Il 6 dicembre 1928 a Buffalo, nello stato di New York, nasce il batterista Frankie Dunlop. Registrato all’anagrafe con il nome di Francis Dunlop cresce in una famiglia di musicisti e inizia a studiare musica pigiando i tasti bianchi e neri di un pianoforte. A dieci anni, però, si stanca e comincia a frequentare i corsi di batteria. Dotato di notevole talento comincia a suonare come professionista a soli sedici anni e a venti gira in lungo e in largo gli Stati Uniti con vari gruppi. Nel 1953, terminato il servizio militare, dà vita a un proprio gruppo e successivamente lavora con Skippy Williams, Sonny Stitt, Charlie Mingus, Thelonious Monk e Sonny Rollins. Sua è la batteria nella registrazione di Tijuana Moods di Mingus. Nel 1958 entra nell'orchestra di Maynard Ferguson con la quale resta fino al gennaio del 1960 quando si unisce alla formazione di Duke Ellington. Terminata anche questa esperienza riprende a lavorare con Monk, con cui resta a lungo. Tra il 1966 e il 1967 suonato nuovamente con Rollins, prendendo anche parte alla realizzazione della colonna sonora del film “Alfie”. Negli anni seguenti dà vita a vari gruppi in proprio senza rinunciare, quando richiesto, a prestare la sua batteria ad altri jazzisti. Muore il 7 luglio 2014.Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
06 dicembre, 2020
6 dicembre 1928 - Frankie Dunlop, dal pianoforte alla batteria
Il 6 dicembre 1928 a Buffalo, nello stato di New York, nasce il batterista Frankie Dunlop. Registrato all’anagrafe con il nome di Francis Dunlop cresce in una famiglia di musicisti e inizia a studiare musica pigiando i tasti bianchi e neri di un pianoforte. A dieci anni, però, si stanca e comincia a frequentare i corsi di batteria. Dotato di notevole talento comincia a suonare come professionista a soli sedici anni e a venti gira in lungo e in largo gli Stati Uniti con vari gruppi. Nel 1953, terminato il servizio militare, dà vita a un proprio gruppo e successivamente lavora con Skippy Williams, Sonny Stitt, Charlie Mingus, Thelonious Monk e Sonny Rollins. Sua è la batteria nella registrazione di Tijuana Moods di Mingus. Nel 1958 entra nell'orchestra di Maynard Ferguson con la quale resta fino al gennaio del 1960 quando si unisce alla formazione di Duke Ellington. Terminata anche questa esperienza riprende a lavorare con Monk, con cui resta a lungo. Tra il 1966 e il 1967 suonato nuovamente con Rollins, prendendo anche parte alla realizzazione della colonna sonora del film “Alfie”. Negli anni seguenti dà vita a vari gruppi in proprio senza rinunciare, quando richiesto, a prestare la sua batteria ad altri jazzisti. Muore il 7 luglio 2014.05 dicembre, 2020
5 dicembre 1970 - Morte accidentale di un anarchico
Il 5 dicembre 1970 Dario Fo, il futuro vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1997, si cimenta per la prima volta nella sua carriera con il tema della morte di Giuseppe Pinelli, l’anarchico “caduto” dalla finestre della Questura di Milano nel corso di un interrogatorio svoltosi nei giorni successivi alla strage di piazza Fontana. Lo fa con “Morte accidentale di un anarchico” una sue opere più conosciute, la cui prima rappresentazione avviene il 5 dicembre 1970 a Varese. Il protagonista principale è lui stesso affiancato dal suo gruppo teatrale "La Comune". Il lavoro, che ha i tratti caustici della commedia satirica, si basa sulle documentazioni ufficiali e sulle inchieste dei gruppi di controinformazione. Questa impostazione consente costanti aggiornamenti tanto che è soggetto a frequenti riscritture e adattamenti. Per aggirare censure e accuse di diffamazione Fo decide di spostare la storia messa in scena dalla Milano del dicembre 1969 alla New York del mese di maggio 1920 quando Andrea Salsedo, un anarchico amico di Bartolomeo Vanzetti, dopo essere stato tenuto in carcere d’isolamento per otto settimane precipita da una finestra del quattordicesimo piano di un palazzo dove hanno sede alcuni uffici del Dipartimento di Giustizia. Nonostante le precauzioni l’impietosa versione teatrale costa a Fo una lunga serie di denunce che lo costringeranno a subire decine di processi in varie parti d’Italia.04 dicembre, 2020
4 dicembre 2005 – Gloria Lasso, il simbolo della chanson exotique
Il 4 dicembre 2005 muore d’infarto a Cuernavaca, in Messico, l’ottantatreenne cantante e attrice Gloria Lasso, la spagnola che negli anni Cinquanta ha ammaliato i francesi con la sua voce sensuale. «Eccessi? Forse nel matrimonio, visto che mi sono sposata sei volte. Il resto sono invenzioni dei media...». Così nel 2003 l’ottantenne Gloria Lasso dalle colonne di “France Soir” risponde a chi la vuole espressione dell’anticonformismo eccessivo del dopoguerra. Nata in Spagna, o meglio in Catalogna, ma francese d’adozione negli anni Cinquanta ammalia i francesi con la sua voce e con la sua sensualità diventando una delle stelle più luminose del firmamento musicale di quel periodo. È anche la prima cantante di music hall a vendere più di un milione di dischi. Per lungo tempo con il suo delicato accento “straniero” da spagnola è la voce e il simbolo della “chanson exotique”, un genere in cui la melodia degli chansonnier si mescola con le suggestioni sensuali dei profumi di paesi immaginari e lontani. Gran parte delle sue canzoni, adorate dal pubblico, vengono maltrattate dalla critica dell’epoca che le definisce «paccottiglia pseudoesotica buona per gli allocchi». Questi giudizi non la sfiorano neppure. Le basta l’amore del pubblico per farsi scivolare addosso la ferocia dei critici suoi contemporanei. Ha ragione lei. È ormai dimostrato che soprattutto di fronte a fenomeni di massa la critica che li vive “in diretta” fatica a separare il successo commerciale dai contenuti artistici. Paradossalmente si fa abbagliare dai lustrini e dagli eccessi legati alla commercializzazione e non riesce a guardare oltre. In genere accade che qualche anno dopo, esauritasi la spinta commerciale, il fenomeno venga analizzato con un occhio meno legato alle passioni del contingente e spesso recuperato anche dalla critica. Gloria Lasso non sfugge alla regola. Rivalutata dai critici a partire dagli anni Ottanta diventa un’icona della comunità gay che vede negli eccessi kitsch del periodo della “chanson exotique” un simbolo di ribellione al perbenismo della società francese del dopoguerra. Rosa Maria Coscolin, la futura Gloria Lasso, nasce il 22 dicembre 1922 a Barcellona. Il racconto della sua infanzia è complicato da ricostruzioni spesso fantasiose di cui la stessa cantante si è fatta talvolta complice non curandosi di smentirle o lasciando cadere allusioni che sembravano confermarle. La piccola Rosa Maria non conoscerà mai la donna che l’ha data alla luce. Di lei non si sa niente. Muore nel parto? Se ne va? Chissà... Di certo si sa che dopo la nascita della bambina la madre non c’è più visto che di lei si occupa la seconda moglie di suo padre. Molti anni dopo la stessa Gloria non sarà tenera nella descrizione di quel periodo e non risparmierà quasi nessuna delle persone che hanno popolato la sua infanzia, nemmeno il padre, un maestro elementare descritto come un despota violento che la costringeva a mendicare. Del resto non è facile la sopravvivenza per chi è costretto ad abitare nella Spagna di quel periodo, attraversata per tre lunghi anni dal 1936 al 1939 da una crudele, sanguinaria e devastante Guerra Civile tra le forze fedeli al governo repubblicano e i seguaci del fascista Francisco Franco. All’inizio della guerra Rosa Maria Coscolin ha quattordici anni. Racconta che in quel periodo si è nutrita di carne di topo e ha subito abusi «…da parte di molti uomini prima ancora di diventare donna». Quando finisce la bufera della Guerra Civile ciascuno, dopo aver seppellito i propri morti, cerca di continuare a vivere. Per l’adolescente Gloria arriva anche il primo lavoro come assistente in un gabinetto medico. Il suo compito è quello di raccogliere le prenotazioni, accogliere e mettere a proprio agio i pazienti in attesa. È una tappa di passaggio. Qualche anno dopo grazie alla sua facilità nelle relazioni, al suo linguaggio sciolto e fluente e alla sua innata simpatia viene assunta come presentatrice alla radio spagnola. Rosa Maria Coscolin adora le canzoni. Guarda le cantanti che arrivano negli studi radiofonici dove lavora e un po’ le invidia. Vede in loro delle privilegiate che hanno maggior possibilità di esprimersi di quanta non ne abbia lei. Più il tempo passa e più si sente come una sorta di pappagallo che ripete parole a comando. A volte, per rompere la noia, canta a squarciagola le canzoni più ascoltate in quel frizzante inizio degli anni Cinquanta. Per interrompere la monotonia di una vita nella quale ogni giorno è uguale all’altro ci vorrebbe un colpo di fortuna. La svolta arriva quando una cantante che dovrebbe esibirsi dai microfoni della radio dove la ragazza lavora viene bloccata da un contrattempo. La produzione, disperata, non sa con chi sostituirla. Con una buona dose di faccia tosta Rosa Maria, che conosce tutto le canzoni in voga in quel periodo, si propone come sostituta. Non avendo altre scelte la produzione accetta. La sua esibizione conquista il cuore del pubblico. Da quel giorno Rosa Maria Coscolin diventa per sempre Gloria Lasso, la bellissima cantante dalla voce sensuale capace di far perdere la testa a un numero incalcolabile di uomini. Ben presto, nonostante il successo, comincia a sentirsi un po’ soffocata dalle censure e dalle limitazioni che le vengono imposte nella Spagna grigia e conservatrice della dittatura franchista. Per questa ragione nel 1954 coglie al volo l’offerta di una breve tournée parigina. Arrivata a Parigi con un contratto che prevede alcune esibizioni nei cabaret spagnoli viene notata a “La Puerta del Sol” dal produttore Maurice Tézé e convinta a non tornare in patria. Se Maurice Tézé è l’uomo che convince Gloria Lasso a restare in Francia, dietro ai suoi primi successi c’è la mano esperta del compositore basco Francis Lopez, uno dei protagonisti del periodo di maggior splendore dell’Operetta parigina. Ben presto grazie al suo accento spagnoleggiante e a una serie di astuti brani costruiti appositamente per le sue caratteristiche contende a Rina Ketty lo scettro di regina della “chanson exotique”. Brani come Hola que tal, Amour, castagnettes et tango, Le pauvre muletier o Le valse mexicaine ne accompagnano la scalata al successo. Nel 1956 la sua versione di Étranger au Paradis, un adattamento di un brano del compositore russo Alexander Borodin con un testo di Francis Blanche fa di Gloria Lasso la prima cantante di music hall capace di vendere un milione di dischi. Al grande successo non è estraneo l’aiuto di Lucien Morisse, il direttore artistico della nuova e ascoltatissima emittente radiofonica Europe 1. Proprio con la sua canzone, infatti, il geniale produttore sperimenta per la prima volta quello che i francesi chiamano “matraquage”, cioè la trasmissione ripetuta di un brano nel corso della programmazione giornaliera. Fino alla fine degli anni Cinquanta il suo successo è scandito da brani come La cuillette du coton, Toi, mon démon, Bon voyage, Muchas gracias o Buenas noches mi amor, ripresa anche da Henri Salvador in un’esilarante versione umoristica. Con l’inizio degli anni Sessanta la popolarità di Gloria Lasso deve fare i conti con le nuove stelle emergenti della “chanson exotique”, soprattutto l’italo-egiziana Dalida, la nuova pupilla di Lucien Morisse che con la sua Bambino, versione francese dell’italiana Guaglione, ha ottenuto un successo maggiore di quello che a suo tempo aveva benedetto la sua Étranger au Paradis. Gloria capisce che i temi stanno cambiando e cerca di reagire. Trova nuovi autori in Serge Gainsbourg e Gilbert Bécaud, modifica gli arrangiamenti e nel 1962 si ripropone con grande successo sul palcoscenico dell’ABC. Poi lascia la Francia e si trasferisce in Messico da dove parte alla conquista del Sudamerica. Il suo non è un addio definitivo al paese che più l’ha amata e che per primo ha saputo valorizzare le sue doti. Gloria Lasso torna più volte in Francia e nel 1985 si esibsce ancora sul palcoscenico de l’Olympia. Non si ritira mai dalle scene fino alla morte per infarto che arriva all’improvviso alle ore 16 di domenica 4 dicembre 2005 mentre la cantante è nella sua casa di Cuernavaca, in Messico. Gloria Lasso ha ottantatre anni e soltanto quindici giorni prima si è esibita in concerto proprio a Cuernavaca.03 dicembre, 2020
3 dicembre 1965 – Hank D'Amico, dal violino al clarino
Il 3 dicembre 1965 a Queen's, New York, muore il sassoclarinettista Hank D’Amico, registrato all’anagrafe come Henry D'Amico. Nato a New York il 21 marzo 1915 muove i primi passi nel mondo della musica suonando in un'orchestra scolastica, dapprima come violinista, e poi come clarinettista. Il suo primo ingaggio professionale è su una battello di linea che fa la spola tra i due porti lacustri di Buffalo e Chicago. Nel 1936 suona con l'orchestra di Paul Specht e l’anno dopo entra a far parte del complesso del vibrafonista-xilofonista Red Norvo. Dal 1939 all'aprile 1940 è con Richard Timber e quindi con Bob Crosby con cui resta un annetto scarso prima di dare vita a una propria orchestra che non avrà però vita lunga. Nell'estate del 1942 suona con la band di Les Brown prima di tornare con quella di Red Norvo e successivamente, per un breve periodo, entra nella formazione di Benny Goodman. Nel 1943 è musicista di studio alla C.B.S. lavorando con vari jazzisti prima di una breve esperienza con l'orchestra di Tommy Dorsey. Dal 1944 al 1954 si dedica stabilmente al lavoro di musicista di studio alla A.B.C.. Nel 1954 suona per un breve periodo con Jack Teagarden e fra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta lavora in piccoli gruppi, in qualche caso messi in piedi da lui stesso. Nel 1964 è uno dei componenti del trio capitanato dal batterista Morey Feld. Colpito da un cancro lascia l’attività per sottoporsi a cure specifiche ma in pochi mesi la malattia lo porta alla morte.02 dicembre, 2020
2 dicembre 1959 – Maurizio Colonna, il primo chitarrista classico al Festival di Sanremo
Il 2 dicembre 1959 nasce a Torino Maurizio Colonna, considerato uno dei più dotati chitarristi classici di questa epoca. Eclettico e geniale non disprezza di cimentarsi su terreni diversi da quelli più tradizionali misurandosi con linguaggi e stili di confine tra i vari generi. Dopo aver debuttato come chitarrista classico, suonando ad Alessandria la chitarra classica nel brano Concerto di Aranjuez di Joaquim Rodrigo alla presenza del compositore, nel 1978 pubblica Colonna, un album ricco di spunti classici cui collaborano musicisti come Alberto Radius, Tullio De Piscopo, Ares Tavolazzi e Bernardo Lanzetti. Autore di libri storico-musicali e di tecnica chitarristica, di numerose opere discografiche e di musiche da film realizzate in veste di compositore ed interprete principale, è stato più volte insignito di riconoscimenti prestigiosi quali il Premio Speciale, conferito dall’Ente Nazionale dello Spettacolo, in occasione del IX Festival Colonna Sonora e il Premio Internazionale dello Spettacolo, entrambi nel 1991. Nel 1996 è il primo chitarrista classico chiamato in qualità di ospite al Festival di Sanremo. Per l’occasione esegue Panarea, una sua composizione virtuosistica per chitarra sola. Torna ancora a Sanremo nel 2005 con Antonella Ruggiero e Frank Gambale. Nel 2007 ha pubblicato Bon Voyage in duo con Frank Gambale. Oggi è considerato tra i migliori dieci chitarristi classici al mondo viventi.01 dicembre, 2020
1° dicembre 1947 - Leo Cuypers, un intelligente sperimentatore
Il 1° dicembre 1947 nasce a Heemstede, in Olanda il pianista e compositore Leo Cuypers. Proprio nella sua città natale si diploma al liceo musicale di Heemstede passando poi al Conservatorium di Maastricht . Nel 1968 ottiene le prime scritture importanti suonando con i gruppi Pierre Courbois, John Engels e Han Bennink. L’anno dopo forma un proprio trio e nel 1970 incontra il sassofonista e compositore Willem Breuker con in quale istaura un rapporto di collaborazione destinato a durare nel tempo. Nel 1969 ottiene il primo premio come pianista solista al festival di Loosdrecht. Dal 1971 al 1974 suona prevalentemente con il Theo Loevendie Consort pur senza rinunciare alla formazione di propri gruppi e alla collaborazione, soprattutto discografica, con Breuker. Pianista molto dotato è un compositore geniale i cui interessi vanno ben al di là di una semplice esecuzione jazzistica. La critica scrive che «…Se Breuker è l'anima del celebre Willem Breuker Kollektief, certo Cuypers sa ben esserne l'alter ego, rappresentando forse la parte più spiccatamente sardonica e ambigua. Certo, per qualcuno potrà persino sembrare che, nella propria ambiguità, egli rappresenti il lato più volgare, più pesantemente allusivo dello ensemble: diciamo, piuttosto, che g1i interessi di Cuypers e Breuker coincidono e si completano a vicenda, contribuendo così a creare un quadro multiforme, vario, mutevole, in costante movimento, oscillante tra volgarità, ambiguità, allusività, denuncia, ironia, sarcasmo, teatro, cabaret, café-chantant, jazz, improvvisazione, citazioni, trasgressioni, Brecht, Eisler, Weiss, Toller, musica colta ed extra-colta…». Muore a Maastricht il 5 settembre 2027.30 novembre, 2020
30 novembre 2002 – Mike Francis con i Mystic Diversions
Il 30 novembre 2002 arriva nei negozi un nuovo album dei Mystic Diversions. Si intitola Beneath another sky e, a distanza di un anno dall'album del debutto Crossing the Liquid Mirror, conferma la bontà di un progetto che esce dai canoni un po' stanchi della world music standardizzata e si mostra capace di emozionare. Le influenze latine, brasiliane, afro, R&B e ambient sono percepibili e dichiarate ma, allo stesso tempo vanno via leggere senza appesantimenti in una contaminazione riuscita e nuova. Una buona prova, dunque, del progetto ideato da Francesko e realizzato, oltre che con i fidi Mari-One e Aidan Zammit, con una lunga serie di artisti tra i quali spiccano i nomi di Maya Fiennes, Dhany, Wendy Lewis, Giovanni Imparato, Marco Rinalduzzi, Vittorio Cosma, Natalio Luis Mangalavite, Michele Ascolese, Pieraja e Ingo Schwartz. La notizia non finisce qui perché nasconde una sorpresa. Dietro al nome d'arte di Francesko, infatti, c’è una vecchia conoscenza della scena discografica come Mike Francis, uno dei protagonisti della stagione disco degli anni Ottanta che, con Survivor e Friends aveva fatto sfracelli in classifica e in discoteca confermandosi l'anno dopo con Together, in coppia con Amii Stewart. Fiorentino e registrato all'anagrafe come Francesco Puccioni, Francesko è proprio la stessa persona .
29 novembre, 2020
29 novembre 1932 - Ed Bickert, il chitarrista delicato che arriva dal Canada
Il 29 novembre 1932 a Manitoba, in Canada, nasce il chitarrista Ed Bickert, un solista e accompagnatore delicato e sofisticato. Registrato all’anagrafe con il nome di Edward Isaac Bickert inizia a studiare la chitarra e già a undici anni suona nelle feste da ballo insieme al padre violinista e alla madre pianista. Più tardi si trasferisce a Toronto dove entra a far parte di vari gruppi locali, tra i quali spiccano l'ottetto di Norman Symonds e il quintetto di Ron Collier con cui partecipa alle edizioni del 1956 e del 1957 del festival di Stratford. Nel novembre del 1956 se ne va per un po’ negli Stati Uniti dove conosce il sassofonista Paul Desmond con il quale allaccia un intenso e ricco rapporto musicale. Profondamente influenzato da Jim Hall Tal Farlow e dalle concezioni cameristiche del Jimmy Giuffrè Trio, negli anni successivi lavora intensamente in Canada sia come improvvisatore sia come musicista di studio nonché apparendo diverse volte nelle trasmissioni della Canadian Broadcasting Corporation (CBC). In quel periodo suona con quasi tutti i migliori musicisti jazz canadesi, da Moe Koffman a Phil Simmons, a Ron Collier e Rob McConnell. È anche uno dei chitarristi preferiti dagli artisti statunitensi in tournée sul suolo canadese. Tra loro ci sono il suo amico Paul Desmond, il trombonista Frank Rosolino e il sassofonista Charles McPherson. Se la sua popolarità tra il pubblico degli appassionati è più che altro circoscritta al Canada, Bickert gode di particolare apprezzamento e stima da parte dei musicisti che suonano con lui. A metà degli anni Novanta colpito da gravi problemi di salute riduce l'attività fino a cessarla del tutto nel nuovo millennio dopo la morte della moglie Madeline.28 novembre, 2020
28 novembre 1925 – Con la WSM nasce il mito di Nashville
Il 28 novembre 1925 al quinto piano dell'edificio all'incrocio fra la 7th Avenue e Union Street di Nashville inizia le sue emissioni la WSM, la prima stazione radiofonica della città. Nessuno può immaginare che in quel giorno prende inizio il mito di Nashville e del country sudista. Proprio il suo programma di punta "Grand Ole Opry" diventa l'intrattenimento musicale per antonomasia del Sud degli Stati Uniti, conservatore e razzista, e nel decennio successivo cominci ad attirare nella cittadina un numero sempre maggiore di musicisti country. Fra le prime star della radio c’è Roy Acuff, un tipetto vispo che si esibisce accompagnato da una string band in perfetto stile mountain che vende una trentina di milioni di dischi con brani come Precious Jewel o Wreck on the highway, una delle prime canzoni dedicate a un viaggio automobilistico. Acuff, che può essere considerato il primo vero personaggio del country di Nashville, nel 1942 fonda, insieme a Fred Rose, la prima società di autori di canzoni country, segnando una tappa importante nella crescita del business musicale di Nashville. Nel frattempo il "Grand Ole Opry" è ormai diventato un programma fisso rilanciato dalle emittenti radiofoniche a diffusione nazionale e si è trasferito al Ryman Auditorium, una chiesa cattolica sconsacrata che resterà la sua sede per oltre trent'anni. Nashville è ormai l’indiscussa capitale del country. A partire dagli anni Cinquanta, quando nasce la Country Music Disc Jockey’s Association, l’intera economia della città si regge sulla musica grazie a decine di etichette discografiche, edizioni musicali, agenzie d’artisti, tutti rigorosamente country.27 novembre, 2020
27 novembre 1938 - Elsa Quarta, la leccese melodico moderna
Il 27 novembre 1938 nasce a Lecce la cantante Elsa Quarta. Nella seconda metà degli anni Cinquanta comincia a muovere i primi timidi passi nel mondo della musica prendendo lezioni di canto e partecipando a vari concorsi per voci nuove. Nel 1958 ottiene i primi contratti con vari locali notturni e il suo nome inizia a circolare tra gli addetti ai lavori. Cantante melodica in possesso di notevoli capacità interpretative e di un forte temperamento drammatico, dopo aver partecipato con buon successo al festival di Roma vince il Festival della canzone di Palermo. Ad allargare la sua popolarità contribuiscono anche una lunga serie di partecipazioni a spettacoli teatrali, radiofonici e televisivi. Nel 1964 partecipa a "Un disco per l'estate" con Prego non piangere. Nello stesso anno debutta anche al festival di Napoli con Cerco e Doce è 'o silenzio. Negli anni seguenti si esibisce soprattutto all’estero in vari paesi europei, Stati Uniti e Venezuela. Tra i suoi brani di maggior successo ci sono Quattro chitarre, Esta noche, Ero la più felice delle donne e Se ti parlo di lui. Muore a Motta Visconti il 17 agosto 2020.26 novembre, 2020
26 novembre 1975 – Vittoria Mongardi, la cantante che iniziò per gioco
Il 26 novembre 1975 muore a Bologna, la città dove è nata quarantanove anni prima, il 26 febbraio 1926, la cantante Vittoria Mongardi. Dotata di una bellezza che i periodici dell’epoca definiscono “statuaria” Vittoria Mongardi debutta come cantante a vent’anni nel 1946 dopo essersi trasferita a Trieste. L’inizio avviene per gioco nel corso di una festa che si svolge al locale Circolo Ufficiali dell’esercito statunitense. La sua bellezza e la sua personalità colpiscono il maestro Guido Cergoli che le propone di cantare con la sua orchestra. Nel 1948 Vittoria Mongardi debutta con successo ai microfoni di Radio Trieste e due anni dopo ottiene uno straordinario successo con il brano Sapevi di mentire. Nel 1954, chiamata dal maestro Cinico Angelini per sostituire Nilla Pizzi, partecipa al Festival di Sanremo con quattro canzoni: Notturno per chi non ha nessuno, in coppia con Natalino Otto, Angeli senza cielo con Flo Sandon’s, Rose con Katyna Ranieri e Aveva un bavero, insieme al Duo Fasano e abbinata al Quartetto Cetra. Nello stesso anno entra a far parte dell’orchestra di Armando Fragna, con cui resterà fino allo scioglimento della formazione romana. Nel 1957 vince il Festival della canzone italiana a Toronto insieme al Duo Fasano con la canzone Casetta in Canadà. All’inizio degli anni Sessanta, mentre la sua popolarità in patria inizia a declinare, decide di andare all’estero. Continua a esibirsi nei locali di tutto il mondo fino a pochi mesi prima della morte. Tra i suoi successi sono da ricordare L'uomo della mia vita, Cicocì, Il mambo del trenino, Arriva la corriera, Mambo cileno, Mi manca un venerdì, Piccolo brigante, Io vendo baci, Il festival del mambo, Alle terme di Caracalla, Vent’anni in cuore, Batti batti dattilografa, Ritroviamoci, Boccuccia di rosa e Quando vien la sera.25 novembre, 2020
25 novembre 1930 - Gianni Bedori, alias Johnny Sax

Il 25 novembre 1930 nasce a Mantova il sassofonista Gianni Bedori. Studia clarinetto al conservatorio di Bologna e contemporaneamente suona vari tipi di sassofoni e il flauto in molti gruppi jazz ispirandosi prima allo stile di Charlie Parker, in seguito a quello di John Coltrane. Nel 1963 incontra il pianista Giorgio Gaslini con il quale inizia una collaborazione destinata a durare a lungo. Il sax di Bedori suona in gran parte degli album realizzati da Gaslini negli anni Sessanta e Settanta. Nel 1973 compone la suite Dedicated To Picasso, in cui esplora l'intera gamma degli strumenti ad ancia. Nel campo della musica leggera ottiene un grande successo commerciale con particolari rielaborazioni dei successi più ascoltati sotto lo pseudonimo di Johnny Sax. Muore a Milano il 21 gennaio 2005.
21 novembre, 2020
21 novembre 1936 - Jimmy De Preist, dal piano alla batteria
Il 21 novembre 1936 nasce a Philadelphia, in Pennsylvania, il batterista Jimmy De Preist, registrato all’anagrafe come James Anderson De Preist. Nipote della cantante Marian Anderson muove i primi passi nella musica pigiando sui tasti bianche e neri del pianoforte all'età di dieci anni, passando poi alla batteria che studia anche con un maestro come Jules Benner. Nel periodo in cui i suoi compagni si accontentano di suonare con l’orchestra scolastica, lui è già il leader di una band da ballo. Negli anni dell’università, colpito dall'ascolto di alcuni dischi incisi da Shelly Manne, scopre il jazz e se ne innamora. Il risultato è la formazione di un quintetto che ottiene da parte della Music Society Of America il riconoscimento di miglior gruppo universitario operante nell'est degli Stati Uniti. Nel 1956 a soli vent’anni riveste i ruoli di direttore d'orchestra e di arrangiatore in occasione della prima edizione del Modern Music Festival tenutosi all'università della Pennsylvania. Neppure il servizio militare di leva lo ferma. Nonostante la divisa chiede e ottiene il permesso necessario per partecipare all’edizione del 1959 del Festival del jazz di Philadelphia. L’anno dopo diventa direttore della Contemporary Music Guild e scrive la partitura musicale per un balletto, rappresentato per la prima volta nel febbraio de1 1960 alla Academy of Music di Philadelphia. Muore l'8 febbraio 2013.17 novembre, 2020
17 novembre 2004 – Il ritorno di Archie Sheep
Mercoledì 17 novembre 2004 l’Auditorium del Parco della Musica di Roma ospita un vero e proprio evento con il ritorno sulle scene italiane di Archie Sheep, uno dei più interessanti personaggi della storia del jazz del Novecento. Il sessantasettenne sassofonista statunitense alfiere del free jazz è da sempre impegnato in dure battaglie contro il sistema capitalista, il razzismo e l’imperialismo del suo paese. Sul palco romano è affiancato dal Roswell Budd Quartet e da un vecchio compagno di lotta e impegno come il poeta e scrittore Amiri Baraka, che scandisce i suoi versi sulla musica. Per il pubblico che affolla la sala è un piacere rivedere e riascoltare un grande strumentista che ha dedicato una vita all’impegno sociale e ha collaborato con i migliori jazzisti americani, da Cecil Taylor a John Coltrane, da Don Cherry a Bill Dixon, a Max Roach, solo per citarne alcuni. Fin dallo shock provocato dalla sua performance in chiave free a Lecco nel 1967 di fronte a un pubblico impreparato ai nuovi suoni, i suoi concerti italiani non sono mai passati inosservati, anche se il raduno di oltre diecimila persone all’Arena di Milano per ascoltarlo insieme all’Art Ensemble of Chicago alla fine degli anni Settanta sembra ormai appartenere a un’altra epoca. Il suo impegno artistico non è mai stato disgiunto da quello politico. Negli anni Sessanta fonda con il batterista Max Roach e con Abdullah Ibrahim, un collettivo di jazz d'avanguardia visto come uno strumento di emancipazione sociale dei neri. Nella sua concezione il jazz, e in particolare il free jazz, potevano diventare un’arma importante per il recupero dell’identità afroamericana e per la lotta contro il razzismo. Come si può immaginare, in quegli anni passa parecchi guai, soprattutto quando, oltre a suonare decide si mettersi a parlare e, soprattutto a scrivere. Acceso sostenitore del black power, rischia la completa emarginazione dichiarando in un articolo il suo appoggio alle lotte antimperialiste di Ho Chi Minh e di Fidel Castro. Messo al bando dalle case discografiche americane trova nuovi amici e nuovi spazi prima in Europa e poi in Africa. Tra i suoi dischi africani rimane insuperato Live at the Pan African Festival registrato ad Algeri nel 1969. Il 17 novembre 2004 il buon vecchio Archie chiude il Roma Jazz Festival e non sono pochi a emozionarsi rivedendolo al fianco di Amiri Baraka.16 novembre, 2020
16 novembre 1906 - Wallace Jones, la prima tromba del Duca
Il 16 novembre 1906 nasce Baltimora, in Maryland, il trombettista Wallace Leon Jones. Cugino di Chick Webb debutta professionalmente nel 1928 con gli Harmony Birds di Ike Dixon. All'inizio degli anni Trenta si stabilisce a New York dove lavora per un certo periodo proprio con il cugino Webb, prima di essere ingaggiato dall'orchestra di Willie Bryant. Nel 1936 dopo una breve permanenza nel complesso di Putney Dandridge, entra a far parte stabile dell'orchestra di Duke Ellington, prendendo il posto di Arthur Whetsel, e con il Duca suonerà ininterrottamente sino al 1944, svolgendo prevalentemente il ruolo importante, anche se non molto prestigioso, di prima tromba, essendo chiuso, come solista, dai due mostri sacri Cootie Williams e Rex Stewart. Nel 1945 si aggrega all'orchestra di Benny Carter e negli anni immediatamente successivi si esibisce a New York con le formazioni di Snub Mosely e di John Kirby, prima di ritirarsi dalle scene musicali. Muore nel 1983.14 novembre, 2020
14 novembre 2001 – Quando Genova danzò vicino a Dio
Il 14 novembre 2001 a Genova si conclude una due giorni sospesa tra danza e spiritualità. Nell'ambito degli appuntamenti di Echo Art - Festival Musicale del Mediterraneo, al Teatro della Corte, infatti, si svolge "I suoni dell'estasi", una lunga notte di musica e danza dedicata al sufismo, il movimento mistico-ascetico nato nel VII secolo e accolto dall'ortodossia islamica solo quasi cinquecento anni dopo. Ispiratore di gran parte della letteratura araba e persiana il sufismo prevede il raggiungimento dell'unione mistica con Dio attraverso stadi progressivi da percorrersi sotto la guida di un maestro. In questo cammino spirituale la musica e la danza vengono vissuti come una sorta di liberazione catartica, un abbandono mistico che allontanando dal mondo materiale avvicina alla sfera del divino. Quello che viene proposto a Genova con "I suoni dell'estasi" è un appuntamento ambizioso e decisamente nuovo: un progetto comune di interpretazione e di incontro fra musicisti e danzatori marocchini, italiani e turchi. Il compito di aprire l'incontro viene assegnato alla confraternita Gnawa Sidi Mimoun di Casablanca, rappresentante del sufismo nordafricano, esponente della musica rituale e di trance marocchina. Presenti nelle regioni di Essauira, Fes , Marrakesh, Casablanca, gli Gnawa sono membri della confraternita sufi costituita dagli eredi degli antichi schiavi neri originari del Ghana, Sudan occidentale, Guinea, Mali , Niger , Senegal e portati, come soldati della guardia reale, in Marocco. La principale pratica della loro confraternita è la partecipazione collettiva alla Lila e alla Derdeba, rituali di musica e danza vissuti come liberazione catartica, avvicinamento spirituale e perdita di coscienza. Le roteanti danze estatiche vengono accompagnate dall’incessante poliritmia delle percussioni a membrana T’bel, dalle qaraqeb, le grandi nacchere di ferro, oltre che dall’ipnotica melodia della chitarra tamburo guembri. La seconda parte è dedicata gli ideatori della serata, i gruppi Echo Art e i danzatori della Compagnia Arbalete che propongono un'intersezione tra suono e movimento individuando alcuni scenari possibili tra sacro e profano. Tocca poi alla Sema dei Dervisci Danzanti Mevlevi di Istanbul, diretto dallo Sheik Nail Kesova. Basata principalmente sui versi delle Mescevi, uno dei poemi sacri dell'Islam, la liturgia Mevlevi utilizza musiche, chiamate Vestei-Kadim, composte in oltre cinquecento anni, dal XIV al XIX secolo. Il Sema dei Dervisci Danzanti è una delle forme coreutico-musicali più affascinanti del sufismo. Si apre con l'ingresso nello spazio cerimoniale dei dervisci in preghiera e, dopo la recitazione dei dieci passi più importanti del Corano, un flauto di canna (ney) introduce con una sorta d'improvvisazione (taksim) la parte danzata. I Dervisci, dopo l'approvazione del Maestro, cominciano a ruotare su se stessi in senso antiorario, allargando sempre di più le braccia a formare un ponte simbolico attraverso il cuore, con il palmo della mano destra rivolto al cielo, più in alto della mano sinistra che ha, invece, il palmo rivolto verso terra. È evidente il simbolismo cosmico che tende a rappresentare l'universo, la totalità, l'essenza del divino. La danza è diretta dal semazen che, proprio per mantenere l'unione spirituale, corregge i movimenti in modo impercettibile dall'esterno. L'ultima parte dell'appuntamento genovese è, infine, dedicata a uno straordinario e, per molti versi, unico incontro di musica e danza tra Oriente e Occidente. Per la prima volta una donna occidentale, la cantante Simona Barbera di Echo Art, duetta con lo Sheik Nail Kesova mentre i passi dei danzatori occidentali rammentano ed esaltano la forza evocativa della rotazione dei Dervisci.13 novembre, 2020
13 novembre 1928 - Hampton Hawes, da Bird ai suoni elettrici
Il 13 novembre 1928 nasce a Los Angeles, in California, il pianista e compositore Hampton Hawes. Il suo incontro con la musica avviene ascoltando spirituals nella chiesa dove il padre è pastore di anime. Ancor piccolo comincia a studiare pianoforte aiutato da una sorella più grande di dieci anni che aspira a diventare concertista. Tenace e costante progredisce velocemente. Nel 1946 mentre è ancora studente alla Polytecnic High School di Los Angeles, ottiene il primo ingaggio nella orchestra di Jay McNeely. L’anno dopo, a diciannove anni, suona con Charlie Parker. L’esperienza resta scolpita nella sua immaginazione. Nei mesi in cui suona con Parker e Howard McGhee cerca di fare tesoro di tutto ciò che vede e che sperimenta. In un’intervista rilasciata qualche anno più tardi ricorda che la concezione del tempo di Parker, la sua maniera di improvvisare non restando legato al tempo ma giocando sugli anticipi, i ritardi o i raddoppi, gli ha fatto comprendere che anche il suo pianismo poteva sfruttare queste risorse. Hampton Hawes suona poi con diverse formazioni di rilievo, come quelle di Wardell Gray, Red Norvo, Dexter Gordon e Teddy Edwards. Durante un concerto organizzato da Gene Norman cattura l’attenzione di Shorty Rogers che lo vuole in studio nel 1952 per la registrazione del primo album dei Giants per la Capitol e dal vivo per il famoso concerto degli Howard Rumsey's All Stars all’Hermosa Beach Lighthouse. Nello stesso anno la sua carriera viene interrotta dal servizio di leva. Dopo il congedo nel 1955 forma un trio con Red Mitchell al basso e Chuck Thompson alla batteria. Il gruppo diventa popolarissimo anche per la sua tecnica inusuale che vede Hawes dialogare con il basso di Mitchell senza mummificarlo nel ruolo d’accompagnamento. Nel 1956 viene premiato come miglior talento dell’anno dalla rivista Down Beat. All’apice del successo è costretto a una lungo periodo di silenzio per gravi problemi personali. Ricomincia a suonare saltuariamente a partire dal 1961 ma soltanto nel 1963 ritorna in scena con una certa continuità. All’inizio degli anni Settanta scopre le nuove suggestioni dell’elettrificazione e muta completamente stile dedicandosi al piano elettrico e al sintetizzatore e fuoriuscendo dalla tradizione bop. Muore a Los Angeles il 22 maggio 1977.12 novembre, 2020
12 novembre 1930 - Pierre Braslavsky, il jazzista che si fece architetto
Il 12 novembre 1930 nasce a Parigi il saxoclarinettista Pierre Braslavsky. Fin da bambino si dedica allo studio del violino classico ma nel 1946, dopo aver ascoltato il sassofonista Alix Combelle, decide di cambiare strumento e passare al jazz. Comincia così a studiare clarinetto e sassofono soprano. Ricco di talento già nel 1947 fa il suo debutta al club parigino dei Lorientais, in sostituzione di Claude Luter partito per una tournee. Il 18 dicembre 1948 al Coliseum vince l'annuale torneo fra dilettanti organizzato dalla rivista “Jazz Hot” e successivamente partecipa a un gran numero di concerti della serie “Jazz Parade” che lo rivelano al pubblico francese. Nel 1948 forma una propria orchestra che l’anno dopo viene scritturata dalla casa discografica Selmer. L'orchestra è composta da Bernard Zacharias al trombone, René Franc al clarinetto, Eddy Bernard al pianoforte, Roger Kara alla chitarra elettrica, Zozo d'Halluin al basso e Michel Pacout alla batteria. Poco tempo dopo viene scelta per accompagnare Sidney Bechet. L’irrequieto Braslavsky resta con Bechet per qualche mese poi decide di continuare da solo per la sua strada e viene sostituito da Claude Luter. Pian piano scopre che la musica lo appassiona sempre meno e nel 1956 decide di chiudere con il jazz per dedicarsi agli studi di architettura. Muore il 30 giugno 1995.10 novembre, 2020
10 novembre 2005 – Parte da Brescia il tour degli Ardecore
Il 10 novembre 2005 un concerto a Brescia segna l’inizio del tour degli Ardecore, il gruppo nato da una singolare mescola tra il blues sporco e nero di Giampaolo Felici, alias Blind Loving Power, Geoff Farina, il leader della band statunitense post-rock dei Karate, la follia degli Zu, la genialità improvvisatrice di Luca Venitucci, già al fianco di Lou Reed con gli Zeitkratzer, e l’eccentrica creatività di un piccolo guru della musica contemporanea come Valerio Borgianelli. Questo apparentemente improbabile ensemble si è misurato con le canzoni della tradizione romana più antica, quella dei quartieri dove non arriva mai il sole e delle carceri. Il risultato di tutte queste componenti è, appunto, Ardecore. Nato quasi per gioco il progetto è diventato prima un disco e poi un tour. In Ardecore le ballate della malavita e del carcere, dell’amore, della violenza e della morte inventate dagli antichi cantastorie trasteverini tornano alla vita innervati da un suono e una rielaborazione che guarda più a Tom Waits o ai Calexico che ai neomelodici di casa nostra. Secondo quanto racconta lo stesso Felici «Il progetto nasce nella primavera del 2002 durante il tour europeo dei Karate con Zu e Blind Loving Power a fare da apertura. I concerti, estremamente vari come proposta venivano aperti e chiusi da vecchi dischi di musica romana giusto per depistare il pubblico». Quei brani ispirano e stuzzicano la creatività dei gruppi anche se il progetto non nasce subito. Trattenuti dai propri impegni i vari componenti si ritrovano tre anni dopo e si chiudono in sala di registrazione. L’album degli Ardecore ottiene un successo inaspettato che spiazza un po’ l’ambiente. I brani proposti hanno quasi un secolo di vita, a parte Come te posso amà che è del Settecento. Il gruppo, senza stravolgere le partiture originali, ne dà una rilettura particolare con soluzioni stilistiche decisamente moderne che Giampaolo Felici così definisce: «Non vorrei che apparisse una bestemmia, ma è blues, anzi folk blues. È il suono dell’anima di uomini e donne vissute sulle rive del Tevere e non sul delta del Mississippi. Pur non ignorandole, non scimmiotta esperienze di popoli lontani e cerca di dare voce a chi ne ha sempre avuta poca». I brani sono stati scelti cercando di dare un senso logico alla loro scansione. L’album può così essere diviso in tre capitoli di tre episodi ciascuno che richiamano un po’ alla memoria le antiche tavole dei cantastorie. Nel primo l'ambientazione è quella del carcere, della malavita, dell' amore, del dramma della morte, della strada verso l'amore divino. Nel secondo la morte sale in cattedra e il Tevere diventa lo scenario della sua azione drammatica. Il terzo trittico è dedicato alla struttura della "serenata", il fiore all'occhiello della musica popolare romana, la radice della melodia italiana più pura, quella che non teme il confronto con il tempo.09 novembre, 2020
9 novembre 1974 - Giovanna Mezzogiorno, talento, studio e applicazione
Il 9 novembre 1974 nasce a Roma Giovanna Mezzogiorno. Figlia di Vittorio Mezzogiorno e dell'attrice Cecilia Sacchi fin da giovane studia recitazione e, per affinare la sue esperienza e le sue qualità, si trasferisce a Parigi intenzionata a frequentare il laboratorio teatrale di Ariane Mnouchkine. A vent’anni entra nel Centre International de Créations Théatrales, il laboratorio teatrale di Peter Brook. Il suo debutto sul palcoscenico avviene nel 1995 quando interpreta Ofelia in “Qui e là”, una ricerca teatrale creata e diretta da Peter Brook ispirata all'Amleto di Shakespeare con testi di Artaud, Brecht, Craig, Mayerhold, Stanislavski e Zeami. Per la sua interpretazione riceve nel 1996 il premio Coppola-Prati. Nel 1997 fa il suo debutto nel cinema nel ruolo di Porzia in “Il viaggio della sposa” di Sergio Rubini che le vale la Targa d'Argento "Nuovi Talenti del Cinema Italiano" alle Grolle d'Oro, il Globo d'Oro della Stampa Estera e il Premio Internazionale Flaiano come migliore interprete femminile della stagione 97-98. L'anno successivo ottiene il Nastro d'argento, il Ciak d'oro e il premio Pasinetti per la splendida interpretazione di Liliana nel film di Michele Placido "Del perduto amore". Nello stesso anno dà voce e volto a Elena Ballarin, una ragazza affetta da distrofia muscolare in “Più leggero non basta”, una fiction televisiva di Elisabetta Lodoli che ha tra i protagonisti anche Stefano Accorsi, destinato a diventare per alcuni anni il suo compagno anche nella vita. Nel 1999 è Anna in “Asini” di Claudio Bisio e Silvia in "Un uomo perbene" di Maurizio Zaccaro, il film ispirato al caso Tortora che la vede ancora insieme a Stefano Accorsi. L’anno dopo interpreta Suor Simplice nel film per la TV "I Miserabili" di Josée Dayan cui segue il ruolo di Giulia in “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino per il quale riceve il Premio Internazionale Flaiano 2001 quale miglior interprete femminile. Nel 2001 è Giovanna in “Tutta la conoscenza del mondo” di Eros Puglielli, Eleonora in “Nobel” di Fabio Carpi e Francesca in “Malefemmene” di Fabio Conversi. Seguono i pluripremiati “Il più crudele dei giorni” di Ferdinando Vicentini Orgnani, nel quale la sua interpretazione del personaggio di Ilaria Alpi le vale il Nastro d’Argento come miglior attrice protagonista, e il ruolo di Giovanna in “La finestra di fronte” di Ferzan Ozpetek per cui riceve il David di Donatello, il Nastro d’Argento e il Globo d’Oro come miglior attrice protagonista. Nel 2003 guadagna un nuovo Nastro d’Argento interpretando Lena in “L’amore ritorna” di Sergio Rubini e nel 2005 vince la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica Venezia vestendo i panni di Sabina in “La bestia nel cuore di Cristina Comencini. Tra le sue interpretazioni più recenti ci sono, nel 2007, quelle della Dottoressa in “Lezioni di volo” di Francesca Archibugi, di Fermina Daza in “L’amore ai tempi del colera” di Mike Newell, di Martina in “L’amore non basta” di Stefano Chiantini e di Flavia in “The Palermo Shooting” di Wim Wenders. Nel 2008 è la protagonista di"Vincere" di Marco Bellocchio. La sua interpretazione le vale un Nastro d'Argento e un Globo d'oro e anche una candidatura come miglior attrice ai David di Donatello 2010,
Iscriviti a:
Commenti (Atom)