Il 21 aprile 1973 il trasgressivo Alice Cooper, bersagliato dagli strali della critica benpensante di tutto il mondo, arriva al vertice della classifica degli album più venduti negli Stati Uniti con il suo Billion dollar babies. Finalmente convinta dalle vendite del precedente School's out la Warner Bros ha accettato di non porre limiti alla genialità creativa dell'oltraggioso artista. L'album è confezionato in un cartone trattato da una copertura plastica che fa assomigliare a un grosso portafoglio in similpelle. All'interno c'è un gigantesco assegno da due bilioni di dollari, mentre una foto ritrae il cantante vestito con un ambiguo satin bianco che tiene in braccio un neonato truccato con il suo caratteristico make-up di scena. A differenza del passato, però, la creatività della rockstar non è frenata dalle esigenze di produzione. Gli aspetti più raccapriccianti della sua invenzione fantastica, ricchi di richiami sessuali e grandguignoleschi, questa volta non sono pura decorazione esteriore. Con una buona dose di sarcasmo Alice Cooper punta i suoi strali sul consumismo e le piccole manie che assillano la società opulenta nordamericana. Lo show dal vivo che accompagna il lancio del disco è, se possibile, ancora più provocatorio delle canzoni. Grottesche scenografie portano sul palco dei suoi concerti le paure, le ossessioni e i riti maniacali della quotidianità della middle class statunitense. È nel corso di questo tour che compare il numero della ghigliottina, con la testa di Alice Cooper che rotola insanguinata sul palco, destinato a restare come uno degli effetti limiti della storia dei grandi concerti dal vivo. Per la prima volta i suoi eccessi attraggono l'attenzione di intellettuali e artisti distanti dall'ambiente musicale. Il più entusiasta è il pittore Salvador Dalì che lo proclama "re della confusione totale" e dedica alla sua genialità una scultura agghiacciante che riproduce un cervello da cui fuoriesce una stecca di cioccolato.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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