22 novembre, 2019

22 novembre 1891 – Tenete d’occhio quel Pietro Gori

Il 22 novembre 1891 una nota riservata inviata dal Ministero degli Interni a tutti i Prefetti del Regno d'Italia prevede che l’avvocato Pietro Gori venga sottoposto a «speciale sorveglianza» per il suo carattere «audace» e per il suo «ingegno svegliato». Tre anni dopo, nel 1894, dopo l’attentato compiuto da Sante Caserio contro il presidente della repubblica francese Marie François Sadi Carnot, l'Italia è attraversata da un'ondata di persecuzioni e attacchi contro gli anarchici. Uno dei principali bersagli della stampa conservatrice è proprio lui, accusato di essere uno degli ispiratori dell'attentato. Ben presto si capisce che l'ondata reazionaria non può che finire con il suo arresto e la condanna per «istigazione a delinquere». Cedendo alle insistenze dei compagni che gli sono più vicini, Gori accetta di espatriare clandestinamente e si rifugia nella vicina Confederazione Elvetica che da tempo ospita una nutrita colonia anarchica composta da esuli provenienti da vari paesi del mondo. La mitica Svizzera Repubblicana sta però iniziando a ripensare sul suo ruolo di ospitale paradiso per gli esuli. Nel mese di gennaio del 1895 assume la decisione di espellere gran parte dei militanti anarchici che si trovano all'interno dei suoi confini. Anche Pietro Gori è tra gli arrestati che, dopo una quindicina di giorni di permanenza in carcere, vengono fatti salire a forza su un treno speciale che li porta oltre confine. Alla stazione, in occasione della loro partenza, viene cantata per la prima volta Addio Lugano bella, conosciuta anche come Addio a Lugano, una delle più popolari canzoni anarchiche italiane. La musica è presa a prestito da un valzer in voga in quel periodo (secondo alcuni pare si intitolasse Addio Sanremo bella) e le parole sono da attribuire allo stesso Pietro Gori che l'avrebbe scritta durante la permanenza in carcere. Non sono mancate ricostruzioni diverse, tendenti a ricondurre il testo del brano a una sorta di elaborazione collettiva, ma anche in questo caso, sul fatto che la trascrizione finale sia opera dell'anarchico toscano non sussiste praticamente alcun dubbio. La melodia malinconica e le parole in cui si fondono insieme rabbia, nostalgia e speranza di ritorno sono gli elementi che hanno regalato ad Addio Lugano bella una larga popolarità anche tra i canti degli emigranti, nelle quali è diventata un po' il simbolo dell'esilio forzato. Il merito è della musica, ma anche della grande ispirazione poetica di Pietro Gori, non a caso ribattezzato, in un'opera teatrale di Sergio Liberovici, Emilio Jona e Massimo Castri: “Anarchico pericoloso e gentile”. La popolarità di questa canzone non conosce stanchezza e anche il pop e il rock se ne impossessano ma senza particolari stravolgimenti, se si eccettua la curiosa citazione in Lugano addio un brano inciso nel 1977 dallo scomparso Ivan Graziani.

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