22 giugno, 2019

22 giugno 1936 – Kris Kristofferson, tra poesia, canzoni e cinema


Il 22 giugno 1936 a Brownsville, nel Texas nasce il cantante, autore e attore di successo Kris Kristofferson. Negli anni del College la sua prima passione è la letteratura: compone poesie e scrive un paio di romanzi trovando anche qualcuno disposto a pubblicarli e leggerli. Durante il servizio militare resta, però, affascinato dalla possibilità di aggiungere la musica alle parole. L'emozione per la scoperta è tanta che quando, nel 1965, viene congedato, rifiuta la cattedra di Letteratura a West Point e decide di dedicarsi anima e corpo alla musica. A sostenerlo nella scelta c'è il cantante country Johnny Cash, suo grande estimatore, che da tempo insiste perché il ragazzo si applichi con più continuità alla composizione di testi per le canzoni. Si lascia alle spalle West Point e si trasferisce a Nashville. Qui sbarca il lunario scrivendo canzoni per i vari personaggi del country e qualche ballata d'impegno sociale. È proprio in questo periodo che vede la luce Me and Bobby McGee, un brano che conosce un discreto successo nel 1969 nell'interpretazione del cantante Roger Miller e che un paio d'anni dopo diventa uno dei cavalli di battaglia di Janis Joplin. La sua produzione alimenta il repertorio di personaggi di primo piano della scena country come Gordon Lighfoot, Johnny Cash e Willie Nelson. Meno bene vanno le cose quando decide di interpretare da solo i propri brani. Pubblica, infatti, una lunga serie di album senza infamia né lode, tre dei quali in coppia con Rita Coolidge che per qualche anno diventa anche sua moglie. Una nuova svolta nella sua carriera arriva nel 1971 quando Dennis Hopper lo vuole nel suo film "The last movie" (Fuga da Hollywood), uno dei manifesti più confusi della generazione hippie. La piccola e, tutto sommato, marginale partecipazione alla pellicola di Hopper gli apre le porte del cinema. In breve diventa uno dei personaggi più interessanti del cinema degli anni Settanta. Gran parte del merito va al regista Sam Peckinpah che gli affida due parti significative in "Pat Garrett & Billy The Kid" e "Voglio la testa di Garcia" e il ruolo del protagonista in "Convoy, trincea d'asfalto". Tra i suoi successi di quel periodo c'è anche il remake di "È nata una stella" al fianco di Barbra Streisand. Nel 1980 è tra gli attori scelti da Michael Cimino per lo sfortunato film-denuncia "I cancelli del cielo". L'attività cinematografica lo porterà a trascurare quella musicale, anche se non mollerà mai del tutto né la sala di registrazione né le esibizioni dal vivo.



21 giugno, 2019

21 giugno 1968 – I Deep Purple? Cinque ragazzi di campagna


Il 21 giugno 1968 la Parlophone, un'etichetta minore di proprietà della EMI, pubblica Hush, il primo singolo di una nuova band britannica che risponde al nome di Deep Purple. Il brano non sembra niente di speciale, ma in breve tempo arriva ai primi posti delle classifiche statunitensi. L'avvenimento spinge la critica e i media a dedicare un po' più d'attenzione a quello che, fino a qualche tempo prima, era considerato uno dei tanti gruppi che popolavano la scena musicale britannica di quel periodo. Scoprono così che questi cinque "ragazzi della selvaggia campagna dell'Hertfordshire", non sono proprio dei novellini. Il carismatico tastierista John Lord, l'anima del gruppo, ha precedenti importanti nel jazz e una lunga militanza negli Artwoods, mentre il bassista Nicky Simper è reduce dall'esperienza di Johnny Kidd & The Pirates. Il chitarrista risponde al nome di Ritchie Blackmore, un vagabondo che negli anni precedenti è stato anche in Italia con i Trip e ha accompagnato per qualche mese Riki Maiocchi, l'ex cantante dei Camaleonti. Il batterista Ian Paice e il cantante Rod Evans sono stati, infine, recuperati con annunci sulla stampa specializzata. Questo è dunque il gruppo che ha conquistato l'America fin dal primo disco. Un colpo di fortuna? Sono in molti a crederlo e qualcuno si azzarda anche a scriverlo con il rischio di fare l'ennesima figuraccia. I "cinque ragazzi di campagna", infatti, alla faccia degli scettici, dopo un annetto passato a mettere a punto le idee entusiasmeranno il mondo e diventeranno uno dei più grandi gruppi hard rock di tutti i tempi. L'assestamento definitivo della band coinciderà con il primo cambiamento di formazione. Nicky Simper e Rod Evans verranno sostituiti dal bassista e dal cantante degli Episode Six: Roger Glover e Ian Gillan. La scelta sarà determinante per la continuità, ma soprattutto per la personalità della band. Nel 1970 l'album Deep Purple in rock segnerà l'inizio della loro folgorante ascesa vendendo più di un milione di copie mentre le tranquille classifiche dei singoli, caratterizzate in quel periodo da tanti brani gradevoli e rassicuranti, verranno sconvolte dall'arrivo di un ciclone sonoro come Black night, considerato ancora oggi uno dei primi esempi di heavy metal commerciale. Il mondo intero imparerà così ad amare la voce selvaggia di Ian Gillan, la nitida sonorità della chitarra di Ritchie Blackmore, il talento creativo di Lord e le atmosfere sonore delle sue tastiere.



19 giugno, 2019

19 giugno 1971 - Chirpy chirpy cheep cheep


Il 19 giugno 1971 al vertice della classifica britannica arriva il brano Chirpy chirpy cheep cheep interpretato dai Middle Of The Road, una band fino a quel momento sconosciuta dal grande pubblico e formata dalla cantante Sarah Carr, dal bassista Eric Campbell Lewis, dal chitarrista Ian Campbell Lewis e dal batterista Ken “Ballantyne” Andrew. La loro storia inizia alla fine degli anni Sessanta quando si formano a Glasgow con il nome di Part Four. Successivamente decidono di cambiare nome in Los Caracos dopo aver modificato il loro repertorio dedicandosi alla musica latina. Non sono artisti professionisti. Come molti giovani appassionati di quel periodo di giorno lavorano di giorno e alla sera suonano. Nel 1970 cambiano ancora nome. Diventano Middle Of The Road e decidono di provare a dedicarsi alla musica a tempo pieno. Dopo essere arrivati in Italia per un tour, vengono scritturati dal produttore Giacomo Tosti e restano qui da noi. Da quel momento grazie anche alle canzoni scritte dal britannico Lally Stott, iniziano a conquistare le classifiche europee con un sound estremamente commerciale e affine alla "bubble gum music” d’oltreoceano. Tra i loro principali successi ci sono Chirpy chirpy cheep cheep, Tweedle dee tweedle dum, Soley soley, Sacramento e Samson & Delilah. In due anni la band passa dall'anonimato al successo per tornare poi nell'anonimato più assoluto dopo aver venduto cinque milioni di dischi.


18 giugno, 2019

18 giugno 2004 – Il giorno in cui i Marmaja persero Elia


Il 18 giugno 2004 muore improvvisamente Elia Mantovani, il chitarrista dei Marmaja. «Nessuno potrà ascoltare dal vivo il nuovo disco, perché Elia dal 18 giugno non c’è più». L’emozione è palpabile nella voce di Guido Frezzato il front man di uno dei gruppi storici di quel genere che in modo alquanto impreciso viene definito “combat rock”. Nella frase c’è più di una verità perchè l’uscita di Marmaja, il terzo album della loro storia, coincide con la morte improvvisa di Elia Mantovani, la chitarra grafica del gruppo, il levigatore delle atmosfere, il cesellatore delle evoluzioni sonore. Per capire quanto di lui ci sia nel disco è sufficiente leggere la title track dove la sua firma compare in sette brani su dodici o ascoltarlo con orecchio allenato per accorgersi come nei primi cinque brani tutto giri intorno alla sua chitarra. La scomparsa stende un’ombra sul futuro del gruppo. In una lunga intervista proprio Frezzato chiarisce le intenzioni della band. «Ci manca e ci mancherà sempre perché i Marmaja non sono soltanto un gruppo musicale, ma un laboratorio, una comunità unita e solidale nel profondo. La sua scomparsa apre una ferita dolorosa in quella comunanza di sentimenti e idee che sta alla base del nostro lavoro. Non molleremo, ripartiremo da lì e andremo avanti. Non lo sostituiremo. Ridistribuiremo i ruoli e continueremo per la nostra strada». E a chi gli chiede se non sia paradossale che tutto questo avvenga dopo la pubblicazione di un album in cui la band sembra trovare una nuova fisionomia sonora, più solare, quasi gioiosa, risponde: «È la morte che è paradossale, non la sua scadenza temporale. L’album nasce dalla voglia di ragionare intorno all’idea del domani, di un futuro che ci piaceva immaginare ricco anche di gioia, di giocare un po’ con le promesse, il mistero, le speranze che l’idea del domani alimenta». La chiave è forse nella canzone di Bertelli Vedrai come è bello? «È anche lì, ma è soprattutto in quell’allegria sudamericana che caratterizza le musiche e gli arrangiamenti. Il folk è solo un pezzo della nostra storia, così come gli echi balcanici ieri e, oggi, le atmosfere sudamericane. Chiudere i Marmaja in un genere fa torto alla nostra storia che è improntata al confronto, alla voglia di conoscere e sperimentare senza preoccuparsi dell’etichetta. Nel disco confluiscono tante idee ed esperienze, compresi un paio di progetti paralleli di cui alcuni di noi fanno parte come il bossa rock degli Iguana Sana o del jazz samba del Trio Brasil. Noi raccontiamo storie, parliamo del lavoro, della vita della gente, delle sue speranze e anche delle sue lotte. È un modo di fare politica, anche se diverso da chi sceglie la canzone-slogan col riff ripetuto da cantare con il pugno alzato, ma è il nostro».

17 giugno, 2019

17 giugno 1938 – Nicuzza se ne va


Il 17 giugno 1938, a Napoli, muore a ventidue anni fra atroci sofferenze la cantante Nicuzza, una delle più popolari interpreti femminili di café chantant. Nata il 5 aprile 1906 a Messina e registrata all’anagrafe con il nome di Maria Sergi a quindici anni scappa di casa e se ne va a Napoli dove studia canto facendosi mantenere dal suo maestro. Graziosa ed eccentrica nel 1923 debutta come cantante nei Café Chantant interpretando brani come Ninì, La spagnola, L’ingenua e ‘A frangesa. Tra le sue performances più famose c’è l’interpretazione di Balocchi e profumi spargendo sul pubblico fiori ed essenze profumate. Con le sue mossette, le gonne alzate al momento opportuno e la voce sensuale conquista una lunga serie di uomini importanti dell’epoca che si innamorano perdutamente di lei. Partecipa a varie audizioni di Piedigrotta e vive rocambolesche avventure fino al punto da ritrovarsi sul capo un mandato di comparizione per “comportamento scandaloso”. Accade nel gennaio del 1938, quando in Italia c’è un regime dittatoriale, ma lei non se ne cura. Una notte ruba una divisa militare a un amante occasionale e fugge in Africa Orientale dove si esibisce in vari locali. A giugno, quando tutto sembra ormai a posto, s’imbarca per tornare in Italia. Nel viaggio di ritorno s’ammala a causa di una dolorosa malattia tropicale e muore in clinica pochi giorni dopo essere sbarcata a Napoli.



09 giugno, 2019

9 giugno 1943 - Kenny Barron, rivitalizzatore delle tecniche pianiste afro-americane


Il 9 giugno 1943 nasce a Philadelphia, in Pennsylvania, il pianista e compositore Kenneth "Kenny" Barron fratello del sassofonista Bill Barron. Dotato di uno stile vigoroso è considerato dalla critica uno degli artefici della rivitalizzazione delle tecniche pianiste afro-americane nel jazz degli anni Settanta. Fin da piccolo è immerso nell'ambiente musicale e per qualche periodo studia con la sorella di Ray Bryant. A quattordici anni ottiene la prima vera scrittura della sua carriera ed entra a far parte della band diretta da Mel Melvin, nella quale suona anche suo fratello, che probabilmente ha svolto un ruolo attivo nella vicenda del suo ingaggio. Due anni più tardi è con Philly Joe Jones e nel 1960 si sposta a Detroit per accompagnare la band di Yusef Lateef, disposto a tenerlo con sé per lungo tempo. Non dura. Ben presto, infatti, cede alle lusinghe della "grande mela" e se ne va a New York in cerca di fortuna. Qui per qualche tempo sbarca il lunario con varie scritture recuperategli dal fratello, ma poi trova finalmente una collocazione più stabile nella band di Ted Curson. Gli bastano pochi mesi per farsi notare e attirare l'attenzione dei protagonisti della scena jazz newyorkese di quel periodo. Alla fine del 1961 fa parte del sestetto di James Moody che lascia per entrare nel gruppo di Roy Haynes. Il suo vagabondare sembra finalmente giunto al termine nel 1962 quando prende il posto di Lalo Schifrin nel quintetto capeggiato da Dizzy Gillespie. Ci resterà quattro anni, poi riprenderà a girovagare alternando esperienze solistiche a collaborazioni importanti suonato con jazzisti del calibro di Freddie Hubbard, Jimmy Owens, Stanley Turrentine, il suo amico Yusef Lateef, Milt Jackson, Jimmy Heath, Stan Getz, Ron Carter e Buddy Rich, solo per citarne alcuni. A partire dal 1973 inizierà a insegnare teoria musicale, armonia e pianoforte presso la Rutgers University dove incontrerà un nuovo compagno d'avventure nel chitarrista Ted Dumbar.


08 giugno, 2019

8 giugno 1978 – Il primo album dei Dire Straits


L'8 giugno 1978, dopo qualche rinvio e non poche preoccupazioni, la Phonogram immette sul mercato il primo album di una nuova band: i Dire Straits. Il titolo del disco è lo stesso nome del gruppo. Inizia così la scalata al successo di una delle band più importanti del passaggio tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, composta dai chitarristi Mark e David Knopfler, dal bassista John Illsley e dal batterista Pick Whiters. L'album è stato realizzato negli Island Studios di Basing Street a Londra sotto le attente cure di Muff Winwood, fratello del famoso chitarrista Steve Winwood, e di Rhett Davies, un tecnico del suono con la fama di poter trasformare in oro tutto ciò che tocca. «Cerchiamo di fare presto e bene, perché abbiamo un budget molto limitato…» Queste sono le prime parole che ascoltano quando entrano in sala di registrazione. Il limite di spesa da non superare è di dodicimilacinquecento sterline: pochi per fare follie, ma sufficienti a produrre un buon disco. Tempo da perdere non ne hanno neanche i Dire Straits che da mesi hanno messo a punto undici brani tra i quali scegliere gli otto da inserire nell'album. Con un po' di rammarico accettano di scartare uno dei loro cavalli di battaglia negli spettacoli dal vivo: Nadine di Chuck Berry. Alla fine saranno quattro le canzoni sacrificate, perché proprio in una delle pause tra una seduta di registrazione e l'altra nasce Lions una canzone che entusiasma lo staff della produzione. Oltre al brano di Berry vengono così scartate Sacred loving, Eastbound train e Real girl. È interessante notare come successivamente tutti e tre gli "scarti" verranno recuperati, primo fra tutti Eastbound train che fa da retro al primo singolo della band Sultans of swing, pubblicato qualche settimana prima dell'album con funzioni di trailer. Nonostante le preoccupazioni e il budget limitato l'album Dire Straits risulta più che gradevole e curato in ogni dettaglio. Non è un disco destinato a vendere milioni di copie, ma fa da trampolino allo straordinario successo che attende il gruppo negli anni successivi. Nei brani si respirano già le atmosfere sonore che saranno la caratteristica più importante dei Dire Straits e anche la critica, inizialmente tiepidina, finirà per rivalutarne l'importanza fino a considerarlo come una delle migliori produzioni del gruppo.



01 giugno, 2019

1 giugno 1940 – Yolande Bavan, la cingalese dalla voce stregata


Il 1° giugno 1940 nasce a Ceylon, in quell'isola che oggi si chiama Sri Lanka, la cantante Yolande Bavan e il nome con cui viene registrata all'anagrafe dell'isola è quello di Yolande Mari Wolffe. Suo padre è un pianista professionista che fin dal primo giorno di vita della piccola immagina per lei un grande futuro da concertista. Non ha ancora compiuto tre anni quando inizia a studiare il pianoforte. Più che una bambina prodigio è una sorta di "forzata della tastiera", tanto che, verso i dieci anni, stanca di passare le ore davanti alla lunga serie di tasti bianchi e neri non abbandona gli studi musicali, ma passa al violoncello. La musica strumentale, soprattutto quella classica e sinfonica, e la ripetitività dei concerti l'annoiano. In più vorrebbe coltivare meglio la sua voce perché, dopo anni passati a suonare si accorge che le piacerebbe fare la cantante. All'inizio degli anni Cinquanta è ancora una bambinetta quando scopre il jazz e se ne innamora. Con l'aiuto determinante del direttore d'orchestra australiano Graeme Bell e, soprattutto, della pianista giapponese Toshiko Akiyoshi diventa una piccola celebrità, non solo nel suo paese, ma anche in Australia. Quando, nel 1955, compie quindici anni ha già all'attivo un paio di tournée australiane e può contare su un programma settimanale interamente dedicato a lei dalla radio cingalese. L'anno dopo decide di trasferirsi nella vecchia Europa. Anche a Londra la sua voce "stregata", ricca di sonorità estranee alla tradizione jazzistica occidentale, affascina l'ambiente del jazz. Per qualche anno passa da un gruppo all'altro, senza soluzione di continuità. Tra gli artisti che, in momenti diversi, la vogliono al loro fianco, ci sono Joe Harriott, Vic Ash e Humphrey Lyttelton. Nel 1962 quando Annie Ross è costretta per motivi di salute a lasciare il trio vocale Lambert, Hendricks & Ross, famoso in tutto il mondo per le sue vocalizzazioni di temi famosi, Dave Lambert e John Hendricks chiedono proprio alla ventiduenne Yolande Bavan di prendere il suo posto. L'avventura è consacrata da un notevole successo discografico ma quando, nel 1964, il trio si scioglie definitivamente, Yolande ha già nuovi progetti. Come accaduto con il pianoforte e il violoncello, si lascia alle spalle anche i concerti canori. Si dedicherà al teatro attraversando l'oceano per entrare a far parte della New York Shakespeare Company.

27 maggio, 2019

27 maggio 1940 – Inizia la storia del Quartetto Cetra


Il 27 maggio del 1940 il gruppo vocale Egie debutta al teatro Valle di Roma con “Caccia al passante”, uno spettacolo ideato e scritto dal Agenore Incrocci, che si firma con lo pseudonimo di Age e che è destinato a diventare uno dei grandi autori. Il nome del gruppo è la sigla ottenuta assemblando le iniziali dei nomi dei componenti: Enrico Gentile, Giovanni Giacobetti detto ‘Tata’, Iacopo Jacomelli e Enrico De Angelis. sulla falsariga dei gruppi vocali americani d’ispirazione jazzistica. Dopo la sostituzione di Jacomelli con Virgilio Savona cambiano nome in Quartetto Ritmo, per diventare poi Quartetto Cetra con l’arrivo di Felice Chiusano al posto di Gentile. L’esordio ai microfoni della radio avviene l’8 ottobre del 1941, quando, accompagnati dall’Orchestra Zeme, cantano Il Visconte di Castelfombrone. Nello stesso periodo, però, anche Enrico Gentile, il solista, è costretto a lasciare i compagni per adempiere agli obblighi militari e al suo posto arriva un giovane di Fondi in provincia di Latina, Felice Chiusano. Nel 1945 registrano un brano, Pietro Vughi il ciabattino, destinato a restare nella storia della canzone come il primo boogie woogie italiano. Nel mese di ottobre del 1947 in occasione di un concerto al Teatro delle Arti di Roma, la bolognese Lucia Mannucci sostituisce De Angelis, richiamato sotto le armi. Due anni dopo ottengono un grande successo con il brano Nella vecchia fattoria, una divertente rielaborazione di una vecchia filastrocca irlandese. Nel mese di settembre del 1951 vincono il prestigioso premio “Passerella d’oro” per la loro partecipazione alla rivista “Gran baldoria” di Garinei e Giovannini.. Nel 1954 partecipano al Festival di Sanremo con ben sei canzoni, tra cui la popolarissima Aveva un bavero. L’anno dopo vincono il primo Festival Internazionale della Canzone di Venezia, accoppiati a un duo composto da Carla Boni e Gino Latilla, con il brano Vecchia Europa. L’elenco dei riconoscimenti ottenuti nella loro carriera è lunghissimo e va dalla Maschera d’oro e dal Microfono d’Argento del 1956, al Telegatto del 1982. I quattro componenti del gruppo vengono insigniti dei titoli di Cavalieri del lavoro nel 1985 e di Commendatori della Repubblica nel 1988. Alla fine del 1988, dopo la morte di Tata Giacobetti si esibiscono ancora come I Cetra fino al 1990 quando la scomparsa di Felice Chiusano mette fine per sempre alla loro storia. Nel nutritissimo repertorio del gruppo ci sono canzoni come In un vecchio palco della Scala, Un bacio a mezzanotte, Vecchia America, Un romano a Copacabana, La vita è un paradiso di bugie, Musetto, Un disco dei Platters, Ricordate Marcellino, Un raggio di sole, Aprite le finestre, Mamma mia dammi cento lire, Donna, Bambino e Voglia di swing che, insieme a quelle già citate, sono tra le più rappresentative di quasi mezzo secolo di storia della canzone italiana.


21 maggio, 2019

22 maggio 1924 – Charles Aznavour dalla Piaf al grande successo


Il 22 maggio 1924 nasce a Parigi Charles Aznavourian, destinato a diventare famoso con il nome di Charles Aznavour. Il lieto evento avviene per caso sul territorio francese dove i suoi genitori, profughi armeni, stanno aspettando un visto per trasferirsi negli Stati Uniti. Suo padre è il baritono Micha Aznavourian, figlio di un cuoco dello zar Nicola II, mentre sua madre Knar proviene da una famiglia di commercianti armeni stabilitisi in Turchia. Il tempo passa e il visto per gli Stati Uniti non arriva. Il vecchio Micha decide allora di aprire un piccolo ristorante armeno dove gli avventori possono trovare cibo e musica. Il locale, situato in Rue de la Huchette, diventa una luogo di ritrovo di artisti, in particolare musicisti e attori di teatro. Il piccolo Charles respira fin dai primi anni di vita questa atmosfera e ne resta affascinato. Nel 1933, quando ha solo nove anni, i suoi genitori lo iscrivono alla scuola di Spettacolo per assecondare la sua intenzione di diventare attore. Il ragazzo ha stoffa e ben presto inizia ritagliarsi piccoli ruoli nel cinema e nel teatro. Nel 1939 però, mentre il mondo si prepara a una nuova follia bellica, il padre Micha si arruola volontario nell’Armée e il quindicenne Charles Aznavourian lascia la scuola per lavorare. Sembra la fine dell’avventura nel mondo dello spettacolo, ma non è così. Nel 1941 incontra un giovane compositore. Si chiama Pierre Roche. I due decidono di unire la loro creatività. Nasce il duo Aznavour-Roche destinato a diventare popolarissimo nei locali di Parigi. Per Charles Aznavour è l’inizio di una lunghissima carriera. Nel 1946 Charles Aznavour incontra Edith Piaf. L’incontro lascia il segno su entrambi. Lui le regalerà alcune bellissime canzoni e lei gli apre le porte degli Stati Uniti. Alla fine degli anni Quaranta il duo Aznavour-Roche parte per una lunga tournée nordamericana dalla quale il buon Charles ritorna solo. Roche è rimasto oltreoceano per amore. Aznavour, pur essendo uno dei più apprezzati autori dell’epoca fatica ad affermarsi come interprete. Scrive canzoni per la Piaf, Mistinguett, Patachou, Juliette Gréco e un’infinità di protagonisti della scena musicale parigina ma fatica a farsi apprezzare in proprio. La svolta avviene nel 1957 quando, dopo una fortunata tournée nell’Africa del Nord, ottiene un sorprendente successo all’Alhambra che prelude a un vero e proprio trionfo nel tempio della musica parigina: l’Olympia. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta la sua popolarità cresce a dismisura in tutto il mondo con brani come Sur ma vie, Parce que, Après l’amour e La mamma. I suoi dischi arrivano al vertice delle classifiche di moltissimi paesi e i teatri più prestigiosi ospitano i suoi concerti. Anche il cinema lo vede protagonista di successo sia come interprete che come autore di colonne sonore e di brani indimenticabili. Il passare del tempo non lascia tracce su Charles Aznavour che negli anni Ottanta colleziona trionfi dal vivo, successi discografici e buone frequentazioni cinematografiche. Nel 1988, quando un terribile terremoto scuote l’Armenia mietendo oltre cinquantamila vittime, crea la fondazione “Aznavour pour l’Armenie” e, insieme a Henri Verneuil, chiama a raccolta novanta protagonisti dello spettacolo francese per registrare la canzone Pour toi Armenie. Il disco vende un milione di copie e il ricavato va interamente al popolo armeno. L’iniziativa gli vale la nomina ad Ambasciatore permanente in Armenia da parte dell’Unesco. L’impegno sociale non cancella quello artistico costellato da dischi straordinari come gli album Aznavour 2000 o Je voyage, e concerti memorabili come quello tenuto nel 1990 al Palais des Congrès di Parigi con la sua amica Liza Minnelli, quello di Montreux del 1997 per festeggiare i suoi cinquant’anni di carriera e quello svoltosi sempre al Palais des Congrès di Parigi del 2004 per festeggiare il proprio ottantesimo compleanno. Nel frattempo è diventato padrone dei suoi diritti visto che nel 1992 ha acquistato l’intero catalogo della società d’edizioni fonografiche Raoul Breton che oltre ai suoi brani comprende gran parte delle opere di Gilbert Bécaud, Edith Piaf e Charles Trenet. La sua popolarità non ha confini generazionali visto che nel 1999 i frequentatori dei siti Internet della CNN e di Time lo indicano, insieme a Elvis Presley e Bob Dylan come uno dei cantanti simbolo del ventesimo secolo. La Francia non ha voluto essere da meno. L’8 ottobre 2001 in una cerimonia ufficiale svoltasi all’Eliseo il Presidente Jacques Chirac l’ha decorato per i suoi meriti artistici. Come ha avuto più volte occasione di ripetere, i riconoscimenti ufficiali gli fanno piacere ma non lo cambiano. Il nuovo millennio lo vede nuovamente sulla breccia con dischi, concerti e qualche gesto eclatante come nell’aprile del 2002 quando canta la Marsigliese durante la mobilitazione contro il leader dell’estrema destra xenofoba Jean-Marie Le Pen ammesso al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi. Muore il 1° ottobre 2018.

18 maggio, 2019

18 maggio 1958 – Toyah, la regina della new wave

Il 18 maggio 1958 nasce a Birmingham, in Gran Bretagna, la cantante Toyah, all'anagrafe Toyah Willcox, una delle voci più originali e più celebrate della new wave britannica. Fin da ragazzina la sua prima idea non è quella di cantare, ma di diventare attrice. Frequenta regolari corsi di teatro e sembra avere davvero la stoffa per fare carriera in tutti i campi della recitazione. Partecipa a un musical della BBC, lavora con il National Theatre e si fa notare in film come "Jubilee", "Il grano è verde" e, soprattutto, "Quadrophenia", ispirato all'omonima opera rock degli Who, oltre che nel serial televisivo "Dr. Jekyll & Mr. Hyde". Quella della recitazione non resta, però, la sua unica passione. Con il passare degli anni ne coltiva un'altra. Si chiama musica. Parallelamente all'attività di attrice forma nel 1977 la sua prima band e un paio d'anni dopo pubblica l'album Sheep farming in barnet e il singolo Victims of the riddle. Nel 1980 pur senza abbandonare il cinema viene insignita del titolo di "rivelazione femminile dell'anno" per gli album Toyah Toyah Toyah e The blue meaning. Sono gli anni di maggior successo per quella che tutti chiamano "la regina della new wave" e vengono scanditi dai record di vendite di album come Anthem e The Changeling. Come accade per tutti i personaggi legati a un genere, la crisi della new wave finisce per appannare la sua stella. A sorpresa, però, nel 1986 torna alla ribalta per il sodalizio con Robert Fripp, l'ex leader dei King Crimson, divenuto anche suo compagno nella vita. I due pubblicano insieme l'album The lady of the tiger e partono per un lungo e, per molti versi, straordinario tour accompagnati da una band di cui fanno parte anche Trey Gunn e il batterista Paul Beavis. L'esperienza accanto a Fripp le consentirà di affrontare gli anni successivi con maggior personalità. Il personaggio della regina della new wave lascerà il posto a una preparata e apprezzata signora della canzone.


05 maggio, 2019

5 maggio 1959 – Hal McIntyre, il sassofonista di Glenn Miller


Il 5 maggio 1959 muore in un incendio a Los Angeles, in California, il sassofonista e direttore d'orchestra Hal McIntyre. Harold, questo è il suo nome completo, ha compiuto da qualche mese quarantaquattro anni ed è nato Cromwell, una cittadina del Connecticut. Agli inizi della sua carriera si distingue per la straordinaria duttilità che gli consente di adattarsi alle più diverse situazioni ritmiche. Disciplinato, ma non privo di fantasia, riesce quasi naturalmente a integrarsi nelle strutture delle big band. Tra il 1935 e il 1936 cerca fortuna con una propria orchestra finché non viene notato dal trombonista, compositore e direttore d'orchestra Glenn Miller: «Quel ragazzo sembra nato per stare in un orchestra». Dall'apprezzamento alla scrittura il passo è breve. Giusto il tempo di chiudere il rapporto con la propria formazione e McIntyre si ritrova aggregato a una delle più popolari orchestre del mondo. Miller intuisce che le sue qualità non sono soltanto musicali. Tanto nella sua prima orchestra che nella seconda gli affida il ruolo di organizzatore musicale, oltre che di strumentista. Il suo apporto alla sezione delle ance si rivela essenziale nella costruzione di quelle sonorità che sono destinate a rendere immortale il lavoro di Glenn Miller. Nel 1941 con la big band di Miller prende anche parte al film "Serenata a Vallechiara". Il rapporto con il grande trombonista e direttore d'orchestra si chiude nello stesso anno quando McIntyre si mette in proprio dando vita a una formazione che porta il suo nome. La sua orchestra gode di una notevole popolarità e di un buon successo fino alla fine degli anni Quaranta, come molte altre, viene travolta dal declino dell'era delle big band. Chiusa l'esperienza non lascia le scene, né si vergogna di essere considerato ormai da tutti "il sassofonista che suonò con Glenn Miller". Con formazioni più ridotte delle grandi orchestre che gli hanno dato la fama, continua a dirigere e suonare fino alla morte.

10 aprile, 2019

10 aprile 1970 - Ralph Escudero se ne va


Il 10 aprile 1970 a Puerto Rico muore il basso tuba e contrabbassista Ralph Escudero. Nato a Manati, Puerto Rico, il 16 luglio 1898 e registrato all’anagrafe con il nome di Rafael Escudero inizia a studiare musica da bambino con Fernando Cellejo e Fermin Ramirez. Il suo strumento è il basso tuba ma lui fa pratica anche al contrabbasso già a dodici anni quando suona nell'orchestra scolastica. Trasferitosi a New York raggranella qualche soldo suonando sia con l’orchestra sinfonica della New Amsterdam Musical Association che nella band che accompagna la cantante Lucille Hegamin. Dopo un giro teatrale con la rivista “Shuffle Along” di Noble Sissle ed Eubie Blake, viene ingaggiato dal complesso del clarinettista Wilbur Sweatman nel quale suona, nei primi mesi del 1923, al fianco di Duke Ellington e Sonny Greer. Proprio con il gruppo di Sweatman viene ascoltato da Fletcher Henderson che lo scrittura per la sua orchestra con la quale resta fino alla fine del 1926. L’anno dopo Don Redman assunse la direzione musicale dei McKinney's Cotton Pickers e lo chiama nella sua orchestra. Ci resta per qualche anno e poi viene sostituito da Billy Taylor. Instancabile vagabondo resta nel giro per tutti gli anni Trenta e Quaranta prima nell'area di New York dove suona, fra gli altri, col gruppo di Kaiser Marshall e in quello itinerante di W.C. Handy, e poi in California. Dopo la fine della Seconda Guerra mondiale torna nella sua terra natìa e si stabilisce a San Juan di Puerto Rico dove suona in orchestre da ballo e sinfoniche fino a pochi mesi prima di morire.

05 aprile, 2019

6 aprile 1923 – Canal Street blues

Il 6 aprile 1923 in un precario studio di registrazione di Richmond, nello stato dell'Indiana, viene incisa per la prima volta Canal Street blues. Composto da Louis Armstrong e King Oliver il brano è dedicato a una delle più famose strade della storia del jazz che con i suoi cinquantun metri di larghezza è anche una delle vie urbane più ampie del mondo. Si trova a New Orleans e divide in due la città dal Mississippi a Metaire Road. La sua prima registrazione è curata dalla Creole Jazz Band di King Olivier, di cui è seconda cornetta Louis Armstrong che da meno di un anno ha lasciato il mestiere di scaricatore di carbone per dedicarsi interamente alla musica e sta cogliendo i primi risultati del suo lavoro. La seduta di registrazione del 6 aprile, oltre a Canal Street blues, vede la prima incisione di un altro brano di Armstrong, Dippermouth blues, destinato a diventare un classico con il titolo di Sugar foot stomp. Tutto il periodo passato dall'allegra banda della Creole Jazz Band negli studi di Richmond resterà nella leggenda del jazz. In quegli angusti e umidi locali inizia la storia d'amore tra Louis Armstrong e la pianista Lil Hardin, che qualche anno dopo diventerà la sua seconda moglie, ma nascono anche i primi contrasti artistici tra lo stesso Armstrong e il suo "vate" King Oliver. L'ambiente e la situazione, poi, sono quanto di più incredibile si possa immaginare. Il locale che ospita le sedute di registrazione è vicino alla ferrovia e i musicisti sono costretti a interrompersi ogni volta che, sbuffando e sferragliando, passa un treno. Al termine del passaggio riprendono l'esecuzione dal punto esatto dove hanno lasciato. Come se non bastasse, le esibizioni della band avvengono davanti a un pubblico di curiosi e appassionati che intervengono rumorosamente nelle pause con osservazioni, pareri e critiche che fanno spazientire King Oliver. Pur adeguandosi alle direttive del suo capo-orchestra, anche Armstrong non perde occasione per rimarcare il suo punto di vista, sostenuto nella sua battaglia da altri componenti della band che gli sono amici e parteggiano per lui come Johnny Dodds, Honoré Dutrey e Baby Dodds, oltre, ovviamente a Lil Hardin. Le giornate passano così tra discussioni, liti, interruzioni e lunghe jam session destinate al pubblico presente mentre il lavoro di registrazione procede a rilento. Nonostante tutto le incisioni di Richmond resteranno una testimonianza importante sia delle qualità di King Oliver e della sua band che del genio di Louis Armstrong.


02 aprile, 2019

3 aprile 1976 - "Disco lady" di Johnny Taylor, il primo disco di platino USA


Il 3 aprile 1976 arriva per la prima volta al vertice della classifica dei dischi più venduti il singolo Disco lady interpretato da Johnnie Taylor, destinato a passare alla storia per essere stato il primo disco di platino dell'industria discografica degli Stati Uniti. Taylor è un interprete di lungo corso che inizia a cantare gospel dall'età di otto anni in varie corali di Memphis e del Kansas e a quattordici anni è già famoso a Chicago negli Highway Q.C. Qui conosce Sam Cooke di cui prende successivamente il posto nei Soul Stirrers dopo aver militato in altri gruppi ancora come i Five Echoes. Chiamato anche “il filosofo del soul” inizia la sua carriera da solista nei primi anni Sessanta e arriva al successo nel 1969 con l'album Who's making love e con i singoli Who's making love e Take care of your homework. Da quel momento per tutti gli anni Settanta centra una lunga serie di successi, culminata nel 1976 proprio con il singolo Disco lady che vende oltre due milioni di copie ed è il primo disco beneficiato dalla decisione delle case discografiche di premiare con il disco di platino le vendite milionarie.


30 marzo, 2019

30 marzo 1933 – Willie Nelson, il bianco country singer dell’Atlantic


Il 30 marzo 1933, a Forth Worth, in Texas, nasce Willie Nelson, uno dei più singolari ed eccentrici personaggi della musica country. A sei anni strimpella per la prima volta la chitarra e prima ancora di raggiungere la maggiore età è già un compositore molto apprezzato nel circuito dei locali di Nashville, considerato una sorta di Università del country. Il suo primo successo come autore è Night life, un brano destinato vendere che più di trenta milioni di dischi in oltre settanta versioni diverse. Il suo debutto come interprete è un po’ tardivo. Avviene infatti nel 1962, quando ha già ventinove anni, con il brano Touch me e l’album ...and then I wrote. Nonostante tutto sembra che al pubblico Willie Nelson piaccia più come autore che come cantante. Dopo otto anni con la “bianca” RCA e dodici album all’attivo, viene liquidato come un esperimento non perfettamente riuscito. Trova rifugio presso la “nera” Atlantic, una delle etichette simbolo del rhythm and blues, l’unica disposta a dare qualche chance al trentasettenne leone del country, da molti ritenuto ormai fuori dal giro. Contro ogni previsione l’operazione riesce. L’album Shotgun Willie, il primo con la nuova casa discografica, vende, nel giro di sei mesi, un numero di copie superiore alla somma di quelle vendute da tutti i suoi dischi precedenti. È il successo. Nel 1976 realizza, con la collaborazione di Jessi Colter, Tompall Glaser e Waylon Jennings, l'album Wanted: the outlaws, il primo disco country a superare il milione di copie vendute negli Stati Uniti. Questo strano cantautore “anziano” miracolato da una delle etichette storiche della musica nera non si fermerà più. Continuerà a comporre canzoni e a sfornare dischi di successo. Saranno debitrici nei confronti della sua creatività anche le colonne sonore di film come "Il cavaliere elettrico" di Sidney Pollack e “Honeysuckle Rose”, nel quale canterà in coppia con Emmylou Harris la canzone On the road again, destinata a vincere uno dei tanti Grammy Awards della sua carriera. Aperto alle più svariate esperienze musicali si lascerà tentare spesso dall’esperienza del lavoro di gruppo lavorando con vari artisti tra i quali Waylon Jennings, Merle Haggard, Kris Kristofferson, Paul English e Johnny Cash. Nel 1985 parteciperà all'organizzazione del Farm Aid, il Festival destinato a raccogliere fondi per aiutare le popolazioni rurali statunitensi vittime della “crisi del grano” e del fallimento di molte banche private.


20 marzo, 2019

20 marzo 1949 - Irving Fazola, il miglior clarinettista di New Orleans della sua generazione.


Il 20 marzo 1949 un attacco cardiaco stronca la vita di Irving Fazola, considerato il miglior clarinettista di jazz di New Orleans della sua generazione. Il musicista ha trentasette anni. È nato infatti il 10 dicembre 1912 proprio a New Orleans, la città dove ha vissuto i maggiori trionfi e dove è morto. Il suo vero nome è Irving Henry Prestopnik, troppo complicato per un artista. Dovendosi scegliere il nome d’arte lo prende in prestito dalla storpiatura anglofona delle tre note musicali Fa Sol e La. Inizia a suonare il pianoforte da bambino, ma quando frequenta le scuole medie alla Warren Easton High School passa al clarinetto. Considerato un piccolo talento, a soli quindici anni suona da professionista nei Little Collegians di Candy Candido. Milita poi nelle orchestre di Louis Prima, Armand Hug, Sharkey Bonano, Ben Pollack, Augie Schellang, Gus Arnheim e Glenn Miller. Nel 1938 viene assunto dall’orchestra di Bob Crosby, con la quale rimane fino al 1940. Proprio nell’orchestra di Crosby improntata al dixieland, ha modo di catturare l’attenzione della critica per il suo stile fluido e ricco di swing e con una splendida sonorità in tutti i registri. Vagabondo e sempre pronto a nuove esperienze tra il 1940 e il 1945 suona con le formazioni di Jimmy McPartland, Tony Almerico, Claude Thornhill, Muggsy Spanier, Teddy Powell, Georg Brunis, Louis Prima e Leon Prima. Alla fine della seconda guerra affianca al lavoro dal vivo nei locali un’intensa attività alla radio e continua a lavorare assiduamente fino a quando il suo cuore cede.


07 marzo, 2019

8 marzo 1971 – Le note di Hendrix a Radio Hanoi


«Hey man! Parlo con te, che porti la divisa di un paese lontano e sei qui, nel mio paese, a portare morte. Tu, che ogni giorno rischi di morire, ti sei mai chiesto perché? Questa non è la tua guerra. Nessuno ha minacciato il tuo paese, bruciato le tue case, ucciso i tuoi fratelli e le tue sorelle, tuo padre, tua madre, tua moglie e i tuoi bambini. Eppure sei qui. Bruci le nostre case e uccidi. Noi non ci arrenderemo. Dovrai ucciderci uno per uno, cancellare tutto e anche allora, se qualcuno sopravviverà, cercherà di vendicare i suoi morti. Perché tutto questo? Noi non vogliamo ucciderti, non abbiamo alcuna ragione per farlo. Ma se metti in pericolo la nostra vita e il nostro paese saremo costretti a spararti. E lo faremo. Credici, lo faremo. Non per crudeltà, ma per difenderci. Perché, amico, resti qui? Perché vuoi continuare una guerra che altri hanno deciso per te? Torna a casa tua, dai tuoi amici, dalla tua famiglia. Lasciaci vivere la nostra vita e torna a vivere la tua...» Così, con un invito ai soldati statunitensi a tornarsene a casa, l’8 marzo 1971 inizia le sue trasmissioni in inglese su tutto il territorio vietnamita l’emittente Radio Hanoi. Mentre cresce nel mondo la protesta contro la “sporca guerra” d’aggressione condotta dagli Stati Uniti nel paese asiatico, la stazione radiofonica nordvietnamita si rivolge direttamente ai soldati americani nella loro lingua. Le trasmissioni non sono, però, composte da proclami, ma anche da musica, tanta musica rock che riporta ai giovani in divisa dell’esercito invasore gli echi di una battaglia pacifista che si sta combattendo nel loro paese. Il primo brano trasmesso da Radio Hanoi è l’inno statunitense Star spangled banner, nella stralunata e acida versione di Jimi Hendrix, lo scomparso chitarrista nero. Negli Stati Uniti la stampa conservatrice scatena una polemica feroce contro tutti gli artisti coinvolti dalle iniziative del movimento pacifista, accusandoli di essere «complici di chi assassina i nostri ragazzi nelle giungle vietnamite». La risposta non tarda ad arrivare. Il primo a prendere posizione è il “padre nobile” della canzone politica, il folksinger Pete Seeger, che due giorni dopo l’inizio delle trasmissioni di Radio Hanoi annuncia di aver regalato i suoi dischi all’emittente nordvietnamita e parla ai giovani americani: «Non andate in Vietnam. Il sangue di ogni vietnamita ucciso è sangue versato anche per la nostra libertà. La loro battaglia è la nostra».

06 marzo, 2019

6 marzo 1936 – Sylvia da cantante a manager


Il 6 marzo 1936 nasce a New York Sylvia Vanderpool. Ancora adolescente registra i primi dischi all’inizio degli anni Cinquanta con il nome di Little Sylvia. Nel 1955 forma con Mickey Baker il duo Mickey & Sylvia destinato a ottenere un buon successo con brani come Love is strange del 1957 e Baby you're so fine del 1961. La vita della star però a Sylvia non piace e nel 1961 mentre sta per arrivare il ciclone dei Beatles che cambierà i gusti dei giovani di tutto il mondo il duo si scioglie e la ragazza decide di cimentarsi in campi diversi. Sylvia negli anni successivi dimostra di saperci fare in settori in genere riservati agli uomini e con grinta e determinazione diventa via via produttrice, autrice, tecnica di registrazione e infine vicepresidente dalle etichette Vibration e All Platinum, fondate in società con Mickey Baker. Quando gli affari le vengono a noia decide di rilassarsi un po’ tornando sulle scene. Nel 1971, infatti, decide di tornare in sala di registrazione per interpretare Pillow talk, una canzone composta da Al Green già sottoposta, senza risultati, all'attenzione di molti altri cantanti. Proprio Pillow talk la riporta in classifica, vendendo oltre due milioni di copie, ma Sylvia preferisce considerarlo un episodio isolato e torna a occuparsi di produzione.