Il 19 maggio 1971 i C.C.C. (Creative Construction Company), un sorta di gruppo cooperativo di jazz formato dal violinista Leroy Jenkins, dal sassofonista Anthony Braxton, dal trombettista Leo Smith e dal batterista Steve McCall si esibiscono a New York. Nati l'anno prima in quella straordinaria fucina che è l'area di Chicago, sono considerati un'anomalia nella scena jazz di quel periodo. La loro musica fa storcere il naso ai puristi e ai tradizionalisti perché, pur essendo basata su una logica strutturale quasi geometrica che punta, però, la sua attenzione sui diversi piani del colore sonoro. Le assonanze e le dissonanze sono il gioco attorno al quale ruota la loro creatività che affonda le sue radici nel lavoro iniziato qualche anno prima dai singoli componenti. Non è un caso che nel 1968 Anthony Braxton abbia inciso un album intitolato Three composition of new jazz avvalendosi dell'apporto di Jenkins e Smith, gli stessi che condividono con lui l'esperienza dei C.C.C.. Il concerto newyorkese è un po' una sorta di esame di maturità per la band, il cui stile non è ancora stato classificato, ma di lì a poco verrà definito "musica creativa". Nei giorni precedenti le pagine dedicate al jazz dei giornali cittadini hanno "pompato" l'avvenimento con un dibattito i cui toni sono andati anche al di là degli aspetti banalmente musicali. Sostenitori e detrattori aspettano, dunque, al varco la band per riprendere ad accapigliarsi. I quattro musicisti sono un po' perplessi, ma abbozzano. Si presentano sul palco con un organico rinforzato dal pianista Muhal Richard Abrams e dal contrabbassista Richard Davis. Iniziano a suonare in sordina, un po' legati dalla strana atmosfera che aleggia in sala. Poi si scaldano e pian piano sciolgono anche il pubblico. Il concerto newyorkese del 19 maggio resterà nella storia della band come uno dei più significativi della band e con il materiale registrato verrà prodotto il miglior disco in assoluto targato C.C.C.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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