Il 26 maggio 2006 muore Desmond Dekker, l'uomo che per primo ha fatto conoscere il reggae al mondo. Dekker, che si chiama in realtà Desmond Adolphus Dacres nasce a Kingston, in Giamaica, dove è popolarissimo più per essere stato tra i protagonisti della serie televisiva "Action" che per le sue qualità canore anche se i suoi primi passi come cantante risalgono ai primi anni di vita quando canta nel coro della chiesa del suo quartiere. Il destino lo fa incontrare con Bob Marley nel 1962, quando entrambi lavorano come saldatori con tanti sogni musicali in testa. Secondo la leggenda sarebbe stato proprio lui a incoraggiare Marley a scrivere le sue prime canzoni. A partire dal 1963 pubblica vari singoli di buon successo e soprattutto King of ska che ne fa un po’ un idolo dei Rude Boys, gli equivalenti giamaicani dei Teddy Boys statunitensi. Quando la sua isola comincia a stargli un po’ stretta se ne va in Gran Bretagna per cercare fortuna. Qui sbarca il lunario con gli Aces, il suo gruppo, suonando alle feste degli immigrati giamaicani e pubblicando qualche disco destinato ai suoi conterranei. Il successo di Israelites gli cambierà la vita. Poco tempo dopo essere arrivato al vertice delle classifiche britanniche il singolo farà lo stesso negli Stati Uniti facendo di Desmond Dekker il primo artista giamaicano al vertice della classifica dei dischi più venduti negli States. Il successo di questo brano finirà per diventare la sua maledizione. La carriera di Desmond Dekker, infatti, continuerà tra pochi alti e molti bassi. Pubblicherà vari brani, tra i quali lo splendido You can get it if you really want it, ma il suo nome resterà per sempre legato a Israelites che tornerà di nuovo a scalare le classifiche dei dischi più venduti nel 1975 e ancora nel 1980, quando il cantante dopo aver firmato un nuovo contratto per la Stiff ne realizzerà una nuova versione per l’album Black and Dekker. L'etichetta di "inventore del reggae" lo perseguiterà finendo per trasformarsi più in un peso che in un valore aggiunto. Desmond Dekker farà buon viso a cattivo gioco e alla fine si abituerà a questa sorta di condanna. Dopo l'esplosione del fenomeno Bob Marley, continuerà a spremere fino all’ultima goccia proprio il boom del reggae per galleggiare ancora un po’ nel cielo più alto della musica pop internazionale. Abbastanza impermeabile alle innovazioni e restìo a dare troppo spazio alle contaminazioni con nuove chiavi ritmiche resterà sulla breccia fino all’ultimo. Se ne va per sempre il 26 maggio 2006, ucciso da un infarto che lo coglie a casa sua, nel sobborgo di Surrey dove viveva. Ha sessantaquattro anni e soltanto un mese prima ha tenuto un concerto a Roma.
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