L’8 luglio 1904 nasce a Wilkes-Barre, in Pennsylvania il pianista e arrangiatore Bill Challis, uno dei più singolari personaggi del jazz degli anni Venti e Trenta. È ancora un bambino quando scopre il fascino della tastiera. Senza maestri si applica con costanza a quello che considera un hobby divertente e in pochi anni i tasti bianchi e neri del pianoforte non hanno più segreti per lui. Non pensa, però, di fare della musica la sua attività principale. Seguendo i consigli della sua famiglia si applica a fondo sui libri. I suoni restano un passatempo cui dedicare le ore libere e, quando si stanca del pianoforte, passa al sassofono. A volte ascolta con interesse i gruppi jazz che arrivano nella sua zona, ma il suo sogno è quello di laurearsi. Superati gli esami d’ammissione all’università frequenta con profitto i corsi delle facoltà di economia e filosofia. L’indecisione nella scelta tra sassofono e pianoforte, che caratterizza il suo rapporto con la musica sembra condizionare anche la scelta della materia in cui laurearsi: economia o filosofia? Alla fine si laurea in filosofia economica. Nel frattempo, però, ha iniziato a suonare il pianoforte in una band universitaria e, perfezionista come al solito, si sta applicando con assiduità anche agli studi musicali. Dopo la laurea si diploma in pianoforte e composizione. Il primo ad accorgersi di lui è il violinista e capo orchestra Dave Harmon che lo scrittura come pianista e arrangiatore. Da quel momento la laurea viene appesa a un muro. Nel 1926 entra a far parte dell’orchestra di Jean Goldkette e nel 1928 è con Paul Whiteman. In entrambe lascia un segno con le sue originali orchestrazioni. Pigro per natura e insofferente nei confronti delle esibizioni dal vivo a partire dal 1930 decide di ridurre l’attività come strumentista dedicandosi agli arrangiamenti. Tra le beneficiate dal suo lavoro di quel periodo ci sono le orchestre di Glen Gray, dei Dorsey Brothers e di Willard Robinson. Tra il 1935 e il 1936, all’apice della sua popolarità, può contare anche su un proprio programma radiofonico intitolato “Bill Challis and His Music”. Nel dopoguerra, con la fine dell’epopea delle grandi orchestre, la sua attività tenderà progressivamente a ridursi. Di lui restano nella storia del jazz gli arrangiamenti per le orchestre di Jean Goldkette e di Paul Whiteman fondamentali nella valorizzazione di grandi solisti come Bix Beiderbecke, Frankie Trumbauer e Joe Venuti.
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