Il 12 gennaio 1942 il trombonista Willie Cornish, uno dei più apprezzati strumentisti delle jazz band d’inizio secolo muore, povero e dimenticato da tutti, a New Orleans, in Louisiana, la città dove è nato nel 1875. La sua morte non fa notizia e, a parte un ristrettissimo gruppo di conoscenti, nessuno degli artisti con i quali ha suonato in più di sessant’anni d’attività l’accompagnerà nell’ultimo viaggio. È una fine triste per un uomo che ha contribuito ad alimentare molte leggende del jazz. Lo stesso inizio della sua attività musicale si perde tra leggende e mezze verità. Di certo si sa che impara da solo a suonare il trombone e che nel 1897 entra a far parte della band di Buddy Bolden insieme al clarinettista Frank Lewis, al chitarrista Bronck Mumford, al batterista Bill Willigan e al contrabbassista Jimmy Johnson. A parte la parentesi del servizio militare resta con Bolden fino al 1903 quando viene sostituito da Frankie Dusen. Il suo amore per la musica non è pari alla disciplina. Insofferente a qualunque regola non ama i lunghi ingaggi e per più di quindici anni suona con quasi tutte le più importanti jazz band dell’epoca senza legarsi definitivamente a nessuna. Rifiuta cocciutamente anche di imparare a leggere la musica, sostenendo di essere in grado di comprendere a orecchio la parte che gli viene attribuita. I risultati sembrano dargli ragione visto che i leader di numerose band fanno la fila per poter inserire in formazione il suo trombone. Nel 1920 cede alle lusinghe di Willie Wilson e accetta di entrare stabilmente nella formazione dell’Eureka Brass Band, considerata, insieme alla Excelsior e alla Onward, una delle tre migliori band di New Orleans. Lo affiancano altri personaggi leggendari come il trombettista Tom Albert e il clarinettista George Lewis. La prima grande età d’oro del jazz sta, però, per finire sotto i colpi della grande depressione. Willie Cornish tenta di sopravvivere unendosi alla W.P.A. Band, una delle poche orchestre che si mantengono in attività nonostante la crisi. La concorrenza, però, è spietata e lui che non sa leggere correntemente il rigo musicale, perde anche questa possibilità d’ingaggio. Solo, deluso e senza un soldo in tasca inizia un lungo calvario di malattie e povertà che l’accompagnerà fino alla morte.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
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