All’inizio del Novecento nei music hall si comincia a ballare sempre meno. Il pubblico danzerino trova altri e meno costosi spazi per divertirsi e per le grandi sale tira una tremenda aria di crisi. Il Moulin Rouge non fa eccezione ma, a differenza di altri locali, trova modo di lasciarsi alle spalle la crisi cambiando registro. Il 29 dicembre 1902 in quella che era una delle più grandi sale da ballo della capitale francese si danza per l’ultima volta. La sala chiude, il locale no. Giusto il tempo di adattare gli interni e il Moulin Rouge è pronto per riaprire i battenti. Il nuovo direttore Paul-Louis Flers, impresario di riviste tra i più popolari sulla piazza parigina, ha deciso di percorrere una strada diversa dal passato e lo trasforma in un teatro-concerto. Il locale sopravvive alla crisi e diventa uno dei monumenti inamovibili della notte parigina. Non così l’ideatore della svolta che sulla plancia di comando del Moulin Rouge resta per soli… nove mesi e poi se ne va per varie incomprensioni. La strada comunque è tracciata e tutti coloro i quali via via gli succederanno non ne cambieranno l’impostazione.
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