta in Francia le versioni nella lingua di casa dei grandi successi internazionali. Quando prima il cinema e poi la televisione la chiamano, lei non si tira indietro. Si impegna con la costanza e l’instancabile voglia di migliorarsi che da sempre l’hanno caratterizzata finendo per allargare la sua popolarità anche a un pubblico diverso da quello che l’ha scoperta attraverso le canzoni. Proprio il cinema e la televisione le consentono di superare indenne il passare del tempo e la morte del grande amore della sua vita affacciandosi al nuovo millennio con una ritrovata voglia di nuove avventure artistiche.Il 2 luglio 1928 a Pont de Nieppe, un borgo del Nord della Francia vicino alla città d’Armentières, nasce una bambina. Si chiama Jacqueline Enté e, come i personaggi delle favole, ha i capelli d’oro e le guance rosse e vellutate come i petali di rosa. La madre è una stenodattilografa, mentre suo padre fa il camionista e nel poco tempo che gli resta suona la tromba nella banda municipale. La musica incanta la piccola Jacqueline e i genitori la incoraggiano. A sette anni vince il suo primo concorso canoro. Sono anni difficili per tutti. Sull’Europa aleggiano nuove nubi di guerra e suo padre, come gran parte degli uomini in grado di portare un’arma, viene richiamato. Finirà prigioniero e la sua assenza da casa durerà cinque anni. A prendersi cura di Jacqueline restano tre donne: sua madre e le due nonne, una delle quali possiede un caffè ad Armentières nel quale la biondissima ragazzina spesso si esibisce cantando per gli avventori. Nelle intenzioni della famiglia la musica dovrebbe restare poco più di un hobby per la sempre meno piccola Jacqueline, ma come spesso succede il destino ha in serbo qualche sorpresa. Nel 1942 la ragazza legge su un giornale l’annuncio dell’apertura delle audizioni per entrare al Conservatorio di Lille. Nella sua beata ingenuità non fa caso al fatto che l’ammissione al Conservatorio è prevista soltanto per le interpreti di canto classico. Si presenta davanti alla commissione e canta Sainte-Madeleine e Mon âme au diable, due canzoni scritte da Loulou Gasté, uno dei più popolari compositori di quel periodo. Nonostante le premesse l’audizione sortisce comunque un effetto. Al termine dell’esibizione Jacqueline viene avvicinata dal direttore di Radio Lille che vorrebbe scritturarla. Superate le resistenze di mamma e nonne a quattordici anni firma un contratto biennale per interpretare sulle onde della radio le canzoni di Loulou Gasté. Sceglie anche un nome d’arte. Jacqueline Enté diventa così Jacqueline Ray. Come Dio vuole anche la guerra finisce e gli occupanti nazisti lasciano finalmente la Francia. Nell ’entusiasmo del dopoguerra Radio Lille finisce per essere un orizzonte troppo limitato per le ambizioni di Jacqueline che decide di tentare la fortuna a Parigi. Nel 1945 ottiene la sua prima scrittura alle Folies Belleville, uno dei più prestigiosi music-hall di quel periodo. Josette Daydé, la vedette dello spettacolo, la rende in simpatia e quasi per farle un regalo decide di presentarle quel Loulou Gasté che è da sempre il suo idolo e del quale interpreta ogni sera le canzoni. L’incontro è fatale per entrambi. Jacqueline ha sedici anni, il compositore ne ha trentasette, ventuno in più, ma tra i due è amore a prima vista. Gasté decide anche di seguirla sul piano artistico. Le impone un cambiamento radicale dell’impostazione scenica, uno stile nuovo, vestiti diversi e, ciliegina sulla torta, anche un nome d’arte più facile da ricordare. Jacqueline, troppo lungo, si accorcia in Line mentre il cognome della nonna materna, Renaud, sembra fatto apposta per restare nella memoria. Scritturata da Radio Luxembourg fa il suo debutto in un programma musicale della domenica che arriva in tutte le case di Francia. Dopo aver registrato qualche brano con la Pacific , in breve tempo si ritrova con un buon contratto discografico con la Pathé Marconi. Tutto scorre così veloce che la ragazza fatica a raccapezzarsi. La prima canzone pubblicata con la prestigiosa etichetta è Ma cabane au Canada, un brano scritto per lei da Loulou Gasté che vince il premio destinato al miglior debutto del 1949 al Gran Prix du Disque. Nello stesso anno canta al Théâtre de l’Etoile aprendo un concerto di Yves Montand e parte per la sua prima tournée fuori dai confini francesi. Il 1950 la vede collezionare un successo dopo l’altro con brani come Ma petite folie o Etoile de neiges, versioni francesi di grandi successi statunitensi di quegli anni. L’anno vede anche il suo trionfo come vedette all’ABC, uno dei music-hall più importanti di Parigi e il matrimonio con Loulou Gasté. Molto apprezzata anche dal pubblico britannico la ragazza comincia ad catturare anche le attenzioni del cinema. Nel 1951 gira il suo primo film. È “Ils sont dans les vignes” di Robert Vernay cui seguono, l’anno dopo, “Paris chante toujours” di Pierre Montazel e nel 1953 “La route du bonheur” di Maurice Labro. Nel 1954 Line Renaud viene scritturata dal Moulin Rouge. La sua popolarità è tale che il celebre locale si garantisce il tutto esaurito per tutti e quattro i mesi in cui il suo nome resta in cartellone. Proprio al Moulin Rouge la vede per la prima volta il comico e intrattenitore Bob Hope che l’invita a partecipare ben cinque puntate del suo show televisivo, forse il più popolare della televisione statunitense di quel periodo. Il successo è immediato. Line canta nei locali più prestigiosi d’oltreoceano e registra anche un brano in duo con Dean Martin intitolato Relaxed-vous. Per tutti gli anni Cinquanta farà la spola tra la Francia e gli Stati Uniti passando anche un lungo periodo a Las Vegas dove il suo nome in cartellone affianca quelli di personaggi come Frank Sinatra o Louis Armstrong. Continua a mietere successi anche nel cinema e, a partire dalla fine degli anni Sessanta, in televisione dove si fa apprezzare per la sua capacità di intrattenitrice e showgirl. Proprio alla televisione francese conduce nel 1973 il varietà “Line direct”. Gli anni passano ma Line sembra non accorgersene e nel 1980 festeggia i trent’anni di carriera al Casino con una serata cui partecipa tutta Parigi. La ventenne principessa del music-hall ha lasciato il posto a una matura e consapevole donna di spettacolo che non disdegna di spendere il suo nome e impegnarsi per cause come la battaglia contro la diffusione dell’AIDS in Africa e nei paesi poveri del mondo. Il lavoro e l’amore del pubblico sono due alleati preziosi che le consentono di superare anche la più brutta sorpresa che il destino potesse farle. L’8 gennaio 1995 alle otto del mattino nella loro casa di Rueil Malmaison, si porta via Loulou Gasté, l’uomo della sua vita. La scomparsa lascia un vuoto immenso e più di mille canzoni. Negli ultimi anni il cinema e la televisione tendono a prevalere sull’attività canora di Line Renaud anche se, di tanto in tanto non disdegna di tornare in sala di registrazione come accade nel 2002 quando, insieme a Charles Aznavour, Nana Mouskouri, Garou e tanti altri registra l’album Feelings, un dolcissimo omaggio al marito scomparso.
24 giugno, 2018
25 giugno 1969 - Fabbrica e Cantagiro due facce della stessa medaglia
«Ritmi infernali in fabbrica, ritmi musicali al Cantagiro: due facce della stessa medaglia». La frase, riprodotta su migliaia di volantini, accompagna il 25 giugno 1969 a Cuneo la dura contestazione al Cantagiro. Nel 1969 la manifestazione è ormai arrivato all’ottava edizione schierando ai nastri di partenza personaggi adorati dal pubblico giovanile come Massimo Ranieri, Lucio Battisti e Mal. Mentre torna il girone riservato ai giovani, in ossequio ai gusti del periodo viene “inventato” un girone destinato al folk cui partecipano, tra gli altri, Cochi e Renato, Giorgio Gaber, Gabriella Ferri, Lino Toffolo, Bruno Lauzi e un giovane Pippo Franco. Nonostante il buon livello della proposta musicale i tempi stanno ormai cambiando. I giovani non s’accontentano delle canzoni, vogliono di più e qualche volta sognano addirittura di cambiare il mondo. Il Cantagiro finisce per far da catalizzatore delle proteste giovanili che il 25 giugno 1969 trovano un momento eclatante a Cuneo dove i giovani manifestanti bloccano l’ingresso della Stadio Comunale della cittadina piemontese con la parola d’ordine “Ritmi infernali in fabbrica, ritmi musicali al Cantagiro: due facce della stessa medaglia”. Invitati a sgomberare da parte dei responsabili dell’ordine pubblico decidono di resistere. Ne nascono tafferugli poi sedati. Il dado però è tratto. È il primo segnale di un rapporto tra contestazione e concerti che negli anni successivi diventerà esplosivo. Con la fine degli anni Sessanta l’epoca d’oro del Cantagiro finisce.
23 giugno, 2018
24 giugno 1964 – Ci sono i Rolling Stones, sotto con le risse!
Il 24 giugno 1964 a Blackpool, in Scozia, i Rolling Stones si esibiscono in un concerto devastante. Ragazzi ubriachi scalano il palco per sputare sui componenti del gruppo. Sono i cosiddetti “sputi d’amore” e fanno parte del folclore tra il cazzone e l’anticonformista che caratterizza l’ambiente del rock più robusto. Mentre gli altri gruppi abbozzano sopportando quei gesti come un prezzo da pagare alla popolarità, i Rolling Stones no. Indispettito, Keith Richards osserva i ragazzi e, individuato il più scalmanato lo punta e gli urla: «Fallo un’altra volta e ti spezzo quel fottuto osso del collo». Il ragazzo sghignazza e continua imperterrito a bersagliare di saliva i componenti del suo gruppo preferito. Non lo fa per molto. Fedele alla promessa, il chitarrista dei Rolling Stones parte di gran carriera, attraversa di corsa il palco e lo colpisce con un calcio in piena faccia. È l’inizio di una gigantesca rissa. Alla fine il bilancio degli incidenti è di trenta giovani e due poliziotti ricoverati in ospedale. Quando c’è da aizzare le folle e da menar le mani i Rolling Stones non si tirano mai indietro. Spesso i loro concerti sono occasioni d’oro per dare sfogo alla rabbia. Tra gli episodi più famosi c’è quello del 20 ottobre 1964 quando la band è di scena all'Olympia di Parigi. Il pubblico francese, che aveva accolto con freddezza i Beatles, impazzisce letteralmente per loro. L'arrivo degli Stones fa convergere verso il centro della città migliaia di ragazzi provenienti dalla periferia che, impossibilitati a entrare, si scatenano in una lunga guerriglia urbana con la polizia. I tabloid inglesi ne danno notizia senza enfasi, quasi con noia: «I Rolling Stones suonano all'Olympia di Parigi e scoppiano i soliti tumulti tra fans e polizia». Eppure quelli di Parigi non sono i “soliti tumulti”, ma la dimostrazione della capacità del gruppo di incendiare la rabbia e il senso di frustrazione di una generazione che pochi anni più tardi tenterà di dare la scalata al cielo. Non sono i “soliti tumulti” neppure per qualità. A iniziare la battaglia con la polizia sono, senza alcun dubbio, i giovani rimasti fuori dall'Olympia, ma ben presto essi ricevono manforte anche dai "privilegiati", quelli che sono riusciti a entrare. La battaglia dura molte ore e pian piano si allarga di fuori della zona del teatro. Nelle ore successive al concerto sono decine le bande di ragazzi e ragazze, spesso giovanissimi, che attraversano i boulevard lanciando tavoli, sedie, segnali stradali e ogni oggetto possibile contro le vetrine dei negozi. Alla fine il bilancio sarà di oltre centocinquanta persone arrestate. Uno dei pochi a tentare di capire il “fenomeno Stones” è Tom Wolfe, che li definisce “spauracchio della borghesia” e spiega il loro legame con gli strati più emarginati della società con il fatto che «i Rolling Stones provengono dai bassifondi della vita, un cono d’ombra che per anni è stato il regno degli outsider dell’arte e della fotografia, abitato da poveri ragazzi» che nella musica della band trovano la scintilla necessaria a incendiare la loro rabbia. Mick Jagger non è né un filosofo né un sociologo e dopo uno dei tanti incidenti a un loro concerto dirà: «...Normali episodi di esuberanza giovanile e ottusità della polizia. Sono successi episodi simili a Blackpool, a Belfast, a l'Aia, a Toronto, a Rochester, a Vienna, a Parigi e ad Halsinborg… Non c'è niente di nuovo. I giovani sono esuberanti in tutto il mondo e la polizia non brilla per comprensione in nessun paese del mondo…».
22 giugno, 2018
23 giugno 1969 - Nasce il Manifesto
Il 23 giugno 1969 attorno a Luigi Pintor e Rossana Rossanda nasce il Manifesto, una rivista di ricerca politica nata dalla componente più "a sinistra" della linea ufficiale del Partito Comunista Italiano e destinata a diventare successivamente un quotidiano. Il primo numero ha una tiratura di 75.000 copie e viene pubblicato dalle Edizioni Dedalo. Alla redazione partecipano Luigi Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Luciana Castellina e Ninetta Zandegiacomi.
19 giugno, 2018
20 giugno 1935 - Kid Thomas, la vita breve di un bluesman
Il 20 giugno 1935 a Sturgess, nel Mississippi, nasce il bluesman Kid Thomas, famoso per il suo modo caratteristico di suonare l'armonica traendone una voce simile a quella di un sassofono. Il suo vero nome è Louis Thomas Watts. E impara a suonare l'armonica all’inizio degli anni Cinquanta dopo essersi trasferito a Chicago. Curioso sperimentatore frequenta i virtuosi dello strumento Little Walter, Junior Wells e James Cotton "rubando" loro i segreti del mestiere. Le sue esibizioni non passano inosservate e suona con Muddy Waters, Eddie Boyd e Bo Diddley. Nel 1957 incide per la Federal e un anno dopo è al fianco di Otis Rush e di Magic Sam. Nei primi anni Sessanta si trasferisce sulla Costa Occidentale. Nel 1970 investe e uccide con l'automobile un ragazzo bianco. Rinviato a giudizio diventa oggetto di una vera e propria campagna di stampo razzista. Il 13 aprile 1970, nel giorno in cui deve svolgersi il processo viene assassinato a Beverly Hills dal padre della vittima.
18 giugno, 2018
18 giugno 1949 - La prima volta della Roman New Orleans Jazz Band
Il 18 giugno 1949 in una street parade per le vie di Roma fa la sua prima apparizione il gruppo che di lì a poco tempo assumerà il nome di Roman New Orleans Jazz Band. Nel mese di settembre registra la colonna sonora del documentario "Il porto di Ancona" e in ottobre, con una formazione composta da Giovanni Borghi, Luciano Fineschi, Marcello Riccio, Ivan Vandor, Franco Nebbia, poi sostituito da Giorgio Zinzi, Bruno Perris, Pino Liberati e Peppino d'Intino, suona in jam session con Louis Armstrong, Jack Teagarden e Earl Hines. È proprio Armstrong a dare il nome al gruppo che nel marzo del 1950 incide cinque brani per Parlophon considerati i primi esempi di New Orleans revival italiano. Lo stesso mese si esibisce in una jam session con Bill Coleman e Big Boy Goodie di passaggio a Roma e il 3 giugno 1950 prende parte al 2° Festival Nazionale del Jazz a Milano. Nel dicembre, dopo essere stata diffidata dal continuare a provare in un garage del quartiere romano dei Parioli, inizia a suonare al Mario's Bar, un locale di via Porta Pinciana di proprietà di Mario Canetti. Il 20 dicembre 1951 il Mario's Bar chiude e l'orchestra passa alle Pleiadi di via Sistina. Nel gennaio del 1952 è la protagonista del documentario "Il Blues della domenica", di Valerio Zurlini. Nell'aprile, prende parte al Secondo Salone Internazionale del Jazz di Parigi. Nel gennaio e febbraio del 1953 incide undici brani per la Voce del Padrone con Carlo Loffredo al contrabbasso al posto di Pino Liberati. Nell'aprile del 1953 Riccio, Vandor e Zinzi abbandonano l'orchestra e vengono sostituiti dal clarinettista Euclide Zoffoli e dal pianista Tom Fornari. Qualche mese dopo rientrano Riccio, Vandor e Zinzi, ma se ne va Luciano Fineschi, sostituito da Carlo Capodieci. La seduta di registrazione del 17 novembre 1953 sembra l'ultima della storia del gruppo. Carlo Loffredo dà vita a una nuova Roman New Orleans Jazz Band con altri musicisti, salvo il batteri sta Peppino d'Intino, ma è costretto da una sentenza a ribattezzare il gruppo Seconda Roman New Orleans Jazz Band. La Roman , dopo un periodo di relativa stasi e con il rientro di d'Intino, con Marcello Rosa al trombone, Umberto Cesari al pianoforte al posto di Zinzi e con l'aggiunta di Sergio Battistelli al vibrafono, riprende l'attività suonando al Rugantino di Trastevere. La sigla è destinata a non morire mai...
17 marzo, 2018
17 marzo 2009 - Milano assedia i Killers
«Ciao Milano! Siamo i Killers! Al vostro servizio…». Così sul palco del Forum d’Assago di fronte a un pubblico straboccante il 17 marzo 2009 Brandon Flowers, leader e frontman dei Killers ha dato inizio al concerto della sua band. Non è la prima volta che il gruppo arriva a Milano (poco più di due anni prima si è esibito al Rolling Stone) ma questa volta, complice il successo planetario del loro brano Human, i quattro ragazzi di Las Vegas sono stati sottoposti a un vero e proprio assedio da parte di migliaia di fans impazziti mentre i biglietti del concerto, più di 12.000, si esauriscono in pochissimo tempo. Già al mattino una folla variopinta prima si accalca ai cancelli, e, dopo l’apertura sciama nell’impianto milanese occupando ogni spazio disponibile. L’attesa dell’inizio del concerto della band è rotta dall’esibizione dei californiani Louis XIV. Non è mai facile fare da spalla alle star ma la band fa fatica a mantenere la concentrazione di fronte al disinteresse e, in qualche caso, alla maleducazione degli spettatori. Per questa ragione verso la fine dell’esibizione, sale sul palco a dar loro una mano il batterista dei Killers Ronnie Vannucci che per l’occasione imbraccia la chitarra e canticchia nei cori di una delle loro canzoni. L’attesa termina poco prima delle 22.000 quando, con le note di Human, inizia la performance dei Killers.
27 gennaio, 2018
27 maggio 1940 - "Caccia al passante" e uno strano quartetto
Il 27 maggio del 1940 al teatro Valle di Roma va in scena “Caccia al passante”, uno spettacolo di varietà ideato e scritto da Agenore Incrocci, un autore che si firma con lo pseudonimo di Age ed è destinato a lasciare un segno profondo nella storia dello spettacolo italiano. Lo presenta Mario Riva e tra gli artisti che si alternano sul palcoscenico c’è un complesso vocale formato da quattro ragazzotti le cui età sommate non raggiungono gli ottant’anni. I quattro cantano una versione di Bambina innamorata decisamente innovativa e ritmata sulla falsariga di quello che dall’altra parte dell’oceano fanno i gruppi vocali americani d’ispirazione jazzistica come i Mills Brothers. Il pubblico applaude entusiasta. Si presentano come Quartetto Egie, prendendo in prestito la parola ottenuta assemblando le iniziali dei nomi di battesimo dei componenti: Enrico Gentile, Giovanni Giacobetti detto ‘Tata’, Iacopo Jacomelli ed Enrico De Angelis. Il gruppo può contare anche su una sorta di quinto componente aggiunto in Virgilio Savona, un geniale musicista appassionato di jazz che ne cura l’impostazione e mette mano agli arrangiamenti. La loro esibizione non passa inosservata. Convocati per un provino radiofonico sostituiscono Iacopo Jacomelli, intenzionato a continuare come solista, con Virgilio Savona e cambiano nome in Quartetto Ritmo. L’8 ottobre del 1941, accompagnati dall’Orchestra Zeme, si esibiscono per la prima volta ai microfoni della radio cantando Il Visconte di Castelfombrone tratto dal popolare sceneggiato radiofonico “I quattro moschettieri”, ma i problemi non sono finiti. Nello stesso periodo, infatti, anche Enrico Gentile, che fino a quel momento aveva avuto il ruolo della voce solista, è costretto a lasciare i compagni per adempiere agli obblighi militari. Al suo posto arriva un giovane che proviene da Fondi in provincia di Latina. Si chiama Felice Chiusano. Con il nuovo organico il gruppo cambia ancora nome in Quartetto Cetra, si dice in omaggio alla casa discografica che li ha scritturati.
18 novembre, 2017
19 novembre 2001 – Gli Zen dal web a "Pornstar"

15 ottobre, 2017
15 ottobre 1968 – Come uno Zeppelin di piombo

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